Sguardi felini
rilasciato 06.02.2023 in categoria sesso raccontoSguardi feliniLa situazione era intrigante, i nostri sguardi si incrociavano, si osservavano come fanno gli a****li quando sono in avvicinamento, e poi si penetravano, comunicando l’un l’altro il desiderio di esplorarsi. I messaggi erano chiari, promesse mai fatte che si svelavano ai nostri occhi. Non sapevo chi fosse, ma i suoi occhi sapevano accendere il mio desiderio. Quando un uomo riesce a guardarmi come se fossi la sola donna che in quel momento desidera e non come una possibile occasione di svago, abbasso le mie barriere e lascio andare la mia carica erotica, senza riserve.
Fu un pomeriggio intenso e diverso dal consueto. Lui versatile, sembrava adattarsi alla mia sessualità. Ma, allo stesso modo, io mi adattavo alla sua. La sintonia non è qualcosa che si crea, l’intesa è a pelle, una questione di chimica che si manifesta sin dalle prime battute. O c’è o non si crea in un momento successivo. È come quando ballando con uno sconosciuto, lui sa scioglierti senza sbracarsi in esagerati gesti. Non serve toccare qui e là… basta quel tocco, magari lieve, un respiro e la chimica fa il resto.
Non con tutti, non con tutte. Non tutti gli uomini hanno lo stesso tocco, non tutte le donne reagiscono allo stesso modo e viceversa. So di avere un erotismo cerebrale, come si dice… raffinato, forse sofisticato e non è facile assecondare le mie inclinazioni. Mi piace il sesso selvaggio, ma non sempre e non per tutto il tempo. Certo, quando ci vuole ci vuole, ma ci vuole anche dell’altro per me. Invece la maggior parte degli uomini si prodiga in performance sessuali di lunga durata, sfoderando una resistenza da maratoneta e aspettandosi il consenso, se non l’elogio.
La convinzione diffusa è che lo stallone sia la massima ambizione femminile. Pensate che alcuni di questi, alla fine della “fatica”, mi domandavano se stessi meglio. Io?E perché dovrei?Sol perché ho goduto parecchio?Presuntuoso, ma cosa ti fa credere che io ti incontri per la tua ars amandi?E quale sarebbe quest’arte amatoria? La tua resistenza?Ma va là. Naturalmente, ho sempre scelto di soprassedere, non ho mai risposto a certe domande. Non sono strutturata per offendere gli uomini.
Quindi sorrido e taccio. Ma Vincenzo, questo il suo nome, era anche cerebrale, non si limitava al sesso e con lui il viaggio nell’erotismo è stata una memorabile avventura. È superfluo raccontare cosa abbiamo fatto minuto per minuto, perché seguivamo quello che ci suggeriva il nostro corpo e la nostra vena creativa. Sazi e soddisfatti, siamo finiti sotto la doccia a giocare come se ci conoscessimo da sempre. Ma un nuovo sguardo, un’altra scintilla ha riacceso il desiderio.
Ci siamo presi, stavolta con impeto, senza ricerca del sublime, assecondando la nostra cupidigia. Si interrompe, chiude la doccia e ancora bagnati finiamo su quello sconcio giaciglio. I nostri sguardi felini ci suggeriscono l’attesa. Prendo la sciarpina di seta, lì, sul comodino. Gliela lego attorno agli occhi. Voglio sorprenderlo… ci sta. Mi allontano, siamo l’uno di fronte all’altra. Ce l’ha tesissimo, bello e pieno di vigore, è un invito allettante, quasi irresistibile per una lei ancora affamata ma…e poi così inerme, nelle mie mani, potrei fargli qualunque cosa…Mi allontano per lasciare che i piedi possano avvolgerlo.
Così posizionata, inizio a massaggiarlo delicatamente, come farei con la mano. I miei piedi percepiscono le sue pulsazioni… continuo, gli piace e mi piace. Su e giù con fermezza e delicatezza. Su e giù, lo sento sussultare. Su e giù, mi accenna che non resisterà per molto. Su e giù, vuole vedere, vuole vedermi, si toglie la benda. Su e giù, geme ed esplode. “Non me l’avevano mai fatto”. “C’è sempre una prima volta”, rispondo io ammiccante.
“Vorrei dirti che ti prenderei ancora, ma… sono solo un maschietto e dopo tre volte alla mia età… potrei fare una brutta figura”. “Esagerato, ne hai poco più di 40“. “Ah, monella e insaziabile”. “Ma no, dai che sto scherzando“. Sorridiamo, ridiamo divertiti. Non è detto che l’orgasmo sia il fine ultimo di una sex-session. E poi, io sono venuta a volontà prima di questo feet-massage. Ma tutto questo, l’ho soltanto pensato, ovviamente, come sempre.
Mi sono limitata a sorridergli felice di averlo conosciuto. Tutto dentro1Non è facile per me ricordare questa storia. Ogni volta che la mente ci passa, mi pare di rasentare un burrone oscuro e misterioso; un pericoloso punto senza ritorno da evitare accuratamente; un posto della mente che ancora mi terrorizza e m'inquieta. Non ho mai avuto paura di lui, anzi, credo di aver provato solo pietà, soprattutto oggi se ripenso al passato e alla sua mente ingarbugliata.
