La Signora In Nero
rilasciato 26.12.2016 in categoria sesso raccontoNon era la prima volta che la vedevo salire sul mio stesso Bus ed ogni volta non potevo non ammirare la sua prorompente femminilità. Ora vi aspetterete che vi dica che vestiva sempre con abiti attillati o magliette scollate che lasciavano intravedere le sue forme, niente di tutto questo, il suo vestiario era sempre elegante e mai volgare. Peró aveva “un qualcosa” nel suo portamento che ogni volta rimandava il mio pensiero sempre in quella direzione, si… insomma, quel pensiero, quel “verbo” che attraversa la mente di un uomo privo di ipocrisia ogni volta che vede una bella donna: «scopare».
Sono un Direttore di banca, o meglio lo ero al tempo degli eventi, viaggio spesso con i mezzi pubblici per evitare il traffico del centro città. La posizione che ricopro mi porta in contatto con moltissime persone e le occasioni per conoscerne di nuove non mancano mai. Ho conosciuto molte donne tra clienti, colleghe ed amiche di amici e non nascondo che in molti casi ho avuto la possibilità di approfittare di questa mia “posizione” per portarmene qualcuna a letto.
Ma tra le varie avventure che ho potuto vivere essendo single e di conseguenza con la libertà di fare sesso senza rendere conto ad una eventuale pseudo ragazza, in questi giorni mi è tornata in mente quella a cui di tanto in tanto guardo e penso, con quel desiderio di sesso che vorrei rivivere.
Per recarmi in agenzia utilizzo un servizio di bus navetta, un piccolo autobus che mi accompagna nel centro della cittadina dove lavoro e mi fa scendere a pochi passi dall’ufficio.
Solitamente la mattina sono abbastanza svogliato o se vogliamo meglio dire, assonnato. Una primavera di qualche anno fa, noto che aveva iniziato ad utilizzare questo servizio di trasporto anche una donna dall’apparente età di circa quarant'anni. Altezza media, con lunghi capelli neri un po' mossi sulle spalle, vestiva solitamente in camicetta e gonna sotto al ginocchio, privilegiando i colori scur, con il nero che la faceva da padrone,i ed un tacco non esagerato. Il seno era una buona terza, almeno da quello che avevo notato spiando quelle poche volte la sua scollatura, ed i fianchi erano leggermente pronunciati, quel tanto che serve per disegnare un culo di tutto rispetto e che non poteva sfuggire alla mia attenzione.
La “Signora in nero” era solita scendere la fermata prima della mia e giorno dopo giorno domandavo a me stesso come potessi fare per “agganciarla” senza sembrare il solito uomo in cerca di un buco nel quale svuotarsi. Cercavo di avvicinare la donna sedendomi spesso (quando potevo) vicino a lei, giusto per capire ed avere qualche informazione in più sul suo conto, come ad esempio se fosse sposata o meno. Purtroppo la brutta notizia (del matrimonio appunto) arrivó subito, portava una bella fede al dito e se la cosa in prima battuta mi frenó nel tentativo di conoscerla meglio, nei giorni successivi divenne un elemento trascurabile vista l'attrazione sessuale che provavo verso il suo fisico maturo ma decisamente attraente.
Quella che mi mancava, come già detto, era l’occasione giusta per agganciarla e di sicuro non potevo avere un approccio da classico morto di fica, soprattutto perchè come vi dicevo, avevo capito che era una donna (all'apparenza) di classe e di conseguenza dovevo agire con discrezione come discreta sembrava lei. Ma a volte la fortuna aiuta gli audaci, anche se di audace ancora non avevo fatto nulla.
Cosí una mattina con il classico sciopero dell’ultimo momento che aveva bloccato il servizio di trasporto, arriva la mia occasione.
Parcheggiata la mia auto, mi dirigo verso la fermata della navetta e vedo una marea di persone affannarsi per capire come mai non arrivasse l’autobus. Noto poi la “Signora in nero” leggermente in disparte che guardava con ansia l’orologio e l’orizzonte per intravedere l’arrivo della navetta. Mi avvicino lentamente a lei e con una frase buttata lí, ma con la certezza che la donna l'avrebbe sentita, mi lascia sfuggire un piccolo commento:
«Che razza di sfortuna, ho un appuntamento importantente tra dieci minuti con un cliente per concludere un affare ed arriva il classico sciopero…».
