Un racconto del tutto inverosimile…
rilasciato 08.06.2016 in categoria sesso raccontoNon sono mai stato un uomo particolarmente geloso. Almeno non da quando sto con mia moglie. Non nascondo di aver avuto momenti di sana gelosia in precedenti rapporti, con le classiche fidanzatine della gioventù. Ma con mia moglie D. non ho mai avuto di questi problemi, un po’ grazie al sentimento maturo e intenso che ci ha sempre coinvolti, portandoci a fidarci sempre l’uno dell’altra, e un po’ per la ormai acquisita consapevolezza che preoccuparsi delle possibili azioni degli altri è sempre tanto deleterio quanto inutile.
Anzi, la perfetta intesa con lei ci ha portati ad imparare a gustare i piaceri sessuali e i giochi ad essi legati senza troppe remore, condividendo in piena libertà il piacere di lasciarci andare in più di una occasione a ciò che l’impulso erotico del momenti ci chiedeva. In pratica, senza mai esagerare, abbiamo maturato più che qualche esperienza insieme.
Eppure, una volta, mi sono ritrovato a subire gli scherzi della gelosia.
E’ successo ad Aprile del 2011.
In quel periodo avevo preso l’abitudine di trovarmi una volta alla settimana, solitamente di martedì, mercoledì e a volte venerdì, con alcuni amici, con i quali condividevo la passione della musica. Ci trovavamo sull’ora di cena per mangiare un panino e poi strimpellare insieme qualche nota alla rinfusa, tra una chiacchiera e l’altra, tra una birra e l’altra, tirando fino alle 3 di notte. A dire il vero ho usato per alcune volte quel pretesto come copertura per uscire con una mia collega, ma non credo che mia moglie l’abbia mai scoperto.
E proprio dopo una di quelle allegre nottate con gli amici (quella volta veramente con loro), la mattina successiva, mi avvicinai a mia moglie che mi dava le spalle, per darle un bacio sul collo. Lei non si era accorta di me, e quando la toccai ebbe uno scossone. Stava digitando qualcosa sul cellulare, ma al mio tocco coprì con la mano il display, con aria allarmata. La cosa mi insospettì, non era un atteggiamento consueto.
La tenni d’occhio per un po’, e aspettai il momento giusto per dare una sbirciata al suo telefonino. Appena lei si assentò per andare in bagno afferrai il suo cellulare e cercai gli ultimi messaggi. Trovai un SMS da parte di un numero che lei aveva registrato come Geometra Ema. Lo aprii e lessi l’SMS:
-Ti sei divertita ieri sera?-
C’era anche la sua risposta:
-Parecchio! Anche il tuo amico è molto… simpatico…-
Posai il cellulare dove lo avevo preso.
Pensai che mia moglie probabilmente la sera prima si era vista con un suo collega, niente di allarmante.
Poco dopo sentii lo squillo dell’avviso di sms ricevuto del suo telefonino. Spiai da lontano mia moglie che leggeva il contenuto del messaggino ricevuto, notando che le si disegnò un ampio sorriso sul volto. Di nuovo insospettito, attesi il moment giusto per controllarle il cellulare. Mi sentii un po’ un verme quando finalmente ne ebbi l’occasione, ma poi il mio umore cambiò: era lo stesso contatto, quel “Geometra Ema.
” di prima, ma stavolta l’sms che lui le aveva mandato in risposta era decisamente più schietto:
-Si, certo… “simpatico”… Anche lui ha detto che sei molto “simpatica”… oltre che troia-
Mia moglie aveva replicato con un semplice:
-Rido-
Il sangue mi ribollì subito, ma non ebbi il coraggio di reagire subito. L’unica cosa che feci fu quella di fotografare il telefonino con gli SMS.
Passai anzi i giorni seguenti a pensare al modo migliore di reagire.
Decisi di provare a controllarla, eventualmente di cercare di seguirla, per capire chi era questo Geometra Ema e per capire qual’era il loro rapporto.
Così la settimana successiva, il giorno in cui avrei dovuto vedermi con gli amici le controllai il telefonino, e trovai inesorabilmente un nuovo scambio di SMS:
–Stasera solito posto alle 21,30?-
-C’è anche il tuo amico dell’altra volta?-
-ah ah ah. No, stasera ti fotto da solo.
