Solo io e lei… Sogno di una notte di mezza estat
rilasciato 02.04.2013 in categoria sesso raccontoNote dell'autore:
Trascrizione di un sogno avuto nel pieno di agosto… dedicato alla mia dea dai capelli rossi e dagli occhi verdi e sognanti, che spero legga questo racconto e
lo prenda per quello che è e non per quello che sembra…
Tutto era cominciato una manciata di giorni prima, in una delle estati più noiose della mia vita. Tutto ha avuto origine da un commento ad un mio scritto, uno come tanti altri eppure così profondamente diverso, così importante da surclassare la piattezza di tutti gli altri.
Il suo commento trasudava passione, una voglia di vivere senza eguali, l'essenza di una persona molto diversa di me eppure spinta dai miei stessi desideri. Tutte cose che avrei ben capito dopo, elaborato col tempo e con la conoscenza che solo quest'ultimo può dare, ma qualcosa in me lo aveva già capito dalla prima parola, dalle fiamme che ardevano fra le righe di quella che in nessun modo avrei potuto definite l'inizio di qualcosa così speciale.
Parole di fuoco, frutto dell'eccitazione nata da semplici parole, forse anche lei aveva notato qualcosa come avevo fatto io con lei o forse è così di natura, in realtà non mi ha mai importato.
Dopo quel preambolo così bizzarro eppure così piacevole, l'unica cosa che avevo in testa era di volerla conoscere, di non farla diventare una semplice bizzarria di un secondo ma la storia più bizzarra e più bella che potessi immaginare.
E in qualche modo la cosa continuò e divorati dalla curiosità cominciammo a conoscerci.
Le mie ipotesi furono confermate, lei si rivelò essere una delle persone più interessanti che avessi mai conosciuto… Brillante, intelligente, amante delle nuove esperienze, della libertà e viva, viva come pochi altri, molto più viva di me.
Con il passare dei giorni non riuscivo più a fare a meno di pensarla in ogni momento, attendeva con trepidazione un suo contatto in qualsiasi maniera… Ormai sapevamo le rispettive identità, sapevamo che eravamo tremendamente lontani l'uno dall'altra ma a me non importava, non importava più nulla del resto del mondo.
Eppure fui tremendamente sorpreso di ricevere un suo messaggio con poche semplici parole: “sto vendendo da te. Sarò alla stazione tra pochi minuti”
Lasciai qualsiasi cosa stessi facendo in quel momento e corsi, corsi a perdifiato fino alla stazione e lì la vidi, illuminata da un raggio di sole poco fuori dalla stazione, ad una decina di passi da me: lunghi e bellissimi capelli rosso fuoco rilucevano alla luce solare e incorniciavano la pelle chiara del viso e gli occhi color del smeraldo grandi, espressivi, sognanti; la bocca, rosa e perfetta, col labbro inferiore leggermente più carnoso del superiore, si distese in un sorriso imbarazzato appena mi vide.
Ci avvicinammo l'uno all'altra mentre io continuavo ad ammirarla, ad ammirare il suo viso, la sua espressione, il fisico snello coperto da uno smanicato bianco leggero e da normalissimi jeans, lo strano tatuaggio che sembrava animato di vita propria sul braccio destro che ondeggiava mentre lei camminava.
Ci fermammo quando a dividerci c'erano solo pochi centimetri, imbarazzatissimi. Il suo volto era paonazzo, mi sorrideva radiosa e timida allo stesso tempo, le dissi un “ciao” appena sottovoce, poi lei mi disse una frase, una cosa stupida che le avevo chiesto di dirmi nel caso ci fossimo incontrati ed io, incredulo, scoppiai a ridere.
Lei mi imitò e la tensione sparì immediatamente, non ci fu più alcun imbarazzo, c'eravamo solo noi due, il resto non importava.
La portai in giro per la mia città per tutta la giornata, lei sembrava instancabile e, nonostante il caldo, insisteva per continuare, voleva che le mostrassi il mio mondo, che le raccontassi tutte quelle cose pallone sulla storia che avevo imparato nel tempo. Me l'aveva detto, l'aveva detto che avrebbe voluto ascoltare quelle cose che da tempo tenevo solo per me, non le avevo creduto… Ma aveva detto la verità.
Le ore corsero via e ci trovammo a guardare il tramonto seduti sulla panchina della villa, lei stretta al mio braccio e la testa appoggiata sulla mia spalla, la chioma fiammeggiante rifletteva la luce del tramonto e più la guardavo più mi pareva che fosse una dea.
Le proposi di andare a mangiare in un ristorantino che conoscevo e lei accettò. Poco dopo eravamo in ristorante, seduti ad un piccolo tavolo rotondo con gli occhi di uno fissi in quelli dell'altra.