La paura che provo veramente (adesso come allora) è legata solo a me stessa. Di quei giorni lontani ricordo che ogni volta che tornavo a casa, disfatta, dolorante, infelice, provavo solo una gran paura di me e per me. Paura per ciò che avevo acconsentito di fare e di subire; paura di ciò che ero ancora disposta ad accettare…Temevo la prossima volta! Temevo potesse essere l'ultima, quella fatale: e avevo solo 19 anni. La notte, carezzandomi i glutei quasi sempre martoriati o i seni macchiati dalle emorragie, piangevo sul mio destino mentre, intimamente, godevo del male che ero stata capace di subire.
Mi sentivo un'eroina, pur avendo terrore della prossima prova. Quando lui chiamava, era come essere invitata alla “roulette russa”. Una sfida. Ogni volta pensavo se quello sarebbe potuto essere l’incontro definitivo. “Lui” era il professore cui mia madre mi aveva affidato per le ripetizioni di latino e greco. Dal di fuori, aveva una famiglia all'antica, senza figli. Sua moglie era una pianista ma era muta e non usciva mai da casa. All'apparenza erano persone socievoli, affabili, solo lievemente avvezze alla misantropia.
Ma quando si chiudeva la porta, il terrore e la soggezione della moglie nei suoi confronti erano palpabili. La nostra storia cominciò proprio davanti alla signora. – Non ci siamo, Cinzia! – disse lui, eravamo seduti in cucina. – Se vuoi imparare a fissare gli argomenti, alla fine, credo che tu abbia bisogno di assoggettarti a un po' di disciplina: te la sentiresti? -2Quella sera tornai a casa frastornata e confusa. Quella parola strana mi ronzava per la testa: disciplina! Non ero nemmeno sicura di conoscerne appieno il significato, almeno quello pratico.
Ero cresciuta solo con mia madre, mio padre l'ho visto poche volte: purtroppo era diventato alcolizzato e aveva fatto una brutta fine. Di lui ricordo solo che, ogni volta che lo vedevo, piangeva e puzzava di vino. In cuor mio gli volevo anche bene ma mi vergognavo veramente di lui: pensavo sempre che sarebbe stato meglio se fosse sparito. E così fu. Cercai sul vocabolario (non avevo voluto chiedere a Enrico, il ragazzo che frequentavo allora).
Lui ed io eravamo poco più che amici e mia madre non era contraria, anzi. Si sentiva più sicura a sapermi in compagnia perché lei lavorava tutto il santo giorno in un negozio. Carlo, il professore, non tornò sull'argomento ma aveva sempre da ridire sui miei scarsi progressi. Intanto, come un seme cattivo, quella parola, una volta ben chiarita, mi aveva offesa dentro. Disciplina… a me?E chi cazzo sei tu?Io sono cresciuta da sola e bene.
Senza un padre, senza guida ho imparato a cavarmela. Badavo alla casa come un'adulta, forse meglio, e badavo anche a me stesse. Ora, arriva lui e mi vuole insegnare la disciplina!”Piuttosto dillo che mi rendi tutto sempre più difficile perché sei un vecchio meschino, e che tua moglie è una mentecatta inutile. Dillo che sbavi vedendoti per casa una ragazzina come me. Carne giovane, profumata, tenera… eh; vecchio porco?”Ecco cosa mi passava per la testa quando andavo da Carlo, due volte a settimana.
Lo vedevo e mi faceva pena: cinquantenne, pancetta, bassino. Le mani mollicce di chi non ha mai lavorato e un pantalone grigio, insignificante come lui. Però i suoi occhi, che non mi staccava mai di dosso, mi scavavano dentro profondamente. Mi analizzavano dalla testa ai piedi. Ero molto giovane ma non ero stupida. Con la scusa di provocare il porco (era lampante che Carlo impazzisse per me), mi invischiavo in una pericolosa sceneggiata tutte le volta che andavo da lui.
Portavo sempre gonna e collant (le calze costavano troppo) e sempre camicette scollate. Non avevo un seno strepitoso ma ero una ragazzina e, due belle mele alte e sode, colpivano sicuramente un uomo, se premevano, decisamente, nella camicetta stretta. E se poi lei non indossa niente, sotto: beh, allora…E non indossavo gli slip neanche sotto le collant; le prendevo apposta color carne, per non mettere le mutandine e farlo eccitare quando mi spiava mentre stavo seduta.
Accavallavo le gambe; mi abbassavo per prendere qualcosa; sedevo su un cuscino morbido a cosce spalancate. Volevo vederlo cuocere nella sua impossibilità di ottenere qualcosa da me. Lui guardava, anche spudoratamente, nonostante la moglie fosse spesso presente e visibilmente a disagio. Carlo osservava e teneva sempre sul viso un sorrisetto impenetrabile, anche quando mi redarguiva. Anche quel maledetto pomeriggio in cui ero talmente stizzita da uno stupido errore che ci litigai apertamente. Purtroppo più era sciocco il mio sbaglio e più lui mi mortificava, rincarando la dose.
Quella fu la prima volta che accettai la sua sfida:- Ok, sono un'idiota, va bene? – dissi piangendo di rabbia – Allora proviamo col tuo metodo, fammi vedere cosa ottieni. Dove puoi arrivare! Una cosa è certa: se pensi di piegarmi, sbaglidi grosso! –Come se niente fosse, Carlo aspettò che mi fossi calmata, mentre la moglie, dalla cucina, lanciava occhiate di fuoco. – Te la senti davvero, Cinzia? – disse, alzandosi. Poi mi venne vicino; iniziò a carezzarmi i capelli con molta dolcezza.