Ma non preoccuparti, ho in mente un bel giochino per farti divertire. –
-Ok, solito parcheggio e solita ora. –
Se fino a quel momento avevo avuto anche un piccolo dubbio, a quel punto ebbi la certezza che mia moglie si faceva scopare, probabilmente da un collega. E evidentemente non solo da lui. Fotografai ancora gli SMS e poi rimisi il cellulare di mia moglie dove lo avevo trovato.
Decisi che l’avrei seguita. Così mi organizzai, mi feci prestare la macchina di uno dei miei amici con una scusa, e spiegando loro che non potevo esserci quella sera, Mi presi anche un passamontagna, non ostante il caldo di aprile, pronto a calzarmelo bene nell’eventualità di dovermi nascondere ai suoi occhi. La seguii fino al parcheggio vicino all’autostrada. Mi fermai a distanza, la vidi scendere dall’auto per salire su un Suv Hyundai grigio scuro.
Li segui. Con mia sorpresa andarono ad un pub, sull’angolo di una rotatoria a Campi Bisenzio. Mi misi con l’auto dalla parte opposta della rotatoria, un po’ lontano ma con l vista libera sulla porta del locale. Rimasero lì circa 45 minuti. Quando uscirono non notai atteggiamenti particolari, se non grandi sorrisi. Non erano abbracciati, né si tenevano per mano, camminavano uno accanto all’altra. Riconobbi il tipo, un uomo sui 38 anni che avevo già visto altre volte, ma che conoscevo solo di vista, piuttosto alto, capelli abbastanza corti scuri,.. Salirono di nuovo in auto, io li seguivo a distanza di sicurezza.
Ad un semaforo tuttavia mi ritrovai a dovermi avvicinare molto. Mi abbassai sperando di non essere visibile nel suo specchietto. Aveva la luce dell’abitacolo accesa, e notai inequivocabilmente mia moglie abbassarsi verso sinistra. Ovviamente intuii cosa stava facendo. Li seguii per una decina di minuti, fino a quando non vidi l’auto fermarsi davanti a una palazzina. Li oltrepassai e mi fermai più avanti, mi voltai giusto in tempo per vederli entrare dentro al portone a vetri.
Aspettai dieci minuti poi andai a controllare: era lo studio del geometra. Io però a quel punto non ero in grado di fare niente, non avevo modo di coglierli in flagrante. Deluso e anche piuttosto incazzato tornai dai miei amici per restituire l’auto, bere un paio di birre e poi tornai a casa, piuttosto tardi. La trovai già a letto che dormiva. In bagno c’era il pavimento bagnato, segno che aveva fatto la doccia da poco: almeno quello…
Nei giorni che seguirono mi arrovellai per ideare il modo giusto di agire, facendo finta di nulla.
Ma non mi venne in mente granchè, se non di tentare un altro pedinamento e vedere cosa potevo fare.
La settimana successiva il mio consueto appuntamento con gli amici saltò, pertanto non ebbi occasione di continuare la mia indagine, visto che così non davo occasione a lei per fissare il suo eventuale incontro segreto.
La settimana dopo ancora decisi di prevenirla: le dissi con largo anticipo, avvero già il martedì, che la serata con gli amici sarebbe stata il venerdì.
Come ormai era diventata consuetudine le controllai il telefonino appena ne ebbi l’occasione, e trovai un SMS mandato da lei al suo amico geometra:
-Venerdì sera sono libera. –
La risposta era laconica:
-Ottimo-
Mi organizzai di nuovo, per il pedinamento, con tutta calma: avvisai i miei amici che anche stavolta non potevo essere con loro, e chiesi di nuovo l’auto in prestito: mi presero in giro, convinti che avessi ripreso ad uscire con la mia collega.
Decisi però di dare un piccolo prologo al pedinamento: solitamente andavo all’appuntamento con i miei amici direttamente dal lavoro; invece tornai a casa, ero curioso di vedere come avrebbe reagito lei vedendomi rientrare, se avrebbe trovato una scusa per uscire lo stesso o no. Tra l’altro a pranzo non avevo avuto occasione di controllarle il cellulare. Da fuori notai la luce accesa in bagno e in camera, segno che lei si stava preparando. Entrai pian piano per non farmi sentire.
