Un compito impegnativo -parte6-
rilasciato 14.06.2012 in categoria sesso raccontoLa strada per arrivare al bagno portava ad attraversare il corridoio posto in parallelo con l’asse lungo della casa, passando per una specie di anticamera, uno slargo dove svettava imponente uno specchio a tutta parete.
Sonia aveva bisogno di andare in bagno, la accontentai anche per rifiatare e riprenderci dall’inculata in salotto; prima di andare oltre però feci scorta di lubrificante e un dildo di circa venti centimetri color carne con ventosa alla base dei coglioni.
La guidai verso il bagno tenendole il mio cazzo ben piantato nel culo; essendo più piccola di me di una quindicina di centimetri, quando avanzava sembrava goffa come una papera perché doveva camminare sulle punte, ondeggiando di qua e di là.
Questo provocava lo sfregamento delle chiappe sulla base dell’uccello, che naturalmente era bello teso e allenato dalle chiavate precedenti; Sonia aprì la porta che divideva la zona notte, proseguendo lungo il cammino verso la tanto agognata meta, mentre io dietro la seguivo attaccato al suo posteriore.
Improvvisamente una fitta al ginocchio mi fece liberare un bel ‘porco’; lungo il corridoio c’era un cassettone basso o roba simile che avevo preso in pieno, dovendo camminare con le gambe larghe per essere alla sua ‘altezza’.
“Siamo arrivati, porca puttana!”, sbraitai sentendola singhiozzare dalle risate, “non faremo il giro panoramico spero! Ho un ginocchio semi-distrutto”.
“Oddio mio, come cavolo hai fatto a beccare la cassapanca! Siamo in mezzo al corridoio!”, continuava a sbellicarsi dalle risate; “Mi tocca camminare come un dannato tricheco cieco, non esiste una luce qui dentro?”, sbottai leggermente piccato.
“Io conosco la strada a memoria, e poi te hai voluto camminare così, mica ti ho costretto a venire con me?”, e le diedi un pizzicotto sul gluteo per vendetta; “Ahia! Che pezzo di stronzo che sei!”.
All’improvviso ci ritrovammo inondati di luce, la zozza aveva acceso l’interruttore del bagno, così potei rendermi conto di dove eravamo arrivati; subito a sinistra un mobile alto, più avanti un cassettone con lavabo incassato e specchiera a tutta altezza con faretti alogeni, alla nostra destra una vasca smaltata con piedini stile inglese, mentre a fondo parete a destra il gabinetto e a sinistra un box doccia.
“Senti, devi ‘assolutamente’ fare pipì o puoi resistere ancora un po’”, le domandai da dietro le spalle; lei si voltò verso lo specchio guardandomi in faccia “Credo di sì, perché me lo chiedi?”.
Non fece in tempo a finire di parlare che appoggiai tutti gli attrezzi erotici sopra il lavandino, la trascinai di fronte alla vasca, facendola piegare in avanti a ‘novanta’ e ripresi ad affondare la cappella nel culo; lei appoggiò le mani sul bordo opposto della vasca, vicino alla parete, e spalancò le cosce.
“Mmmmh lo sento tutto, dai spingi, non ti fermare!”, mi incitò con voce rotta dal fiatone e dai colpi che le affibbiavo; “Adesso ti spacco il culo, troia! Qua dentro puoi anche urlare, tanto non ci sente nessuno”, infatti il bagno si trovava dalla parte opposta della casa, e dietro si affacciava su un enorme cortile, quindi nessun problema con i rumori.
La fede che portava al dito sbatteva ritmicamente sul bordo smaltato della vasca, colpi secchi metallici, cadenzati dal mio ritmo inculatorio; le entravo fino allo scroto e riuscivo fino quasi al bordo rialzato della cappella, in pratica le facevo sentire tutto il fusto centrale dell’uccello, che le ‘cantava’ all’interno dell’ano come uno sfregamento di mani lavate a secco con del sapone liquido.
Il rumore dell’inculata era infatti cambiato, sembrava che avesse della melassa invece del lubrificante, le pareti del retto mi sembravano più strette al mio passaggio, quasi come se mi stritolassero il cazzo.