Io accennai un si con la testa, scontrosa. – Allora, cara, per prima cosa devi abituarti ad avermi tutto dentro di te. –Lasciandomi completamente allibita, si sbottonò i calzoni e cominciò a masturbare il pene a pochi millimetri dalla mia bocca. Ero completamente confusa, mentre sua moglie, dalla cucina, guardava rassegnata. 3Quella sera, a casa, ci tornai abbastanza sconvolta. Ripensando all'accaduto mi sembrava di avere sognato. Il vecchio professore, in pochi minuti, mi aveva fatto ciò che il mio ragazzo nemmeno sperava di poter ottenere.
Come se fosse la cosa più naturale del mondo aveva tirato fuori dalla lampo il cazzo, già abbastanza gonfio e me lo aveva avvicinato talmente alla faccia, da farmene sentire l'odore pungente. Non ero preparata, non ero eccitata; ero solo sorpresa: rimasi immobile!Avevo parlato di sesso orale con le amiche, ovvio, ma non lo avevo mai praticato e nemmeno credo che quello che accadde si potesse definire un vero pompino. Carlo, cogli occhi socchiusi si masturbò per alcuni minuti, silenziosamente, mentre sua moglie assisteva impietrita dalla cucina, incapace di ribellarsi.
Non riusciva a non guardare. Io, invece, mentre passavano quegli imbarazzanti minuti, provavo vergogna e cercavo di non guardare il pene di suo marito. Il silenzio nella stanza aveva qualcosa di metafisico… eravamo tutti e tre così vicini e allo stesso tempo perduti nei meandri del nostri pensieri. Non sapendo cosa fare né come intervenire, attesi che quell'atmosfera surreale si spezzasse. Poco dopo, il professore si alzò un poco sulle punte dei piedi: tremava leggermente.
Il collo teso, il pene proteso verso me. Senza esitare mi penetrò le labbra docili e il suo cazzo mi entrò in bocca fino a raggiungermi la lingua, col glande cado. Un momento dopo una crema salina mi aveva riempito tutta la bocca:- Bevi tutto, ingoiami! – disse tra i denti – Impara a essere mia, a sentirmi dentro… – e spingeva stantuffando fino in gola. Dopo tossii e cercai di sputare lo sperma, istintivamente, ma lui mi tappò la bocca con la mano.
A casa mi sciacquai varie volte ma il suo odore persisteva nelle mie narici; mentre cenavo sapevo perfettamente di avere il suo seme nella pancia. Mia madre non si accorse di nulla. Passai il giorno successivo in uno stato confusionale. Deciso: avrei parlato con mamma. Di mattina no, aveva sempre fretta, le avrei parlato la sera. Bastava cercare le parole giuste, magari una scusa plausibile. Ma la sera non dissi niente!Saltai la lezione successiva, però tornai in quella casa la settimana dopo.
Provavo disgusto per quella situazione ma provavo anche il desiderio di rotolarmici dentro: una voglia di cedere, di sporcarmi che non saprei spiegare. Mi mostrai spavalda, lo sfidai e mortificai la moglie, che non aveva fatto niente per difendermi. Facemmo lezione come se niente fosse poi, verso le sei, lui si rilassò sulla sedia e tolse gli occhiali, massaggiandosi il naso con le dita. – Allora Cinzia, la settimana scorsa non sei venuta, vero? – disse banalmente.
– Certo – risposi scostante – dovevo pensare, decidere… – lui mi desiderava e io ero certa di tenerlo in pugno!- E non sai che si avvisa? O pensi che la gente debba stare ai tuoi capricci? – restai di stucco. Il professore invece di vergognarsi, mi sgridava. – Adesso alzati e poggia le mani su questa sedia! –Pensai: “Questo è proprio matto” eppure, con spavalderia ma con le gambe molli, non mi opposi e, lentamente, voltandogli le spalle e sbuffando, obbedii.
– Alzati quella gonna ridicola sopra il culo e infilala nei collant! –Con la morte nel cuore e tanta rabbia, lo feci; quella strana impotenza e la mia mancanza di volontà mi fecero lacrimare. Con una canna sottile, per la prima volta in vita mia, ricevetti dei colpi sul culo. Quaranta nerbate. Le prime 20 con le calze ma senza mutandine, le altre sul sedere nudo. Lui colpiva sempre nello stesso posto, massacrandomi, finché il mio culo divenne rosso e poi blu.
Mi costrinse a contare le botte che mi dava e dopo mi fece inginocchiare. Ancora una volta me lo mise in bocca e arrivò tutto dentro di me. Stavolta però, succhiai tutto con avidità. Ero perduta!Le gambe mi reggevano a malapena. La mattina, i segni sulle natiche si erano sbiaditi; poi svanirono e, dopo tre giorni, sentii il bisogno di prenderne ancora. Da quel momento diventai un oggetto nelle mani di Carlo. Sua moglie, ora collaborava: mi aiutava a prendere le posizioni più sconce, spesso mi legava e dopo che lui aveva finito, mi accarezzava e mi massaggiava con delle creme lenitive.
