In due, senza casco e controsenso!
rilasciato 25.07.2016 in categoria sesso raccontoAndrea non sapeva se maledire il momento in cui aveva accettato di tornare a casa approfittando d'un passaggio di Matteo sul motorino (poiché quel fatto aveva cambiato la sua vita: magari, non così disastrosamente, a ripensarci, ma di certo in modo considerevole) o se ringraziarlo per le conseguenze che n'erano derivate, vale a dire, per parlare chiaro, per aver perso la verginità dal culo, e non solo!
Torniamo indietro per capire cosa è successo ai due amici.
La scuola è finita da poco, hanno festeggiato la fine del quarto anno di liceo scientifico, con una botta di culo sono riusciti a scansare ogni debito e sono liberi per tutta l'estate: cosa c'è di meglio che inaugurarla con un festino alcolico nella casa al mare d'una loro compagna, alla quale i genitori l'hanno provvidenzialmente lasciata libera per il fine settimana? Nulla, infatti la festa procede bene, con la solita percentuale di ragazzini sbronzi che vomitano per il vino ed i cocktail e crollano per le canne, che girano tranquillamente; loro due sono tra i pochi che, potendo reggersi sulle gambe, decidono di tornare a casa per dormire, almeno questa era l'intenzione.
Andrea chiede a Matteo un passaggio sul suo scooter, dato che Paolo, col quale era venuto, pare non riesca più a staccarsi dalla tazza del cesso… cazzo avrà ancora da vomitare, ormai, sarà tornato indietro al cenone di Capodanno, ma chi se ne frega, se la smaltirà domani, chissà che mal di testa!
Così, i due si avviano: non è che siano proprio sobri, anzi, il casco proprio non se lo filano di pezza, hanno bisogno di sentire addosso un po' di brezza notturna per scacciare i fumi alcolici; il motorino procede quasi zigzagando, e non piano, Matteo si diverte a suonare il clacson: “Cazzo”, gli dice Andrea da dietro, “guarda che sono quasi le due di notte, qui c'arrestano!”.
Matteo, però, ride… ridono insieme, continuano a correre, finché imboccano una scorciatoia che tutti percorrono sempre controsenso, non illuminata, che taglia attraverso un boschetto e poi sbuca sulla nazionale, verso la città. Qui capita il fattaccio: da dietro una curva, arriva d'improvviso un'auto scura, nel giusto senso di marcia, veloce ma non quanto i due ragazzetti; lo scontro frontale viene evitato per un soffio, ma Matteo, sterzando all'ultimo, perde il controllo del mezzo ed i due cadono.
Non si fanno nulla, anzi, dopo il primo momento di spavento, prendono quasi a ridere come due idioti, rimanendo a terra; qualcuno scende dall'auto e s'avvicina a loro.
“Cazzo, sono due mocciosi, potevamo prenderli in pieno, e guardali ‘sti stronzi, ridono pure, mi sa che sono sbronzi… se fossi nei genitori, li sistemerei per le feste!!!”.
“Ehi, Tom,stanno bene?” Intanto l'altro s'è avvicinato e li ha fatti alzare senza troppa gentilezza: è un ragazzo giovane, alto e moro, magro ma muscoloso; non si distingue bene molto altro alla luce della luna, oltre a quella ci sono solo i fari della macchina.
“Sì, Nico”, risponde l'altro, “hanno solo qualche sbucciatura, ma nemmeno una goccia di sangue, li riempirei io di legnate! Adesso che ne facciamo?”
Matteo ed Andrea s'alzano e immediatamente passa loro la sbronza, non appena s'accorgono che la macchina ha sul fianco la scritta Polizia di Stato; “Cristo che sfiga”, pensa Andrea, il più lucido dei due, “ci siamo fottuti l'estate!!!”.
Nico, anche lui sui ventitré anni, s'avvicina a sua volta e li guarda: pure lui è alto ben messo, con la divisa da poliziotto, biondo e ben fatto.
“Che schifo, a sedici anni sono già ubriaconi… adesso, stronzetti, vi portiamo in caserma, poi chiamiamo i vostri genitori e v'assicuro che vi pentirete della cazzata che avete appena fatto”.
“No, per favore, stiamo bene, ce ne andiamo subito, la prego, agente, ci faccia la multa ma non ci porti in caserma, stiamo tornando da una festa e siamo solo un po' allegri: tutto, ma non i nostri genitori, ci fregate l'estate così”, piagnucola Matteo, ancora non del tutto riavutosi.
“Davvero, staremo attenti in futuro, i caschi li abbiamo, ce ne andiamo piano e paghiamo la multa, ma è la prima volta che ci succede”, dice Andrea, sperando che, vista l'età, i due siano disponibili.