La fortuna volle che lei avesse lasciato il telefono sul tavolo, così subito appena entrato potei controllarlo. C’era il consueto scambio di SMS:
-stasera stessa ora?-
-Se per te ok, stessa ora e stesso posto-
Poi però c’era un altro messaggino mandato da lui:
-Preparati bene: stasera ti faccio prendere una quantità di cazzo esagerata!-
Lo scambio di SMS continuava con quello di mia moglie che chiedeva spiegazioni:
-???-
-Fidati: ho in mente un giochino che appagherà appieno tutta la tua troiaggine-
-Mi fido-
-E non vedo l’ora-
Dovetti ricorrere a tutte le mie forze per mantenere la calma, mi sembrava piuttosto chiaro che il geometra quella sera avrebbe coinvolto anche il suo fantomatico amico.
Feci rumore e la chiamai, per far sentire che ero rientrato in casa. Mi rispose con un tono sorpreso e ovviamente allarmato:
-Come mai sei a casa?-
-Devo prendere dei libri che ho promesso di portare a S. – e nel frattempo salii le scale.
Lei era in accappatoio, ma notai i vestiti sul letto. Aveva buttato alla meno peggio una coperta per coprire ciò che si era preparata da indossare.
Notai la messa in piega dei capelli, non certo come se si accingesse a passare una serata sul divano.
-Che fai, esci anche tu?-
-Si…. Mi ha chiamato Laura… E’ il compleanno di Francesca… si va a mangiare una pizza…-
Quasi mi scappava da ridere nel vedere il suo imbarazzo, ma feci finta di niente e di bermi la scusa. La salutai e uscii.
Mi misi dietro una curva e aspettai che passasse.
Solito pedinamento. Stesso, parcheggio, stesso SUV grigio, stesso Pub alla rotatoria. Ma quando scesero dall’auto notai che erano solo loro due. Evidentemente l’amico non c’era. Mi fermai come la volta precedente ad aspettare dall’altra parte della rotatoria, e decisi che stavolta li avrei bloccati sul portone: avevo le scuse buttate lì da mia moglie come ottimo pretesto. Uscirono dopo un’oretta, ma quando ripartirono, la loro auto prese la direzione opposta a quella della volta precedente.
Ripartii subito per seguirli, preoccupato per il mio piano. Presero la strada verso Signa, poi girarono verso Firenze, per poi infilarsi nella stradina che porta al parco di Villa Montalvo, un’area verde che costeggia l’autostrada, lontana dalle abitazioni, ma frequentata di giorno da gente che fa jogging e altro. Posto, fra l’altro, dove anche io l’avevo portata qualche volta per divertirsi all’aperto, e anche per shittarle qualche foto osè.
A quell’ora la zona era piuttosto deserta, dovetti prendere più distanza per non farmi notare.
Da lontano vidi l’auto fermarsi, fare manovra e poi entrare a retromarcia verso destra, sul lato di giardini. Mi calzai bene il passamontagna per passarci davanti e capire dove si erano infilati: erano in fondo a un vialetto fiancheggiato da due siepi. Mi fermai poco più avanti, dietro ad altre auto ferme ma vuote, e scesi dall’auto. A quel punto il piano era di nuovo quello di beccarli in flagrante. Con molta cautela mi avvicinai alla siepe, che distava circa 5-6 metri dallo sportello del guidatore.
C’era chiarore, dovuto ai numerosi lampioncini che ci sono in quei giardini, e comunque dentro l’auto la luce era accesa e i finestrini erano aperti. Trovai un punto un po’ più rado nella siepe, e da lì mi misi a guardare. Vedevo chiaramente la testa rosso mogano di mia moglie che andava su e giù, accompagnata, per non dire spinta, dalla mano di lui. Ogni tanto vedevo i fari dell’auto lampeggiare, pensai che fosse a causa dei movimenti di lei.
Dopo un po’ vidi aprire lo sportello. Mi acquattai bene, sperando che non mi vedessero. Lui scese dall’auto, aveva i pantaloni aperti, non potei non far caso al fatto che aveva un notevole randello. Girò attorno all’auto, per andare ad aprire lo sportello dove era seduta lei. Non vedevo niente, quindi feci rapidamente il giro da dietro, attraversando il vialetto in un punto buio dove c’era una panchina, cercando di non fare rumore, e mi infilai dietro alla siepe dalla parte opposta.
