Le preoccupazioni di mia madre 2

La febbre durò pochi giorni; guarii grazie soprattutto alle premurose cure di mia madre; tutti i giorni finchè potè mi praticò quei massaggi miracolosi, anche due volte al giorno. Nelle occasioni successive insistette per accompagnarmi in bagno dove curava benissimo la mia igiene intima. Mi insaponava e lavava con un'attenzione unica, chinata sulle mie spalle su cui gravavano le sue stupende tette; non smetteva se non dopo averlo visto lungo e duro come prima.

Lo guardava con soddisfazione e mi faceva domande indiscrete sulle mie frequentazioni femminili. Rispondevo sempre evasivamente e alle sue insistenze confessavo che le mie compagne non mi piacevano. Ritornava poi sull'argomento, soprattutto da soli e in bagno, e durante i miei stati di eccitazione mi sfidava con domande simili: ti piace da solo o con le mie mani ? le confessai che preferivo lei senza mostrare molto entusiasmo, ma ebbi conferma finalmente dei sospetti che mi avevano tormentato in quegli anni, dall'episodio dei palpeggiamneti a 11 anni.

AVEVA SEMPRE TEMUTO CHE SAREI DIVENTATO OMOSESSUALE.
Decisi perciò di sottrarmi dalla sottomissione alle sue attenzioni e di prendere invece l'iniziativa. Un giorno, approfittando che eravamo soli, andai in bagno facendomi vedere da lei. Chiusi la porta a chiave, mi spogliai completamente e davani allo specchio grande del lavabo ammiravo il mio corpo. Cominciai a carezzarmi e massaggiai il mio arnese con del sapone, presto divenne duro e grosso. Ero proprio in direzione della serratura, ero sicuro che avrebbe spiato; facevo movimenti molto lenti per evitare di chiudere il gioco troppo presto.

Nel silenzio totale prestai un pò d'attenzione e sentii degli impercettibili rumori dietro la porta; continuai ancora per un pò mostrando i miei glutei e il cazzo prorompente, quando improvvisamente e velocemente aprii di s**tto la porta che urtò, come immaginavo, contro la sua testa avvalorando il mio sospetto.
Arrossì di vergogna, balbettò qualche parola e si recò subito in cucina dove diceva di avere lasciato qualcosa sul fuoco. Oramai l'avevo scoperta; nei giorni successivi calò il gelo tra di noi: non mi rivolgeva nè la parola nè lo sguardo; credo avesse anche paura che si conoscessero le sue attenzioni verso di me.

Ero quasi pentito di averla umiliata, in fondo era sempre la mia mamma e quello che aveva fatto era solo per il mio bene.
Ma un evento nuovo avrebbe fatto rinverdire il vecchio rapporto con lei; in primavera mio padre, tornando dall'ufficio, annunciò che gli era stato proposto di occuapre un posto di maggiore responsabilità che avrebbe procurato un sostanzioso aumento della paga; in cambio il suo orario di servizio sarebbe stato di 24 ore in ufficio e 24 a casa.

Sarebbe stato centralinista di giorno e guardiano di notte. In pratica avrebbe dormito a casa solo a notti alterne; mia madre si mostrò interessata all'aumento della paga e lui spiegò che gli sarebbaro state pagate indennità notturne, festività e domeniche in misura doppia; inoltre avrebbe avuto diritto a delle giornate di riposo compensativo. Mia madre lo convinse ad accettare e vidi brillare i suoi occhi: intuii cosa pensava.
Quando la settimana successiva cominciò il suo nuovo turno di lavoro, chiesi a mia madre se potevo dormire nel letto matrimoniale, lei non rispose; ma quando anche mio fratello più grande lo chiese, disse che era meglio accontentare me che ero più piccolo (mi stavo intanto avvicinando ai 15 anni).

La prima volta andai a letto molto prima di lei, attesi con impazienza che arrivasse anche lei, ma arrivò tanto tardi che mi trovò addormentato malgrado l'attesa mi avesse creato tanta eccitazione. Dopo due giorni si ripresentò l'occasione; fui molto più accondiscendente con lei, l'aiutai a sparecchiare dopo cena, studiai per ingannare il tempo in attesa che lei finisse i suoi lavori domestici e infine andai a letto. Era primavera inoltrata e andai a letto con un piccolo boxer.