Anche Sonia si accorse che qualcosa era cambiato, adesso si lamentava di più, la sentivo contorcersi sotto le mie mani, quasi come volesse divincolarsi: “Cazzo, mi sembra di morire! Oddio, non ce la faccio, mi fa male, mmhhh!”.
A forza di pomparle il culo, il lubrificante aveva terminato la sua funzione ed era aumentato l’attrito fino a sentire la sensazione di ‘pelle viva’; mi fermai e mi girai per raccogliere la bottiglietta che mi ero portato dietro.
Feci scendere il contenuto sul fusto della fava e glielo spinsi dentro fino alle palle; riprese lo scorrimento normale, così potei sfondarla senza troppi problemi.
Stando in piedi dietro di lei potevo guardarla mentre si portava la mano destra tra le cosce per massaggiarsi la fica, mentre il rumore del suo anello sulla vasca in quel momento era continuo, perché appoggiata su una sola mano, scivolava dentro la vasca ed io la riprendevo afferrandola sui fianchi.
“Dai, ti prego, non ti fermare, spingimelo tutto dentro, fammi venire”, continuava a incitarmi sentendo il piacere salire insieme all’orgasmo, gemeva e gridava come una troia in calore; le feci scivolare le mie mani sopra il pube, intorno all’inguine fino alle grandi labbra della passera.
Con la destra, le inserii medio e anulare nella spacca bagnata; lei trasalì trattenendo il respiro, mentre il cazzo sfondava con orgoglio le sue ultime resistenze; incominciai a farle vibrare velocemente con movimenti rapidissimi e corti su e giù le dita dentro la fregna fremente e pronta ad esplodere.
“Ooooohh noooo, meee la fffaiii faare aaadddoossoooo” con voce tremolante, quasi incomprensibile, mi supplicò perdendo ogni tipo di dignità, così la tirai in piedi per i capelli, fermando temporaneamente l’inculata, e la portai davanti al water scoperchiato.
Continuai con il movimento di mano, finché la sentii gemere e ansimare, piegando in avanti e in basso le ginocchia e aggrappandosi con frenesia alla tazza del cesso, liberandosi la vescica con uno spruzzo violento che fu scaraventato verso il muro.
Stava urlando di piacere continuando a rilasciare schizzi sempre più radi, fino a che fu completamente svuotata; ricominciai a fotterla nel culo e continuando a lavorare di mano dentro la fica in fibrillazione.
Un orgasmo incredibile, seguito immediatamente dalla ripresa delle ‘operazioni anali’; le portai la mano che aveva procurato quell’eruzione impensata dentro la bocca, lei la succhiò avidamente fino a ficcarsi le mie dita nella gola.
Le afferrai la mascella bloccandogliela, mentre lei mi passava la lingua sulle dita, fino quasi a strozzarsi; oramai era completamente alla mia mercé, avrei potuto farle di tutto, e infatti glielo feci.
Sembrava indemoniata, spingeva il suo sedere verso di me, provocandole con il pube delle sculacciate violente, mentre il pisello sembrava non volersi mai fermare, avevo addirittura timore che fosse stato inghiottito dentro di lei: era un bel pezzo che non lo vedevo uscire fuori.
Ci pensò lei a tirarselo fuori, accovacciandosi davanti a me in punta di piedi e prendendolo in bocca così com’era; la sentivo ciucciare e succhiare senza fermarsi un attimo, facendomi rotolare la lingua intorno al fusto del cazzo.
Dal suo buco di culo le usciva sgocciolando l’ultimo residuo della boccetta di lubrificante usata sul divano, mentre con la mano destra le presi la nuca e le spinsi tutto dentro la cappella, fino alle tonsille e su per la gola.
Era veramente una maestra nel deepthroat, riusciva a ingoiarmelo fino alla radice, e stavamo parlando di un bel pezzo di carne; potevo sentirle l’ugola e la faringe che si allargava al passaggio della fava: indescrivibile davvero la sensazione che mi regalava ogni volta.
Dopo diversi controlli delle tonsille, le sradicai il cazzo dalle mani, mentre lei rifiatava con lunghi respiri; abbassai la ciambella del water e mi sedetti sopra, quindi la invitai ad alzarsi e a sedersi sopra di me: non se lo fece ripetere due volte.