Cominciammo a parlare di noi, cose che ci eravamo già detti, ma le parole non erano più importanti, c'eravamo solo noi due e quei piccoli ammiccamenti, quegli sguardi colmi di desiderio. Mi prese la mano e io carezzai la sua. Uscimmo dal locale prima di finire e lei si gettò fra le mie braccia, alzò lo sguardo verso di me e mi guardò ancora con quei suoi bellissimi occhi verdi. Le accarezzai il volto, le passai il pollice sulle labbra già umide e la baciai, prima dolcemente poi con intensità, la strinsi forte e lei non fece obiezione, anzi, prese a strusciarmisi addosso con passione crescente.
Potei sentire la consistenza dei suoi seni, potei sentire il suo pube strofinarsi sul mio e probabilmente lei poté sentire l'effetto che mi stava facendo perché si fermò dal baciarti e mi sorrise, con una luce maliziosa e bellissima negli occhi.
Riprese a baciarmi, la lingua che prese a vorticare presa dall'eccitazione, poi cominciò a baciarmi sul collo, a mordicchiarmi e baciare lo orecchie.
Ormai ero alle stremo, se non fosse stato per il muro accanto all'ingresso del locale sarei stato già a terra, in preda ai miei desideri.
Mentre mi baciava il collo e continuava a strusciarsi e a contorcersi, mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai che la desideravo. Lei, baciandomi ancora una volta sul collo, quasi all'attaccatura dell'orecchio, sibilò le uniche parole che volevo sentire: “anch'io”
La baciai con intensità per un'ultima volta prima di prenderla per mano e dirigermi verso un albergo lì vicino. Il mio cellulare squillava da ore, ma non mi importava, appena varcata la porta della piccola camera d'albergo c'eravamo solo io e lei, stavolta per davvero.
Ancora una volta ci trovammo avvinghiati l'un l'altro, scambiandoci baci appassionati, gustando i sapori delle nostre bocche, le nostre mani che senza sosta cercavano il corpo dell'altro, esplorandolo e tentando di denudarlo.
Riuscii solo a sganciarle i pantaloni, mentre lei mi tolse agevolmente la polo e sbottonò i jeans, mi guardò eccitata e mi spinse sul letto, sorridendo sorniona. Finì di sfilarsi i jeans, rimanendo solo con la leggerissima maglia e un paio di slip; mi tolse scarpe, pantalone e mutande, liberandomi il pene, ben eretto da quella che ormai mi sembrava un'eternità.
Lo fissò per un attimo, con quello che mi sembrò uno sguardo di approvazione, poi diede un bacio sul glande paonazzo, provocandomi una scarica di piacere, e infine lo prese in bocca, cominciando a succhiarlo lentamente, con sapienza.
Seduto ai piedi del letto, mi gustai la sua magnifica lingua attorno alla cappella, le sue morbide labbra lungo la mia asta che scorrevano per quasi tutta la sua lunghezza, vellutate come petali di rosa.
Le carezzai i capelli rosso fuoco, morbidi e perfetti anch’essi, poi le poggiai la mano sulla nuca, spingendola dolcemente, dettando il tempo della fellatio senza però forzarla troppo, nel frattempo infilai la mano libera sotto al maglietta e presi a toccarle il seno, accarezzandolo, strizzandolo leggermente per gustarne la consistenza, stuzzicando il piccolo capezzolo e, così facendo, strappandole i primi mugolii di piacere.
Lei accelerò di sua iniziativa e mi ridusse ben presto al limite, perciò la feci fermare e fu il mio turno di farla stendere sul letto, delicatamente, per poi toglierle la maglia e lo slip, finalmente vedendola nuda in tutta la sua bellezza.
La pelle è chiara e, sul petto, è costellata da efelidi che trovai semplicemente deliziose; il seno è perfetto, non troppo grande ma pieno e sodo, i capezzoli due piccoli cerchi di un rosa più scuro che termina in due piccole punte perfettamente ritte, fatti apposta per essere leccati e succhiati; il torso continua in un addome snello dalla vita stretta il giusto, il fianco è decorato con un tatuaggio come il braccio e l’ombelico è adornato da un piercing costituito da un paio di brillanti.
Lentamente la vita lascia il posto ai fianchi e alla sua vulva , depilata e liscia, con le piccole labbra di un rosa acceso appena in vista, con il clitoride che, paonazzo come il mio glande, faceva già capolino.
Tese le braccia verso di me, mi afferrò il viso e io la assecondai, mettendomi sopra di lei e cominciando a baciarla; i nostri sessi entrano in contatto mentre la bacio con passione, poi mi sollevai appena e la guardai, paonazza, gli occhi colmi di desiderio, i capelli rossi che le incorniciano il viso.
Mi sorrise ancora e io cominciai di nuovo a baciarla, cominciando a scendere lungo il suo corpo, baciandole tutto il collo, ricoprendola di bacetti lungo lo sterno e poi arrivo al seno. Baciai e leccai ogni centimetro di quelle mammelle con gusto per poi andare a succhiare e mordicchiare i capezzoli, occupandomi di quello ignorato dalle attenzioni della mia bocca con le mani.
Lei gemette vistosamente, mi spinse l’addome contro, sentii che la sua figa era umida, era vogliosa e io non persi tempo.