“Non ci pensate, fighette, voi adesso salite in macchina con noi e saranno cazzi vostri”, l'apostrofa rudemente quello di nome Nico, il biondo.
Tom, però, gli s'avvicina e, più piano, gli fa: “Ma guarda che noi non avremmo dovuto essere qui, poi ci toccherebbe spiegare perché siamo da queste parti e passare la notte coi verbali e cazzi vari, e sentire la cazziata del capitano…”.
“Ma non vorrai mica che questi due figli di papà se la cavino gratis!?!”
“No, stai tranquillo, ho giusto in mente una bella punizione, che sarà anche parecchio divertente per noi”.
I due si scambiano uno sguardo d'intesa, con un sorriso sottile; Andrea non sa se sentirsi sollevato o preoccupato, Matteo sembra più calmo: “Sì, qualsiasi cosa, basta che poi ci lasciate andare a casa senza che i nostri sappiano nulla”!
“Non so se sarai dello stesso parere tra poco, stronzetto!”, replica Nico, poi Tom dice loro: “Adesso fate tutto quello che vi diciamo e se fiatate, vi facciamo un casino che nemmeno ve l'immaginate! Ora spogliatevi e cominciate a succhiarvi l'uccello a vicenda”.
Matteo e Andrea restano pietrificati, si guardano, Andrea prova a protestare: “Ma che cazz…” Tom lo ferma: “Avete dieci secondi per fare quello che vi ho detto, altrimenti, la caserma è lì che vi aspetta, ed anche un'estate bella tosta!”
I visi dei due poliziotti sono duri, come i loro cazzi nella divisa: non c'è nulla da fare, non c'è altra via di scampo.
I due ragazzi si spogliano e cominciano a baciarsi, prima controvoglia e timidamente, poi i loro cazzi si rizzano, l'alcool aiuta a superare le inibizioni e si toccano, sono entrambi belli: Andrea biondo, alto circa 1.
80 e liscio, modellato dalla palestra; Matteo un po' più basso, viso d'angelo castano, con una leggera peluria sul ventre, attorno all'ombelico, un fisico sodo grazie ad anni di piscina.
Iniziano a slinguarsi i capezzoli con calore, mentre si menano le aste da adolescenti, incoronate da due ciuffi di pelo; in qualche modo, forse, non sembra loro neppure così strano star lì a palparsi come avevano sempre dichiarato di voler fare con le ragazze più carine della scuola.
Alla luce della luna e dei fari, Tom e Nico tirano fuori due cazzi che, eretti, sembrano arrivare sui venti centimetri… meno male che i due frocetti non se ne accorgono: chissà che paura, sennò, e iniziano a masturbarsi l'un l'altro, le loro cappelle turgide e umide di umori luccicano alla luce lunare, nel frattempo commentando le prodezze erotiche dei due ragazzi, i quali, ormai, sono preda dei loro stessi ormoni e si danno piacere succhiandoselo con foga e, alternandosi, gemono e si strusciano, accarezzandosi le natiche e l'addome.
“Guardali i due frocetti, sembra che non abbiano mai desiderato altro e che stiano quasi per scoparsi”, dice Tom.
“Sì, sono due belle troiette, guarda quello castano come se lo ingoia tutto con passione, a quello il cazzo gli piace proprio tanto! Adesso gli faccio assaggiare quello di un uomo vero” e così gli s'avvicina, lo stacca da Andrea, lo fa inginocchiare e dicendogli “succhialo tutto, frocio che non sei altro”, glielo infila in bocca in un colpo solo.
“Ti piace il sapore del mio uccello, eh? Se me lo succhi bene, ti faccio sentire anche la sborra, stanotte” e così inizia a gemere sotto i suoi colpi di lingua, esperti davvero; intanto si spoglia, è del tutto glabro anche lui, massiccio e tatuato sulle braccia e su un fianco con dei tribali.
Matteo comincia a palparlo e lui apprezza, lo prende dai capelli e lo guida nel pompino: “Ah, sììììì, così, prendilo tutto in gola, continua, sei meglio d'una troia, sììììì”.
Nel frattempo, anche Tom si spoglia: ha un fisico ben delineato, con una leggera peluria nel solco dei pettorali ed una striscia di pelo che corre lungo gli addominali scolpiti, fino al cespuglio del cazzo, ritto e voglioso come quello del suo amico.
“Tu biondino, non vorrai mica solo guardare il tuo amico, vieni qui e assaggia la mia minchia” Andrea esegue con entusiasmo, leccandogli prima i capezzoli e l'ombelico, passando poi alle palle, la mazza e la cappella violacea, infine prendendolo tutto in bocca.
“Sì, sei fantastico, ingoiala tutta, che tra poco ti sfondo anche il culo… sì, ancora” e i due poliziotti iniziano un concerto di gemiti e palpeggiamenti, cominciando anche a sondare i culi stretti e innocenti dei due amichetti con le dita.