«Anche per me è un disastro totale, devo attendere una consegna di materiale urgente programmata per stamattina e se arrivo in ritardo, il corriere non mi aspetta di certo» aggiunge lei sbuffando mentre continua a guardarsi intorno sperando nell'arrivo della navetta.
«Ho notato che Lei scende alla fermata prima della mia, vediamo se riusciamo trovare un rimedio a questo contrattempo» le dico infilando una mano nel taschino della giacca.
Cosí prendo il cellulare e compongo il numero di un mio amico tassista, sarebbe stata la mia occasione, sempre che il mio amico fosse in servizi e libero per me.
Sergio risponde al primo squillo, lo sapevo o almeno ci speravo, la fortuna aiuta gli audaci.
«Ciao Chase… come va?».
Mi spostato di qualche metro per non farmi sentire dalla donna.
«Senti Sergio… ho bisogno di una cortesia, riesci a passarmi a prendere alla fermata della navetta della mia Agenzia e portarmi in ufficio? Avrei una certa urgenza, poi ti spiego…”.
Trascorrono meno di quindici minuti e Sergio è già davanti a me con il suo Taxi.
Ovviamente essendo amici di vecchia data, ed avendo fatto diverse uscite insieme qualche sabato sera, quando mi vede chiacchierare disinvolto con la donna, inizia a fare uno piú uno capendo che ci stavo provando con la mora.
«Buongiorno Direttore, prego… la porto subito in ufficio» mi dice fissandomi negli occhi come per dire “ti ho capito amico mio”.
«Grazie infinite Sergio, ma dovremmo anche dare un passaggio a questa mia amica» gli rispondo accennando un mezzo sorriso.
Dentro il Taxi il profumo di Eleonora, questo era il nome della “Signora in nero”, mi stava entrando nella pelle scuotendo le parti basse. Parlando del piú e del meno, la donna inizia a raccontarmi qualcosa di lei e di come era stata temporaneamente dislocata per una breve attività di avvio di una nuova agenzia viaggi a pochi metri dal mio ufficio. Mi confermó che era sposata e che in questo periodo si spostava con la propria auto dalla sua città dove abitualmente lavorava e viveva con il marito.
Dopo quel giorno iniziò una piccola amicizia tra noi, la mattina alla fermata della navetta entrambi arrivavamo prima del dovuto per fare colazione insieme e scambiare quattro chiacchiere. Dopo pochissimo tempo arrivò anche lo scambio dei numeri di cellulare con i classici SMS… insomma, stavo flirtando con Eleonora. Cosí una mattina decido di buttarmi e tra un discorso e l'altro, gli chiedo di uscire a cena. Quando mi dice di “si”, mi sento come un adolescente al primo appuntamento, euforico ed eccitato!
La passo a prendere un giovedi come tanti nel suo ufficio verso le sette di sera.
Mi presento davanti al palazzo dove lavora e suono il campanello dove è indicato il nome della sua Agenzia Viaggi. Dopo qualche secondo mi risponde.
«Ciao Chase, ti prego sali un secondo, sto terminando un’operazione al PC, ti dispiace?”.
Così salgo le scale e dopo pochi secondi sono nel suo ufficio. Trovo la porta socchiusa, la apro e quando sono dentro, vedo Eleonora che parla al telefono seduta sulla sua scrivania, indossa la sua solita camicetta ed una gonna lunga, le gambe sono avvolte da calze nere che avrei giurato fossero autoreggenti.
Con un gesto della mano mi “dice” di sedermi mentre continua a parlare al telefono. Eseguo gli ordini, mentre la osservo in ogni suo centimetro. “È veramente una bella donna” dico a me stesso mentre tra le gambe avverto una certa eccitazione del mio uccello. Ovviamente Eleonora si accorge di essere osservata e piú volte i nostri sguardi si incrociano. Mentre discute al telefono con un probabile cliente, le sue mani giocano con una penna ed io immagino nel vedere le stesse indaffarate con qualcos'altro di più consistente.
