Teatro d’avanspettacolo
rilasciato 25.08.2012 in categoria sesso raccontoLa nostra amica Francesca non era tipo da sopportare i musi lunghi, soprattutto li al campeggio dove si rifugiava per scaricare i malumori delle quotidiane battaglie, con sindacati, capi reparto ottusi, eccetera. Per lei quello era un sancta sanctorum del l’ allegria, della libertà, del parlare schietto e diretto. Lei cambiava i fidanzati come le mutande, forse non è proprio azzeccata la battuta, diciamo le lenzuola. Ho intendiamoci niente di impegnativo spesso il tutto si limitava a un drink.
Purtroppo qualcuno aveva rotto la magia, per qualche strano motivo erano nate delle gelosie, cose inconcepibili per chi viveva quei momenti come noi. Comunque non potevamo rovinarci quella settimana di ferragosto, senza prole e senza pensieri. Come sempre facevano Francesca e Lucia si misero a confabulare lasciando me e Claudio fuori dalla discussione. I segnali delle mani che le due si scambiavano, erano eloquenti, l’inequivocabile “che palle”, “per me e tutta scema”, “il gesto dell’ombrello”, “dovrebbe prenderne uno che gli solleticasse le tonsille”, senza rendercene conto Claudio ed io cominciai a ridere del teatrino.
Fummo richiamati all’ordine dalla caposquadra: “Voi due imbecilli invece di guardarci le chiappe e ridere vedete di darvi una mossa … si parte per Locarno andiamo a trovare Paolo il Professore”.
Pochi minuti dopo eravamo in auto con i bagagli che non eravamo neppure riusciti ad aprire. Strada facendo fummo edotti di chi fosse questa figura mitica di “Professore”. Era un cerbero, insegnante di storia contemporanea in un’illustre università svizzera, era impossibile passare alla prima sessione di esame.
Come tutti gli eroi mitici aveva un tallone di Achille, le femmine e le sue studentesse più smaliziate lo andavano a visitare al villaggio naturista “Club Gymnique Lumière Genève” li giunte pranzavano con il loro mentore, rigorosamente nude, ripagando l’invito con un dopopranzo garibaldino. Un'altra delle sue debolezze erano le scarpe da donna, quando qualche amica andava a trovarlo lui la invitava a indossarle e se l’accoppiata scarpa modella, lo soddisfaceva, molto semplicemente fotografava l’amica chiedendo magari solo qualche posa osé le foto comunque rimanevano nella collezione privatissima del prof.
Sicuramente nulla d’impegnativo né per Lucia né per Francesca.
Durante quel viaggio l’atmosfera passò dal leggermente seccato al rilassamento al divertimento, capimmo che la luna storta era passata quando, una volta oltre confine, Francesca e Lucia sedute nel sedile posteriore non dimenticarono di mostrare qualche tetta ai camionisti che superavamo, i quali rispondevano con allegri colpi di clacson. Arrivammo alla villa, immersa nel verde e con una vista sul lago e sulle montagne favolosa.
Ad aprirci si presentò la governante, una specie di sergente Shultz delle sturmtruppen vestita di grigio, “Guten Morgen Sie erwartete von Professor Winkler“.
Rispose seccata il Generale della Luftwaffe: “ Si sono Francesca Langeli“. Il sergente abbassò subito la cresta, alla scena mancò solo und saluto militare e la classica sbattuta di tacchi: „Mi scuzi signora il profezzore è impegnato ancora per una ora, fi mostro le vostre stanze“.
Salimmo un po’ disorientati ma Francesca sembrava fosse a casa sua, dopo l’immancabile doccia seguita da catechesi su come procedere nella serata, ci abbigliammo.