Non ho mai capito cosa provasse quella donna. Carlo mi faceva spogliare, poi iniziava a colpirmi, spesso nella stanza da bagno, da dove se gridavo non si sentiva nel palazzo. Gli piaceva bagnarmi, prima, sia con l’acqua che con i suoi liquidi. Picchiava con la bacchetta, sottile e cattiva. Prendeva dappertutto, a volte si dedicava ai piedi e alle cosce, altre al culo e altre ancora ai seni, io mi ribellavo ma sapevo che era peggio.
Delle sere ci chiudevamo in bagno e io mi mettevo nuda nella vasca, mentre lui sedeva su uno sgabello. La sua donna mi riempiva d’acqua tiepida con una grossa siringa, a volte l’ano altre volte la vagina. Mi gonfiavo tutta e dopo mi svuotavo nella vasca. La vergogna diventò parte del gioco dell’umiliazione. Peggio venivo trattata e più perdevo ogni rispetto di me stessa. Ricordo che i clisteri, non erano dolorosi ma mi debilitavano.
Mi sorpresero perché non ne avevo mai ricevuto uno in vita mia. Era pazzo di me, glielo leggevo negli occhi. Alla fine di ogni “lezione” pretendeva sempre di venirmi tutto dentro: era la sua fissazione. Diceva che il suo sperma era una parte di lui che io dovevo portarla via con me. Un giorno la brama di farmi sua esplose. Sapeva che non mi piacevano gli aghi! La macchia di sangue sulla carne chiara mi sgomentava e potevo anche svenire.
La sua mente perversa gli fece tentare l’indicibile: venne in un'ampolla, mentre mi tastava i seni e la vagina con la mano libera. Subito dopo, pretendeva di iniettarmi il seme, sospeso nella soluzione fisiologica direttamente in vena. Scappai via, ancora mezza nuda. Pioveva e, miracolosamente, la pioggia mi lavò di dosso quell'anno di follia. Ora riesco ad essere una donna normale, il che sorprende anche me, e di tutta questa orribile storia non ho mai avuto il coraggio di parlarne, nemmeno all’uomo che ho sposato, potrebbe farsi strane idee ed io… io ho ancora paura degli aghi!La prima volta in treLa prima volta che la mia compagna ha deciso di provare l'esperienza in tre è stato durante un nostro viaggio ad Istanbul!Essere lontani da chi ci conosce dalle nostre abitudini disinibisce più di ogni altra cosa.
Era stata una lunga giornata in giro a visitare la moschea blu, il topkapi, Santa Sofia seduti su una panchina a riposare lei non si era curata di coprirsi le gambe ne di stringerle quel pò che basta. Di fronte a noi dei giovanotti cominciano a guardare con insistenza, si alzano girano cercano di guadagnare una visuale migliore, le dico nell'orecchio che sta facendo arrapare questi giovanotti e lei di rimando : “e non ti eccita?”Fra il dire e il fare c'è il mare ma la mia erezione è stata immediata, le propongo di sceglierne uno da portare in albergo, lei nicchia e si tira indietro.
La sera in albergo ricordiamo l'accaduto e lei mi dice che parecchie volte nelle file è stata palpata, le chiedo dettagli e mi dice che il culo e le tette sono state oggetto di molte attenzioni, uno in particolare, nel gran bazar mentre contrattavo l'acquisto, le ha carezzato il sedere infilandole le mani nel solco fino a toccarle l'ano. La mia eccitazione è a mille e di li a scopare il passo è stato breve….
Dopo il sesso un pò di fame, le propongo di restare in camera e prendere qualche sandwich, andata ordiniamo. Restiamo nudi, dopo una decina di minuti di chiacchiere con molte fantasie, suonano alla porta, indosso l'accappatoio e vado ad aprire, il cameriere con i nostri sandwich, lo lascio passare e richiudo la porta alle mie spalle, percorro il brevissimo tratto fra la porta e la camera e noto il cameriere che cerca di organizzare il carrello mentre lei è lì sul letto coperta con il lenzuolo solo fra le gambe, le sue belle tette sono lì in bella vista, è la prima volta, Lisa si lascia guardare, palpare ma è la prima volta che si mostra.
Il ragazzotto è anche attraente, ci provo! “Vuoi dargli tu la mancia?” le dico in inglese affinché il ragazzo capisca. Lisa mi guarda eccitata “Ma certo!”La risposta, insperata, è arrivata, si alza dal letto è nuda, i suoi quarantadue anni sono molto ben portati, il seno ancora sodo, un po' di pancetta per la gravidanza la rende ancora più attraente, arriva davanti al ragazzo si inginocchia gli apre la patta e tira fuori un bell'uccello consistente, si vede che Lisa fa ancora effetto, subito lo porta alla bocca e inizia un pompino.
E' incredibile, mi aspettavo lo baciasse e si lasciasse toccare, invece ha cominciato un pompino. Il ragazzo apprezza, le dice in inglese che è una brava pompinara e lei insiste per bene, il cazzo del ragazzo cresce nella sua bocca che lo lubrifica per bene. Sono eccitato mi tolgo l'accappatoio e mi avvicino, Lisa ha il cazzo di un altro uomo in bocca…..!!!Mi eccita molto, le porgo anche il mio, lei lo afferra con la mano libera, me lo stringe sta spompinando come una pazza, poi passa a me ma solo per pochi secondi, torna a concentrare la sua attenzione sul bel cazzo che ha fra le labbra.
