le mie prime volte – 4 – due insieme

Quando ci ricomponemmo era ormai quasi buio. Seppellimmo i fazzolettini impregnati di tutto il seme che mi aveva sporcata, poi ci sedemmo accanto, sempre dentro la casupola.
– A casa non ti aspettano?
Rimasi a fissarmi le punte dei piedi, ancora scalzi. Avevo freddo, ma lui non mi stringeva, non mi dedicava alcuna tenerezza: era come se d'un tratto si fosse reso conto che aveva scopato un frocetto. Non mi piacevano le domande su casa mia: mio padre non viveva con mamma, entrambi avevano altre storie, lei non stava a casa quasi mai e per questo con Giovanni avevamo avuto fin troppa libertà.

Ma non mi era dispiaciuto. Ora ero mezza pentita di averlo tradito in quel modo. Mi consolavo pensando che lui mi aveva tradito con Marisa.
– A casa non c'è nessuno o quasi. Quando voglio tornare, torno.
Fece un attimo di silenzio.
– Capito. Ma lo sapevo già.
Mi incuriosiva questo suo sapere tante cose di me. Accese una sigaretta, tirò una boccata, me la passò.
– Grazie, non fumo.

Rimase con la sigaretta protesa verso di me.
– Ma questa non è una sigaretta.
Era una canna. Accettai di dare un tiro, per la curiosità. Passarono pochi secondi e mi girò la testa, dovetti appoggiarmi all'indietro, trovai le sue braccia forti che mi ressero. MI sentii confortata, voluta bene, illusa. Ma forse era l'erba.

– Perché mi hai scopata? Perché proprio me?
Di nuovo il silenzio. Diede un paio di boccate, rimase a godersi l'effetto, poi me la offrì di nuovo.

Rifiutai, mi forzò, Accettai. Mi piaceva che mi sottomettesse a quel modo.
– Sei meglio di una ragazza – disse poi – più femmina di una femmina.
– Solo questo?
Ancora una pausa. Sentii un sommesso sorriso.
– Sei intuitiva, troietta. Proprio come le femmine. Per questo ti dico…
Lo spinello lui lo reggeva meglio di me, io non capivo quasi più niente, ero rilassata e leggera, non sentivo più il dolore tra il basso ventre e il cavallo, nemmeno l'odore di sperma che avevo addosso.

– Marisa – disse poi – Marisa era la mia ragazza. E' con lei, che avevo scopato. Tante volte. Poi si è innamorata di Giovanni e mi ha lasciato. Ma Giovanni non la vuole. Lui ama te.
Cominciavo a non capire più niente: tirai ancora dallo spinello, provai un senso di confusione mentale, Giovanni mi aveva sputtanata? Ma che cavolo stava succedendo? Intanto il maialino aveva ripreso a palparmi: le tette, il pistolino, il culetto… sebbene fossi esausta, non mi dispiaceva.

E non era solo per effetto della canna.
– Io sapevo di te e Giovanni: lui mi ha detto tutto.
Ma che diceva? Cose strane, assurde: Giovanni ha sotto mano Marisa e decide di sputtanarsi e sputtanarmi così? Intanto però Salvo aveva preso a sbaciucchiarmi: le guance, le labbra, e la cosa mi piaceva, sì che mi piaceva. Mi stava tornando la voglia.
– Lui però è timido, Giovanni. Sapeva che tu avevi voglia di scopare, ma temeva di non farcela, visto che per entrambi, sia per te che per lui, sarebbe stata la prima volta.

Diceva cazzate, Salvo, era poco Assennato, pensai facendo una battuta stupida, io poi non volevo più sentire discorsi strani, volevo di nuovo la sua lingua, iniziai a cercarlo, lo trovai, lo assaporai, sentii il dolciastro dell'hashish, la cosa mi apparve sporchissima e bellissima, perché avevo in bocca pure il sapore del suo seme e glielo feci sentire.
– Insomma, è stato lui che mi ha chiesto di scoparti.

Non può essere, pensai, ma che dice, però intanto sentivo che mi aveva riaperto la camicia, che stava mettendo le mani di nuovo dentro, palpava seno e capezzoli e insieme il culetto e la bocca, mi baciava la bocca e contemporaneamente il petto, mi spalancava la camicia e mi slacciava la cintura, mi spogliava tirandomi di nuovo via i pantaloni…
– Salvo, che cavolo fai? Sei proprio insaziabile – e Salvo mi baciava la bocca e contemporaneamente mi baciava il ventre, ma come faceva?
Aprii gli occhi, intravidi una testa rossiccia che si affannava sul mio pancino.

– Giovanni! Sei tu…
Giovi si allargò in un meraviglioso sorriso.
– Eccomi, gioia.
Mi spompinò in silenzio, strappandomi urletti che Salvo riuscì a contenere tappandomi la bocca con la sua, poi Giovanni mi leccò il buchetto.
– L'hai scopata per benino – disse rivolto a Salvo – sa di cazzo da tutte le parti.
E a proposito di cazzo, si spogliarono entrambi, nell'inebriamento dello spinello potei fare un confronto, non c'era partita e decisi di riprendere in bocca quello di Assennato, ma Giovanni non se la prese, anzi decise di darmi una mano e anche lui si sottomise a quel pisello imponente, lo ciucciò pure lui, per un po', e quello se lo lasciò fare.

– Ho capito, siete frocetti entrambi – dissi – scopatemi invece di farvela tra di voi e mi misi distesa, le gambe larghe, Giovanni mi prese standomi di sopra e Salvo me lo rimise in bocca, la proboscide tornò a montare e ogni tanto Giovi me la toglieva di bocca e la prendeva lui e la cosa mi sembrava terribilmente porca, ma non capivo più niente e quando Salvo disse che stava per venire schizzò indiscriminatamente me e il mio amore, che accettò di essere sporcato e un attimo dopo venne anche lui, in parte nel mio culetto, il resto sul seno e poi andò a leccarselo e quando venni pure io corse a prendere in bocca il mio seme e alla fine non capii niente, tornammo a casa a notte fonda, non potevo più camminare, sfondata come ero, mi sorressero tutti e due e quando ci separammo, a casa mia, mi baciarono entrambi con la lingua ed ebbi la sensazione, ma non la certezza, che si fossero baciati pure tra di loro e pensai alla povera Marisa, in che mani era capitata.

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