Dopo un bel po' di spompinamento, quando le mascelle dei due piccoli scapestrati sembrano indolenzirsi e i due stalloni non accennano a scaricarsi, decidono di scambiarseli e li fanno mettere a quattro zampe; dopo una rapida passata di lingua che fa fremere le loro rosette, Tom li avvisa: “Adesso vi rompiamo il culo, abbiamo pensato che sarete contenti d'essere sverginati insieme, così ve lo ricorderete per sempre; ora mettetevi uno sul cazzo dell'altro, così, mentre vi riempiamo le chiappe, vi potrete anche trastullare il cazzo reciprocamente”.
Matteo si poggia sul prato di schiena, Tom gli passa dietro e, sollevandogli le gambe aperte, gli poggia la punta del cazzo sullo sfintere vibrante di paura ed eccitazione; intanto Nico si pone dietro Andrea, che ha il cazzo sulla faccia di Matteo ed il viso sull'uccello di lui, gli apre le chiappette sode e con due dita divarica la strettoia.
“Sììì, senti come urla per la voglia di carne calda questo buchetto, sììì, ora lo apro come una pesca matura; poi, all'unisono, cominciano a spingere: i due ragazzini urlano dal dolore dei culi sfondati, ora la sbornia è passata del tutto, finché presto, centimetro dopo centimetro, le verghe di Tom e Nico sono del tutto immerse nelle loro budella e un calore nuovo e un piacere indescrivibile s'impadroniscono d'ogni fibra dei due adolescenti, che sembrano impazzire.
Matteo succhia Andrea con forza, Andrea ricambia sparandogli una sega ultrasonica e geme: “Sì, riempimi tutto, Nico, spaccami il culo, lo voglio sentire fino in golaaaah, ancora”.
Per entrambi, il massaggio anale si trasforma in un orgasmo dell'anello del culo, che ha ceduto e s'è rilassato completamente, come se fino ad allora non avesse atteso che d'essere riempito.
Non capiscono più nulla, presi dal piacere più profondo, eccitati dalle parole sconce dei due sverginatori.
Nico, con l'uccello rinchiuso nel culo di Andrea fino alle palle, entra ed esce prima con forza, poi lentamente, lo stringe sulle spalle facendogli sentire sulla schiena il suo ventre e gli succhia insieme il lobo dell'orecchio, dicendogli: “Sei bravissimo, mi sembra che tu me lo stia succhiando col culo, sììì, ti apro tutto maiale, fino allo stomaco”.
Tom ha le cosce setose di Matteo attorcigliate ai fianchi muscolosi, mentre lo pompa selvaggiamente lo massaggia sulla pancia facendolo sbavare come un cagnolino e dividendo il suo cazzo tra il buco di Matteo e la bocca di Andrea, entrambi caldi, umidi e accoglienti.
Matteo lo supplica: “Sììì, non smettere, ne voglio ancora tanto, sono la tua troia, sborrami dentrooooo, sììì, cosììììì, lo voglio tutto, svuotami dentro il succo dei tuoi coglioni”.
“Ce n'è da saziarti quante volte vuoi”, ansima Tom, aprendogli il culo con le mani, “lo senti tutto fin dove arriva a riempirti il mio cazzone, finocchio, eh? Dimmi quanto ti piace il mio cazzo”.
“Sì, mi piace, mi piace tanto, piantamelo nel culo, come un palo, ancora di più”.
Dopo quasi un'ora di spompinamenti e inculate varie, i quattro uomini confusi in una massa unica di carne e i loro cazzi stanno per raggiungere l'apice del piacere con l'orgasmo.
Nico, aggrappandosi ai capezzoli di Andrea, scarica ettolitri di sborra bollente nel suo culo: “cazzo, vengooooo, sì, sto venendo, ahhhh, sììììì”, inondandogli il retto e facendo colare lo sperma sulla faccia di Matteo, che non aspetta altro che ripulire quell'uccello, il cui gusto ha già assaporato; infine, s'accascia sulla schiena.
Tom, con le ultime spinte potenti: “Sì, eccomi, sto arrivando anch'io, godooooo”, eiacula alcuni getti nel culo zuppo di Matteo, poi lo tira fuori e alti schizzi raggiungono la faccia di Andrea e i petti dei due ragazzi, anche loro abbracciati nel supremo godimento.
Andrea, mentre succhia dal foro del suo compagno di scuola la sborra del poliziotto moro con un'ingordigia insperata, viene masturbato da Nico; Matteo, infine, sprizza il suo sperma in alto, mandandolo a coprire il torace di Tom, che se lo spalma sui capezzoli, offrendolo da leccare al suo collega.