Mia moglie era sdraiata sul sedile, a gambe spalancate e sollevate, la caviglia destra appoggiata allo sportello aperto, e lui era inginocchiato a terra, intento a leccarle la figa, facendola ansimare rumorosamente. Avevo il sangue al cervello, ma mi accorsi anche di avere la mano sulla patta dei pantaloni. Non sapevo se intervenire o no, mentre sentivo i lamenti di piacere di lei crescere di volume. A un certo punto lui si sollevò, facendola uscire dall’auto e invitandola a gesti a inginocchiarsi davanti a lui, che intanto aveva fatto cadere i pantaloni ai piedi.
Vidi mia moglie gustarsi con piacere e maestria quel grosso cazzo, accogliendolo tutto in bocca. Lui forzava il ritmo tirandola per la nuca con una certa decisione. Notai che lui si guardava spesso attorno, soprattutto in direzione della strada: forse aveva sentito il rumore dei miei passi. Sperai che non mi vedesse. Almeno no per il momento. Avevo il cazzo in mano, e non me ne ero nemmeno accorto. Continuavo a guardare come ipnotizzato mia moglie che si succhiava quel grosso cazzo, ad un certo punto sentii distintamente la sua voce, resa leggermente rauca dall’eccitazione e dal lavoro sull’arnese del tipo:
-Che aspetti? Dai, scopami, ho troppa voglia…-
Lui le rispose:
-Sei la mia troia personale, quindi decido io quando chiavarti, come chiavarti, se chiavarti o da chi farti chiavare!-
Lei rise, ancora inginocchiata a terra, mentre lui frugò dentro l’auto in cerca di qualcosa.
Tirò fuori una striscia di stoffa nera, con la quale la bendò, dopodichè la fece alzare e le tolse il cappottino di jeans. Potei così scoprire che sotto indossava solo un completino intimo che le avevo comprato l’anno precedente, reggiseno, perizomino e reggicalze in pizzo nero e rosso, e stivali neri. Era eccitantissima, seminuda, in mezzo a quel vialetto, appena illuminata dal fioco chiarore dei lampioncini.
Lui la prese per una mano e la portò più avanti lungo il vialetto, dove c’era una panchina di legno.
Mi spostai anch’ io, il più silenziosamente possibile. La fece mettere inginocchiata sulla panchina, le mani sulla spalliera, con sotto le ginocchia una coperta appallottolata, accosciandosi dietro di lei per leccarla da dietro. Lei mugolava come una cagna in calore, vedevo distintamente che lui stava lavorando di bocca e di mani, e capii che le sue attenzioni erano destinate al culo di mia moglie. In quel momento lui si risollevò un attimo, prese dalla tasca una piccola torcia e la fece lampeggiare in direzione della strada.
Sul momento non capii se era per controllare che non ci fosse nessuno, se aveva sentito un rumore o altro. Ma pochi secondi dopo notai del movimento in fondo al vialetto: comparvero tre uomini, erano incappucciati praticamente come me. Poi ne comparve un altro da un’altra direzione, questo a viso scoperto, e poi un altro ancora, sempre dalla stessa direzione. Mi andò il sangue al cervello. Ero pronto a schizzar fuori per fare qualcosa, ma mi accorsi che lui, in realtà non era per nulla preoccupato dalla cosa.
Anzi, lo vidi alzare una mano e fare un gesto, come per invitarli ad avvicinarsi, mentre con l’altra continuava ad occuparsi delle parti segrete di mia moglie.
Rimasi fermo a vedere quel che stava accadendo.
I nuovi arrivati si avvicinarono a mia moglie, e subito cominciarono ad allungare le mani verso il suo corpo seminudo. La vidi sussultare per la sorpresa, accennando a rialzarsi da quella posizione, ma lui la fermò:
-Calma D.
, tranquilla… te l’avevo promesso che stasera ti avrei fatto prendere tanto cazzo, no? Coraggio, comincia ad assaggiarli…-
Capii che era tutto organizzato per filo e per segno.
