Io e Luca
rilasciato 03.07.2015 in categoria sesso raccontoQui di seguito non troverete una storia di una madre bisognosa di sesso. O di un figlio fissato con la madre.
Semplicemente la storia di come una madre e un figlio possano arrivare a un rapporto più intimo senza pensare all’ i****to.
Essendo stata scritta di getto, perdonate errori ed ommissioni 🙂
Intanto io sono Manuela, 46 anni, e mio figlio si chiama Luca, e di anni ne ha 25.
Così come io non sono una strafiga con la quarta di seno sodo, mio figlio non è il superdotato che mi riempie la fica digiuna di cazzi.
Siamo due persone normali, come tante che potete conoscere anche voi. I vostri vicini di casa, o, visto il mio lavoro, l’ insegnante di matematica di vostro figlio.
Tutto, come spesso accade, è iniziato per caso, senza l’ intendimento che accadesse nulla. Avevo chiesto a Luca una chiavetta USB nella quale salvare materiale didattico, e più volte avevo utilizzato una delle sue svariate memorie esterne per affari di lavoro.
Finchè un giorno, mentre Luca era al lavoro, non mi sono servita da sola sulla scrivania del suo studio.
Sbagliando chiavetta, prendendo cioè quella alloggiata nell’ apposito supporto del pc.
Immaginerete già. Centinaia di file porno, video ed immagini varie, delle più svariate tipologie. E tutte rigorosamente catalogate, secondo schemi direi assolutamente personali.
Ora, non è che io mi scandalizzi, anzi, sono una discreta ed anonima consumatrice di porno anche io, mi piace masturbarmi da sola tutte le volte che ne ho voglia anche se la mia vita sessuale ed affettiva non manca di nulla.
Ma è così da quando ero una ragazzina; toccarmi mi piace e a volte uso video hard come carburante per le mie sessioni private. Ci mancherebbe altro che un ragazzo di 25 anni non avesse lo stesso diritto. Più che altro ero perplessa dalla scelta delle immagini e dei video caricati.
E decisamente avevo un figlio molto fetish. Le cartelle più corpose erano quelle foot fetish, pissing, lesbian, hairy, mature, saggy tits. E, cosa abbastanza strana, non c’ era la foto di un uomo, o di un cazzo, e nemmeno un video in cui si vedesse un membro maschile tranne alcuni footjob.
Almeno ero certo che al mio ragazzo piacessero decisamente le donne. Ad ogni buon conto, dopo una mezz’ oretta passata a sbirciare tra i link e le immagini comparse sul monitor rimisi l’ usb al suo posto e decisi di far finta di niente. In fondo, ognuno ha la sua sessualità e se la vive come crede.
Per giorni la cosa mi uscì di mente, le giornate frenetiche di fine anno riempivano ogni spazio così come il dover fare la casalinga, la moglie, l’ amica e la figlia.
Insomma non mi avanzava tempo per pensieri non usuali. L’ occasione si presentò Sabato pomeriggio. Fuori il solito acquazzone, mio marito uscito per schedina e birra con un paio di amici, Luca in camera sua e io a fare l’ ennesima lavatrice.
I boxer di Luca giacevano in fondo alla cesta del bucato con accanto un fazzoletto indurito. Sorrisi al pensiero di mio figlio che si masturbava e aveva un orgasmo dentro il fazzoletto che avrebbe comunque preso in mano sua madre.
Era sempre stato così fin dall’ adolescenza ma in quel momento non riuscii a non pensare quale fosse stato il video o l’ immagine davanti alla quale aveva goduto. Sentii la curiosità diventare turbamento e poi scacciai quei pensieri prima che diventassero eccitazione. A ben pensarci, a causa del lavoro e degli impegni io e Michele, mio marito, erano giorni che non scopavamo, accidenti. Avremmo recuperato stanotte, pensai, e lasciamo stare certi pensieri e lascia in pace quel ragazzo di tuo figlio, mi dissi.
E così feci. Fino al martedì. Tutti al lavoro e io a fare il bucato. Ennesimo fazzoletto indurito di sperma secco. Maiale, mi venne da dire pensando a Luca, dimenticando per un attimo di lasciargli la stessa libertà che io mi concedevo. E di nuovo pensai quali fantasie ci fossero dietro all’ orgasmo il cui frutto giaceva tra le pieghe della stoffa che stringevo. Ero curiosa, certo. E questa volta anche se turbata lasciai che la mia curiosità trovasse risposte.
Andai nella sua camera, la chiavetta era al suo posto e accesi il portatile. Tre minuti ed ero nella cronologia. L’ ultimo video visto durava meno di un minuto. Una donna di mezza età che leccava il culetto di una ragazzina. Poco prima un video di una decina di minuti, due ragazze che si leccavano i piedi e poi si masturbavano a vicenda. E prima ancora una “Hairy Milf” che come diceva il resto del titolo si masturbava la fica pelosa con le dita.
Tutti in HQ. Ogni dettaglio ben in vista. I video lesbo non mi attirarono, ma guardare una che potrebbe benissimo essermi coetanea che si chiavava con due dita mentre con l’ altra mano si muoveva sul clito mi intrigava. Si vedeva la pelle lucida della fica bagnata, lo sfintere che si contraeva mentre arrivava l ‘ orgasmo, si sentivano i gemiti e il rumore del palmo che sbatteva sul pube umido. Senza rendermene conto mi stavo accarezzando sopra i pantaloncini.
