una giornata alla spa – parte terza
rilasciato 10.05.2017 in categoria sesso raccontoSara e Giovanna fecero una veloce doccia per andare a mangiare qualcosa perché con tutto quel movimento ne sentivano veramente il bisogno e se fossero rimaste distese sul letto la stanchezza avrebbe potuto giocare qualche brutto tiro facendole addormentare.
Entrate nel semideserto ristorante della spa si diressero verso il primo tavolo libero in attesa che arrivasse il cameriere a cui avevano fatto cenno.
Mentre mangiavano il frugale e leggero pasto, bevendo solamente acqua minerale, parlarono dell’esperienza appena vissuta e Sara fu veramente contenta quando Giovanna ripeté con ancora maggior entusiasmo quanto avesse apprezzato, e goduto, quello che Sara aveva architettato per portarla verso la scoperta di una nuova dimensione del sesso.
“Sapevo, anzi speravo, che lo avresti apprezzato anche se una minima paura l’avevo. Se non avessi capito che stavo facendo tutto quello solamente per il tuo piacere, e non per il mio come poteva sembrare, la nostra amicizia poteva anche risentirne. ”
“ma che dici” rispose Giovanna con voce leggermente incazzata “ la nostra amicizia non terminerà mai! Anzi ora è ancora più forte e … divertente perché mi fai godere come una pazza”
Sara scoppiò a ridere a quelle parole e pensò che anche lei godeva molto quando era in presenza di Giovanna.
Tornate nella stanza Sara obbligò Giovanna a prepararsi mentalmente e fisicamente per il seguito mentre lei cercava di recuperare un po’ di forze facendo un breve riposino, e fu così che
Sara si trovava in una stanza buia e e fredda, molto fredda e quando cominciò a rabbrividire ne capì il motivo che era completamente nuda!
Questo eliminò il primo pensiero che le era venuto in mente e cioè che fosse rimasta chiusa in un ascensore e che fosse caduta battendo la testa, che comunque le doleva, facendole perdere conoscenza.
La paura s’assalì e lei iniziò a gridare a squarciagola con la speranza che qualcuno la sentisse ma non successe nulla, almeno fino a quando, stanca e ormai con la voce roca, smise di gridare e scoppiò a piangere.
Una luce trapassò il buio pesto e lei, guardando verso la fonte di quella striscia luminosa, vide che passava attraverso una piccola feritoia che fu chiusa dopo pochi secondi.
Sara non sapeva cosa pensare e soprattutto non ricordava nulla tranne che appena uscita dal lavoro si era fermata a ….
dove si era fermata? Non lo ricordava però aveva delle immagini sfocate di un bar o di un autogrill
“qualunque posto fosse ha poca importanza ormai” pensò singhiozzando “mi devo preoccupare dove sono e non dove ero”
Ecco i pensieri si facevano più lucidi e almeno questo era un buon segno
Questa volta sentì dei passi prima di vedere la luce trapassare il buio pesto.
Si fece coraggio e si alzò coprendo con le mani le parti del corpo che venivano illuminate e
“si è svegliata” sentì dire da una voce sconosciuta e subito dopo la stanza fu illuminata a giorno da una serie di faretti attaccati sul soffitto
La violenta ed inattesa illuminazione quasi l’accecò ma le diede la possibilità, finalmente, di vedere dove si trovava.
La stanza era larga circa un metro e sembrava quadrata con diversi fori, ad altezze diverse, su tutte le pareti. Questi erano chiusi all’esterno e proprio da uno di questi, che lei aveva erroneamente associato ad una feritoia, era entrata quella luce.
Di colpo senti il classico rumore di una, due, tre, tante serrature che venivano aperte e tutti i fori si aprirono dall’esterno
Dal foro che aveva di fronte vide spuntare una cosa dall’aria familiare che sembrava un cazzo barzotto
“ma no, non può essere” pensò un attimo prima che un altro cazzo spuntasse dal foro alla sua destra, e poi un altro, e poi un altro, fino a quando tutti i fori furono occupati da cazzi di diversi colori e dimensioni.