Due di loro fecero il giro della panchina, i pantaloni già sbottonati, e si misero davanti a lei, ancora bendata; il primo le spinse subito il cazzo tra le labbra, sorpendendola. Lei rise per un attimo, nel momento in cui il cazzo le usciva dalla bocca, ma il tipo lo spinse di nuovo nella sua bocca, tenendola per la nuca e dettando il ritmo.
Un altro aveva sostituito nel lavoro d lingua il “geometra”, che si era fatto da parte e guardava visibilmente divertito la scena, mentre gli altri due si dedicavano a palparle le tette, le natiche e le cosce. I due davanti cominciarono ad alternarsi nella bocca di mia moglie, che mugolava come un scrofa mentre li pompava..
Ebbi paura che il cazzo mi sarebbe scoppiato tra le mani.
Un terzo cazzo si presentò alla bocca di mia moglie.
Vedevo la sua testa muoversi con foga nel gustarselo, i capelli rosso mogano ormai tutti spettinati. Il “geometra” le si avvicinò per risistemarle bene la benda sugli occhi:
-Stiamo bene attenti che non ti cada la benda…-
Poi si rivolse agli uomini:
-Coraggio, signori, la troia aspetta di essere montata. Mi raccomando, come vi ho già detto, niente fica…-
Ci fu una risata collettiva, poi uno dei tre col passamontagna si mise dietro di lei.
Dalla mia posizione riuscivo solo a vedere il movimento di lui che la fotteva. Lei non aveva nemmeno un attimo per fiatare, con gli altri che si alternavano a scoparle la bocca.
Mi scoppiavano le vene.
Sentii l’uomo che grugniva come un porco, ma gli altri attorno a lui mi impedivano di vedere bene. Dopo un po’, dai rumori e dalle frasi intuii che il tipo aveva sborrato rumorosamente. L’uomo accanto a lui si mise subito al suo posto:
-Ora tocca a me sfondare questa troia.
–
Anche lui la penetrò con decisione, pompando subito con forza. Sentivo il rumore della carne contro la carne, dei testicoli dell’uomo che sbattevano contro le parti più nascoste di mia moglie, ma non riuscivo a vedere bene.
Presi il coraggio a quattro mani.
Mi calcai bene il passamontagna, uscii dal cespuglio e mi avvicinai con cautela. Il “geometra” mi notò, ma non fece nulla. Mi misi come gli altri, con il cazzo in mano, accanto all’uomo che la stava inculando.
Adesso nessuno si stava più facendo spompinare, erano tutti in fila dietro di lei, accanto a me. Tranne il “geometra” che continuava a guardare, incitando ogni tanto gli uomini e apostrofando mia moglie con gli epiteti più sboccati, spesso imitato dagli altri. Un paio di volte si avvicinò a lei per risistemare la bendatura sugli occhi, ma niente più.
Finalmente vedevo bene tutto.
Vedevo il cazzo dello sconosciuto che penetrava a fondo dentro al culo di mia moglie a ritmo forsennato, vedevo la bocca di lei spalancarsi senza emettere grida ma solo gemiti sommessi.
Vedevo i cazzi degli altri, sguainati e pronti in attesa del proprio turno.
Decisi che anche io avrei aspettato il mio.
L’uomo che la stava inculando sfilò il cazzo dal culo di mia moglie, irrorandole la schiena e le natiche con abbondanti fiotti di sborra. Non aveva ancora finito di sborrare che già il terzo aveva infilato il proprio cazzo in culo a mia moglie:
-Io non farò come lui- le disse, – Io te la sparerò tutta dentro, troia!-
Rispetto al precedente, aveva un cazzo piuttosto grosso, e la inculava con forza ma con un ritmo più lento e regolare.
La teneva per i laccetti del reggicalze, nel guardarlo notai che aveva molti tatuaggi, tra cui il giglio della Fiorentina sul braccio. Per questo mi rimase simpatico, ma mi fece pensare anche ad un tizio che conosco che ne aveva uno simile, se non uguale.
Mentre questo la inculava, vidi l’organizzatore dei giochi (ovvero il “geometra”) sistemare per l’ennesima volta la bendatura sugli occhi di mia moglie, dopodichè invitò i due che già avevano aperto la strada a occuparsi di nuovo della sua bocca:
-Coraggio, amici, fateveli tirare di nuovo su.
