Diario di un rapporto molto particolare. – 11

CuckolF – Parte settima

Nuova serata cuckolf dal Bull – Faccio una nuova conoscenza.

Stavolta mi accompagna Marisa. Lei e Bull Bruno hanno in programma una festa di compleanno di un qualche loro collega che, per i suoi 40 anni, pare abbia riservato un locale.
Partiamo da casa verso le 20 e arriviamo lì verso le 20,30. Non sono entusiasta di queste mie prestazioni da cuckolf, ma quantomeno stasera sarò solo e potrò dedicarmi alle faccende domestiche in santa pace, senza essere angariato.

Bull Bruno ci accoglie già vestito di tutto punto, impaziente di andare. Il locale pare sia in centro e non è semplice raggiungerlo in tempi brevi. Aspettano che mi cambi indossando la regolamentare divisa, quindi prendono tutti i miei vestiti e li chiudono nel guardaroba e tolgono la chiave per portarla via.

-Allora fighetta…mi raccomando…voglio tutto lustro e splendente come al solito, poi fai il bucato e stira tutto quello che trovi in giro da stirare.

Noi torneremo tardino, però non prendertela comoda per questo. Al lavoro, adesso, su!

E con una rumorosa pacca sul mio culo nudo si congedano da me, lasciandomi solo.

Sono in qualche modo sollevato e inizio con metodo a svolgere le mie mansioni.
Verso le 11 ho già finito e non so che fare. Provo a vedere cosa c’è alla tele ma non trovo niente di interessante. Inoltre ho timore di fare rumore perché gli affittuari del piano di sotto sono in casa e non voglio far loro capire che qui sopra c’è qualcuno: dovessero mai venire a bussare per un qualsivoglia motivo.

Magari mi sto facendo troppi scrupoli ma non so bene in che rapporti siano con Bull Bruno e non posso certo rischiare di scoprirlo proprio ora.
Me ne sto pertanto buono buono in poltrona buttando un’occhiata alla Gazzetta dello Sport (unica cosa da leggere che ci sia in giro), quando squilla il telefono di casa.
Non ho nessuna intenzione di rispondere, ovviamente, ma poi penso che potrebbero essere loro che vogliono comunicarmi qualcosa e, visto che il cordless di casa è di quelli che mostrano sul display il numero di chi sta chiamando, guardo se riconosco il numero come quello di uno dei loro cellulari.

Non è così, per cui, continuo ad ignorarlo.

Squilla a lungo, prima di smettere.
Dopo una decina di minuti riprende a squillare. Controllo di nuovo il numero. Stavolta è il cellulare di Marisa, lo riconosco.

-Pronto? Che succede?

-Senti fighetta…

E’ la voce di Bull Bruno. Sembra un po’ meno sicura del solito.

-…ci sarebbe un problema…

-Di che genere?

Faccio io.

-…il fratello di una mia carissima amica…

-Beh…?

-…niente è che è straniero ed è arrivato a Roma adesso…il fatto è che le avevo promesso che lo avrei ospitato in casa mia per qualche giorno…

-E allora?

-…insomma è arrivato adesso a Fiumicino e io me ne sono scordato completamente…

Nel suo tono non sento l’ arroganza che lo contraddistingue di solito, sembra incerto.

-Quindi…?

-Il fatto è questo:io non posso muovermi, ma non posso dargli buca…mi ha chiamato dall’aeroporto e gli ho detto che poteva prendere un taxi e farsi portare al mio indirizzo, come eravamo d’accordo…solo che non posso stare lì a riceverlo…dovresti pensarci tu, fintanto che arrivo io…

-MA PROPRIO NO! NON SE NE PARLA NEMMENO!

Ho usato un tono di voce un tantino sopra le righe ma, cazzo, l’idea di accogliere qualcuno che non conosco nella situazione in cui sono è totalmente fuori discussione.

-Oh…fighetta! Abbassa i toni, ok!? Se ti dico che ci tengo, significa che ci tengo! Fai meno la stronza e ascoltami bene…

Ohccazzo no! Ma questo è proprio matto!!!

-…allora…non preoccuparti, gli ho spiegato la situazione e non c’è assolutamente nessun problema, capito? Dovrai solo aprirgli cancello e porta quando arriva e assicurarti che si sistemi. Preparagli la cameretta…

-Ma come non c’è problema!? Questo mi trova in casa tua vestito come una camerierina ed è tutto regolare??

-Tranquilla, fighetta…se ti dico che non c’è problema vuol dire che non c’è problema…

-Mi passi Marisa, per favore?

-Lascia fuori Marisa! Tu devi fare quello che dico io senza andarti a rifugiare sotto le gonne di Marisa, capito!? Marisa non ne deve sapere niente…anzi…le ho già detto che per tornare stasera prenderò un taxi e che lei potrà andarsene a casa senza accompagnarmi, quando avremo finito qui.