Finalmente la chiamata arriva al termine, Eleonora mi fissa negli occhi per qualche secondo e poi aggiunge:
«Grazie per avermi aspettata, ma era un cliente importante e non potevo non accontentarlo».
«Ci mancherebbe Eleonora, se sei pronta… possiamo andare» gli dico alzandomi dalla sedia.
«Si, certo… dammi ancora solo due minuti che chiudo tutto».
Così mentre mi dava le spalle per dirigersi verso la finestra, decisi di tentare il tutto per tutto, ormai non potevo piú aspettare, ero troppo preso da lei.
Con rapide falcate la raggiungo, la blocco posizionando le mie mani sui suoi fianchi ed inizio a baciarla delicatamente sul collo più volte. Metto in conto un eventuale schiaffo. Ma per fortuna non arriva!
Sento invece il suo corpo che si lascia andare ed il suo respiro che diventa subito più pesante. Quindi lascio che le mie mani salgano lentamente verso l'alto e toccando ogni centimetro del suo fisico, arrivo al suo seno stringendolo con vigore.
Ci gioco per qualche secondo, prima di farmi strada dentro la sua camicetta. Intanto Eleonora spinge il suo sedere sul mio pisello che inizia a gonfiarsi negli slip, strusciando il suo bel culetto a destra e sinistra sul mio pacco. Finalmente dopo aver tormemtato le sue tette, sento i suoi capezzoli diventare turgidi. Poi lei si gira, mi bacia e mentre le nostre lingue esplorano la bocca l'uno dell'altra, ci spogliamo a vicenda. Le tolgo la camicia velocemente e faccio altrettanto con il reggiseno, lei intanto mi toglie la cinta e successivamente mi slaccia i pantaloni.
Quindi si inginocchia e portanto le mani sui miei fianchi, tira giù gli slip. Il mio cazzo spunta fuori come una molla pressata da troppo tempo e sbatte sul suo mento. Lei si tira indietro, mi afferra le palle con una mano e me le tira verso il basso, la tensione della pelle che prima ricopriva la cappella, fa uscire la stessa fuori. Eleonora lo prende quindi in bocca, mentre con l'altra mano mi stringe un parte del culo.
Avevo sognato questo momento per settimane e stavo già per venire. Sento il mio cazzo gonfiarsi sempre di più e pulsare nella sua bocca, se non l'avessi fermata, l'avrei affogata di sperma in pochi secondi. Ma non era così che doveva andare, volevo entrare nel suo posto più intimo, lí si che l'avrei inondata come un fiume in piena.
Così la invito ad alzarsi, mentre con con i piedi mi tolgo le scarpe senza nemmeno slacciarle.
Una volta che Eleonora è in piedi di fronte a me, sono io che mi inginocchio e facendo scivolare le mie mani sui suoi fianchi, gli sfilo la gonna. “Come immaginavo” dico a me stesso mentre osservo i sui slip di pizzo e le calze autoreggenti. Scosto le mutandine ed inizio a baciare la sua fica già umida. La sento subito ansimare ed avverto un leggero tremolio nelle sue gambe, quindi è lei che mi ferma invitandomi ad alzarmi.
Poi con una mano afferra il mio cazzo dritto e mi trascina come se avesse un cane al guinzaglio. Così “abbandono” i pantaloni in terra e con il cazzo dritto e pulsante, ci avviciniamo alla scrivania. Durante quel breve tragitto la stretta della sua mano intorno alla mia asta, mi provoca un piacere inaspettato, un piacere breve ma intenso che finisce con un paio di spruzzate che le macchiano le calze di sperma.
«Non ancora Chase…» mi dice mollando la presa e sedendosi successiavamente sulla scrivania.
Quindi con il pisello che gocciolava sperma, ma ancora gonfio e carico di calda crema, mi inginocchio ancora allargandole le gambe in cerca di nuovo del suo tesoro. Le scosto le mutandine di pizzo ed avvicino la mia lingua al suo monte di venere.
“Ha una fica ben curata Eleonora” penso mentre la lecco in tutte le direzioni, fuori e dentro le grandi labbra. La sua fica è quasi completamemte rasata, fatta eccezione per un piccolo “corridoio” di peli corti al centro della sua intimità.