Alcuni erano ancora barzotti, altri mosci (o giù di lì) ed altri invece erano già eccitati
“Sara, sai cosa vogliamo da te?” disse una voce gracchiante che usciva da un interfono fissato al centro della soffitta
“chi siete? perché sono qui?” gridò Sara perdendo il controllo
“chi siamo non è importante. Perché sei qui lo dovresti aver capito. Ho bisogno di soldi, tanti soldi e mi stavo domandando come potevo risolvere il problema quando ho sentito parlare di te da due uomini che erano seduti accanto al mio tavolo.
Dicevano che ti dai tante arie, che ti metti in mostra come una zoccola ma che poi li lasci a bocca asciutta, e fin qua nulla di interessante per me ma poi hanno continuato dicendo che avrebbero pagato chissà quanto pur di scoparti, di farsi fare un bocchino o di incularti, ed io in quel momento ho capito che avevo risolto il mio problema. Dovevo solamente organizzare la cosa, contattare le persone, decidere il prezzo, rapirti e farmi pagare.
Ora tu non sai chi sono loro e mai lo saprai, mentre loro sanno chi sei ma non sanno cosa riceveranno da te, e di conseguenza quanto dovranno pagare, ma ti assicuro che c’è la fila. Quando avrai soddisfatto tutti sarai liberata, senza un graffio perché sono sicuro che non farai nulla per rintracciarmi, per darmi fastidio, per il semplice motivo che filmerò il tutto e lo terrò per me, solo per me, a meno che tu non vada alla polizia.
In quel caso il web e le mail di tutti i tuoi conoscenti riceveranno il filmato e … hai capito. Gli invitati entrano nella stanza esterna alla tua completamente nudi e quindi non hanno la possibilità di shittare foto o fare filmati. Troia ora non farmi perdere tempo e comincia a lavorare, come vuoi, ma soddisfa questi primi “concorrenti” perché gli altri si stanno stufando di aspettare”
Mentre la voce parlava Sara poté notare che sopra i fori da cui pendevano i cazzi ce n’erano altri da cui era possibile, per i partecipanti, vederla mentre era all’opera.
Riluttante Sara si avvicinò al primo cazzo, scegliendo quello più grande, e si inginocchiò per imboccarlo e poté udire un “oooohhhh” collettivo delle persone all’esterno della sua prigione.
Pur essendo in una situazione psicologicamente traumatica Sara aveva capito che doveva per forza accettare la cosa e che a quel punto tanto valeva che si comportasse come sempre, come se dietro a tutti quei cazzi ci fosse solamente Luigi, e questo pensiero l’aiutò a superare lo scoglio iniziale e a lavorare di buon lena su quel cazzo tosto e saporito fino al momento in cui sentì in bocca la classica vibrazione preorgasmo e dopo pochi secondi i fiotti di sborra bollente che le invasero la bocca.
Tossendo sputò tutto lo sperma che le fu possibile ma si bloccò quando dall’interfono riprese a gracchiare dicendo
“prima di uscire dovrai leccare tutto lo sperma che sputerai, quindi ti conviene ingoiare tutto. Questo signore ha diritto ad una prestazione gratis che prenderà più tardi. Per farti capire che non scherzo inizia a ripulire quello che hai appena sputato”
Sara rimase di ghiaccio nel sentire quelle parole ma poi si inginocchiò e leccò il lurido pavimento.