Per gli uomini furono di rigore i pantaloni lunghi e una camicia non troppo chiassosa e mocassino comodo. Per le donne look da battaglia, le due pantere dopo un’accuratissima doccia si dedicarono l’un l’altra alle unghie e al trucco. Poi la mia leonessa cominciò la vestizione, ai piedi mise dei sandali vertiginosi, le piccole listine bianche di cuoio ricoperte di palettes davano ai suoi piedini e alle sue caviglie, arricchite da collanine, un fascino irresistibile, Il seno era sostenuto da un balconcino bianco che lasciava, liberi i capezzoli, adornati dai piercing ad anello, al collo tre collane di perle finte di vario colore, una minigonna a pieghe e una camicetta bianca.
L’altra preferì un semplice ma bellissimo vestito di seta. Scendemmo nel salone Lo vedemmo alla porta che congedava una delle sue studentesse con fare severo, lui però era vestito in polo e bermuda, forse avevamo esagerato come look del pomeriggio. Gentilissimo e affabile, si fece incontro, Francesca formalizzò le presentazioni, inutile sottolineare come la generosa scollatura delle signore attirasse l’occhio furbo del serissimo professore. Arrivo da tergo il sergente tuttofare con sotto braccio la divisa grigia e iniziò a snocciolare una sequenza inenarrabile di compiti del giorno dopo, finché spazientito Paolo la spinse con educazione fuori dalla soglia.
Chiuse la porta e facendo un gesto di togliersi il sudore. “Brava donna ma non sa quando è l’ora di smettere … adesso per due giorni pace e relax” , a quel punto eravamo ancora sul formale.
Franci volle prendere le redini della cena: ”Questa sera niente spignattamenti, vado alla “Gourmandise” e ordino qualche specialità, piatti di carta, forchette di plastica … datemi il tempo minimo necessario … vedete di non fare baldoria in mia assenza”.
Baldoria pensai, vista la formalità dei discorsi al massimo avremmo discusso della seconda guerra mondiale, ma non v’immaginerete mai di quanto mi sbagliai.
Uscita Francesca il professore ci condusse nel salone attiguo, dove su un cavalletto campeggiava un quadro ancora in fase di lavorazione di una fantasiosa isola caraibica, sulle pareti foto in bicromia delle sue modelle con le scarpe, Francesca aveva già illustrato chi eravamo quindi dopo averci offerto una bibita, disse:
“ Scusatemi dieci minuti una doccia e mi metto una mise più comoda … anzi più consona al mio senso di libertà”.
Sparì nel lungo corridoio, per ricomparire dopo alcuni minuti lavato e rivestito con solo un pareo alla vita e ciabatte infradito. Anche in quei panni era un uomo interessante capelli di media lunghezza ben tagliati una barbetta alla Sigmund Freud, occhi grigi penetrantissimi, e un fisico asciutto. “Permettetemi ma quando sono a casa per gli amici, sono solo Paolo … per favore … adesso che la signorina frankenstein se n’è andata e siamo fra intimi mettetevi comodi “.
Lucy come sempre capiva quando era l’ora di rompere gli indugi e non di meno aveva notato come gli occhi si soffermavano spesso sulla sua scollatura e sugli anelli che modificavano la forma della camicetta:
“Scusami Paolo ma mi piacerebbe provare la tua collezione di scarpe … la Franci me ne ha parlato tantissimo e io adoro le scarpe”, Sul viso di prof comparve il sorriso del vincitore a mani basse :“Allora lucia vedo che ti hanno informata bene, seconda porta a sinistra se puoi mettiti quelle alte da … ”, Lucia lo precedette e lo fulminò :“da puttanona ho capito e magari mi metto anche io comoda”.
Il prof scosse la testa ridendo, e senza parlare espresse il pensiero “beccato in flagrante”. Rivolto a me: ”Ma legge nel pensiero tua moglie”. Feci un gesto di assenso ma il mio pensiero corse ai primi incontri quando lei la piccola Lucia pretendeva che spegnessi la luce, indossava scarpe basse, e jeans e guai a esagerare con i dialoghi. Ora era una donna sicurissima si dava della puttanona da sola, ma nella mia mente non riuscivo a condurla alle venditrici di professione, non era una puttana o una troia, era una donna che amava gli uomini come gli uomini amano le donne, amava le coccole era insaziabile ma corretta pulita, non mi tradiva mi conduceva con lei nei suoi sogni erotici.
