“Ora fai quello che ti dico, voglio premiarti per
rilasciato 06.10.2016 in categoria sesso raccontoMi chiamo Carlo, ho quasi 54 anni ed otto mesi fa la mia vita è stata sconvolta da un avvenimento inatteso, mia moglie Anna è stata coinvolta in un incidente stradale ed è deceduta. Noi eravamo sposati da ventisei anni, con due figli che ormai sono indipendenti. Il maschio lavora in Lussemburgo e la ragazza ha appena iniziato a lavorare a Parigi, presso una multinazionale prestigiosa.
Questa tragedia mi ha quindi provato fortemente, mi sono trovato solo, con tutti i progetti futuri azzerati e con una sensazione di precarietà mai provata prima.
Ho preso un socio nel mio studio professionale ed abbiamo concordato che entro cinque anni lui mi subentrerà ed io sarò ufficialmente fuori dall’ambito lavorativo. Da subito il mio apporto è diventato part-time ed io ho riorganizzato la mia vita. Tutte le mattine ho preso l’abitudine di recarmi in un supermercato vicino a casa dove faccio acquisti come fosse un mercatino rionale, per le necessità del giorno. In breve ho iniziato a conoscere ed a famigliarizzare con il personale, come fossero i negozianti del quartiere della mia infanzia.
Dopo qualche mese è anche subentrato un problema inerente la mia sessualità. Con mia moglie l’attività sessuale non era certo frenetica ma era costante, due, tre volte a settimana. Senza molte variazioni e con poca originalità ma con un affetto di fondo molto intenso che ci ha sempre consentito un appagamento reciproco. Ora come potevo sfogare i miei desideri? In breve ho scoperto di avere un problema psicologico, se vado con una donna a pagamento non mi si rizza.
Non mi sento desiderato, la cosa non mi intriga quindi non riesco ad eccitarmi. Dopo un paio di tentativi ho dovuto prendere atto della cosa, confermatami da un amico medico. D’altronde ero decisamente fuori allenamento per il corteggiamento, oltre a sentirmi superato vista la mia età ormai non più giovanissima. Mi sono quindi accontentato della masturbazione, non soddisfacente ma unica soluzione che mi consentiva di sfogarmi con le mie fantasie e i miei desideri.
Due mesi fa le cose sono cambiate in maniera imprevedibile. Era lunedì ed io stavo andando a fare il mio solito giro al super, ero sorpreso vedendo il parcheggio semivuoto. Sono entrato ed ho compreso il perché, era stato indetto uno sciopero del personale, per non chiudere tutto il negozio il direttore aveva spostato tutto il personale degli uffici nei servizi di front office ma il servizio era egualmente ridotto. Ho fatto il mio giro, anche la clientela era ridotta, e mi sono avviato alle casse.
In una ho individuato Sara, la responsabile delle casse con cui avevo scambiato qualche battuta.
“Ciao Sara, ti hanno rimessa al lavoro?” ho detto scherzando. Lei era piuttosto seccata:
“Si, per non farci chiudere ci hanno precettati tutti sul front office. E così sono tornata in cassa, per fortuna ci sono pochi clienti. ”
“Clienti affezionati come me. ” Ho ribattuto sorridendo.
Anche lei ha sorriso: “Certo, cosa hai comprato oggi? Pane e latte?” abbiamo scherzato sulle mia capacità culinarie e poi lei ha bofonchiato: “E non ci pagano neanche degli extra, per premio mi danno il mercoledì libero.
Cosa me ne faccio di mercoledì libero?”
Ho reagito d’istinto, senza pensare: “Perché non vieni con me fino al mare. Devo andare a verificare la casa in Liguria e non volevo andare da solo. ” Ero arrossito nel dirlo.
Lei mi ha fissato in modo strano, sorpresa della mia offerta: “Grazie, sei gentile ma ho tanto da fare a casa. ”
“Senti, domani ci vediamo e mi dai una risposta definitiva. Mi faresti un piacere, così non viaggio da solo.
Pensaci”
Ci salutiamo con un suo sorriso. La notte ho dormito poco, ero agitato, convinto di non essermela giocata bene, certo del suo rifiuto. Il martedì alle nove ero al super, lei era tornata al suo posto nella cassa centrale, mi ha salutato e mi ha fatto cenno che ci saremmo visti dopo, per un caffè. Un buon segno?
Ho comprato un po’ di sushi e sono uscito, lei mi ha raggiunto al bar.