E senza accorgermene…mi ero bagnata! Chiusi tutto senza altra idea in testa che distendermi sul letto e darmi un po’ di coccole. Volevo godere, come spesso capitava. E come spesso capitava mi spogliai completamente e iniziai ad accarezzarmi con una mano i seni e con l’ altra la fica già umida. E da innocenti fantasie che coinvolgevano il mio amato marito passai a ben altro.
Non ci volevo pensare ma mi ritrovai ad immaginare Luca che si masturbava guardando una donna dell’ età di sua madre con le mani tra le cosce, e immaginai cosa avrebbe pensato sapendo che sì, anche sua madre sapeva scoparsi così, con la fica fradicia e le dita che si muovevano veloci.
Altrochè un cazzo di video registrato chissà dove chissà quando. Qui, nella camera accanto alla tua c’ è una bella fica pelosa da guardare. Da annusare. Senti che buon odore di fica ha la mamma, guardala come si scopa da sola e quanto le piace… e guarda, io mi accarezzo anche il buchetto per godere meglio. Guardami che godo Luca!
E venni così, con questi pensieri non certo usuali nella testa. Quasi con un senso di colpa.
Ma lo scacciai. Era stato un orgasmo intenso, forte, nuovo. E le fantasie, almeno io la penso così, non fanno male a nessuno.
Tranne a quelli che continuano a coltivarle come una ossessione. Perché nei giorni a seguire, e nelle settimane a seguire, ogni volta che trovavo nel cesto del bucato la prova delle seghe di Luca, appena potevo andavo a riguardare ciò che aveva accompagnato mio figlio all’ orgasmo.
Vedevo per la prima volta cose che non avevo mai approfondito.
Donne che si pisciavano addosso, che si leccavano ovunque, che si masturbavano in ogni buco con dita, dildo, ortaggi vari, bottiglie… tutte godevano in mille modi. E dopo pochi minuti, da sola nel letto, godevo anche io. E sempre più spesso mi mettevo nei panni delle protagoniste di quei video, immaginandomi ripresa da una telecamera, le mie immagini che facevano il giro della rete e poi finivano sul pc di mio figlio. Che si masturbava guardandomi.
Tutti gli orgasmi che raggiungevo così’ mi svuotavano, li sentivo forti, selvaggi, e benché con Luca il rapporto durante le giornate fosse il solito, nei miei minuti di piacere solitario lo mettevo sempre, era il mio pubblico, davanti al quale mi esibivo. Ma fu quando trovai il solito fazzoletto ancora umido nel cesto della biancheria che esagerai. Era bagnato, segno che era stato riempito dallo sperma di mio figlio poco tempo prima. Tradotto, prima di uscire per il calcetto e dopo il ritorno dal lavoro.
Mezz’ ora, non di più. Michele non era ancora rientrato anche se mancava poco. Corsi il rischio. Pc acceso, chiavetta inserita, dati recenti: Milf footjob. Un bel cazzo dritto, rosa con una cappella grossa, e due piedi con il french che si strusciavano addosso. Lo stringevano tra le dita, lo segavano in modi diversi. Mai fatto una sega con i piedi. Né mio marito ne sentiva la necessità, penso sapesse che ne avevo un paio in quanto camminavo… a me piaceva il mio 37, e li tenevo curati, sempre smaltati, sempre in scarpe belle ed eleganti.
Luca avrebbe apprezzato di più quella parte di me. Anzi Luca avrebbe voluto farsi segare da due piedi così. No, anzi, Luca si masturbava immaginando i miei piedi attorno al suo cazzo dritto… Ormai era la mia fantasia, che mi portava all’ orgasmo perchè come impazzita mi stavo torturando il clitoride seduta alla scivania di Luca. Lasciandomi andare a pensieri perversi. Guarda come ti fa godere la tua mamma, guarda che brava è a farti una sega con i piedi… e guarda come mi eccita farlo, come colano gli umori dalle labbra spalancate… godimi addosso, lavami i piedi di sborra Luca che poi li pulisco io.
Con la lingua. E pensando allo sperma, agli schizzi che avrebbero imbrattato di calde gocce le mie estremità mi ritrovai con il fazzoletto umido appoggiato sul naso. Lo avevo tenuto in mano. E adesso lo stavo annusando. Odorava di cazzo e sborra. E mi fece godere con un grido. Cercai di ricompormi in fretta, spensi tutto, buttai in lavatrice il fazzoletto, le mie mutande ormai intrise dei miei succhi e mi vergognai di quanto appena successo.
Stai uscendo con la testa, mi ripetevo. Basta. Mai più.
Magari. Passavano i giorni e le cose peggioravano. Ogni volta che Luca usciva ed io ero in casa andavo a cercare il fazzoletto bagnato. Ogni volta che lo trovavo ripetevo lo stesso rituale: pc, mano tra le cosce, odore di sperma. Di mio figlio. Non riuscivo a smettere. E in fondo non volevo. Godevo tanto, godevo meglio! Una porca, sì, ma non lo sapeva nessuno.