Mi abbasso la tocco fra le gambe è già fradicia…….. le sussurro all'orecchio “scopalo”, non se lo fa ripetere si alza aiuta il ragazzo a spogliarsi, lo tocca dappertutto poi si gira e si inginocchia sul letto, il bel culo alto,il ragazzo non esita un secondo le fionda in figa il suo cazzo senza esitazione, per tutta la lunghezza!Prima di conoscerci Lisa ha avuto ovviamente altri uomini tutti ben dotati ma la sento ululare come non ha mai fatto con me, mi guarda con gli occhi sbarrati e dice “è grosso!!” Le chiedo se vuole che smetta, il ragazzo la sta pompando con un ritmo ed una forza notevoli e lei mi guarda dicendomi “NO!!!”La vedo che è vicina a godere, conosco i segni, lui pompa come un forsennato, le sue tette ballano, mi stendo vicino a lei, Lisa mi si appoggia addosso, mi bacia, sento le nostre lingue battere per i colpi del ragazzo, mi dice “ti amo” e viene urlando tutto il suo piacere e si abbandona su di me.
Il ragazzo si ferma, il suo cazzo è ben piantato dentro la mia Lisa, mi guarda si sfila e mi sorride, capisco cosa vuole comincia a toccarle il culo prima dolcemente poi le sue mani diventano più ardite, un dito nel suo buchetto, due dita lei apre gli occhi, mi guarda e mi chiede “vuoi lasciargli anche il culo?”Le sussurro che la amo la faccio scivolare su di me e mi piazzo in modo da penetrarla lei capisce mi dice che non ha mai provato così.
Sento le dita del ragazzo che si fanno strada nel suo culetto, geme mi dice che sono un porco, un maiale, che mi piace farla scopare dagli altri, sono bene dentro di lei, l'attiro contro di me, la bacio lei si irrigidisce un attimo. Il ragazzo gli ha piantato la cappella nel culo, la sento cedere, sento il suo cazzo che si fa strada nel culo di Lisa, lentamente ma senza incertezze, lei dice è troppo, ma sento che il ragazzo spinge ancora non accenna a fermarsi.
Lisa mi dice che è troppo grosso che le uscira dalla gola!!!!!E' tutto dentro il suo culo!Comincia a sfilarsi pochi centimetri poi spinge dentro ancora, la guardo è completamente persa, io sono ancora fermo dentro di lei, le dico “godi amore”. Il ragazzo comincia a pompare il suo culo come un trapano a percussione, io comincio a muovermi, Lisa sta già godendo e poi ancora, dopo pochi minuti le dico che sto venendo e spingo la mia sborra profondamente nella sua figa, aiutato dai miei sussulti e da quelli di Lisa che continua a venire sento il ragazzo irrigidirsi e piantarsi profondamente nel culo di Lisa sborrandole dentro e dandole della puttana.
Le dico nell'orecchio che Lei è davvero una troia, la mia troia. a****li e cognataIl fratello di mia moglie venne arrestato allora sua cognata venne da noi per un po’ noi abitiamo in campagna dove abbiamo anche degli a****li tra cui un bellissimo cavallo una mattina mia moglie portò dell'acqua al cavallo nella stalla come tutte le mattine ma una mattina trovò la sorpresa si rese conto che il pene pian piano incominciava ad alzarsi mia moglie incominciò a fantasticare aveva voglia di prenderlo in mano alla fine incuriosita lo prende con due mani il cavallo al tatto delle mani scosse la testa e un cenno di eccitazione finchè mia moglie si mise sotto la pancia con una sdraia e lo seghettava ad un certo punto mia moglie mise le gambe appoggiate alla pancia del cavallo e con le prese il cazzo e se lo strofinava sulla figa ad un certo punto mise la cappella dentro la figa mia moglie incominciò ad mugolare e gridare come una vera troia a tal punto che le grida arrivavano fino alla cognata in casa la cognata sentendo queste grida si recò verso la stalla e si fermo per un pò sul bordo della porta senza entrare si guardava lo spettacola e si masturbava poi ad un certo punto vide il cavallo che incominciava ad eruttare su tutto il corpo della troia di mia moglie la cognato vedendo questa scena si recò verso di lei e spalmandola con le mani sul tutto piane di sperma andò vicino all'orecchio e gli disse che aveva la figa che bolleva che voleva provare anche lei questa esperienza poi si mise anche a baciarla mia moglie gridava ancora dal piacere e gli strinse il collo e si baciarono e si slinguarono per un pò dopo di che mise la cognata al posto suo la sdraiò e gli fece mettere le gambe appoggiate sulla pancia poi con le mani prese il cazzo del cavallo e gli e lo poggiò sulla figa a strofinarlo ma la troia della cognata levò le mani di mia moglie dal cazzo e prese lei le redini del cazzo e incominciava a gridare ma gridare forte dai spaccami la figa aaaaaaaa intanto che gridava si era messa non solo la cappella ma era arrivata a metà del cazzo mia moglie si era reso conto di questo e si era accorto che la figa usciva un po’ di sangue però era rimasta stupita ancora dalle grida non dal dolore ma dall'eccitazione allora anche lei la troia di mia moglie si mise con la figa in bocca alla cognata e si fece leccare e cosi vennero all'orgasmo minimo 5 volte dopo di che per un po’ tutte le mattine loro due facevano le loro zozzerie in casa.