Girata di schiena, appoggiò le mani sulle mie ginocchia mostrandomi il suo sedere così perfetto, strinse le sue gambe fino a toccarsi le ginocchia e, piegandole, iniziò a scendere verso di me lasciandomi piena libertà; con la destra afferrai il ‘rapace’ alla base dello scroto e le puntellai l’ano.
Continuando a scendere, mi fece nuovamente sparire la cappella deformata per la pressione dentro il retto, e a breve tutto il cazzo; sentivo le sue mani stringersi con forza intorno alle ginocchia piegate facendomi sentire le sue unghie.
Adesso toccava a lei regolare la velocità degli affondi in base alle flessioni che faceva sul pisello, cominciò quindi a salire e scendere di buona lena per cercare di scappellarmi la fava; sentivo il glande tirare dentro di lei per via della poca lubrificazione residua, così le appoggiai le mani sui fianchi ammortizzando lievemente le battute del suo culo.
Quando ci si lava le mani sfregandosi il sapone liquido senza usare l’acqua, dopo un po’ sembra che si faccia fatica per via del maggiore attrito tra la pelle, quasi come se ci fosse la gomma al posto dell’epidermide: quella era la sensazione che avevo dal fusto del pene fino al bordo della cappella, scorrevolezza sì ma con difficoltà.
I rumori di sfregamento erano più profondi e alti, mentre ogni volta che saliva vedevo la parete interna del suo retto ‘appiccicarsi’ alla pelle dell’uccello, e quindi una specie di prolasso anale: sebbene la sensazione estremamente forte che sentivamo, nessuno dei due aveva intenzione di fermarsi.
Mi appoggiai abbandonato sullo schienale del gabinetto, mentre lei starnazzava come un’oca gridolini e gemiti sempre più indecifrabili; mi rizzai sulla schiena e la feci salire con i piedi sulle mie ginocchia, ferrandole le caviglie con le mani.
Sonia si appoggiò con la schiena su di me e si portò le mani sulla passera, iniziando a masturbarsi e a sditalinarsi; portai le mani sotto i suoi seni per sorreggerla e sollevarla per poi farmela ricadere sopra il mio ‘bastone del peccato’.
L’inculata a quel punto fu cadenzata da pause più lunghe, dovute al tempo di risalita e caduta sopra di me; presi il dildo da venti appoggiato a terra vicino al gabinetto e glielo passai da dietro, lei lo raccolse e se lo infilò dentro la sorca ricoperta di sborra femminile.
“Lascia, ci penso io! Tu pensa a danzare sopra di me!”, così pensai a manovrare il gingillo dentro di lei, spingendo con forza ad ogni affondo, mentre lei appoggiò le sue mani sopra il mio torace e, facendo forza con le braccia, si sollevava e si abbassava più rapidamente rispetto a prima.
Le ritornò la frenesia di prima, aveva bisogno assoluto di essere scopata con brutalità, si capiva benissimo che era in crisi di astinenza; sentivo il torace trafitto dai suoi artigli, il dolore che mi provocava tutto il suo peso sopra la mia cappella.
Sentivo di perdere nuovamente la sensibilità del cazzo, sottoposto allo sfregamento continuo nelle sue cavità anali, sentivo le palle gonfie e tese per la pressione dello sperma prontamente riformatosi: ero pronto per sborrarle dentro al culo.
Sonia si accorse subito che mi trovavo nella rampa di lancio, pronto a riempirla come un cannolo farcito, e mi afferrò con la mano la radice del pene, stringendomela all’inverosimile; “Ma che cazzo sta facendo..” oramai stavo venendo, e, non so come o cosa abbia fatto, improvvisamente sentii salire lo sperma invece di scendere e uscire come avviene di solito.
La sensazione è la stessa di un’eiaculazione ‘normale’, però dall’uccello non esce nulla, come se non fosse successo niente; inoltre in pratica l’erezione rimane integra e puoi continuare tranquillamente a scopare.
“Oh, ma che cavolo è successo! Dov’è finita la sborra, non l’ho sentita uscire! Che cacchio hai fatto!” le dissi alquanto allarmato; lei piegò la testa facendomi spallucce “Sai, credo che lo sperma abbia preso la strada inversa e sia andato a finire nella vescica”, mi disse alla fine con tono ironico.
“E adesso? Come lo recupero?” – “Secondo te, cosa ti finisce nella vescica regolarmente ogni volta?”, mi rispose ridendo, dandomi le spalle.