Dopo un po’ smisi di andare al pc di Luca. Le scene erano sempre le stesse. Piedi nudi, seni cadenti da ultraquarantenni, fiche pelose, pisciate in posti strani, di gruppo o in solitaria. Ormai mi distendevo nel letto e mi strusciavo addosso il fazzoletto umido. Guarda la sborra sulle tette di mamma. Guarda come se la beve mammina. E’ buona. Mi piace, e succhiavo il cotone cercando davvero di berne un po’…
Non avendo più il desiderio di guardare ciò che guadava Luca, iniziai a farlo entrare nelle fantasie che avevo mutuato dai suoi video.
Mi immaginavo di farmi vedere con le cosce spalancate e un vibratore nel culo, invitarlo a guardare da vicino, a annusare l’ odore di fica e piscio.
Leccala amore, senti che buon sapore… e perché non la riempi la fica di tua madre? Se ti da fastidio il vibratore nel culo lo tolgo. No? Vuoi riempirmi per bene tutta? Scopami dai, sbattimi.
Sborrami sulla pancia, sulle tette… ogni volta che nella fantasia mio figlio godeva, godevo anche io…
Se avesse potuto vedermi.
Pensavo sempre a questo. E la cosa mi innervosiva. Ero oltre il lecito anche se erano fantasie. Una madre che vuol far la zoccola davanti al figlio non è una buona cosa.
E invece quando mi prendeva la frenesia non ci capivo più niente. E feci una cosa di cui mi pentii subito dopo ma non riuscii a sistemare. Con il desiderio sempre più forte di essere davanti a mio figlio mentre mi masturbavo, un giorno presi il telefonino, lo posizionai appoggiato alla testiera del letto, spalancai le gambe e accesi la videocamera prima di iniziare a toccarmi.
Ripresi fino all’ ultimo, e una volta finito, scaricai il filmato sul mio pc personale e tagliai e modificai il video finche non ci fu un solo fotogramma da cui risalire a me o alla mia camera da letto. Avevo tolto gli anelli e l’ orologio, il braccialetto e indossato uno smalto che raramente mettevo. Per cinque minuti senza sonoro, si vedeva il primo piano delle mie mani che scopavano i miei buchetti e si muovevano veloci sul clitoride.
Gli spasmi dello stomaco al momento dell’ orgasmo. Le dita bagnate che uscivano dalla fica appena chiavata. Stop.
Aspettai giorni. E giorni. Poi presi la chiavetta dal pc di Luca, la misi sul mio, e ci scaricai dentro il video, nascosto nella cartella Hairy.
Un giorno dopo. Fazzoletto, pc, niente
Ancora un giorno, fazzoletto, pc , niente.
Dopo una settimana. Fazzoletto, pc, tombola. L’ ultimo video visto era il mio. Il fazzoletto era nella mia mano.
Luca aveva sborrato guardando la fica di sua madre. Altrochè le troie di internet. Io l’ avevo fatto godere, il suo cazzo era nel fazzoletto che tenevo in mano e la sborra era quella che annusavo.
Non riuscii a trattenermi. Ne feci un’ altro, di video. Via tutti i ninnoli, altro smalto anonimo, telefonino in posizione e via. Gambe spalancate e in alto, poi portai un piede il più vicino possibile alla fica, riuscendo leggermente a sfiorarla con l’ alluce.
Mi eccitava sapere che Luca avrebbe visto quanto stavo facendo. Colavo di eccitazione. Mi spalmavo gli umori sulle labbra, sul culo, mi toccavo il buchetto facendo entrare sempre più il dito indice. Volevo godere con il culo. E allora dentro anche il medio. Mano sul clitoride a mille. Lo vuoi il culo di tua madre? Inculami Luca, sfondami, vienimi dentro, bagna con il tuo sperma l’ intestino di tua madre… orgasmo pazzesco, come sempre quando è anale.
Di nuovo, taglia, opacizza, ombreggia. Scarica sull’ usb. Attesa. Tre giorni, due soli video. I miei. Ormai mi masturbavo due o tre volte al giorno, anche di seguito.
Il titolo delle mie giornate era : “Mamma troia si esibisce per il figlio. “
E Luca? Aveva capito? E non aveva detto niente? Possibile che non si fosse chiesto da dove arrivavano i due nuovi video?
In verità, complici le giornate estive non avevamo modo di parlarci molto, spesso era fuori a cena e a pranzo non rincasava mai.
Ci salutavamo la mattina, la sera un paio di parole e spesso lui tornava tardi quando ormai io e Michele eravamo già a letto. Non mi accorsi di sguardi strani, intonazioni nella voce particolari e nemmeno mi vennero rivolte domande che potevano farmi pensare a una curiosità legata ai due video.
E questa cosa, benché mi pesi dirlo, mi dispiaceva.
Il mio lato razionale mi diceva “pazza”. Ma quando mi concedevo un orgasmo nei miei pensieri c’ era sempre mio figlio che mi guardava.
Perfino durante le ultime scopate con Michele.
Guarda come mi faccio scopare Luca. Quanto mi piace. Come sono brava a succhiare un cazzo. A farne entrare uno nel culo. E godevo facendo fare tutto a mio marito mentre mi immaginavo ogni scena come un film porno, due attori che si accoppiavano per il piacere di chi poi guarda.
Ad un tratto i video che avevo “regalato” non comparvero più tra quelli visti.
Sostituiti da altri, nuovi. Mom and Boy. Una decina in tutto, madri che sorprendevano i figli sotto la doccia, o a masturbarsi in camera. Madri che toccavano i cazzi eretti di quelli che dovevano rappresentare i figli. Mamme che spampinavano i loro ragazzi. Madri che si facevano scopare da chi avevano messo al mondo.