La tappa successiva era finivano in stalla: una mattina però li sorpresi in flagrante nella stalla la prima scena dei miei occhi vidi mia moglie sotto il cavallo che scopava e grida che mi rabbrividirono. Rimasi scioccato ma anche eccitato sua cognata invece era a pecorina e si masturbava e con la lingua baciava mia moglie a quel punto mi recai vicino a mia cognata da dietro e la inculavo mia moglie si rese conto di questo al tal punto che la sua eccitazione aumentava più aumentava e più si metteva il cazzo piu dentro e anche lei gli sanguinò ma gridava dall'eccitazione dopo di che per circa sei mesi la nostra storia fu cosi tutte le notti le sere dormivamo in tre nel nostro letto e facevamo l'orgia poi al mattino facevo scopare l'oro con il cavallo ad una alla volta mentre io scopavo l'altra.
poi il marito usci dalla prigione e lei aveva paura perche facendo l'amore se ne accorgeva che aveva la figa dilatata dal cavallo mia moglie gli consigliò di dirgli che si era comprato un fallo nero e grosso su cui si masturbava tutte le sere. Una donna dolce come il miele del diavoloEravamo giovani e innamorati da quasi un anno, quando io e Roberta decidemmo di passare le nostre prime vacanze da innamorati insieme ad una coppia di amici, scegliendo come meta la Grecia.
Io e lei avevamo 24 anni, i nostri amici 23. Volevamo fare un giro nella Grecia continentale, così affittammo un appartamentino con due camere e giardino, sulla costa orientale. Dopo un infinito viaggio in traghetto e auto, raggiungemmo l'appartamento esausti intorno all'ora di pranzo. Era leggermente rialzato sul mare, a circa 1 km dalla spiaggia, più di quanto ci era stato detto… ma ormai era fatta e in fondo non era una distanza impossibile da percorrere a piedi.
L'ingresso era sulla strada, ed a fianco del nostro appartamento ce n'era solo un altro. Tutto intorno ulivi, sterpaglie e la stradina sterrata, in perfetto stile greco. L'appartamento era spazioso, bianco e azzurro, molto carino. I giardini erano sul retro, sul lato opposto rispetto alla strada. Ci venne da ridere sentendo che i due ragazzini che giocavano nell'appartamento accanto erano italiani, probabilmente calabresi dall'accento (noi siamo toscani). Non si smentiva l'ipotesi di trovare italiani ovunque.
I due genitori, inconfondibilmente calabresi, si presentarono poco dopo nel giardino per salutarci e accoglierci festosamente. Con una gentilezza ed una ospitalità commovente, ci invitarono a pranzo da loro visto che immaginavano la nostra stanchezza e la poca voglia di andare a cercare un ristorante aperto per pranzo con quel caldo atroce. Il tempo di farci una doccia ed indossare i più comodi costumi, ed eravamo tutti e 4 dai gentilissimi vicini, che ci fecero trovare un pranzo abbondante e forse persino eccessivo.
La moglie, Luisa, era bassina e sovrappeso, faceva quasi tenerezza in quel bikini che evidentemente non poteva permettersi con quel fisico. Anche il marito, Pasquale, aveva una pancetta non indifferente, oltre ad una peluria che faceva caldo solo a guardarlo. Impossibile non notare che sotto gli slip da mare si nascondeva anche un pacco non indifferente. Entrambi sui 45 anni, avevano comunque una gentilezza e una simpatia che li rendeva piacevoli al di là dell'aspetto fisico.
I due ragazzini giocavano chiassosamente, la moglie ci riempiva di attenzioni e cibo, il marito scherzava cordialmente con tutti noi e soprattutto con le ragazze, tanto che la moglie non mancava di rimproverarlo scherzosamente dicendo che potevano entrambe essere sue figlie. Lui rideva ma comunque continuava a “conquistarle” con ironia e simpatia. Mentre Sara, la ragazza dell'altra coppia di amici, stava molto sulle sue per la sua innata timidezza, Roberta stava al gioco, seduta vicino all'uomo, e flirtava scherzosamente, salvo poi ricordare a Pasquale che avendo una bella moglie come Luisa doveva fare meno il “galletto”.
Dopo oltre un'ora e mezzo di pranzo decidemmo di andare in spiaggia, Luisa doveva portare i ragazzi al mare e si offrì di accompagnarci alla spiaggia più carina nelle vicinanze, mentre Pasquale non voleva mancare la penichella pomeridiana. Noi 4 sulla nostra auto seguimmo l'auto con Luisa e i ragazzini fino ad una spiaggia che poi si rivelò essere molto vicina. Il mare era bello, la spiaggia praticamente solo per noi. Ci buttammo sugli asciugamani per riprenderci dalla stanchezza e dal pranzo, ma Roberta non stava molto bene e decise di tornare a dormire all'appartamento.
Io proposi di accompagnarla, ma lei rifiutò con decisione, dicendo che voleva solo dormire un po’, e che un po’ di silenzio e solitudine la avrebbero aiutata. Si incamminò quindi per conto suo, vista la vicinanza degli appartamenti. Sapendo che a volte aveva bisogno di stare un po’ da sola, accettai la sua decisione. Dopo un'ora di ozio totale sulla sabbia, comunque preoccupato per Roberta, pensai di andare a vedere come stava, pronto a tornare indietro se l'avessi trovata a dormire beatamente.