Tu tornerai a casa quando deciderò io, e a lei sta bene, capito!?

Capisco solo che sarà inutile contare su Marisa per cavarmi fuori da questa situazione, per cui tento di trovare soluzioni alternative:

-Ma…scusa…questo qui non può andare dalla sorella? Immagino che lei viva qui…o no?

-Vive qui, ma non ci si può andare…e adesso basta, cazzo!!! Fa’ come ti dico io e falla finita! Quando sentirai citofonare, tu apri e fallo salire, punto! E’ così difficile??

Rimango senza parole e lui ne approfitta per chiudere.

Ohpporca di quella troia…che situazione di merda…

E’ mezzanotte passata e sono talmente agitato che mi tremano le gambe. Ho vagliato tutte le possibilità a mia disposizione per non dover accoglierlo vestito come sono ma le alternative sono: accoglierlo in una delle camicie o t-shirts di Bull Bruno, ma senza mutande e/o pantaloni, oppure completamente nudo, magari avvolto in un lenzuolo. Potrei pure farlo, in fondo, ma mi manca soprattutto il coraggio di contraddire il bull.

Decido che sarà quel che deve essere e che farò come mi è stato chiesto di fare, anche se non ne sono felice nemmeno un po’.

Suona il citofono.

-Si?

-Bruno?

-Non c’è adesso…comunque…secondo piano.

Non sono sicuro che abbia capito perché risponde qualcosa in una lingua che non conosco ma che intuisco debba essere spagnolo o portoghese. Comunque, apro.

Sono sulla soglia di casa, lo sento salire le scale, pronto a richiamarne l’attenzione qualora, sbagliandosi, si fermasse al primo piano.

Ci mancherebbe solo quello.
Invece non si ferma, e dopo un po’ lo vedo arrivare trascinando con sé una grossa valigia. E’ sulla ventina, asciutto, di capelli e di carnagione decisamente scuri.
Mi nasconderei sotto un mattone, se potessi. Lo sto accogliendo nel mio completino da sissymaid e credo che in questo preciso momento, il mio rossore stia raggiungendo il livello peperone.

Invece non sembra per niente sorpreso o imbarazzato.

Mi saluta sorridendo, dice qualcosa che non capisco e entra.
Mentre lo accolgo e gli mostro sommariamente la casa, sto inaspettatamente provando molto meno imbarazzo di quello che mi aspettavo. Forse il fatto di essere due perfetti estranei facilita. Ovviamente osserva il mio abbigliamento, ma lo fa senza indugiare troppo e soprattutto senza esternare stupore alcuno. Magari è già al corrente dei gusti “particolari” del padrone di casa. Molto meglio così.
Anch’io lo osservo senza darlo troppo a vedere.

E’ di fisico asciutto e slanciato, leggermente più basso di me forse (ma il fatto che io porti i tacchi alti non mi consente una valutazione precisa), ha i capelli scuri, lisci, legati dietro con un elastico. I suoi lineamenti sono perfetti, delicatamente ammorbiditi dal suo essere mulatto. E’ gentile, sorride mettendo in mostra denti perfetti e bianchissimi, si muove con grazia naturale, quasi felina.

Dopo aver depositato il bagaglio (un grosso trolley e una borsone) nella camera che gli ho indicato essere a sua disposizione, mi raggiunge in soggiorno e si mette seduto in poltrona.

Mi siedo anch’io, sperando che Bull Bruno torni il prima possibile, e provo a fare un po’ di conversazione, compatibilmente con la nostra differenza di linguaggio.
Ora sono sicuro che parli portoghese e non spagnolo, mi dice di venire dal Brasile infatti. Gli ho fatto cenno di parlare lentamente e riesco a capire una buona percentuale di quello che dice. Parlo lentamente anch’io e mi accorgo che la cosa funziona anche per lui.

Riusciamo a comunicare, in qualche modo.

Mi chiede se vivo qui e io cerco di spiegargli che no, sono qui solo di passaggio e che quando Bruno sarà di ritorno me ne andrò a casa mia. Ovviamente non sto a spiegargli il fatto che lui sia il bull di mia moglie e cerco di lasciare le cose un po’ sul vago. Immagino che pensi io sia solo un amico di Bruno, magari un amico “molto intimo” e con uno spiccato fetish per il travestitismo.

Gli chiedo in che modo lo conosca e mi risponde che Bruno è un amico di sua sorella, che vive qui. E’ la prima volta che viene in Italia e non lo ha mai incontrato di persona, ma la sorella gliene ha spesso parlato e che lui è stato così gentile di offrirsi di ospitarlo per qualche giorno. Mi chiedo perché mai non sia andato dalla sorella invece di venire qui, ma me lo tengo per me, non voglio risultare troppo invadente.