Il cuore mi batteva forte. Ero stata scoperta? O era solo una nuova fantasia tra le tante di mio figlio?
In fondo, ci regalavamo orgasmi condividendo le stesse perversioni.
Ognuno da solo, nell’ intimità della propria stanza. Guardavo quei video masturbandomi seduta alla scrivania di Luca, e li guardai tutti.
Mezz’ ora a trattenere l’ orgasmo. Le solite fantasie, ormai accettate, coltivate, cercate. Forse condivise.
Andai nella cesta della biancheria a cercare un paio di mutande di Luca. Erano del giorno prima e sperai che sapessero di cazzo, di pelle umida. Mi distesi sul letto e iniziai ad annusarne ogni centimetro, pensando a quali parti così intime erano avvolte poche ore prima.
L’ odore delle palle era intenso e mi provocò un’ eccitazione immediata. Risalii virtualmente sull’ asta e terminai dove aveva poggiato la cappella. Odore di cazzo e anche di urina. Annusavo a pieni polmoni masturbandomi ferocemente. Gli odori così intimi di mio figlio mi facevano impazzire. Sudore, sperma, piscio. Mi sentivo porca e perversa, sbagliata e troia ma godevo fantasticamente.
L’ orgasmo e l’ eccitazione avevano prodotto un sacco di liquidi che si erano fermati sulle mutandine.
Le tolsi e le gettai nella cesta insieme a quelle di Luca e poi… le tirai fuori. Le odorai. Sapevano di figa, di donna. Le appoggiai sopra la lavatrice, ripiegate in modo che non si vedesse l’ alone provocato dai miei stesi umori. E un attimo dopo le girai in modo che si vedesse bene.
Dovevo provare, volevo provare. Calcolai i tempi, sarei uscita per il tempo necessario a Luca di tornare dal lavoro, lavarsi e prepararsi e ripartire.
Sarei tornata prima di Michele. Poteva funzionare…
Uscii senza una meta pochi minuti dell’ orario solito in cui Luca arrivava, cercando di non pensarci ma in realtà con una tensione crescente. Guardavo le vetrine dei negozi e pensavo a Luca sotto la doccia, a Luca davanti al pc, a Luca che stringeva in mano le mutande bagnate dalla figa di sua madre e si toccava…
Le 18. 00, l’ allenamento era iniziato. Salii le scale del palazzo quasi in ansia.
E non riuscii a dissimulare il desiderio di sapere. Corsi in bagno, gocce d’ acqua sul pavimento e asciugamani bagnato in un angolo. Tracce del passaggio di Lui. Le mie mutande sparite. O meglio, messe dentro il cesto della biancheria. Non le trovai subito perché inspiegabilmente erano state infilate sul fondo e poi coperte da altro. Ma mi spiegai il perché in un secondo… erano umide davvero, adesso. E sapevano di figa e di sperma.
Ero felice, stranamente felice. Ed eccitata. Orgogliosa. Sentivo quegli odori ed ero felice di ciò che era successo. Mio figlio era venuto nelle mutande di sua madre annusando l’ odore della sua fregna. Tra i vestiti di Luca abbandonati prima della doccia recuperai le sue mutande. Volevo quell’ odore di uomo, di cazzo. E annusavo quei due indumenti in cui c’ erano tutti gli odori possibili. E come sempre, finii per godere, questa volta seduta sul bordo della vasca.
Da quel giorno, presi l’ abitudine di lasciare spesso ma non sempre tracce di me. E sempre ritrovavo il passaggio di mio figlio sui miei ricordi. Tenevo le mutande ogni volta che mi masturbavo e le lasciavo a sua disposizione, anche dentro al cesto chiuso. Sempre le ritrovavo bagnate di sperma.
Un giorno osai anche di più. Stavo urinando quando ripensai ai video dedicati al pissing che mio figlio vedeva. Chissa se gli sarebbe piaciuto guardarmi in quel momento.
E poi ripulirmi per bene. Per pulirmi invece usai le mutande che erano scese alle caviglie. Chissa…
Invece questa cosa modificò il solito rituale… trovai un fazzoletto al posto delle mutandine, che non erano tra la biancheria da lavare. Le cercai nell’ unico posto logico. La camera di Luca. Erano infilate tra il letto e il muro, pronte per un’ altro “uso”. Non voleva che le lavassi, voleva odorare la mia pipì ancora. Eravamo due pazzi furiosi, persi in solitaria perversione.
Ma come fare altrimenti?
Dovevo parlarne? Come?
Dovevo provocarlo? E poi? E se mi avesse aggredita? Insultata, denigrata? Per ora le cose procedevano perché ognuno custodiva come poteva i suoi segreti, ma da lì a trasformarli in realtà…
La decisione la prese mio figlio. In un modo semplice. Un giorno, in un bagno perfettamente asciutto e ordinato nonostante avesse appena fatto la doccia notai delle gocce biancastre sul lavandino, e le mie mutande sporche di urina di qualche giorno prima sopra la lavatrice.