Spensi la luce quasi subito e finsi di addormentarmi.
Arrivò finalmente lei, accese la luce del suo comodino e si spogliò; nella penombra della stanza riuscivo a vedere i suoi movimenti e le fattezze del suo corpo che finalmente potevo ammirare: la sua carnagione era bianchissima, le cosce lunghe, anche se appesantite da una leggera cellulite, due glutei sodi e grandi che avrei voluto leccare e mordere e infine due tette grandi e piene da succhiare avidamente; in fondo aveva ancora solo 48 anni e per strada capitava ancora che qualche uomo si girasse a guardarla.

Indossò una camicia da notte corta alle ginocchia, lasciò la luce accesa e si recò in bagno. La casa era totalmente avvolta nel silenzio, i miei fratelli già dormivano ed ero fortemente tentato di spiarla nel bagno, ma il rischio era troppo grosso. Decisi perciò di restare ad attenderla; ascoltavo con tutti i sensi i rumori che mi arrivavano dal bagno vicinissimo: il sibilo della pipì, lo scroscio dello scarico e il lieve rumore del rubinetto del bidé.

immaginavo e intanto il cazzo sempre più duro e grosso sembrava allungarsi per raggiungerla. Quando rientrò capii che le soprese non erano finite: alla fioca luce dell'abatjour si mise davanti allo specchio verticale della toeletta, sollevò con tutte e due le mani la camicia da notte sino all'ombelico, potei vedere riflessa la sua fica; una rada peluria castano chiara come i suoi capelli la copriva poco ma bene, si lisciò con una mano i peli quasi volesse pettinarla, lasciò ricadere la camicia ed entrò finalmente nel letto dopo avere sostato per un attimo sopra il mio viso quasi a verificare se dormivo.

Tenni gli occhi chiusi e finsi; poi spense la luce e cominciò per me un lunghissimo tormento d'attesa. Ero eccitatissimo e sarebbe bastato un nonnulla per farmi eiaculare, invece decisi che dovevo avere pazienza. Lei rimase sempre supina, finalmente il suo respiro si fece più profondo e regolare, segno che si era addormentata, attesi ancora un pò e poi giratomi sul fianco destro mi accostai a lei e con la mano sinistra le sfiorai le cosce: nessun fremito da parte sua, nessuna reazione.

Risalii lungo le sue cosce, la camicia si era ritirata verso l'alto e lasciava quasi del tutto scoperta la fica che raggiunsi non senza un grosso groppo in gola; le mie mani erano tremanti e fredde; carezzai la peluria del suo ventre, appoggiai con un pò di pressione le dita su quel paradiso, risalivo e scendevo lungo tutta la fessura; mi ritrovai il dito medio inumidito, volli capire perchè: lo affondai un pò di più, dentro era ancora un paradiso da scoprire: calore della pelle e umori interni mi provocavano un'eccitazione altissima e mai provata.

Volevo saltarle addosso ma ero frenato dalla paura, il suo respiro cambiò tono: cominciò a gemere lentamente e a muoversi; le sue cosce sembravano non avere pace. Allontanai la mia mano per paura mentre il cazzo mi stava scoppiando dentro il boxer che abbassai di colpo deciso a porre fine a quel tormento. Lo presi con la destra e cominciai a menarlo, ma fui subito interrotto da un brusco movimento della sua gamba che andò a sbattere contro la mia, ebbi paura, rimasi immobile con le mani lungo i fianchi e il cazzo sempre eretto e duro.

Lei appoggiò quasi per caso la sua mano sinistra sul mio fianco, forse appurò la mia nudità e poi cominciò a tastare il mio corpo finchè non si fermò sul cazzo che stuzzicò con la punta delle dita: andava in su e in giù dal buco della cappella alla base della verga, carezzò le palle che si irrigidirono come palline da golf. Pareva volesse misurarne la lunghezza, ne apprezzò la durezza stringendolo forte con tutte le dita, si piegò con il corpo verso di me, abbassò la testa e lo prese dolcemente in bocca.