Dopo un po’ noto che sta osservando gli anelli d’oro alle dita dei miei piedi e mi chiede qualcosa che lì per lì non capisco e che mi faccio ripetere. Aiutandosi a gesti si spiega meglio e finalmente capisco: mi sta chiedendo se mi piacciono i cazzi neri. Così, in modo diretto e senza imbarazzo.
Non so che rispondere: se dico di si magari questo si sente autorizzato a provarci, se dico di no potrei offenderlo.

Mi limito a fare un sorrisetto scemo.
Dice qualcosa che non afferro, ma non indago oltre.

Parliamo altri dieci minuti di banalità quali la durata del viaggio, se ha fatto scalo in qualche altro aeroporto o meno, se intende fermarsi molto… Poi, esauriti gli argomenti, mi chiede permesso e va nella camera che gli ho assegnato. Spero sia stanco e vada finalmente a dormire, lasciandomi solo, ma non è così: dopo qualche minuto mi chiama.

Lo raggiungo per vedere di cosa abbia bisogno e, un po’ dai gesti, un po’ dalle parole, capisco che avrebbe bisogno di stampelle per abiti. Sto per rispondergli che non posso essergli utile (tutte le stampelle che ho visto in casa sono nel guardaroba chiuso a chiave), quando mi cade lo sguardo sulla sua valigia aperta.

Dire che rimango stupito è poco.

Nella valigia ci sono soprattutto vestiti femminili e una discreta quantità di scarpe da donna, il che lascia davvero poco spazio a dubbi.

Di colpo ogni frammento va al suo posto e mi appare tutto chiaro: il suo non stupirsi di trovarmi vestito come sono, la sua figura slanciata, i capelli lunghi, i tratti regolari del volto, i suoi modi gentili, quasi femminei: una trav, se non proprio una trans!
Rimango a bocca aperta.

Mezz’ora dopo stiamo ancora aspettando Bull Bruno. A quanto ho capito non ha intenzione di andare a dormire prima che arrivi lui.

Ormai ci stiamo comportando come fossimo due vecchi amici, o forse dire amichE sarebbe più indicato, dato che, per stare più comoda, Lisa (così preferisce essere chiamata) si è tolta gli abiti maschili, ha indossato una specie di kimono corto che mette in mostra un paio di gambe notevolissime e ha sciolto i capelli. Ho la sensazione di star parlando con una vera donna, non con un ragazzo, e ogni tanto, per non perdere il senso della realtà, sono costretto a farci mente locale.

In qualche modo riesco a capire che la famosa sorella che vive a Roma, più grande di un paio di anni è in realtà una trans (e questo, conoscendo Bull Bruno, non fatico a crederlo), fa la e****t e guadagna molto bene. “Lisa” vorrebbe ripercorrerne le orme, per questo è venuta qui. S’informa se anch’io sia “nel campo” o meno e a questo punto mi tocca dirle almeno una parte di verità e che cioè vivo la mia vita come uomo e che solo con Bull Bruno, occasionalmente, assumo questo ruolo da sissymaid.

Ometto di raccontarle di mia moglie, un po’ perché non mi sembra necessario, un po’ perché me ne vergogno. Si è comunque instaurato un inatteso clima di complicità fra noi e il tempo trascorre più piacevolmente di quanto previsto.

Finalmente arriva Bull Bruno.
Dopo una mezz’ora buona di convenevoli, durante i quali scopro che Bull Bruno parla un discreto portoghese, capisco che le sta chiedendo se ha bisogno di qualcosa, ad esempio fare un bagno, e di approfittare pure della mia presenza e del mio ruolo di maid.

Lisa, pur sembrando divertita della situazione, declina ogni proposta e dopo averci salutato si ritira nella sua stanza per dormire. Rimaniamo soli, io e il mio Ospitale Signore.

-Allora, fighetta…ora tu ti cambi, ti chiami un taxi e te ne vai a dormire a casa tua. Non c’è bisogno che tua moglie venga messa al corrente di troppi particolari in merito a stasera…lei sa soltanto che si tratta del fratello di una mia amica, quindi, se per caso ti chiede qualcosa, tu conferma.

Non te ne uscire minimamente su quello che hai visto e sentito e continueremo ad andare d’accordo, ok? In caso contrario ti assicuro che per te saranno dolori veri…

-Non sono cose che mi riguardano, ho capito.

Faccio io, che non vedo l’ora di andarmene a dormire in santa pace.

-Ah…un’ultima cosa…sabato prossimo, data la presenza dell’ospite, vengo io a dormire a casa tua, mentre tu verrai a dormire qui, così domenica sarai già sul posto per una bella pulizia a fondo della casa, ok? Vedi di stare qui per le 19, dirò a Lisa di aspettarti per farti entrare.

Va da se che coi miei ospiti dovrai essere servizievole come fossi presente io…avviserò Lisa anche di questo. Ora vai.

Vado.

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