Come una dichiarazione :ecco cosa faccio con le tue mutande. E io pensai : ecco come assaggio la tua sborra, raccogliendola con due dita e portandola alla bocca… mi ripetevo stai bevendo lo sperma di tuo figlio e ti piace, stai sentendo il suo sapore e hai la figa che è un lago… quando la porta di casa si aprì e Luca mi salutò con un “Ciao Mà”…
Cazzo. Mi risistemai, aprii l’ acqua del lavandino e con una spugna finsi di pulire come normalmente si pulisce un lavandino.
– Come mai sei qui?
– Oggi niente partitella, in due non sono venuti e non potevamo giocare
– Ah, mi dispiace. Hai fame, ti faccio qualcosa?
– No tranquilla, vado in camera un po’. E con questo andò in camera sua chiudendo la porta.
Quasi mi veniva un infarto.
Eppure non aveva detto o fatto nulla, nessun riferimento alle mie pulizie, nessuna insinuazione. Era passato quasi di corsa davanti alla porta e si era chiuso nella sua stanza.
Per la prima volta da settimane mi sentii in colpa per quell’ assurda situazione, che nella mia testa funzionava ma poi nella vita reale in realtà avevo appena scoperto mi terrorizzava. Se mi avesse chiesto qualcosa riguardante le condizioni del bagno avrei fatto finta di nulla ma mi sarei sentita morire. Non si poteva continuare così. Tolsi le mutandine che prima avevo bagnato e le gettai in lavatrice, la gonna copriva tutto ma andai in camera a recuperare lo stesso un paio di pulite.
Chiusi la porta per potermi rivestire con calma ma dopo pochi secondi sentii Luca uscire dalla sua stanza, andare in bagno e ritornare tra le sue cose in pochi secondi. E sperai di sbagliarmi.
Invece no, le mie mutande non erano più in lavatrice. Le aveva prese. Per masturbarsi o per farmi capire altro? Non si dovrebbe, lo so, ma sbirciai lo stesso dal buco della serratura. Vedevo solo la parte finale del letto, e Luca si stava sistemando mettendosi disteso, vedevo i piedi e parte delle gambe nude che si muovevano per assestarsi e poi tutto si fermò.
Era nudo e si toccava, lo sapevo. Con le mie mutandine in mano, o sul viso. Non lo so, magari ero ormai irrecuperabile, ma questo mi eccitò al punto che iniziai a toccarmi lì, davanti alla sua porta. Un barlume di lucidità mi condusse in camera, dove chiusi la porta e dove mi denudai completamente. Mi toccai tutta, in ogni zona del mio corpo immaginando le mani che dietro il muro avevano in mano un giovane cazzo.
Mi masturbai e mi scopai con una energia nuova, sapere che stavamo consumando quel gesto immaginando la stessa cosa a pochi metri di distanza mi turbava e mi eccitava c*** mai. Venne prima di me. Uscì dalla sua stanza ma io non potevo fermarmi, sentivo l’ orgasmo che montava in me e lo volevo godere. Non importa se Luca era lì fuori e magari sentiva qualcosa. Non importa se come me stava spiando dalla serratura.
Anzi meglio. Nella mia testa Luca era in ginocchio davanti alla porta e allora mi sistemai in modo che quello che vedesse fossero le cosce spalancate e la figa fradicia e luccicante, le dita che mi scopavano e i seni che si muovevano. Immaginai che entrasse per guardare meglio, per annusarmi tra le gambe, per toccarsi davanti a me. Mentalmente pensai che avrei potuto allungare un piede sul suo cazzo, carezzarlo, e poi portarlo su, verso la sua bocca.
Finchè non immaginai gli schizzi di sperma che mi bagnavano la pancia, la stessa che lo aveva accolto e da cui era nato, che mi bagnassero i seni, quelli che lo avevano nutrito e immaginai il suo sapore, provato solo poco prima e venni. Credo rumorosamente.
E a cena, quando Luca uscì dalla sua stanza solo per mangiare, capii che qualcosa di irreparabile era successo. Entrambi sapevamo, ma nessuno poteva parlarne.
Il giorno dopo evitai contatti e provocazioni
Quello seguente e anche altri dopo, idem.
Luca parlava pochissimo e non trovai più fazzoletti in bagno. Niente di niente.
Era frustrante e anche umiliante. Un gioco durato troppo, e un gioco che non si sarebbe mai dovuto iniziare.
Una sera, Michele era a cena fuori per lavoro, Luca in camera come sempre, ormai non partecipava alla vita famigliare: o al lavoro, o fuori casa, o chiuso di là. Con il portatile sulle ginocchia stavo cercando su internet offerte per le vacanze, programmate per fine agosto.
E per caso, cercando nella cronologia alcuni siti già consultati andai sui dati recenti. C’ era un file che non riconoscevo, un video. Era un primo piano di una mano che stringeva un cazzo eretto e si muoveva velove. Il video di una sega. E mio figlio era il proprietario di una e dell’ altro. Durava pochi secondi, e terminava con tre getti di sperma che uscivano dalla cappella rossa per cadere chissà dove.
Ero paralizzata. Controllai, il video era stato caricato il giorno prima. Perché?
Stupida, perché è la stessa cosa che hai fatto tu a lui. Cretina. Gli hai insegnato tu questo gioco del cazzo.
E quel cazzo giovane e dritto mi eccitava, anche se cercavo di non pensarci.
Replay.
Sì, mi eccitava. Mio figlio si toccava e godeva e mi regalasva lo spettacolo. Mi toccai un capezzolo da sopra la maglietta. Duro.