Ora i due amici giacciono per terra sull'erba, mentre Tom e Nico li osservano: si sentono svuotati e provati di quelle due mazze che li hanno sventrati per un tempo infinito; si baciano, si leccano liquidi ed umori con una frenesia ed una golosità incredibili per due principianti.
“Guarda là come se la spassano, Tom: sembra che ‘sti due frocetti non abbiano fatto altro in vita loro, dici che ‘sta ripassata gli sia servita di lezione?”
“Credo proprio di sì, poi lo sanno che se li ribecchiamo li aspetta un'altra bella inculata”, risponde Tom ridacchiando, anche se mi sa che questi non aspettano altro che farsi chiavare di nuovo “!
“Beh, senti, noi dobbiamo proprio filare, sono quasi le tre, io vado a fare una pisciata e poi andiamo”.
Dieci minuti dopo i due poliziotti si sono rivestiti; Nico saluta i due ragazzi ancora nudi, che stanno giusto rialzandosi, con una sonora pacca sul sedere e, salito in auto, mentre partono, grida dal finestrino: “Ciao rottinculo, alla prossima contravvenzione”.
I due amici sono ancora storditi dalla chiavata: stentano a riprendersi, Matteo ancora nudo si avvicina al motorino e cerca di riesumarlo.
“Cazzo che male al culo, Andre, e dobbiamo anche muoverci, sennò facciamo mattina ancora qua”.
Andrea lo guarda, chino sullo scooter intento a controllare che non sia rovinato, per nulla preoccupato di quanto accaduto, anzi, forse anche un po' contento; del resto, neanche lui può negare, in fondo in fondo, d'essere soddisfatto della scopata, nonostante il culo dolorante.
A questo pensiero, vedendo le chiappe ancora allargate e grondanti sperma di Matteo, lo prende un misto di rabbia convulsa per la dissennata leggerezza dell'amico, che lo aveva messo in quella situazione, ed un'eccitazione per la sua nudità… in breve, il suo cazzo svetta di nuovo, preso dalla circostanza s'avvicina da dietro al suo amico ignaro e, apertegli le chiappe, con un solo colpo di reni gli pianta il cazzo nel culo, strappandogli un grido di sorpresa e dolore.
“Andre, che cazzo fai, sei impazzito? Poi, dopo qualche stantuffata, gemiti di piacere… aaaah, sì, continua così, fino in fondo, mmmmh, che bellooooo, sfondami ancora di più, non resisto, è bellissimo”.
Andrea tiene la sua spada immersa fino ai coglioni nelle budella del suo amico, gli massaggia i capezzoli e il ventre con le mani rapaci, mentre Matteo, da dietro, gli agguanta le chiappe e lo spinge dentro.
“Così impari bastardo, frocio di merda, vedi che succede a fare lo stronzo? Adesso ti spano il buco, finisco quello che hanno iniziato quegli altri due”.
“Sì, ti prego, non smettere, mmmmh, sei fantastico, sventrami, sì, Andre, sono un porco, il tuo svuotacoglioni, annegami di sperma, sììììì, cosììììì…”.
Matteo è infoiatissimo, comincia a spararsi una sega; Andrea glielo prende in mano e lo masturba, sussurrandogli sconcezze all'orecchio; le spinte si fanno sempre più forti e veloci, finché con un ansimo strozzato, i due maiali vengono insieme, Andrea con ampi getti nel culo dell'amico e Matteo sulle mani dell'altro.
Mentre Andrea assaggia dal palmo della sua mano il sapore dello sperma, Matteo si sfila l'uccello dal retto e prende a succhiare ogni minima goccia di sborra.
“Mi sento un tunnel al posto del culo”, si lamenta Matteo.
“Così impari, la prossima volta, a metterci nei casini, testa di cazzo”, gli risponde Andrea, più compiaciuto che adirato.
“Ma se t'è piaciuto almeno quanto a me… adesso sono pronto a prenderlo dietro quando voglio, credo che mi farò presto qualche giro notturno senza casco, se vuoi accompagnarmi…”.
Ridono entrambi: solo allora decidono di rivestirsi e tornare a casa; hanno festeggiato proprio bene l'inizio dell'estate e la promozione!
Nota: non conosco l'autore di questo racconto, cui ho apportato le solite modifiche sintattiche a mio avviso migliorative, lasciandone però invariato il contenuto; naturalmente, resto disponibile a citarlo, qualora qualcuno sapesse indicarmelo.
La stesura dovrebbe risalire a circa quindici anni fa, epoca in cui ero solito ricercarne molti in rete: rileggendolo, mi sono ritrovato a pensare quanto poco bastasse agli adolescenti dell'epoca per eccitarsi, ma, soprattutto, rifuggire – diversamente da oggi – alla totale impossibilità di esprimere le nostre pulsioni nel mondo reale.
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