–
Non se lo fecero dire due volte.
Il primo le poggiò letteralmente l’uccello sulla guancia:
-Leccami le palle, maiala, così mi torna subito duro!-
Mentre lei obbediva, leccando a piena lingua, anche l’altro accostò il proprio arnese. Lei non vedeva, ma la sua lingua cercava avidamente ora i testicoli di uno, ora il cazzo dell’altro.
-Certo che ti sei sposato davvero una gran maiala- disse quest’ultimo con un forte accento bolognese, rivolgendosi al geometra.
Lui rise:
-Tranquillo, non sono io che l’ho sposata: è solo la mia troia personale. E’ sposata con un altro. –
La faccia mi andava a fuoco, e il cazzo tra le mani mi pulsava all’impazzata.
Mi accostai ancora di più, a destra del tipo col tatuaggio. Vedevo il suo grosso cazzo sprofondare senza difficoltà dentro lo sfintere di mia moglie, che ormai aveva di nuovo la bocca tappata dai due, che si alternavano a farsi spompinare.
Il tizio aumento la presa sulle sue natiche, lo vidi fremere:
-Aaaaaaah!!!! Te lo riempio di sborra questo culo, maiala!!!!-
Con una serie di scossoni potenti le scaricò il suo sperma dentro, senza sfilare il cazzo, facendo scuotere anche lei, che emise una specie di gridolino rauco.
Lasciò il posto al quarto, con lei sempre inginocchiata a pecorina sulla panchina, il busto appoggiato allo schienale, intenta a riportare al giusto tono i cazzi dei due, ai quali si aggiunse anche il tatuato, con il cazzo ancora gocciolante.
Anche il terzo le sborrò dentro, più velocemente e meno veemente del precedente. Il “geometra” continuava a girare attorno, senza partecipare, attento solo ad evitare che mia moglie perdesse la benda sugli occhi. Il quinto la inculò a sua volta, apostrofandola anche lui con un forte accento emiliano. La teneva per le spalle, spingendo forte il cazzo dentro di lei, fino a esplodere anche lui in una lunga sborrata sul culo e sulle cosce, sporcandole le calze nere e il reggicalze.
A quel punto toccava a me.
Il mio cazzo entro' nel suo ano come se niente fosse, dilatato e fradicio di sperma come era.
Non riuscii a resistere gran che.
Pochi colpi, un minuto, forse due, non di più, poi anche io sborrai.
L’organizzatore dei giochi mi fece un cenno, affinché anche io mi mettessi in posizione per farmi ritirare su il tono a colpi di bocca, ma io avevo paura che lei, non ostante la benda, potesse riconoscermi da qualcosa, e preferii rimanere un po’ scostato.
Notai le sue mutandine appese all’angolo dello schienale della panchina. Senza farmi vedere le agguantai e me le misi in tasca.
-Chi è pronto per il secondo giro?- disse a voce alta il geometra, quasi ridendo.
A sorpresa, sentii la voce di mia moglie, corrotta e rauca:
-Scopatemi in fica, per favore. Sono tutta bagnata…-
-Eh no, cara! Non sta a te decidere come essere scopata, stasera.
Non ricordi cosa ti ho detto?
Al massimo possiamo cambiare qualcosina…-
Detto questo prese la coperta da sotto le sue ginocchia, la buttò a terra, guidò mia moglie fino a farla sdraiare sulla coperta a faccia in su.
-Avanti il primo, signori. Con lei in questa posizione siete più liberi di scegliere come scoparla. Però resta la regola che la fica è proibita…-
Capii ben presto cosa intendeva: uno degli uomini si fece su di lei, le divaricò le gambe tirandole su e la inculò da quella posizione.
Mentre la inculava, le gambe ben sollevate, un altro le si avvicinò alla testa, appoggiandole il cazzo alle labbra e spingendolo dentro, e cominciando a scoparla in bocca.
Quello che la inculava grugniva e sbuffava, sfottendola con un ritmo forsennato, mentre l’altro ridacchiando e ansimando la chiamava “troia mangiacazzi” e la incitava a “ingoiarsi tutto il cazzo”.