Lo strinsi con forza e questo aumentò l’ eccitazione. Sei una troia, smettila, diceva una voce nella testa. Toccati e godi insieme a lui pensavo invece.
Replay.
E poi ancora. Andai verso la camera trascinandomi dietro il cavetto di alimentazione che sbatteva contro il battiscopa. Nuda. Schermo aperto tra le gambe, replay. Manca qualcosa ma non c’ era. Volevo l’ odore di quello sperma. Ma fazzoletti non c’ erano. Ma un piccolo asciugamani che non ricordavo di aver messo in bagno sì.
Ok, maglietta e mutande, fuori dalla porta, bagno, asciugamano edi nuovo in camera. Tutto come prima ma sì, sentivo quell’ odore sulla spugna della salvietta. Volevo godere insieme al mio bambino che era rappresentato da un fermo immagine sullo schermo. La mano, il cazzo. Mi distesi e persi ogni freno, che faccia quello che vuole, mio figlio è un porco che mette i video delle sue sborrate sul pc della mamma zoccola che di tocca e si scopa guardandolo.
Chiusi gli occhi e poggiai sul viso l’ asciugamano, in un punto in cui tracce di sperma e naso coincidevano.
Mi piaceva il cazzo di mio figlio, mi eccitava. Avrei voluto toccarlo, baciarlo. Adesso. Cominciai a gemere, pensavo senti come si tocca tua madre troia guardandoti, senti come le piace immaginare di farsi scopare da te. Mi sentiva, lo so. Non c’ era altro rumore in casa. Sentimi. Toccati e godi anche tu.
Anzi, vieni e toccati davanti a me. Bagnami. E Luca entrò. Non aprii gli occhi ma sentii la porta aprirsi. L’ aria si mosse ma io non mi fermai, anzi. Alzai il bacino per allargare le chiappe e raggiungere il buchetto. Guardami pensavo. Sentii il suo respiro vicino alla mano. Annusami. Immaginavo dove fosse perché non so se avrei potuto guardarlo. Poi sentii le sue labbra poggiarsi su un seno e allora capii che era di fianco a me.
Sentivo la sua presenza. E sentivo la sua mano che si spostava sull’ altro seno e sussurai solo “succhiami, stringimi. Allora sentii davvero i seni stringersi sotto le sue mani, i capezzoli leccati e succhiati senza sosta, la sua lingua che li tormentava dandomi sensazioni incredibili.
“Oddio” riuscii a sospirare prima di godere in un orgasmo che somigliò a una esplosione.
Cazzo che bello. Cazzo che meraviglia… e il cazzo di Luca era lì, dritto e voglioso.
Appena aprii gli occhi ancora ansimante lo vidi. Allungai la mano per toccarlo, per sentirlo duro e dritto. Lo accarezzavo con la punta delle dita lungo tutta l’ asta fino alle palle, che presi nel mio palmo delicatamente dandogli qualche carezza, lieve. E mentre io iniziavo una lenta masturbazione Luca si portò le dita che erano entrate in me in bocca. Le succhiò con gli occhi fissi nei miei, li rimise sulle mie labbra chiuse, entrò di nuovo nella mia figa per raccogliere altro liquido e bevve anche quello.
Ti piace?
Sì
Voglio anche io il tuo sapore, e mi misi a sedere sul letto senza interrompere il movimento della mano. Adesso era in piedi, davanti a me mentre io avevo la cappella rossa davanti. Volevo vedere dal vivo gli schizzi di sborra cadermi addosso. Sborrami addosso
Arriva
E così vidi quel liquido tanto desiderato atterrare sul mio collo, sul mento, sulle tette. Cercai di recuperare le gocce più vicino alla bocca con la lingua ma Luca portò un dito sul mio viso e spinse lo sperma sulle mie labbra aperte infilandolo dentro.
Gli succhiavo il dito bagnato di sborra, e glelo succhiavo come il pompino che non avevo avuto alla fine il coraggio di iniziare.
Luca continuava a cercare sul mio corpo tutto lo sperma che poteva per portarlo alla mia bocca chiedendomi ogni volta Ti piace?
Alla fine feci qualcosa che desideravo da prima. Gli sposati le mani chinandomi in avanti e accolsi in cocca la parte superiore del pene che stava tornando a riposo.
La pelle già ricopriva la cappella ma io la srotolai per succhiare ogni traccia dei orgasmo presente, e anche se non stavo facendo un pompino a mio figlio beh, certamente gli stavo succhiando il pisello.
E adesso? Mi chiese quando mi rialzai guardandolo in volto
Adesso l’ abbiamo fatto. Cosa posso dirti, è stato bello e forse sbagliato ma ormai è andata. Lo volevamo ed eccoci qui. Non andremo oltre, anzi sarebbe bene non farlo più, se vuoi possiamo continuare a scambiarci… i nostri liquidi tramite le mutande, a me piace come gioco ma se vuoi, o appena vuoi, smettiamo subito.
E… a papà è meglio non far sapere certe cose, che dici?
Certo, mamma. Però…
Dimmi amore
Ci sono ancora alcune cose che vorrei provare con te. Non oggi ma… hai visto i miei video, vero?
Sì. E certi sono…insoliti. Ma tu prova a chiedere, magari alla mamma s**tta la follia come stasera e proviamo.
Adesso possiamo andare a lavarci un po’, ok?
Va bene.