Toccai la vetta del paradiso: lo accolse con avidità e grazia, lo leccò sulla cappella, ne stuzzicò il buco con la punta della lingua, lo baciò per tutta la lunghezza e lo riprese in bocca per buona parte mentre con la destra teneva stretti i testicoli quasi in segno di dominio e di proprietà. Il cazzo fremeva e si agitava dentro la sua bocca calda di suo o per il contatto con il mio cazzo infuocato; sborrai infine un'enorme quantità di sperma che allagò la sua bocca che prontamente bevve, persi il controllo di me, strinsi la sua testa su di me e la liberari solo dopo averla riempita della sborra che svuotai dal mio cazzo affamato di sesso.

Nessuno di noi due disse una parola, solo scostandosi da me diede un ultimo affettuoso bacio sul protagonista della nostra reciproca passione.
Feci fatica ad addormentarmi: ero troppo felice e curioso di conoscere le sue reazioni e i suoi cambiamenti il giorno dopo
Il resto della notte lo trascorsi completamente sveglio; non riuscivo a togliermi dalla testa la sconvolgente esperienza vissuta; mi sembrava incredibile e quasi pensavo d'averla sognata o vissuta grazie al sonnambulismo di lei.

Non riuscivo a capacitarmi, ma intanto non volevo guastarmi il piacere goduto, ero tornato ad eccitarmi e quasi stavo per segarmi se non mi avesse trattenuto la consapevolezza che le recenti esperienze vissute si ponevano molto più in alto e non paragonabili con le precedenti masturbazioni da adolescente.
La mattina ero uno straccio, non volevo andare a scuola, ma lei più sveglia e piena di vita di me mi preparò un'abbondante colazione con la nutella che spalmò sulle fette di pane, si sedette accanto a me e carezzandomi la nuca mi disse che alla mia età non si può essere stanchi.

Le confessai che avevo dormito pochissimo a causa di un incubo e la guardai per cogliere una sua reazione; dalla sua espressione non trasparì alcunchè, mi disse solo che sul mio futuro e su di me aveva riposto tutte le sue speranze e, alzandosi mi baciò teneramente sulla guancia. Ero inorgoglito da quella che mi era sembrata una dichiarazione d'amore, la osservai allontanarsi da me, pareva muovere il sedere come non le avevo mai visto fare, forse non aveva ancora indossato le mutandine.

Tornato da scuola trovai mio padre per il suo giorno di riposo; da parte di lei nessuna parola che potesse riferirsi all'esperienza notturna: non sembrava quasi essere successa; dopo pranzo andai in camera mia a studiare e sentivo parlare i miei genitori. Non riuscivo a concentrarmi nello studio e rievocando il ricordo recente mi ritrovavo con il cazzo sempre duro. Ad un certo momento sentii chiudere l'uscio di casa, mi recai in cucina dove trovai solo mio padre e gli chiesi dove fosse andata la mamma; mi rispose che era andata alla messa serale; mi sorpresi e non lo nascosi, ma lui replicò che la mamma era stata sempre molto religiosa e solo da poco tempo aveva smesso l'abitudine di andare alla messa quotidiana.

Tornai poco convinto in camera mia e mi chiedevo il perchè di quell'atto: forse era ossessionata dal rimorso di quello che aveva fatto. Preferii non pensarci e nel dubbio mi imposi un atteggiamento più prudente.
Il giorno dopo successe qualcosa che mutò la direzione delle cose; a scuola c'era stato l'ennesimo sciopero e tra l'arrabbiato e l'annoiato tornai prima delle dieci a casa. Papà era andato al lavoro per il suo turno e trovai solo mia madre che aveva ricevuto la visita improvvisa dell'unica sorella di mio padre.