“Ah beh! Allora so cosa devo fare!”, mentre lei aveva ripreso a danzarmi sul cazzo sempre ad ore dodici; lasciai il dildo senza toglierlo dalla passera, l’acchiappai con forza sui polpacci, fino e dietro le sue ginocchia e le sollevai le gambe all’altezza del naso.
Mi ricadde sopra la nerchia, così mi alzai in piedi trasportandola con me davanti allo specchio del lavandino: adesso la potevo guardare negli occhi mentre me la inforcavo, così ripresi a incularmela come se nulla fosse successo.
Le sue mani scivolarono fino alle natiche e, quasi come volesse sorreggerle, iniziò a dilatarsi le chiappe, allargando di fatto l’orifizio anale; la penetrazione fu molto più agevole, quindi aumentai notevolmente la spinta sul cazzo, facendomela ricadere sopra con ritmo incalzante.
Sonia alzò lo sguardo al soffitto, socchiudendo gli occhi, e iniziò a mordersi il labbro inferiore, mentre gemeva e ansimava come una maiala; sentivo la vescica completamente piena e mi venne lo stimolo impellente di urinare, ma non potevo assolutamente fermarmi in quel momento.
Cercai dapprima di resistere ma, ricordandomi che la sborra era finita proprio lì dentro, pensai che dovessi svuotarla prima che mi venisse un mal di pancia; inoltre pensai che prima avrei voluto venirle dentro,perciò non avrebbe poi fatto tanta differenza, quindi decisi di farla.
Diminuii la spinta con le braccia cercando di non farmi accorgere e, appena raggiunsi la velocità giusta, iniziai a liberarmi del contenuto della vescica; “Tanto è sicuramente la sborra di prima, almeno gliela ributto dove volevo prima”, pensai mentre già la sentivo uscire.
Continuai nell’operazione di svuotamento dentro la sua pancia, anche se mi sembrava alquanto consistente per essere una sborrata normale; Sonia si accorse della cosa non appena sentì il liquido inondarle l’intestino, “Ma cosa stai facendo, oooooh cazzo, aaaah, mamma mia …. Me la stai facendo nel culo?!? Oddio, siiii ti pregooo!”.
Un clistere giallo paglierino, bello caldo e corretto con sperma, le stava risalendo dentro la pancia lento e inesorabile, inondandole ogni piega e anfratto; Sonia si contorceva e oscillava in avanti e indietro, appoggiandosi con le punte dei piedi sopra il ripiano in marmo del lavabo.
Sembrava non finire mai, sentivo il rumore sordo e gorgogliante provenirle dall’addome, mentre lei continuava esausta a riceverla nel culo, piegata leggermente in avanti con le mani appoggiate sullo specchio e la testa rivolta verso il basso.
“E’ bellissimo!!! Non posso crederci che l’hai fatto davvero!” quasi in lacrime per la sensazione di estremo piacere che le stavo procurando; sentii arrivare la minzione alla fine dopo un tempo senza tempo, avevo svuotato completamente la vescica che ringraziava di cuore per la trovata geniale avuta.
Ero pronto nuovamente per stantuffarla da dietro, mentre sentivo l’intero cazzo dentro di lei sguazzare nell’urina riversatale in precedenza; ricominciai a spingere con decisione, mentre lei mi appoggiò velocemente la mano destra sull’addome, quasi per volermi fermare.
“Fa piano, così mi fai male, piano uuuh!” con un filo di voce, la fava dentro di lei le provocava una pressione maggiore, visto che avevo inondato tutto; sempre appoggiata sulle punte dei piedi e le mani rannicchiate sulle ginocchia, nella classica posizione che le donne assumono quando devono urinare all’aperto, lei sentiva la cappella aprirsi un varco, spingendo via il liquido con effetto stantuffo lungo le pareti anali, e sentendoselo ricadere quando la cappella si ritirava.
In concreto le tenevo un tappo in culo per evitare la fuoriuscita improvvisa, spingendolo in su e in giù e provocandole spasmi mai provati prima; man mano che continuavo a sbattermela, lei prendeva sempre più confidenza con la nuova situazione, assecondando i miei movimenti.