Eleonora è al culmine, le sue gambe nonostante sia seduta, hanno piccoli tremolii e la sua fica, ormai completamemte fradicia, la sento pulsare.
«Dentro Chase… ti voglio dentro…» mi dice ansimando.
Non me lo faccio ripetere una seconda volta, ora in piedi davanti a lei e con il mio cazzo dritto come un'asta d'acciaio ed una cappella viola che stava per scoppiare, sposto le mutandine su un lato della sua fica in cerca del buchetto.
Avvicino quindi il mio uccello alle sue grandi labbra e lentamente, centimetro dopo centimetro, infilo tutta la mia asta nel suo posto più intimo! E mentre il mio cazzo scivola senza problemi nelle sue profondità, metto le mie mani sul suo sedere per aiutarmi a spingere il mio cazzo sempre più dentro la fica di Eleonora. Spingo più volte, avanti e indietro, il mio cazzo ormai al culmine dentro di lei, ed il rumore delle mie palle che sbattono nel suo posto piú intimo rimbombano nella stanza confondendosi con i nostri gemiti.
Sento che sto per venire, avverto lo sperma salire lungo l'asta, così esco dalla sua fica e poggio il mio cazzo sulle sue gambe in cerca dell'ultimo stimolo per svuotarmi su di lei. Non volevo venirgli dentro. Ma poi è Eleonora che intuendo le mie intenzioni mi afferra la testa con le sue mani e guardandomi negli occhi, mi dice quello che avevo volevo sentirmi dire da settimane:
«Non fermarti Chase… non ora… vieni dentro di me, è tutto OK…».
Forse stavo per fare una cazzata, sborrare dentro di lei senza precauzioni, non era proprio una mossa intelligente. Ma ormai ero arrivato, le palle gonfie iniziavano a darmi un certo dolore ed io, comunque, desideravano riempirla del mio sperma fino all'ultima goccia. Fregandomene dei rischi, infilo nuovamente il mio cazzo dentro di lei e spingo sempre più in profondita la mia asta… avanti e indietro, su e giù più volte… ora è Eleonora che mi afferra il culo, mi vuole sempre più dentro… spingo ancora, ed ancora… sento lo sperma salire… avverto l'imminente schizzata… ci sono… vengo… sento la crema inondare la sua fica… avverto gli schizzi uscire dalla mia cappella… sborro due, tre, quattro volte e poi ancora ed ancora… fiotti di sperma le stavano riempiendo il suo posto segreto… avverto anche gli spasmi della sua fica avvolgere il mio cazzo… poi, dopo un'ultima spruzzata, capisco che il mio uccello di più non può dare, così come la fica di Eleonora, dopo l'ennesimo orgasmo, di meglio non può fare.
Mi sfilo dal suo posto più intimo con il mio uccello ancora in erezione e con qualche goccia di sperma che cola dal buco della mia cappella, anche la fica di Eleonora e fradicia, i suoi uomori che si mescolano alla mia sborra lentamente grondano dalla sua fica e se non fosse per gli slip che assorbono i liquidi, la scrivania ora sarebbe un lago.
“Dovrà cambiare le mutandine” penso mentre la bacio un'ultima volta prima di darmi una rinfreshita nel bagno della sua Agenzia.
La nostra “storia” proseguì per poco più di un mese, un mese nel quale facemmo sesso quasi tutti i gironi. Poi lei terminò il suo lavoro all'Agenzia nella quale era stata trasferita temporaneame e rientrò nella sua città, a casa. Prima di partire, dopo quella che fu la nostra ultima scopata, mi chiese un favore, o meglio, mi fece una richiesta che non lasciò spazio a nessuna negoziazione:
«Ti prego Chase, non cercarmi…».
Per qualche tempo ho cercato di mantenere la promessa, ma poi dopo qualche mese, non ho resistito alla tentazione e l'ho chiamata sul cellulare. Purtroppo la telefonata non andò a buon fine, il suo operatore telefonico mi disse con una voce registrata “il numero da lei chiamato, è inesistente”.
Eleonora aveva voluto chiudere con la sua breve “avventura” ed a me, non rimaneva che ricordarla per i bei momenti passati insieme!
E-Mail: chasedessler@katamail.
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