Ma non andava bene. Io entrai in bagno per prima, ancora nuda, ma Luca mi seguì, nudo anch’ egli e senza il minimo imbarazzo entrò nella vasca aprendo l’ acqua.
Ci laviamo insieme?
Ma Luca, cazzo, ti ho appena fatto una sega cristo
Appunto, cosa vuoi che sia fare il bagno con me?
Che idee hai
Solo un bagno, tu da una parte e io dall’ altra
Vabbè dai, ma non farti strane idee gli dissi sorridendo.
Entrai cercando posto tra le sue gambe ma era comunque un problema, uno dei due avrebbe tenuto le gambe chiuse e… da qualche parte dovevano pur appoggiare.
Allungò lui i piedi sui miei fianchi, vicino all’ attaccatura dei seni e disse –mamma, hai due tette fantastiche spostando il piede destro finchè non portò l’ alluce sopra il capezzolo…
Luca smettila!
Scusa, riportando il piede sul mio fianco. Iniziai a lavarmi la parte del busto e del collo su cui c’ erano ancora tracce di sperma e pensandoci, stavo sgridando mio figlio per una carezza data con l’ alluce quando avevo lasciato che infilasse le dita nella mia vagina mentre mi masturbavo.. era una cosa sciocca, in effetti.
Ti piacciono davvero? Anche se cascano un po’?
Da impazzire, anzi, quando sei in piedi sono ancora più eccitanti
Stai tranquillo, dai. Che sappia io hai già avuto i tuoi orgasmi quotidiani, ti pare?
Eh, però fa effetto
Cosa?
Vedere le tette che ballano mentre le lavi…
Ma sei proprio un porco! Mica ti verrà dritto ancora?
Verifica…
Io, che cercavo di tenere i piedi piantati sul pavimento della vasca ci misi un po’ ma alla fine li allungai, andando a sbattere contro una ben evidente erezione che solo la schiuma nascondeva.
Luca… non possiamo come prima.
Infatti, non come prima. Alzò con le mani una mia gamba e si portò il piede sul viso. Baciandolo. Sapevo che aveva una passione per i piedi ed ecco che adesso stava leccando i miei. Ero di nuovo eccitata, sentivo la carne dura sotto il piede libero e cercai di posizionare le dita in modo da far scorrere il cazzo tra l’ alluce e il secondo dito.
Titolo della cartella Milf Footjob… e mi eccitava da pazzi. Luca mi succhiava ogni dito, lentamente e io lo masturbavo con il piede. Alla mia età era la prima volta.
Luca, è la prima volta che lo fai?
Sì.
Ti piace?
Tanto.
Allora cercherò di farlo bene perché… è la prima volta anche per me.
Non mi rispose, impegnato in quello che sembrava un lavoro che richiedesse la massima ed assoluta concentrazione.
Spostò solo il piede di prima sul seno. Poggiandolo e schiacciandomi un po’.
Era una strana sensazione. Eccitante anche questa. E poi portò quel piede sulla pancia e poi giù. Si fermò un attimo solo per orientare il movimento e poggiare le dita tra le mie gambe. Stava lì, fermo mentre io mi muovevo. Venne così, in silenzio, aumentando solo il ritmo dei respiri. Lo sperma mescolato all’ acqua. Liberò il mio piede dalle mani, un sorriso e Grazie.
Ti è piaciuto?
Tantissimo.
Anche a me. Anzi… mi ha eccitato.
Hai voglia? Mi chiese spingendo il dito più in basso e più tra le labbra?
Sì. Ma non davanti a te. C’ è troppa luce
Ok. Vieni qui, appoggiati a me così io sarò dietro e no ti potrò guardare
Ma nemmeno se…
Ti prego, toccati ancora vicino a me
Avevo tanta voglia. Parlare di toccarsi e godere insieme a mio figlio era stata la mia fantasia di settimane, stava accadendo e io non riuscivo ad essere comunque serena.
Ma tra qualche scivolata e qualche palpatina non certo casuale atterrai di schiena sulla pancia di Luca. Quanta pelle che si toccava. Che scivolava.
E adesso cosa vuoi che faccia, gli chiesi, tanto qua a comandare sei tu…
Distenditi bene, appoggiati e fammi passare le braccia sotto le ascelle così non scivoli giù.
Che ovviamente invece di limitarsi a passare sotto le ascelle mi abbracciarono forte
Sei bellissima anche da dietro sussurrò nell’ orecchio.
Lo sentivo dietro a me. Essendo più alto di parecchi cm senza dubbio stava guardando i miei seni che poggiavano sul suo braccio. I capezzoli scuri e duri. Le braccia che aderenti al corpo si incrociavano in mezzo alle gambe.
Mettiti comoda, ti tengo io. E mi lasciai scivolare ancora un po’ allargando le gambe e alzandole, poggiando le caviglie sui bordi della vasca. Adesso avevo spazio. Chiusi gli occhi, chinai la testa e iniziai di nuovo, ancora, a toccarmi.
Luca portò prima un mano poi anche l’ altra sui seni, le braccia chiuse sulla mia pancia e le mani a tormentarmi i capezzoli.
Sei bella sussurrava. E mi baciava il collo. Mi leccava l’ orecchio. Sei bella e porca. Ancora baci e io che perdevo il controllo. Sei una mamma porca, la mia mamma porca.