Fui richiamato alla realtà da un “Yu huuuu ragazzi arrivo mettete un po’ di musica” , detto fatto preso il telecomando Paolo attivò l’impianto sonoro.
Al ritmo di un ritmo brasilero, comparve da dietro la porta prima un piede poi una gamba e poi lei, fasciata ai fianchi con un pareo rosso, una bandana legata ai capelli che ora formavano una coda di cavallo, le collane passate una sotto un seno un sotto l’altro e la terza legata al centro in modo da cadere maliziosa fra i seni.
Si appoggiò allo stipite alzando le braccia. Vidi la macchina fotografica di Paolo sul tavolino, mi alzai dal divano recitando solo un “Posso”, e immortalai alcuni momenti, in fondo sono un discreto ritrattista.
Il copione si ripeté per altre volte e a ogni apparizione lei modificava anche gli accessori, le battute maschili si sprecavano, ma lei imperturbabile prendeva le nostre parole e le accresceva :
“Modellino tre colpi centomila”, lei “solo contanti anticipati astenersi perditempo no carte di credito “.
“modello al parco senza mutande”, lei : “per prenderlo in culo senza fatica”
“modello attenta a non scivolare” Lei: ” se mi tamponi, ti querelo dai venti in a chi centra il buco offro io”
L’atmosfera si andava scaldando e la raccomandazione di Francesca era andata a farsi benedire, ma che fare quando la Volpina partiva perché fermarla era travolgente.
Stanca delle scarpe e delle fotografie ci chiese di ballare propose dei pezzi da ballo lento; scalza, seminuda, alternava i suoi cavalieri, approfittava di quei contati per concederci baci sulle labbra e ci lasciava accarezzarla, io la guardavo mentre era abbracciata agli altri e vedevo tutta la dolcezza che emanava.
L’ora del tramonto era arrivata, squillò il telefono, era Francesca sarebbe arrivata entro le otto con la cena, aveva preteso solo cibi freschi e preparati al momento, bisognava riempire ancora un’ora, perché non concedersi un aperitivo.
Bicchiere alla mano stuzzichini sul tavolo allegria alle stelle, lucia posizionata al centro del divano fra me e il prof con di fronte sulla poltrona Claudio. Dovevamo riempire di nulla il vuoto dell’ attesa parlammo delle fotografie delle modelle.
Lucia chiese un parere sulla simbologia dei suoi tatuaggi, Paolo ormai sciolto : “Posso ammirali da vicino i tuoi i”, prima osservo la coloratissima farfalla sorreggendo la tetta con la mano a coppa ripassandone i contorni con un dito della mano libera, poi fu la volta dello scorpione bicolore, per farglielo ammirare meglio lucia gli passò la gamba sopra al collo e si distese appoggiando la testa su di me.
Riepilogando dopo l’esegesi della farfalla, Prof accarezzando il pube su cui si stagliava lo scorpione bicolore ne decantò i reconditi significati, e come inevitabile l’indice della mano destra arrivò a circumnavigare la chela vicino al clitoride, poi una escursione sulle labbra della vulva fino a carezzare gli anellini piercing.
Discutevamo amabilmente e con ardore, la mano continuando la sua strada naturale passo per il centro della vulva, prima superficialmente, poi passaggio dopo passaggio sempre piu profondamente, un improvviso rivolo di liquido, che bagnò le dita del professore, nonché un “Prof guarda cosa hai combinato”, fu il segnale di gradimento.
La dolce metà si accomodò meglio allargò le gambe appoggiando bene i glutei sulle gambe di prof.
“Vediamo di finire il lavoro adesso … hai un pochino di crema” ,fu la battuta della mia dolce mogliettina, quindi spalmata la crema prima due dita poi tre quattro, avanti e indietro lei parlava tranquilla e allargava con le mani per favorire la penetrazione, ogni tanto emetteva un “uuuuu” di piacere.