“Ciao, in merito alla tua idea di andare al mare, domani. L’idea mi alletta ma tu hai ben chiaro che sono una donna sposata, con un figlio di nove anni e nessun grillo per la testa? Non vorrei ti facessi strane idee. ” Mi dice senza tanti preamboli.
“Io ho cinquantaquattro anni, sono solo come un cane e vorrei unicamente fare un viaggio in compagnia, nulla di più. Te lo assicuro. ” Rispondo con tono sincero.
Bene, mercoledì alle otto e trenta alla fermata della metro di Piazza M. ci troviamo. Lei per le diciassette deve essere a casa, il figlio rientra da scuola.
La notte la trascorro agitatissimo, ha accettato ma ha messo dei paletti. Avrò qualche possibilità o no? Mi masturbo pensando a lei. Al mattino successivo sono ad attenderla all’uscita della metro. Arriva, indossa dei jeans molto aderenti, scarpe da ginnastica ed un giubbino chiaro, Rispetto al solito è leggermente più truccata e curata ed i capelli castano chiari sono sciolti.
La saluto con un bacio sulla guancia e partiamo. “Che bella macchina hai. ” Mi dice colpita dagli interni lussuosi.
Dopo venti minuti ci fermiamo in un autogrill famoso per la qualità dei panini. Io non ho ancora fatto colazione, lei dimostra un appetito sano, ordina un panino al crudo con una birra piccola: “A metà mattina faccio sempre merenda” mi spiega. Sotto il giubbino indossa una maglietta aderente che valorizza un seno importante, una terza o una quarta, ed una pancia piatta.
Il viso è regolare, con belle labbra e begli occhi. Il naso è leggermente aquilino, l’espressione è intelligente.
Durante il viaggio racconto la mia vita e lei mi racconta la sua, ha trentatre anni, a venti ha conosciuto il marito e dopo poco si sono sposati. Nove anni fa è nato Luca, il figlio. Da quattordici anni lavora nel supermercato, prima aveva poca voglia di studiare ed ha lavorato per parecchio tempo in un negozio di abbigliamento.
Si rammarica di essere alta solo un metro e sessantacinque ed è molto orgogliosa della sua forma fisica.
Arriviamo a Spotorno, dove possiedo una casetta, prima delle dieci. Entriamo e la accompagno a visitarla, il punto forte è il terrazzo del primo piano che ha una splendida vista. Siamo a metà Maggio, la giornata è tersa ed il sole caldo. Manifesta gioia ed entusiasmo. Le chiedo se vuol prendere il sole e lei vorrebbe farlo, ma non ha il costume.
La accompagno in camera di Alice, mia figlia, e le faccio vedere i costumi che lei ha lasciato in un cassetto. Lei sceglie un due pezzi verde ed oro. Io esco dalla camera e la attendo in terrazza predisponendo un lettino con asciugamano per lei ed una poltrona all’ombra per me. Quando arriva mi viene un colpo. Alice è più minuta ed ha una seconda di seno, il costume fatica a contenere le forme di Sara che sono esaltate da quei pochi centimetri di stoffa.
Ha indossato della ciabatte con tacco e sembra molto più alta ed ha raccolto i capelli in una coda di cavallo. Con malizia compie una piroetta su di sé e mi chiede cosa ne penso.
“Sei bellissima. ” Riesco a dire mentre arrossisco ed ho un inizio di erezione.
“Allora la corsa che faccio ogni mattina non è tempo buttato” mi risponde mentre si stende prona sul lettino. Ha due glutei meravigliosi, il costume scompare nel solco delle natiche.
Le gambe sono tornite e senza cellulite. Nel complessa è una bella donna, ed è consapevole di esserlo. Dopo mezz’ora mi allontano con una scusa e la lascio sola. La spia da dietro una finestra e vedo che si toglie il reggiseno e si posiziona supina. Il seno è meraviglioso, capezzoli scuri, areole grosse e mammelle sode. Il triangolino delle mutandine è risucchiato dentro di lei aderendo perfettamente alla vagina. Sono tentato di masturbarmi ma mi trattengo, potrei avere di meglio.
shitto comunque una foto ricordo. Faccio alcune telefonate per trovare un ristorante aperto in settimana fuori stagione, quindi torno in terrazza, lei si copre con le mani, pigramente e manifesta una felicità infantile quando la informo che per mezzogiorno possiamo andare a mangiare il pesce in un locale sulla spiaggia.