Ripresi a viaggiare a ritmo sostenuto, cingendole il ventre con una mano e tirandole i capelli con l’altra, stantuffando e affondando la nerchia fino alle palle; la ripresi nuovamente da dietro le ginocchia e la alzai sospesa a mezz’aria, con la passera tutta aperta di fronte allo specchio.
Me la sbatacchiai alternando la posizione sospesa e quella appoggiata sopra al lavandino per un’altra decina di minuti, fino a che arrivai davvero sfinito all’orgasmo.
La alzai violentemente dal lavandino e corsi davanti al gabinetto, lei appoggiò i piedi a terra e si sedette sopra il cesso, stringendo le chiappe per evitare la fuoriuscita del liquido sul pavimento; nel frattempo avevo schiacciato la radice del pene tra le mani per trattenere ancora per un po’ la sborra e le puntai la cappella diritta in faccia.
Sonia spalancò la bocca mostrandomi la sua lingua completamente appoggiata sul labbro inferiore e un paio di otturazioni su altrettanti molari; solo a quel punto allentai la presa sull’uccello, lasciandolo libero di esplodere in tutta la sua violenza.
Centrai la gola con il primo schizzo e continuai a inondarla di sborra, riempiendole tutta la faccia fimo alle narici, continuando a depressurizzarmi lo scroto; continuai a farle scendere la sborra residua rimasta in canna strizzandolo tra le dita, fino a sentirmi la testa più leggera e l’uretra che mi bruciava da impazzire.
Sonia non si lasciò sfuggire neanche una goccia del mio nettare, racimolando tutto lo sperma sotto la lingua, facendoci i gargarismi e arricchendolo con la saliva; chiuse la bocca e ci fece un risciacquo come se usasse del colluttorio, gonfiando la guancia destra e sinistra alternativamente, finché non deglutì facendolo sparire del tutto.
Mi guardò e spalancò nuovamente la bocca come per farmi verificare di aver inghiottito tutto il quantitativo di sborra, quindi mi prese l’uccello e iniziò a succhiarmi la punta in prossimità dell’uretra, come fosse una cannuccia.
Rimasi come in sospensione, in estasi, per tutta la durata del succhiotto, portandomi le mani sui capelli per tenermi la testa; sembrava di perdere l’equilibrio per l’estrema sensazione che mi stava procurando.
Ritornai con i piedi per terra appena terminò di succhiare il contenuto residuo dalle palle “Cazzo che scopata! Devo riprendere fiato un attimo”; sfinito mi sedetti sul bordo della vasca da bagno, rimanendo in attesa che facesse l’ultima mossa rimasta: svuotare tutto l’intestino dall’urina che le avevo siringato su per il culo.
Divaricò leggermente le cosce, tirandosi su la patatina con la mano e, guardandomi sfiancata ma soddisfatta, iniziò a contrarre lo sfintere; sembrava che stesse facendo la pipì, però con il culo.
“Wow che sensazione! Mai provato nulla di simile. Certo che sei proprio un depravato!”, dopo aver terminato la fase di evacuazione; si asciugò con la carta igienica e scaricò.
“Dio mio, sono cotto!”, riuscii a malapena a dire dopo tutto; ero stravolto, non riuscivo neanche ad immaginare come alzarmi da dove mi trovavo.
Si fece nel frattempo un bidet, nascosto dietro alla doccia, e si asciugò la fregna con il telo di spugna prelevato dal porta salviette adiacente; mi alzai ondeggiando come un ubriaco, aspettando che terminasse la pulizia dei denti.
“Credo che una dormita ci rimetterà a nuovo; vieni, andiamo in camera da letto, domani ci aspetta un’altra giornata di fuoco” – mi disse raggiante; ci dirigemmo mano nella mano nella matrimoniale come una vera coppia e ci infilammo dentro le coperte completamente nudi; sistemai gli occhiali da vista sul comodino, quindi ci augurammo buona notte.
La giornata più frizzante della mia vita, neanche l’avessi immaginata avrei potuto chiedere di meglio; la guardavo dormire, illuminata dal chiarore delle luci dei lampioni che filtravano attraverso i vetri della finestra, pensando a quanto fosse fortunato quel deficiente del marito ad averla sposata, e quanto ero fortunato io ad aver trovato un amico come Maurizio.
FINE.
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