Accarezzava la mano di Paolo invogliandolo a continuare, finchè tutta la mano del letterato entrò sparendo fino al polso, l’improvviso ingresso provoco in lei un sussulto e un urlo di piacere.
Io le accarezzavo il seno lei incitava : “Paolo cerca bene …. Spingi … Auuu … la senti la cervice” ancora qualche entra esci della mano, poi un sospiro, una contrazione del ventre e mentre la mano usciva dall’ antro di Alì Babà tre schizzi di liquido caldo sgorgarono come un geyser , e inondarono divano e pavimento.
Uno squillo del campanello fermò per un attimo la danza. Claudio andò ad aprire era Francesca accompagnata da un garzone della rosticceria con tre enormi vassoi profumati. Licenziò il garzone dopo avergli fatto posare, la cena gli allungò una mancia poi entrò nel salone e intuì il misfatto.
Li incominciò un pezzo di teatro comico che pareva studiato a tavolino, Franci da buon capocomico diede la stura alle battute:
“A bene io a lavorare per voi ….
A fare compere e voi qui a menargliela“.
Lucia, conoscendo l’amica con una sfacciataggine degna di lei, mettendosi le mani sotto le tette e sorreggendole a uso di vassoio: ” Che cosa hai portato di buono Franci il solito brodino“.
Francesca la guardo con la testa di tre quarti e rispose:” Molla pure le pagnotte che a me non fanno effetto, ho per i signori ordinato pesce ma sarebbe stato meglio prendere del ….
MAIALE, per te volevo ordinare due o tre baguette ma volevo evitare che finissero in un posto diverso dalla bocca “.
Sempre più sfrontata ma conoscendo a fondo l’amica: “ Guarda che belli i gamberi, il salmone, il paté d’oca … ma il filetto di passera era finito?”
Francesca fece un gesto di sdegno “Inutile comprare roba conservata quando qui abbiamo la fornitrice ufficiale del prodotto fresco”.
Insensibile al commento Lucia continuò la sua scena: ”Come dolce ci sono i creme caramel buoni ma non sono troppo molli ?”,
Francesca lanciò l’ultimo strale: “ Meglio molle che niente almeno succhi qualcosa di diverso dai soliti cannoli”
Paolo rideva tenendosi la pancia: “La tua amica è veramente un ospite molto generosa sai” e indicando con un dito fece notare la lunga scia di liquido.
Sempre pronta al contraddittorio, utilizzando un frasario non certo da signora e fingendo di essere arrabbiata : “ Be intanto siete due stronzi a, … prendere l’aperitivo senza di me”, sollevò la gonna e si mise in mostra : In oltre di culi e fighe ne avreste avute due e non uno, poi professore … emerito … se fossi stata presente ti avrei consigliato una muta da subacqueo con la signora getto continuo i … pensa ieri aveva preso fuoco la tenda è bastato farle un ditalino e ….
Meglio dell’’estintore”.
Ridemmo di gusto tuti, iniziammo la cena ma il povero Paolo più che dal cibo era preso da crisi di riso e da un’implacabile erezione , si lamentava : “ adesso come faccio a pensare al cibo”, Lo sguardo delle due iene s’incrociò, Lucy non era donna senza soluzioni, andò verso il divano aggiunse alcuni cuscini poi vi sii posò s prona: “Paolo guarda come la risolviamo”, prese un pochino di crema di salmone la spalmo sul suo buchino, “Adesso lecchi un pochino poi fai tu quello che vuoi”.
Iniziò il gioco ma mentre Paolo era impegnato a incularla riprese il battibecco di Lucia Francesca.