Le salutai baciandole entrambe e la zia non mancò di farmi dei complimenti per come ero cresciuto e per la mia educazione. Ringraziai e rimasi un pò con loro mentre sistemavo dei libri.
La zia era poco più grande di mia madre; anche lei aveva un bel fisico, più scura di carnagione, ma aveva due splendidi occhi di un azzurro molto chiaro che scavavano nell'anima degli altri. Entrambe erano un pò invidiose l'una dell'altra; alla richiesta di mia madre del suo stato di salute per cui si era sottoposta a delle analisi cliniche proprio quella mattina in un ambulatorio vicino la nostra casa si era dilungata sul progressivo decadimento del suo corpo e in meno tempo di quanto si possa pensare erano arrivate a paragonarsi gambe, viso e tette; a quel punto con una naturalezza che trovai eccessiva, mia madre tirò fuori le sue tette invidiando quelle della zia, la quale esitò, ma poi le tirò fuori anche lei per dire che quelle di mia madre erano più in su, non mancando però di rimproverarla per averlo fatto in mia presenza.

Ma lei replicò secca: è ancora piccolo, non capisce niente di queste cose.
Quella risposta di mia madre mi umiliò, ero internamente furibondo, finsi di non aver visto niente e uscii dalla camera. Da dietro sentii mia madre che rassicurava la zia: che ti dicevo, non capisce niente !
Per tutto il resto della mattinata non successe altro; a tavola il fratello più grande lamentava una certa stanchezza per via del lavoro, mia madre disse che lei si stancava per la casa e per tutti noi molto di più, ma per fortuna riposava bene durante la notte e dormiva così profondamente da non sentire neppure le cannonate.

Nel dire queste ultime parole rivolse lo sguardo verso di me. Feci finta di niente e tornai in camera; non riuscii a studiare un granchè con tutto quello che era successo negli ultimi giorni. La felicità e l'umiliazione, il peccato e la religione: non ci capivo più niente. Per orgoglio o per rabbia non avrei voluto coricarmi nel letto matrimoniale; ma quelle parole dette a tavola erano rivolte a me. Mia madre mi appariva un pò santa e un pò diavolo.

Ma non potevo prolungare ancora quel dubbio.
Decisi che quella sera dovevo prendere l'iniziativa; mi coricai al solito prima di lei e finsi di addormentarmi. Quando lei arrivò si ripetè la stessa scena: accese l'abatjour, si spogliò lentamente e interamente, indossò una camicia da notte abbottonata sul davanti e andò in bagno. I soliti rumori che conoscevo: la pipì, lo scarico, il rubinetto del bidé; tornò e si mise davanti allo specchio grande della toeletta, apì la sua camicia e si ammirò nella sua nudità, si lisciò le cosce dalle ginocchia alla fica, carezzò la sua peluria con delicatezza e più a lungo dell'altra volta; con l'altra mano carezzò i seni alternativamnete con movimenti circolari dal basso verso l'alto quasi volesse guardarli meglio dopo il confronto con quelli della zia; tra l'indice e il pollice strizzò i capezzoli che vidi inturgidirsi doppiamente, dal profilo posteriore e riflessi nello specchio.

Era un piacere per i miei occhi e per il mio cazzo che stava scoppiando dentro i boxer.
Entrò nel letto e avvicinando la sua testa sopra di me mi sussurrò: stai dormendo ? continuai nella mia finzione e non le risposi. Si girò sul lato destro e mi diede le spalle; aspettai solo pochi minuti che mi sembrarono un'eternità finchè non sentii il suo respiro farsi più lungo e regolare. Allora mi girai verso di lei e cominciai a carezzare le sue cosce da dietro le ginocchia su su fino ai glutei che carezzavo e stringevo, poi percorsi con le dita tutta la fessura del culo, mi fermai sul buchetto che esplorai delicatamente e che forzai poi leggermente.

Allargai i suoi glutei e avvicinai il mio cazzo infuocato in quella tenera carne; allora cominciò a muoversi lentamente: fece scivolare la coscia sinistra in avanti che liberò più spazio per la mia esplorazione, affondai leggermente il cazzo che scivolò verso il basso dove incontrò un lago di umori. Osai alzare il braccio sopra il suo bacino: la camicia era del tutto sbottonata ed era risalita lasciando scoperto tutto il suo culo; allungai la mano sinistra e toccai la sua peluria, solleticai le labbra e scavai più dentro; sentii qualcosa di piccolo e duro che cresceva tra le mie dita.