Sì amore, sono la tua mamma porca che si masturba con te. E nessun lampo di lucidità.
Solo dita nella figa e sul clitoride. Sentivo di nuovo l’erezione di Luca, era la terza in nemmeno un’ ora che riuscivo a sentire addosso a qualche parte di me. Adesso era sulla schiena. E io avevo voglia di un cazzo tra le gambe. Volevo scopare, farmi riempire da un uomo.
Oddio Luca, ho voglia…
Di cosa
Di scopare. Ma non possiamo.
Hai voglia di cazzo, mamma?,
sì. Ti piace il cazzo vero?
Sì.
Lo senti il mio? E’ di nuovo duro per te.
Lo sento, ma no possiamo farlo. Questo no.
Aspetta. Si alzò per quanto poteva reggendomi solo con un braccio, cercava sul mobile vicino qualcosa.
La schiuma da barba. Un cilindro di alluminio con un cappuccio a s**tto arrotondato. Fallico.
Usa questo mà…
Non mi feci pregare, avevo bisogno di sentire qualcosa di lungo grosso e duro in fica. Lo appoggiai ed entrò subito strappandomi un gemito di piacere
Scopati la figa, scopati e immagina che sia io.
Immagina il mio cazzo che ti sbatte fino in fondo.
Mi fai sentire porca
Quanto
Tanto. Mi fai sentire…
Dillo.
Una…
Dillo
Una troia Luca, una mamma troia che si fa chiavare dal figlio.
Scopati e godi allora, troia. Strinse fortissimo i capezzoli e io per nulla turbata da quelle parole ma anzi, ancora più eccitata venni, scopata dalla schiuma da barba. E venni a lungo, rumorosamente. E quando finii mi voltai per dare un bacio d’ amante all’ uomo che sapeva farmi godere così.
Un bacio con la lingua, ricambiato, lungo passionale. Sciaquamoci, dissi, così posso occuparmi di te
Ok. Aprimmo lo scarico della vasca e l’m acqua della doccià iniziò a lavare la schiuma mentre ci siutavamo a metterci in piedi.
Io ero sfinita, l’ acqua calda e l’ ultimo orgasmo mi avevano lasciata senza forze.
Luca era in piedi, lo sguardo puntato su di me e il pene eretto. Invece di togliergli la schiuma presi il sapone liquido e iniziai a lavargli il petto, giocando con i suoi capezzoli.
E poi presi il cazzo tra le mani e lo carezzai in un misto tra una sega e un lavaggio accurato. Guardavo le mie mani, le muovevo sulle palle, sulla cappella e sull’ asta cercando di fargli sentire le mie dita in ogni centimetro.
Alza una gamba, poggiala sul bordo così riesco meglio. E passai una mano sutto ai testicoli raggiungendo subito il buchetto. Si contrasse ma io lo avvertii, fatti lavare bene e fidati.
Lo segavo lentamente e con la mano aperta gli carezzavo il buco del culo. Rilassati sussurravo e alle quatro dita si sostituì solo l’ indice che poggiavo sull’ apertura del sedere chuiusa ma non stretta. Forzai un po’ e riuscii ad infilare qualche centimetro di dito.
Ti piace?
Sì. Allora lo facciamo per bene. Sapevo fare quel giochetto. E mi piaceva, anche.
Raccolsi la doccia dall’ alloggio e lavai via tutta la schiuma possibile, passai le mani per toglierla tutta davanti e dietro.
Odio il sapore del sapone. Mi inginocchiai per puntare il getto sul culo di Luca, allargando ancora di più le chiappe per bagnarlo esattamente lì. Ero sotto di lui, le palle quasi mi ticcavano mentre il cazzo puntava dalla parte opposta. Se lo stava toccando da solo.
Chiudi l’ acqua.
Poggiai la doccia e sostituii il getto d’ acqua con la mia lingua. Che meraviglia. La pelle giovane del culo vergine di mio figlio.
Gemeva, diceva oddio e si allargava con la mano libera ancora di più per farmi leccare più a fondo possibile. Tolsi la sua mano dal cazzo e mi spostai di nuovo davanti a lui.
Resta così, con le gambe aperte mi raccomandai. E finalmente feci quello che prima avevo solo tentato. Mi infilai il cazzo di mio figlio in bocca, più che potevo, tutto per poi farlo uscire quasi completamente. Lo scopavo con la bocca e intanto insinuavo il dito indice nel suo culo, un millimetro alla volta.
Mi lasciava fare.
Er entrata con la prima falange quando lo sentii letteralmente “aprirsi”, e contemporaneamente percepii la tensione dei muscoli che precedeva l’ orgasmo. E allora spinsi il dito fino in fondo mentre lui mi veniva in bocca. Che meravigliosa cosa. Per essere il quarto orgasmo giornaliero riuscii a bere abbastanza sperma da sentirne il colare attraverso la gola. Mentre l’ orgasmo o scuoteva sfilai il dito dal didietro e restai con la bocca attorno alla cappella fin quando non fui certa che non ci fosse più nulla da ingoiare.
Mi alzai in piedi e gli diedi un bacio. Anche alla mamma piace tanto godere così.
Un giorno vediamo meglio.
Ok
Adesso andiamo a fare i bravi però. Altrimenti non ceniamo nemmeno.
E per quel lunghissimo e intenso inaspettato pomeriggio fu tutto. E non mi pare fu poc.
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