.Orchidea elvetica – sesta parte.
rilasciato 09.10.2014 in categoria sesso raccontoFabio sentendomi venire, scostò dal suo viso la ragazza e nel palesare quel che era successo, andò su tutte le furie.
Io avevo candidamente supposto che avesse acconsentito allo scambio senza remore, spogliandosi di ogni gelosia per il piacere del sesso e per costruire qualche buona amicizia.
Avevamo abbracciato lo statuto dell’associazione e Fabio stava per contravvenire nel peggiore dei modi ad uno dei punti cardine non solo del regolamento,ma dello scambismo.
“Oi, ma che ti prende?!” urlò il moro di fronte all’ incollerita reazione di Fabio; quest’ultimo senza dire una parola, smontò dal letto e gli diede una spinta.
Io e la ragazza ci scagliammo verso di loro per dividerli e in cuor mio stava gemmando un senso di smarrimento ed imbarazzo da levare il respiro.
La lite fu alquanto chiassosa e mise in allarme le camere adiacenti, le cui anime piombarono celermente sul posto per sedare quanto stava accadendo.
Fabio dall’alto del suo ben allenato metro e novanta di taglia, era un soggetto piuttosto problematico da domare:fronteggiando il moro,afferrò un abat-jour e sradicandola dalla presa, colpì l’uomo in pieno volto spedendolo a terra, ferito.
Successivamente , un uomo piuttosto rotondo cercò audacemente di interporsi tra i due per evitare che Fabio potesse infierire ulteriormente sul rivale esanime, ma lui di risposta gli prese la testa tra le mani e gli assestò una testata in pieno volto forte come la martellata di un fabbro.
“FABIO TI PREGO, BASTA!” fu l’unica cosa che mi uscì di bocca e lui esordì con un’assoluta novità nel nostro rapporto: mi prese per i capelli e mi diede una sberla da un megatone.
Crollai come un burattino cui vengono recisi i fili; quando il cervello si riavviò, la prima cosa registrata dai miei organi di senso, fu il calore di una coperta. Ero in un letto ed il tepore piacevolissimo che avvertivo, stava per rimandarmi da Morfeo.
Quando avvertii una sensazione di bruciore e gonfione alla guancia sinistra, aprii lentamente le palpebre e vicino a me, una donna ed un uomo si animarono chiedendomi:“Si sente bene,signora?”.
Un bell’uomo brizzolato dagli occhi chiari con un piacevole accento calabrese, poggiò le dita ai lati della mia gola e guardando l’orologio mi chiese: “Ha capogiro? Dolore alla testa o nausea?” ed io risposi “No, solo un gran male al viso e un po’ di acufeni”.
Dopodiché la donna lì vicino, disse “Signora, quando si sente meglio, ho bisogno di fare quattro chiacchiere con lei. ”
Io di risposta dissi: “ La prego mi perdoni, non pensavo potesse…” e lei interrompendomi “Signora, lei non c’entra niente, infatti abbiamo allontanato suo marito che è stato denunciato. Sono avvocata e mi occupo di molti casi di violenza sulle donne e ho visto tante persone come lei caricarsi delle colpe dei propri mariti.
Non si colpevolizzi per cose che non ha commesso, anche lei è una vittima in questa situazione. ”
Io replicai: ”Guardi, è la prima volta che lo fa, ha solo perso la testa…” e lei prima che potessi proseguire, affermò: “Si inizia con una prima volta e poi non c’è più fine. O meglio, la fine c’è, ma non è per niente lieta. Mi ascolti: pensi bene al suo matrimonio e valuti se è il caso di continuare a vivere con suo marito.
Consideri che il suo coniuge era talmente alterato, che in attesa che arrivassero le forze dell’ordine, siamo stati costretti a chiuderlo in uno stanzino che tra le altre cose, ha devastato in preda ad una furia inaudita. ”
A quel punto miss Esame di Coscienza, fece un gelido scanning del mio rapporto di coppia: Fabio era tirannico, possessivo e collerico. Un mix che lo rendeva pericoloso.
Tutte le mie amicizie, maschili e femminili, le smarrii nel giro di un anno di fidanzamento per sua volontà.
Le scenate di gelosia per presunti sguardi ad altri uomini o donne, si sprecavano.
Gli episodi rissosi per bisticci futili con il vicinato o in auto, erano ignobili manifestazioni del suo testosterone deragliato.
Mi sentivo ottusa ad aver confidato che con lo scambio di coppia,lui fosse finalmente cambiato. Gli uomini raramente cambiano e una belva antropica come Fabio non si poteva ammansire.
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“Giulia, dove cazzo sei?!” risuonava nella mia mente.
Il mio più grande pregio (…o difetto) era quello di essere ostinato: difficilmente nella mia vita mollavo di fronte a qualche difficoltà.
Sono il classico soggetto cui è meglio non sottoporre un rompicapo, perché potrei dire “goodbye, sonno!” nel tentare di risolverlo.
Decisi dopo 2 settimane, di fare la follia di andare da Giulia per chiarire la faccenda di persona e non nascondo che un suo addio, sarebbe stata una desolante freccia nel petto per me.
Dopo una buona doccia che mi ha levato di dosso i residui di 8 ore di segatura e sudore da lavoro, mi fiondo in direzione Cinisello Balsamo, dove Giulia risiede.
Parcheggiato il mio macinino Renault nei pressi della sua palazzina, passo dinanzi ad un'auto parcheggiata che attira subito la mia attenzione, considerando che non solo era stata vandalizzata da due vistosi buchi circolari in una fiancata, ma era anche l'auto di Giulia.
“No, qui non è stato usato un trapano o un piccone. Questo ha proprio l’aria di essere opera di una cannonata. Qualche John Wayne di periferia, ha tirato fuori il ferro. ”
Restai allibito e non ci voleva Maigret per collegare l’accaduto con l’ sms che l’aveva scossa tanto due settimane fa.
All'improvviso un tremulo “ciao” mi coglie alle spalle.
Mi voltai ed era lei, intorpidita come una bambina che è in attesa di una sfuriata incancellabile dopo una marachella.
Io per la sorpresa, mitragliai un: “Giulia scusami, erano giorni che tentavo di chiamarti, ma senza nemmeno una risposta da parte tua, mi ero preoccupato da morire…”
Lei non fiatò, mi corse incontro e mi stritolò tremando come un ufficio nipponico durante un sisma.
La paura le aveva fatto visita e ciò che le aveva portato in omaggio, non era nulla di gradevole.
Entrammo a casa sua e ci stringemmo sul divano a corde vocali disattivate.
Quell’abbraccio mi faceva bene perché anche io sciaguratamente, avevo ricevuto la stessa ospite…(continua).
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