Abbandonai quel seno fantastico e ricominciai a scendere, tornando a baciare ogni centimetro del suo corpo, passando rapidamente lungo tutto l’addome e arrivando finalmente al basso ventre.
Lei allargò le lunghe gambe affusolate e sospirò e infine le diedi una lunga leccata sul clitoride, strappandole un lungo mugolio di godimento. Continuai alacremente a leccarle il clitoride e le labbra, succhiando il dolce succo che stillava dall’interno di quella figa che diveniva via via sempre più bollente.
Cominciò a mugolare e a guaire sempre più intensamente finché, con quel poco di lucidità che le rimaneva, mi disse che voleva di nuovo sentirmi nella sua bocca mentre la leccavo.
Immediatamente mi girai e la potei accontentare , immergendo il pene nella sua bocca, già pronta e spalancata per accoglierlo. Cominciò a succhiare come un’ossessa e io risposi penetrandola con la lingua e aumentando il ritmo. Lei diventava sempre più bagnata ed io ormai ero prossimo a venire, quando infine, ad un ultima leccata di entrambi, esplodemmo in un orgasmo simultaneo, accogliendo l’uno il succo dell’altro nelle proprie bocche.
Mi risollevai in fretta e, mentre lei era ancora in preda al godimento, mi posizionai per bene sopra di lei e, strusciando per una manciata di secondi il mio glande sulle labbra bollenti e bagnate della sua vagina, la penetrai con vigore, strappandole un esclamazione di sorpresa e piacere.
Mi cinse i fianchi con le gambe, intrecciandole e tenendomi stretta a lei, poi mi attirò a lei afferrandomi per le spalle e mi baciò quasi con violenza mentre io cominciai a pomparla, lentamente ma con forza, raggiungendo quasi il fondo del suo utero ad ogni colpo e strappandole ogni volta un grido più intenso di godimento.
Lentamente aumentai il ritmo della cavalcata e ben presto cominciai a muovermi forsennatamente dentro e fuori il suo ventre, caldo e accogliente con i muscoli che avvolgevano alla perfezione tutto il mio pene, mentre lei, tenendomi stretto a sé con le mani ben piantate sulle mie spalle, coperte dai suoi graffi, mi baciava con ardore e io rispondevo con altrettanta passione.
Urlavamo, ci incitavamo a vicenda, ci baciavamo e c’eravamo solo noi, solo io e lei, tutto il mondo non esisteva.
Lei ad un certo punto fece un movimento coi reni e, incredibilmente, mi rigirò, ribaltando la situazione e mettendosi ben ritta su di me senza sfilarsi dalla mia asta. Mi sorrise di nuovo, maliziosa, si raccolse i capelli con entrambe le braccia quasi mettendosi in posa e poi cominciò ad andare su e giù, prima con una lentezza quasi esasperante poi sempre più veloce, appoggiandosi alle mie spalle e con entrambe le mani e piegandosi su di me.
Cominciai ad accompagnare i suoi movimenti, penetrandola sempre più in profondità, afferrandola per il sedere, liscio, tondo e sodo, e ripresi a leccarle il seno facendomi appena più avanti con la testa. ormai eravamo entrambi al parossismo, la pelle madida di sudore, l’eccitazione ai suoi estremi e ci abbandonammo.
Ci abbandonammo l’uno nelle braccia dell’altro, gustando i sapori, gli odori, i suoni della nostra unione. Non era solo sesso, non era solo attrazione superficiale.
Era qualcosa di più. Era destino che fossimo lì, insieme, a godere dei nostri corpi, a godere dell’esserci incontrati, a essere felici.
Lei venne una, due volte prima che anch’io cominciassi a sentire i primi sintomi. Glielo dissi, ma a lei non importò. Mi voleva, fino in fondo come io volevo lei.
Stavolta fui io a sorriderle, la baciai con passione, con amore un’ultima volta e poi venni come mai prima, dentro il suo ventre.
Lei inarcò la schiena, urlò e poi si accasciò su di me.
L’eccitazione cominciò a scemare per far posto ad un senso di soddisfazione mista a stanchezza ma ugualmente mi sentivo in paradiso, con lei sopra di me, accoccolata sul mio petto che mi baciava il collo rapidamente. Le accarezzai la schiena madida di sudore, le scostai i capelli dal viso e lei mi guardò con occhi pieni di soddisfazione, di gioia con quell’alone sognante che li contraddistingueva e che avevo amato fin dal primo momento in cui l’avevo visto.
La baciai un ultima volta e glielo dissi… le dissi quelle due parole
E lei rispose con altre quattro.
E il mondo fuori cessò definitivamente di esistere. C’eravamo solo io e lei. C’eravamo solo noi, abbracciati, senza niente a tenerci separati, nemmeno uno strato di tessuto. E questo mi bastava. E mi basterà sempre.
“Ti amo”
“Ti amo anch’io…”
Postato anche su “I Racconti di Milu” al seguente link:.
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