Anche io decisi di andare a piedi, lungo la stradina sterrata che arrivava agli appartamenti. Arrivato all'ingresso, scelsi di passare da dietro, dai giardini protetti solo da un muretto basso in pietra, per vedere se Roberta dormiva, senza dover entrare in casa e far rumore, dato che per fortuna la nostra camera dava proprio sul giardinetto. Scavalcai silenziosamente e mi avvicinai alla finestra sul retro. Gli avvolgibili erano abbassati, ma le stecche li tenevano aperti in avanti, per far entrare aria ma non luce.
Sorridendo mi avvicinai silenziosamente e cercai di sbirciare in camera per vedere se il mio amore stava dormendo. Il mio amore era disteso sul letto a pancia in giù, con la massa pelosa e sudata di Pasquale distesa sulla sua schiena che la montava con vigore da dietro. Lui ansimava come un porco, lei come una troia. Il sangue mi si gelò completamente nelle vene, non riuscivo a credere a ciò che stavo vedendo.
Rimasi bloccato nel tentativo di trovare una spiegazione logica a ciò che vedevo e che non poteva essere vero. Eppure non era un incubo, i loro respiri affannati era reali, il rumore delle palle gonfie di Pasquale che sbattevano sul culetto liscio della mia ragazza era reale. – Sì, prendimi – disse Roberta in preda al godimento. Non li potevo vedere in volto perché erano girati verso la parete del letto, mentre il mio punto di vista era dietro sulla sinistra rispetto a loro.
Sentivo però il suono spiacevole della bocca di Pasquale sul collo di Roberta, mentre lo baciava e leccava grossolanamente, sbattendola con forza e con colpi che facevano tremare come gelatina la pelle delle cosce e delle chiappe di lei. Io ero come congelato, non riuscivo a pensare né a spostarmi o urlare. Vidi Roberto sollevarsi leggermente, con una mano sul cazzo, e spostarsi in avanti su di lei. Roberta con voce esausta ma quasi ridendo disse – No, lì no — Dai fammelo provare, te l'ho guardato tutto il tempo — Mi sembrava che tu fossi più interessato alle mie cosce, a tavola — Eri proprio lì accanto, ridevi, mi guardavi, non ti spostavi quando strusciavo le gambe sulle tue ginocchia… dovevo provare ad accarezzarti le cosce no? -Roberta rise – Eh sì, dovevi proprio con tua moglie in giro per il tavolo… E poi mi pareva che tu mi guardassi le tette — Per forza, mi stavi davanti con quella quarta stretta nel costume — E' una terza — Sembrava una quarta, fammi controllare -Con un movimento tutt'altro che aggraziato, Pasquale lo rimise nella sua fica fradicia e aperta, e con le mani le afferrò le tette con forza, tirandola indietro fino ad alzarsi entrambi sulle ginocchia.
Lui arrivava a malapena alle tette di Roberta, che stringeva con forza mentre la sua pancia sul culo di lei non gli permetteva di andare oltre. Evidentemente scomodo, lasciò le tette e la afferrò per i fianchi, cominciando a sbatterla alla pecorina. I respiri affannati crescevano di intensità, lui le mollò uno schiaffo sonoro sul culo, lei disse un – Ahhhi – eccitato più che infastidito, lui ripeté con un altro schiaffo ancora più forte.
– Dai, mi lasci il segno — E certo che te lo lascio, non devi dimenticare lo stallone calabrese -Roberta rise e rispose – E chi se la dimentica questa scopata — Che puttana – disse lui sbattendola con una forza quasi preoccupante. Eccitato all'estremo, la spinse quasi con violenza a distendersi di nuovo sul letto, sempre a faccia in giù, e si buttò su di lei, spostandosi in alto e afferrandoselo con la mano per dirigerlo là dove lei non voleva.
– No, no – disse lei. Lui non rispose e si lasciò cadere con tutto il suo peso, spingendo con forza. – Ahhhhhhh….. – sussurrò lui. – Ahhhhhhh….. – urlò lei. Lui spinse ancora con più decisione, schiacciandola con il suo peso mentre lei si divincolava e urlava. Roberta cominciò a piangere. Fu in quel momento che decisi di intervenire, quello stava diventando uno stupro. Pensai di andare verso la porta sul retro che dava nella cucina, per prendere un coltello e intervenire minacciandolo, ma mentre pensavo a questo, lui le chiese – Ti piace ora che è arrivato in fondo, eh? -Lei piangendo rispose – Sì, sì… fa male ma lo voglio, continua -Pasquale cominciò a muoversi dentro il culetto di Roberta, poi iniziò a scoparla su e giù, sempre schiacciandola con il peso del suo corpo peloso e sudaticcio.
I sospiri piagnucolanti di lei si trasformarono lentamente in sospiri eccitati, mentre con una mano sotto la pancia si stava evidentemente stimolando il clitoride. Sentirla ansimare mi fece sentire un formicolio nel costume. – Lo faccio per te, anche se prendi la pillola non è sicura al 100% – disse lui ansimando come un porco che vuol solo godere. – Lo so, lo so, grazie – rispose lei distratta e concentrata nella ricerca dell'orgasmo.