Dopo che si è docciata e rivestita ci avviamo, mi chiede a che ora dobbiamo partire perché lei sia a casa per l‘arrivo del figlio.
Concordiamo che alle quindici, quindici e trenta dobbiamo ripartire.
Andiamo a pranzo, siamo solo due coppie. Prendiamo antipasto di pesce e risotto allo scoglio con un Prosecco di accompagnamento. Le riempio generosamente il bicchiere.
“Tu vuoi farmi ubriacare per approfittarti di me. Ma io reggo il vino meglio di te. ” Mi dice scherzando.
Dopo il caffè ed un limoncello usciamo dal locale, tenendoci per mano, arriviamo alla macchina e torniamo a casa.
“Devo fare pipì!” dichiara appena entrata in casa. “Anche io!” rispondo. “Allora facciamola insieme!” mi propone guardandomi con occhi maliziosi che brillano. Io resto senza fiato, mi prende per mano ed entriamo nel bagno del primo piano. Mi bacia, le nostre lingue si intrecciano. Sento che mi slaccia la cintura ed apre i bottoni dei pantaloni. Li abbassiamo insieme ai boxer, sono eccitato, è molto tempo che non bacio una donna.
“Ora fai quello che ti dico, voglio premiarti per la tua generosità.
” Mentre dice queste cose vedo una luce strana nei suoi occhi, non capisco se dovuta al vino o ad altro. Mi prende la gamba destra e mi porta ad appoggiarla sulla tazza del water, quindi lei scende tra le mie gambe ed inizia a baciare e leccare lo scroto per poi salire lungo l’asta ed imboccare la cappella. La lecca provocandomi dei fremiti, non resisterò a lungo, la visione di questa donna intenta a leccarmi aumenta la mia eccitazione in modo incontenibile.
Lei lo capisce e si estrae il pene dalla bocca, con la mano destra lo masturba lentamente mentre con la bocca scende lungo l’asta, lungo lo scroto, arriva al perineo che lubrifica con la saliva. E’ una cosa che non ho mai provato prima. Mi lubrifica lo sfintere con la lingua ed avvicina una falange che gira in tondo intorno al mio culetto, quindi entra dentro di me, lentamente. Spalanco gli occhi è una sensazione nuova, incredibile.
Mi stà VIOLANDO IL CULO, fino ad oggi non mi era mai successo. Chiudo gli occhi travolto da sensazioni nuove. Il dito di Sara si muove dentro di me velocemente, poi sento la sua bocca che risale lungo l’uccello e riprende a spompinarmi. Provo un calore, un senso di umido magnifico, sono sull’orlo dell’orgasmo che finalmente esplode. Forte. L’effetto combinato della sua bocca e del suo dito che mi massaggia la prostata è amplificato dalla rigidità che il mio corpo assume per non farmi cadere.
Mentre apro gli occhi urlo il mio piacere e vedo Sara intenta ad ingoiare tutto il mio seme. E’ una visione magnifica. Terminato l’orgasmo mi siedo sul water, riprendendo fiato. Sara è in ginocchio di fronte a me, le prendo la testa tra le mani e la bacio, sento il saporo del mio seme dentro la sua bocca ma sono così coinvolto che la cosa non mi disturba. Ci baciamo lungamente, quando riapro gli occhi lei è nuda.
Mi complimento con lei per la sua bellezza e le lecco il seno.
“Non abbiamo tempo per i giochini, tra poco dobbiamo partire per Torino. Scopami ora. ” Mi intima lei mentre si infilza sul mio uccello che si è incredibilmente di nuovo indurito.
“Forza vecchietto, fammi vedere se ce la fai ancora, fottimi, fottimi. ” Mi incita Sara mentre si alza e si abbassa sulla mia asta. E’ calda, umida e mi stringe l’uccello con la vagina.
Il contatto è molto forte, eccitante, chiudo gli occhi mentre scendo a succhiarle un capezzolo, duro e lungo. Sono nuovamente sul punto di godere, lei accelera il ritmo ed inizia ad ansimare. Raggiungiamo l’orgasmo insieme, lei torna a baciarmi profondamente con trasporto.
Dopo alcuni istanti si solleva, mi bacia dolcemente e si infila in doccia. Alle quindici, puntualissimi siamo in vettura ed alle sedici e trenta, in anticipo, è a casa.
Dopo cena sono a letto e ripenso alla giornata, alle sensazioni provate.
Durante il ritorno non abbiamo parlato del futuro, la rivedrò o sarà stata un’avventura unica?.
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