Dopo tre o quattro ingoi Sara aveva la bocca che le doleva a forza di fare pompini e poi era eccitata come una cagna in calore, aveva la fica che le colava, continui spasmi che la torturavano, quindi prese un altro cazzo e, dopo averlo masturbato un po’ per farlo diventare tosto, si girò e se lo infilò dentro la grata fica
Questa volta udì solamente il “ohohoho” che uscì dalle sue labbra mentre il cazzo entrava in profondità nella sua umida caverna personale
Cominciò a sbattere il culo sulla parete e pensò che stava provando la stessa sensazione di quando Luigi la inculava e la schiaffeggiava, anche se le sue mani non erano dure come la parete, e questo la infoiò ancora di più facendole aumentare la velocità, a sbattere sempre più velocemente le chiappe sulla dura parete fino al momento in cui che urlò il suo orgasmo a grande voce prima di estrarre al volo il cazzo vibrante per portarlo alla bocca e ingoiare lo sperma che ne fuoriusciva con schizzi così potenti che avrebbero potuto raggiungere la soffitta.
Si abbandonò per un attimo appoggiata alla parete per riprendere fiato prima di inginocchiarsi e agguantare un cazzo con la mano destra e, con un po’ di difficoltà, uno con la sinistra per masturbarli in sintonia e portarli ad una consistenza degna di lei, una donna talmente eccitata che avrebbe voluto soddisfarli tutti insieme, averne uno in bocca, uno nella fica, uno culo e due nelle mani e questo non per accelerare la fine di quello che era iniziato come un incubo ma per realizzare un desiderio sempre nascosto nella sue mente.
Quel pensiero aumentò, se possibile, la sua voglia di cazzo quindi scelse tra i due quello meno consistente per infilarselo nel culo ancora inutilizzato e godersi il momento in cui la gonfia cappella superò lo sfintere per la prima volta per poi spingere il culo fino ad appoggiarlo sulla parete. Si fermò così perché il proprietario del cazzo iniziò a muoversi, all’inizio con una calma apparente ma ben presto con un ritmo forsennato al punto che Sara a volte sentiva dei grugniti dovuti forse ai colpi che le palle davano alla parete.
Nella posizione in cui si trovava poteva tranquillamente allungare una mano per masturbare l’altro cazzo che nel frattempo si stava ammosciando e prese a menarlo a velocità alternate, a stringerlo quando intuiva che era vicino all’orgasmo, ad accarezzarlo lentamente, a impugnarlo stretto e segarlo con violenza.
I grugniti dietro al suo culo aumentarono e con essi la velocità, ancora, ancora fino al momento in cui si sentì invadere il retto dallo sperma del fortunato partecipante scelto tra tanti per godere nel suo culo.
Sara si staccò dalla parete per tuffarsi sul cazzo che aveva maltrattato fino a quel momento e lo ingoiò per tutta la lunghezza, succhiandolo come se fosse una deliziosa caramella, leccandolo come se fosse un gelato, e poi, quando capì che stava esplodendo, lo riprese tutto in bocca cominciando a bere la calda sborra come se fosse un dolce nettare.
Dopo aver soddisfatto con qualunque parte del suo corpo tutti i cazzi rimanenti, e dopo un numero imprecisato di orgasmi sempre più forti, vide apparire di nuovo il cazzo nero che aveva sbocchinato per primo e ne fu felice perché lo stava aspettando.
Era il più grosso tra quelli che aveva provato e, dopo aver scelto con cura calibri sempre più crescenti per il culo, era giunto il momento di farselo riempire da quel bastone.
Prima lo prese in bocca per tirarlo a lucido ed insalivarlo bene e poi lo appoggiò sull’ano e spinse sentendo la cappella forzare l’ingresso, un leggero brivido accompagnò quel momento, e poi giù, sempre più giù fino a quando il culo toccò la parete e lei ….
si sentiva piena, estremamente piena.
Si mosse con lentezza per gustare tutta la lunghezza di quel cazzo duro come un pezzo di marmo che trapanava le sue viscere facendola gridare dal piacere che provava. +
Poi sentì una lingua leccare la fica che sgorgava i suoi fluidi, leccava e succhiava il clitoride portandola in pochi secondi in un orgasmo ancora più violento e ….
Sara aprì gli occhi capendo all’istante e con delusione che aveva sognato, ma poi percepì ancora la lingua e vide la testa di Giovanna tra le sue gambe.
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