La sentii gemere e lamentarsi: ebbi paura, ma ero deciso ad andare avanti. Sistemai meglio il cazzo dopo avere verificato con le dita l'esatta posizione dei suoi buchi: spinsi avanti eil cazzo scivolò dentro la fica con facilità. Mi si aprivano le porte del paradiso. La sua vagina sembrava respirare accogliendo e stringendo il mio cazzo che si gonfiava adattandosi ad essa. Allargai ancor di più i suoi glutei con le mani e affondai sino a farle sentire le mie palle sul culo.

Persi ogni freno, con la mano risalii alla sua tetta sinistra, la carezzai e la strinsi tra le mie dita; lo stesso feci con i capezzoli che le feci inturgidire più di quanto avesse fatto lei davanti allo specchio. Stantuffai con forza il cazzo dentro la sua fica bagnata e assetata quasi con rabbia sino al raggiungimento di un potente spasimo di godimento che finì solo con una sborrata pazzesca. Un caldo fiotto misto di sborra e dei suoi umori scese tra le sue e le mie cosce.

Mi scostai, ma prima spennellai la mia cappella, ancora gonfia e tumida sui suoi glutei, quasi a volermi pulire.
Prima di girarmi dall'altra parte le feci alcune carezze oscene sul culo e sul suo buchetto. Lei continuava a dormire o forse no. Rimanevo nel dubbio se fosse un diavolo o una santa; certo mi voleva un gran bene…
Dormii soddisfatto e felice per il resto della notte.

Il mattino dopo andai a scuola come al solito e per il resto della giornata tutto andò liscio a scuola e in casa. Solo qualche chiacchiera con i compagni mi creò un pò di fastidio, misto ad intensa eccitazione; qualche compagno spiritoso si divertiva a prendermi in giro perchè non mostravo attenzione per le ragazze. Non gli diedi retta, ma insisteva avanzando il sospetto malizioso che forse mi piacevano i ragazzi e gli stupidi attorno ridevano, anche le ragazze.

Ero furioso e dentro di me pensavo che loro, esperienze come le mie se le potevano solo sognare ! Molto probabilmente quasi tutti erano ancora vergini, ma non potevo dire queste cose: era un segreto terribile e stupendo al tempo stesso. Mi limitai a dire che erano fatti miei e che non era bello mettere in piazza la vita sentimentale e i desideri sessuali di ciascuno. Ricevetti i complimenti di qualche compagna e l'indifferenza o lo scherno di quasi tutti i compagni.

Erano ancora più immaturi di me !
A casa ripensavo sempre alle esperienze notturne con mia madre: ricevevo un innalzamento del mio stato di eccitazione, talora accresciuto da quel gioco di finzione alternata, talora frenato dallo stesso gioco. Per alcuni giorni non successe nulla, evitai anche di dormire per qualche volta con mia madre che, dopo qualche giorno provocandomi con un pò di civetteria mi disse: non ti piace più dormire con la mammina ?
Trascorrevo le giornate nervosamente indeciso su cosa fare, ma la tentazione tornava sempre a procurarmi lunghi e intensissimi stati di eccitazione che non calmavano neppure le poche masturbazioni che mi facevo.

Ormai le trovavo inconcludenti e puerili. Una sera di quelle in cui mio padre non c'era le chiesi se potevo tornare a dormire con lei. Ne fu felice, mi abbracciò e confessò che aveva avuto paura che non le volessi più bene: sentendo i suoi seni battere contro il mio petto il sangue riprese a circolare velocemente, il cazzo si risvegliò, ricambiai l'abbraccio, anche se evitai di premerlo contro di lei.
A letto la sera si ripeterono le solite scene: lo spogliarello alla luce fioca dell'abatjour, il carezzamento davanti allo specchio e infine il suo mettersi a letto.