Lucia. ” Buono il gambero “
Francesca: ”Pensa al totano che stai assaggiando in mezzo alle chiappe ,… crema di salmone devo provarla anch’io prima o poi, altro che l’anonimo burro quasi quasi ti consiglierei una spruzzatina di limone, migliora l’attrito”
Lucia: “Ma chi ti ha aiutato a portare su tutto potevamo scendere noi a darti una mano”
Francesca: “Si nuda così Il garzone rovesciava tutto poi scusami ma … volevi farti ingroppare anche da quello … hai capito la porcona, la prossima volta fai tu la spesa e comandi anche due bei muratori ”
Lucia: “Ma quanto ti dobbiamo per la cena non e bello pesare sempre sulle tue spalle”
Francesca: “Anima dolce che cara che sei, guarda chi parla di PESO SULLE SPALLE, ….
Facciamo come al solito io lo prendo in culo in un modo e tu lo prendi nell’altro, …. Ma che cazzo ridete voi , uno ci rimette i soldi, all’ altro gli inculano la moglie e ridono gli idioti, ”
Lucia :“Scusami Franci vuoi darmi il cambio sono sudatissima è la terza volta che vengo ma lui non conclude”, in effetti il povero divano stava grondando, e non per il sudore.
Francesca: “ E no no no, a me le mezze porzioni non piacciono, poi come suol dirsi sono cazzi tuoi, hai cominciato l’opera e adesso bella mia ti fai scopare fino in fondo, sei fortunata se lo sapevo altro che crema di salmone, andavo al garden a prendere la sabbia, a costo di portarti all’ospedale per ustione di terzo grado.
Paolo disperato “Franci Lucia mi lasciate concentrare siete impossibili … vorrei concludere prima che mi si strini”
Francesca.
“Adesso ti aiuto io”, e detto fatto si avvicino spinse un dito nell’ano di Paolo che reagì e dopo due minuti esplose in Lucia, ed entrambi gemettero per il piacere. Finito il suo compito la generalessa rivolta a noi e con fare da professoressa sentenziò: “Se funziona con me che me lo faccio da sola, quando trovo il maschio incapace, deve funzionare anche con voi uomini veri”.
Terminammo la cena e la serata ridendo e scherzando.
Il giorno seguente durante il viaggio di ritorno le ragazze erano raggianti ripresero il gioco della tetta selvaggia , Sospettavo che la situazione sextenata nella casa del prof fosse stata progettata a tavolino, sapevo che Francesca adorava quelle situazioni piccanti e aveva trovato in mia moglie la complice ideale, spudorata in privato serissima in pubblico, mai una parola sarebbe t****lata.
Giunti al campeggio allegri ci spogliammo bevemmo un meritato caffè, poi lei l’organizzatrice del casino , volle che avvicinassimo come in un conciliabolo di carbonari , : “Ragazzi mi sono divertita tantissimo, tu Lucy sei stata veramente all’altezza della situazione, questi due stupidoni ci sono cashiti come le pere, adesso però dovete pensare a me sono una donna non una statua di marmo … mi sento bruciare “.
La mia dolcissima metà la baciò sulla bocca e l’abbraccio, non era mai stata lesbica anzi, ma con Francesca c’era un rapporto speciale: “Ora rocca a te, siamo tutti per te”, iniziammo a coccolarle entrambe erano belle, erano femmine, ci avevano ingannato con uno stile impareggiabile ma facendoci un regalo meraviglioso.
In uno scambio continuo di coppia, ebbero tutte le attenzioni possibili, Lucia volle che fosse la compagna di quei giochi meravigliosi a raccogliere il frutto di tanto lavoro e il caldo premio fu di Francesca.
Non mancò la battuta finale Delle due: “hai visto Franci adesso siamo pari” …… l’altra rispose senza interporre tempo:“ Questa volta mi sa che il vantaggio è mio … Sai se lo misuriamo a metri è me è andata meglio, il prof è un bell’ uomo elegante simpatico, ma non è proprio una misura da record, nemmeno con la lingua è un granché, come corteggiatore è davvero banale usa sempre la scusa delle scarpe”; poi guardandoci negli occhi e baciandoci con dolcezza sulle labbra : “ No non saprei fare a meno di sti due… pirla … che ci hanno sposate ”.
Quando si dice cornuti ma felici.
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