La mai padrona di casa 3
rilasciato 03.06.2013 in categoria sesso raccontoLa signora Maria ovviamente non era vergine, ma 30anni di astinenza resero la sua figa stretta come quella di una ragazzina, io non so se sditalinandola lei nel sonno sia arrivata a venire ma aveva una aria soddisfatta del mio trattamento. Quella sera mi presi altre soddisfazioni strofinandole il cazzo eccitato sul viso e tra le labbra fino a venire sul broncio. La mia sborra non la svegliò e con il dito raccogliendola la feci assaporare alla sua bocca assetata che man mano che gliela offrivo deglutiva.
L’indomani, pensai, si sveglierà col sapore del mio sperma. Quella notte fu la prima indimenticabile esperienza di altre. Si svegliò col mal di testa e inaspettatamente (per lei) tardi. Per questo aspettai alcune settimane prima di riprovare e seguendo le stesse modalità della prima volta l’addormentai. Con le certezze della volta precedente mi attrezzai meglio e dopo essermi spogliato, denudai anche Maria sperando anche di riuscire a rivestire quel corpo morto. Il contato dei nostri corpi nudi fu esaltante, aiutandomi con i cuscini la disposi a pecorina con il folto pelo esposto oscenamente e mi divertii molto a leccarla in figa e tra le natiche pelose.
Non so se fosse pulita o meno ma ero talmente infoiato che non mi interessava assolutamente. Finalmente provai a penetrarla e il mio cazzo scivolò nel suo figone nero in un istante. Presi a pomparla intensamente afferrandola per i fianchi e stando attento a non esagerare. Venni copiosamente in figa come non mai, 5 o 6 schizzi poderosi in vagina e quando lo tirai fuori cominciò a colare. Con le dita, per non sporcare le lenzuola raccolsi i rivoli per lubrificarle l’ano, perfetto e intonso.
Infilai un dito per saggiare la resistenza , poi due e alla fine, dopo una lubrificazione con il mio stesso seme, provai a penetrarla. Non fu facile, ne per la sua ovvia non collaborazione sia per la mia inesperienza. Penso che per Maria fu doloroso ma nel sonno emise solo un gemito nel momento in cui entrai con la cappella. Aveva un culo caldo e fantastico, ricettivo morbido e accogliente venni ancora nel suo grasso culone e mi addormentai esausto.
Durante il sonno il cazzo ormai moscio scivolò fuori e rimasi abbracciato a quella nonnina calda che era stata la mia inconsapevole amante. Mi svegliò lei con un spavento mi resi immediatamente conto della situazione in cui ero. Lei, più spaventata di me era atterrita dal ritrovarsi nuda con me nudo nel letto e dovetti tapparle la bocca per evitare che urlasse. La calmai con parole tranquillizzanti e confessai. Del resto che scuse si potevano trovare per una simile situazione.
Piansi, mi giustificai, mi appellai al suo spirito materno e, senza che se ne rendesse conto mi stringeva al seno per consolarmi. Dalla consolazione all’eccitazione il passo fu breve e lei se ne accorse. Chiedendomi molto maternamente se avevo soddisfatto tutte le mie necessità o se la mammina doveva ancora coccolarmi. Quella mattina non andai all’università e non ci andai neanche i giorni successivi, scopammo come forsennati in ogni stanza della casa, ma soprattutto non ci allontanammo mai troppo dal letto che era perennemente disfatto.
Era assatanata, le piaceva il cazzo giovane e vantava un arretrato evidentemente considerevole. Diventò la mia troia, mi voleva in figa in culo e in bocca ogni volta. In particolare imparò subito l’arte del pompino che doveva necessariamente terminare con un bell’ingoio e particolarmente entusiasmante fu il sesso anale. La prima volta che lo facemmo (da sveglia) cercai di essere delicato. Preparai la posizione a pecorina e allargai delicatamente le natiche per leccare l’ano, era stretto e grinzoso.
Finalmente poggiai la cappella bagnata di saliva e cominciai con dei lenti movimenti circolari a solleticarle il buco. Fu lei allora che infilata la mano tra le cosce mi afferro il cazzo incredibilmente duro e lo posizionò opportunamente. Cominciai a fare pressione e lei emise un lamento, allora rallentai ma nel momento stesso incomincio Maria ad arretrare tenendomi saldamente per l’uccello. Qualche secondo e qualche lamento dopo sentii cedere lo sfintere ed entrò la cappella.
In un attimo mi chiese di metterlo tutto dentro e mi sentii avvolto in un soffice guanto accogliente. Mi sembrava un sogno il culo enorme della Signora con il mio cazzo piantato dentro fino alle palle.
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