Arrivarono al dunque quasi nello stesso momento: il primo si sfilo dal suo culo e si buttò in avanti, spostando il compare per sborrale in faccia.
Anche l’altro le sborrò sul viso. Il tipo tatuato prse il posto di quello che l’aveva appena inculata, e cominciò da subito a pomparla forte nel culo, con le gambe appoggiate sulle spalle per affondare meglio. Le diceva –Troia sei tutta sfondata… ti entro in culo fino alle palle…- e altre cose pesissime.
Adesso il rito era quello: mentre uno la inculava, un altro la scopava in bocca. Lei era ormai senza ritegno, prendeva a bocca spalancata le sborrate di tutti.
Io avevo ancora paura che potesse vedermi e riconoscermi da sotto la benda sugli occhi, percui partecipai solo sfogando la mia sega sul suo viso, ormai grondante.
A quel punto, dopo che tutti si erano vuotati i testicoli su di lei, il geometra entrò in azione: la fece alzare, barcollante, per farla sdraiare sulla panchina, e lì se la fottè selvaggiamente in fica. Lei rideva e ansimava come una pazza, il viso ancora umido di sperma, il reggiseno calato sotto i seni, le gambe spalancate, le calze nere rovinate, mentre attorno il gruppetto incitava il “geometra”.
La scopò a ritmo molto sostenuto per almeno 7-8 minuti, prima di rialzarsi, facendola tirare su a sedere. Si mise davanti a lei:
-Apri la bocca, troia!-
Lei obbedì, ricevendo anche quell’ultima bordata di sperma in bocca. Lui le infilò il cazzo in bocca per farselo ripulire bene e, intuii, anche per farle ingoiare tutto.
Tentò di togliersi la benda, ma lui la fermò per l’ennesima volta:
-No, cara, dobbiamo prima far andar via questi nostri amici….
–
Capii che era il momento di andarmene. E così fecero gli altri.
Tirai fino a tardi, prima di tornare a casa, per paura di incrociarla. Bevvi un bel po’, ero quasi sbronzo quando tornai, lei dormiva. In bagno, dentro al cesto dei panni da lavare, c’era l’intimo rosso e nero che aveva indossato, visibilmente sporco e pieno di chiazze. Non era nemmeno stata attenta a nasconderlo, evidentemente era molto frastornata dalla serata.
Il giorno dopo era un sabato, io dormii fino a molto tardi, complice anche l’alto tasso di alcol nel sangue. Quando mi alzai lei non c’era. Un bigliettino sul tavolo mi informava che era andata a fare un po’ di spesa.
Meglio.
Così avevo un po’ di tempo per schiarirmi le idee. Prima o poi avrei dovuto dirle qualcosa.
Quando tornò pranzammo, poi lei andò a sdraiarsi sul letto, evidentemente ancora stanca per i bagordi della serata precedente.
Ne approfittai per controllarle il telefono.
Niente SMS.
La sera uscimmo con alcuni amici di Firenze. Mentre eravamo in birreria con loro, chiacchierando allegramente, vidi che lei spappolava con il cellulare. Era chiaramente impegnata in un fitto scambio di SMS. Notai che aveva cambiato espressione, sembrava perplessa.
Tornammo a casa e lei filò subito a letto. Io con la scusa che non avevo sonno rimasi a guardare la TV, e appena fui sicuro che lei era già a letto, mi misi a cercare il suo cellulare, ma non lo trovavo.
Aspettai un’ora, per essere certo che dormisse profondamente, entrai in camera e guardai sul comodino: il cellulare era li.
Lo presi e andai in bagno.
Lo scambio di SMS c’era eccome:
-Ti sei divertita ieri?-
-Non posso negarlo, anche se magari c’era un po’ troppo… casino-
-Ah ah dici? Non mi sembravi contrariata
-Ho perso le mutandine. Non è che sono in macchina tua?-
-Sei una troia distratta.
