Luisa
rilasciato 16.03.2017 in categoria sesso racconto“Lei ammirava la mia apertura mentale, anche se non condivideva il mio modo un po' troppo libertino di intendere i rapporti sessuali…”
Mia cugina Luisa è una gran bella donna, che ha quasi quaranta anni. Da molti anni avevamo l'abitudine di uscire insieme per fare lunghe passeggiate durante le quali parlavamo di tutto. Qualche volta ci è capitato di parlare di sesso e l'ho scoperta ingenua e curiosa al tempo stesso. Lei ammirava la mia apertura mentale, anche se non condivideva il mio modo un po’ troppo libertino di intendere i rapporti sessuali.
In fondo sapevo che quello che lei non voleva ammettere era di essere giudicata da me, più piccolo di lei, come una donna di facili costumi, ma da come mi parlava in certi momenti, sentivo che aveva una serie di desideri insoddisfatti. Sapevo anche che provava per me una certa attrazione, dal modo in cui mi si rivolgeva, e da espliciti apprezzamenti.
Una volta capitò che lei mi passasse a trovare senza preavviso.
Ero appena uscito dalla doccia e indossavo ancora l'accappatoio rosso porpora bagnato. Mi piaceva molto vedere la reazione che provocavo nelle donne che mi sapevano nudo sotto l'involucro di spugna. Decisi di provare anche con lei. Ci sedemmo sul divano ed io, che avevo lasciato la cinta dell'accappatoio un po’ troppo allentata, mi adoperavo in tutti i modi per lasciare ampie “visuali” a quella che in quel momento non vedevo più come mia cugina ma come una bella figa qualsiasi.
Lei faceva finta di niente, anche se la notavo abbastanza tesa e faceva di tutto per dissimulare il suo evidente imbarazzo.
Tuttavia, ebbi la prova che la cosa non la infastidiva perché continuava a parlare degli argomenti più disparati. A un certo punto disse: “se ti muovi un altro po’ rimani nudo!”. Questa affermazione mi lasciò un po’ sorpreso; non pensavo di essermi spinto fino a quel punto. Divenuto improvvisamente rosso, iniziai a farfugliare delle scuse, che il mio ruolo mi imponeva, ma fu lei a fermarmi.
“No, puoi anche togliertelo proprio, se vuoi. ” Con il sangue alla testa, mi sfilai quello stupido filtro e rimasi nudo, con il cazzo che mi era arrivato fino all'ombelico. Lei mi continuava a squadrare sorridendo, ancora vestita. Quel giorno indossava un vestitino corto, le sue cosce, belle e affusolate, venivano fuori abbondantemente dalla gonna. Continuava a parlarmi delle cose più disparate, dall'ultimo film visto al prossimo viaggio, e nel frattempo fissava il suo sguardo sul mio cazzo dolorante dall'eccitazione.
Mi stava facendo morire, la troia. Poi, d'un tratto, mi chiese se avevo qualcosa di forte, un superalcolico o una canna. Ma come, le risposi, tu non bevi e non fumi! Mi disse che in quel momento ne aveva bisogno. Senza fiatare, mi diressi verso la cucina e presi una bottiglia di gin.
Al mio ritorno, la vidi con la gonna sollevata e con una mano che si agitava furiosamente nelle mutande. La sua espressione aveva iniziato a cambiare.
Non più la donna controllata e affettuosa che conoscevo, ma una femmina in calore. “Sai – mi disse – con mio marito non scopo più da tempo. Non hai idea di quanto desidero farmi sbattere da un maschio”. “Perché non me lo hai fatto capire prima, cugina?” le dissi. Mentre ci confessavamo simili desideri le mie mani la avevano già spogliata. Lei era sul divano e, continuando a masturbarsi, si mise a culo in su.
A cavalcioni sulla sua schiena, mi chinai a baciarle la fica fradicia di umori e lei, con le dita che le affondavano nella vulva, provvedeva a nutrirmi di tutto il suo succo mettendomele in bocca. Poi, sempre con le dita, si spinse più su, fino ad olearsi il buco del culo che mi si esibiva proprio all'altezza del mento. Non capivo, erano chissà quanti mesi che non scopava e non lo voleva nella fregna, come qualsiasi donna avrebbe voluto? Prese il bicchiere di gin che le avevo versato e lo bevve tutto d'un fiato.
“Sbattimelo nel culo – mi disse – ho bisogno di una sensazione fortissima per godere”. Senza farmelo ripetere due volte, girai alle sue spalle; non ci fu bisogno di grossi sforzi: il mio cazzo aveva una consistenza paragonabile a quella del marmo, il suo ano a quella del burro. Glielo infilai dentro quasi tutto con un solo colpo e lei, contemporaneamente, venne con un urlo. La sua fica colava succhi afrodisiaci ed io, che ero appena all'inizio, glielo infilai dentro e cominciai a scoparla.
Dopo un primo tentativo di fermarmi, lei cominciò ad assecondare il mio andirivieni con un movimento ondeggiante del suo bel culo. Venne di nuovo nel giro di due minuti, ed io ancora rimasi a secco. Dall'osso sacro al monte di Venere, mia cugina era un lago. Il mio cazzo le scivolava ovunque senza riuscire a fermarsi.
Di nuovo guadagnai il suo culo, tanto era ormai una porta spalancata. Lei non reagiva più, era stremata, ma non mi impediva di stantuffarle a dovere il suo posteriore ed anzi, mi incitava a venire.
Quando mi sentii al termine della corsa, glielo sfilai dal di dietro e, tenendolo stretto per impedire lo schizzo, le andai vicino alla faccia e con l'altra mano le forzai le mandibole, spalancandole la bocca. “Bevi, puttana”; non finii di dirlo che un'eruzione di sperma le aveva invaso la gola. I ripetuti schizzi che uscirono dal mio cazzo le andarono dappertutto e poi iniziarono a colare fra le sue tette sode. Nel frattempo, lei mi si era avvinghiata come una ventosa e le sue labbra toccavano lo scroto.
“Che cosa ci siamo persi per tutti questi anni…” le dissi. “Facciamo finta che la vita cominci adesso” mi rispose lei leccandosi la faccia piena di sperma.
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