Ero stato ad ammirarla senza fingere di dormire, lei forse non se ne era accorta perchè mi dava le spalle o perchè pensava che fingessi come altre volte. Entrò nel letto con la camicia da notte interamente sbottonata, la sua nudità era totale e si distese supina.
Ero già in tiro e, pur non sapendo cosa fare esattamente, non avevo neppure tanta voglia di aspettare; dopo pochi minuti infatti senza aspettare che lei si addormentasse mi posi al suo fianco e cominciai a carezzarla: dalle ginocchia su per le cosce sino alla fica che sfioravo, ma su cui non mi soffermavo tranne rapide sfiorate della sola peluria; risalivo poi lungo il suo ventre, solleticavo stizzosamente il suo ombelico e poi sulle magnifiche tette, oggetto neppure tanto oscuro del mio desiderio di sempre.

Le palpeggiavo alternandomi ora su una ora sull'altra, le stringevo poco a poco sempre di più, bagnavo pollice e indice di saliva e strizzavo prima lievemente poi sempre più forte i suoi capezzoli; crescevano sotto le mie dita a dismisura e rivelavano un turgore ruvido che accresceva ancor di più la mia eccitazione. Intanto avevo appoggiato il mio cazzo, durissimo e caldissimo, al suo fianco; ogni tanto lo premevo ancor di più. Lei sembrava non reagire, forse voleva prolungare ancora il gioco perverso della finzione, finchè però tornando sulla sua fica che avevo volutamente trascurato, la trovai già gravida di umori.

Carezzai le grandi labbra insistentemente, penetrai con il medio a solleticare il clitoride che rispose alla provocazione con impertinenza; lo spostai tante volte con il medio sino a torturarlo. La fica cominciò a sbrodolare umori incontenibili anche la sua voce si destò, emetteva gemiti soffocati, si contorceva stringendo e allargando nervosamente e lentamente le cosce. Raccoglievo gli umori della fica tra le dita e li assaggiavo nella mia bocca, altre volte me ne servivo per inumidire i suoi capezzoli e infine avvicinai le mie dita inzuppate sulla sua bocca: istintivamente allungò la lingua e li assaggiò.

Tornai ancoa sulla fica che pulsava nervosamente, decisi allora che era arrivato il momento di agire: le allargai le cosce con forza e senza rispetto, mi insinuai tra le sue cosce e puntai il mio randello contro la sua fica. Lo appoggiai prima delicatamente sull'ingresso della sua passera e chinandomi su di lei le sussurrai: basta con i giochi, ora ti scopo veramente come meriti. Lei tacque, stordita e sorpresa, spinsi il cazzo dentro violentemente, penetrò con facilità in mezzo ad un fiume ininterrotto di umori, cominciai a stantuffarla mentre le dicevo alle orecchie che mordevo senza ritegno: non fingere, sei sveglia e stai godendo, vedi com'è cresciuto tuo figlio ?
Per tutta risposta si limitò a stringermi i fianchi, ad attrarre fortemente i miei glutei su di lei e a inarcare il bacino con cui mi dava spinte contrarie alle mie che esaltavano la scopata che stavamo consumando.

Il suo corpo vibrava sotto il mio tra mille fremiti e sussulti, gemeva, godeva, volle la mia bocca che slinguazzò oscenamente. Ebbe due, tre, quattro orgasmi finchè anch'io al culmine di una tanto attesa passione sborrai prepotentemente dentro di lei che accolse quell'ambrosia con gioia e soddisfazione. Mi strinse a sè tanto forte da farmi quasi male.
Quando mi staccai da lei e tornai al mio posto, strinse le cosce in un ultimo sfogo della sua goduria, poggiò la sua testa sul mio petto e la mano sul cazzo che stava godendo un meritato riposo e mi disse con una voce arrochita, forse dal godimento o dall'emozione: ho vissuto nella paura che tu diventassi omosessuale, ora sono felice di averti guidato bene, verso le donne che possono farti molto felice: Concluse quel breve discorso con un: bravo !
In futuro non ci furono più occasioni, o le evitò, di avere altri rapporti.

La mia educazione sessuale era completata. Ora scopo con le ragazze, bene, almeno a quanto mi dicono meravigliate e non ho rimorsi, anzi le sarò grato per tutta la vita.

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