No non ci sono-
-Comunque hai un po’ esagerato-
– Davvero? Ah ah, ma a me sembravi tutt’altro che contrariata. Te lo avevo detto che avresti preso una gran quantità di cazzo –
– Ma chi erano?-
-Ah ah curiosa eh?-
– Dimmi chi erano-
-Ok. Due erano di Bologna, li ho agganciati su un sito internet che si chiama lamoglieofferta. Tre, scusa-
-Cosa???-
-Mi avevano detto di essere in 2 ma poi evidentemente sono venuti in tre-
-Poi c’era un mio amico e due colleghi… che, chissà, potrebbero essere anche tuoi colleghi…-
-COOOOOSA?-
-Ah ah, il dubbio sarà una cosa divertente per te da oggi in poi, ogni volta che incontri qualcuno che sai che potrebbe conoscermi-
-Tu sei pazzo.
Anzi malato-
-Anche tu non scherzi-
-Dimmi chi erano-
-Non ci penso neanche. Troppo divertente tenerti nel dubbio-
-Sei uno stronzo-
-Si. Sono quello che ci vuole per una troia come te-
Pensai al da farsi, e mi venne una buona idea.
Lasciai passare qualche giorno, poi il Mercoledì successivo fui io a stuzzicarla con qualche messaggino, nel pomeriggio:
-Se stasera ti metti sexy, ti porto a cena fuori-
-E dove mi porti?-
-Dipende da cosa vuoi mangiare e da quanto sarai sexy-
-Ciccia buona-
-Ok.
Però allora dovrai essere moooolto sexy. Ad esempio potresti metterti quel completino col nero e rosso che ti ho regalato lo scorso anno-
-Mi vestirò sexy-
Il tranello era teso.
La portai a cena all’Antica Sosta, un ristorante alle Croci di Calenzano dove fanno delle ottime bistecche. Indossava una gonna viola dalla quale faceva spesso capolino il bordo nero della calza. Io la stuzzicavo e mi divertivo a scostarle la gonna, per attirare sguardi.
Ero curiosissimo di scoprire cosa indossava sotto. Finita la cena anziché tornare a casa andai verso il lago di Bilancino, mi infilai nel grande parcheggio che era deserto. Scendemmo dall’auto, ci inoltrammo lungo uno dei vialetti, e con la scusa di volerla fotografare, cosa che lei sa bene mi piace fare prima di scoparla all’aperto, la spogliai della gonna e della camicetta. Indossava un bel completino con reggicalze nero, di pizzo, che non avevo mai visto.
Le dissi che era molto sexy ed arrapante, ma non era quello che le avevo suggerito io. Lei rispose che aveva visto quello in un negozio qualche giorno prima, che le era piaciuto, e dopo la mia proposta del pomeriggio era corsa a comprarlo.
Feci finta di bermi la scusa. La fotografai mentre posava, poi mentre mi spompinava. Poi la scopai sul cofano dell’auto con molta soddisfazione.
La mattina dopo uscii di casa prima che si svegliasse, e le feci trovare le mutandine smarrite sul tavolo, accanto a un biglietto con su scritto “le ho trovate su una panchina”.
Non la sentii per tutto il giorno.
Quando tornò a casa non ci dicemmo niente. Lei teneva lo sguardo basso, mentre tentava di mangiare qualche boccone. Poi all’improvviso scoppiò a piangere. Parlammo, le raccontai dei pedinamenti, le raccontai che aveva visto tutto, che il sesto ero io. Lei era a pezzi. Mi chiese di perdonarla mille volte. Io le dissi che ci avremmo pensato il giorno dopo.
Il mattino seguente mi svegliai di nuovo molto presto, volevo evitare di parlarle, quindi quando uscii lei era ancora a letto.
All’ora di pranzo le mandai un SMS:
–Ho capito che per te è stato solo un gioco. Sono disposto a perdonarti. Però devi fare una cosa in cambio–
–Cosa devo fare?-
-Voglio che scrivi il tuo racconto di quella serata, con particolari e tutto. Devi essere sincera, e lo devi postare su un sito per racconti erotici firmato con la tua iniziale-
-Sei matto?-
-No. Per niente. Voglio il racconto dettagliato.
Se non trovi un sito te lo suggerisco io. Però lo voglio leggere entro stasera. –
-Vuoi davvero che scriva tutto?-
-Tutto. Dettagliato e senza timidezza. –
Non mi rispose, ma verso le 19 mi arrivò un messaggio:
–www. eroticiracconti. it-
Alcuni giorni dopo, nel bar dove mi fermo di solito a fare colazione, riconobbi il giglio tatuato sul braccio….
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