– Lo so AMORE, devi dire — Lo so amore mio — Scopami il culo amore mio, devi dire — Scopami il culo amore mio — Vienimi dentro amore mio, devi dire — Vienimi dentro amore mio – disse lei quasi urlando e un attimo dopo ansimò forte muovendosi con una forza straordinaria che fece sobbalzare il pesante fardello che aveva sopra e dentro di sé. Solo in quel momento realizzai che il mio cazzo era durissimo nel costume.
Come se fossi stato posseduto, senza più forza di volontà, lo tirai fuori e mi masturbai furiosamente in silenzio, guardandoli. Lei si placò, distrutta da quell'orgasmo furioso, e rimase distesa ansimando forte senza muoversi, mentre Pasquale la scopava con ancora più forza in quel culo che ormai doveva essersi aperto senza ritegno, tanto che lui sembrava uscire e rientrare ad ogni colpo. L'assenza di partecipazione di Roberta rendeva la scena ancora più umiliante, lui la stava usando senza alcun interesse per lei, a quel punto, voleva solo svuotarsi i coglioni nel corpo del mio amore.
Scopandola ormai come un cane avvinghiato ad un polpaccio, Pasquale disse: – Ora ti sborro nel culo, puttana — No, dai esci- rispose lei senza partecipazione, ormai desiderosa solo di finire. – La vuoi bere? — No, no, godimi sulla schiena — Col cazzo – rispose lui quasi ridendo – Ormai sborroooooooooooooo -Gli ultimi colpi furono lenti, possenti e in profondità, poi lo spinse fino in fondo come se volesse metterla incinta. Sentii l'orgasmo arrivare anche per me, e sborrai senza gioia ma copiosamente sulla mia mano, mentre immaginai che la sborra di Pasquale stesse scorrendo nel corpo esausto della mia amata.
Mentre lui affondava il suo membro fradicio nelle carni di Roberta, lei si sforzò di arrivare con una mano sotto i loro corpi e sussurrò “sennò si sporcano le lenzuola”. Immaginai la sborra di lui che dopo averla invasa con la forza, usciva lentamente, esausta anch'essa, lungo le cosce gocciolanti di Roberta, fino alla sua mano. Lui le stava leccando, oscenamente mordicchiando, il collo e una guancia, ansimando, e le disse – baciami -.
Lei disse semplicemente no con un tono che lasciava immaginare un sorriso. Lui allora uscì dal culo di lei, reggendosi il cazzo con una mano, e con un movimento improvviso e potente entrò nella sua fica. – No… no… dai… ma sei proprio uno stronzo – disse lei ridendo. – Sei tu la stronza che non mi bacia — Hmm ok – rispose Roberta divertita. Lo spinse indietro, lui uscì dal suo corpo violato e lei si girò goffamente sotto di lui, tanto che io ebbi paura che mi vedesse dietro la finestra… ma le loro bocche si incollarono subito in un bacio ancor più osceno di quella scopata: era innaturale vedere una ragazza così carina e pulita abbracciare e baciare appassionatamente un maiale grasso e peloso.
Il quadro fu completo quando lui baciandola rientrò nel suo corpo e lei spalancò oscenamente le cosce per riceverlo fino in fondo, umido del suo sperma che continuava a sgocciolare, pulendosi in quella fica che solo il giorno prima avevo coccolato e baciato come un tempio. Rimisi il mio cazzo, mai così piccolo, nel costume. Tornai in spiaggia umiliato ma deciso a salvare la faccia, dicendo che lei stava dormendo e non l'avevo voluta svegliare.
Luisa però forse raccontò di questa mia escursione al marito, che intuì l'accaduto. O forse mi aveva in qualche modo visto durante la mia spiata, chi sa… In ogni caso la mattina dopo mi mise alla prova dicendomi sottovoce – complimenti, non la prendere male ma la tua ragazza ha un culetto favoloso. – Il mio – Eh, sì… – di risposta fu più amaro che divertito. E credo che non fu un caso se fu facile trovarli insieme la sera dopo, quando andarono a prendere l'insalata nella nostra cucina mentre noi eravamo tutti a tavola nell'altro giardino… Lei in piedi appoggiata contro la cucina, la testa indietro sulle spalle di lui che la schiacciava da dietro, due dita di lui che lei succhiava con avidità ad occhi chiusi, l'altra mano di lui che le palpava il seno fuoriuscito dal bikini.
Il pareo di lei era sollevato, il costume frettolosamente abbassato alle ginocchia, come i pantaloncini e le mutande di lui. La lingua di Pasquale scorreva lasciva sul collo di lei e un suo sguardo veloce si diresse per un attimo verso la porta socchiusa da dove osservavo nell'ombra. Gli unici suoni, coperti a tratti dalle chiacchiere degli altri nel giardino accanto, erano quelli della bocca di Roberta che succhiava le dita di quel porco, e del possente corpo peloso di Pasquale che con una velocità a****lesca si accoppiava con lei.
In silenzio la monta terminò e l'estrazione del cazzo coincise con un osceno sgocciolare sul pavimento. Lui alzò la bocca dal collo di lei e sorrise verso di me. Che mi immaginasse o mi vedesse cambiava poco. La mia gattina era la sua zoccola.
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