IL SONNIFERO. COME MI SONO GODUTO LA ASHLEY DEI ME
rilasciato 20.04.2013 in categoria sesso raccontoMe la sono goduta mentre dormiva.
Proprio così.
Lei, si..!
La mia vicina.
Me la sono goduta grazie a un sonnifero somministratole appositamente dal marito.
Ma partiamo dall' “in-comincio”
Sono Marco, sessuomane incallito di 50 anni, col cazzo sempre in tiro e sempre alla ricerca di cose porche da scoprire.
Immaginate ora uno stendino a portata di mano, dove la topa in questione mette ad asciugare i suoi indumenti intimi.
Ecco.
Tutto nasce proprio da lì. Da quello stendino.
“I vicini… Che tema banale” direte voi. Ma se il tema è banale, di certo non era banale l’ossessione che mi derivava dalla topa (come dicono gli esperti? La lei di coppia, se non sbaglio…), si insomma dalla moglie dell’inquilino del piano di sopra.
Vabbè, dopo ‘ste stronzate… torniamo alla mia meravigliosa ossessione.
Lei, la vicina, manco a dirlo, come in tutti i racconti che si rispettino dovrebbe essere una sorca da paura. E infatti è così: una donna bella donna; bel viso e bel fisico. Mai ostentato e quasi sempre contenuto in un abbigliamento del tutto normale. 38 anni, ben portati, mora, riccia… insomma immaginatevela voi come una donna normalissima anche se non proprio un tipo anonimo.
“E allora? Che cosa ti ha fatto andare fuori di testa?” direte voi.
Lo scorso agosto (no, aspettate… non me la sono trombata in quell’occasione… aspettate…) Dicevo? Ah, si. Lo scorso agosto mi affaccio sul mio balcone e guardo in alto cercando di intuire l’evoluzioni meteorologiche e… SDENG! Sbatto l’occhio su una mutandina, nera… di pizzo… tutta traforata… che era appesa ai fili dei panni degli inquilini del piano di sopra.
Un desiderio mi assale mentre mi si gonfia il cazzo.
un desiderio che è un imperativo per la mia natura da sessuomane affetto da prochitudine cronica: DEVO carezzarla, annusarla, maneggiarla!
Mi guardo intorno.
Non c’è nessuno in giro…
Mi assesto il pisello dentro i pantaloni, cercando di farlo stare comodo mentre continua a gonfiarsi e penso: “Come posso arrivare a quel tesoro? Forse, con una canna da pesca!?”
Scendo giù in cantina, individuo la canna adatta.
L’afferro e risalgo le scale di corsa.
Arrivo sul mio balcone e il cuore comincia a battere all’impazzata.
Intanto che apro la telescopica mi guardo intorno.
“E se mi vede qualcuno? Sti cazzi! E quando mi ricapita un’occasione così”.
Davanti ai nostri balconi c’è un enorme prato abbandonato e in casa mia non c’è nessuno. Loro, i vicini, li ho visti uscire poco fa… perciò questo è il momento giusto.
Sollevo la canna e cerco di agganciare lo slip con la punta. voglio appropriarmene giusto per il tempo di schizzarci sopra e poi la faccio trovare come se fosse caduta casualmente sui nostri fili
Fatto..!
Riesco ad agganciarla; la molletta che la teneva si smonta e il mio bottino cade giù.
Ce l'ho! E’ nella mia mano.
Chiudo la canna. Col cuore in gola, mi guardo di nuovo attorno per sincerarmi che non ci siano testimoni e rientro in casa per visionare con la dovuta attenzione il frutto della mia razzia.
Ne saggio la consistenza del pizzo e me la porto verso il viso.
Che tessuto… e che fragranza emana!
Fica! gnocca! fregna! topa! sorca! passera!… in un attimo mi passano nella mente tutti i sinonimi che conosco.
“Ce l’ho, ce l'ho, ce l'ho!” grido dentro di me.
Me la faccio scorrere tra le dita. Sgrano gli occhi, mordendomi il labbro inferiore, pensando che sia la mutandina più sexy del mondo.
La immagino cingere la fica depilata-ma-non-del-tutto (lo so perché le donne parlano tra loro e qualche volta mia moglie e la topa in questione si confessano certe cose senza avvedersi se ci sia qualche sessuomane come me nei paraggi)
Non resisto. Mi tiro giù la zip e mi avvolgo il cazzo, con quel tesoro.
Neanche chiudo gli occhi, immaginando così di poter sfiorare le carni della proprietaria col mio cazzo.
aumentava in me il desiderio di carpirle intimità, così come ora mi stavo appropriando di quel tessuto.
Schizzo.
Troppo presto, penso
E non mi accorgo che nasce proprio da lì, quella mia piacevole idea assillante.
Salto a questo punto tutti i passaggi e arriviamo a come sono arrivato a godermi le sue belle forme
Col marito, un simpatico quarantenne che ha girato mezzo mondo e ne ha visto di tutti i colori, ci davamo appuntamento quasi quotidianamente nel mio giardino a sorbire un caffè o a fumare un sigaro.
E’ ovvio immaginare che uno degli argomenti delle nostre chiacchierate erano proprio le nostre avventure sessuali.
Dopo aver sondato la sua apertura mentale, in una di queste occasioni, colgo l’attimo propizio e gli confesso che la moglie me la scoperei volentieri.
Uso altri termini, ovviamente ma la sostanza era la stessa.
Ma se io, nel confessarmi ho usato dei termini soft, il marito manifesta senza barocchismi che lui ha il desiderio di vederla trombata da un altro.
E mi racconta che durante le loro sessioni amorose, accenna spesso alla moglie questa sua fantasia. “E lei?” chiedo io…
Lui mi risponde, accompagnando le parole con un sospiro profondo, che lei non ne vuole proprio sapere di simili sconcezze. anche se, mi confida ancora, quando gli dice queste cose, lei vibra, si bagna in maniera copiosa, godendo violentemente.
Insisto: “Ma dai! Magari ha paura del tuo giudizio?! Dovresti insistere, rassicurarla che non la considereresti una mignotta se te lo confessasse anche lei”
Ma lui ribadisce che è stato finora inutile il suo sforzo nel farle comprendere i vantaggi per entrambi.
Afferma di aver provato in mille modi a renderla edotta sugli aspetti erotici e benefici, che si creerebbero in simili occasioni… Ma, niente! Nulla l'avrebbe convinta. era stata categorica e irremovibile.
Era stata categorica anche l'ultima volta, proprio pochi giorni prima: lui gli aveva confessato che lo eccitava il modo in cui gli uomini la osservano tutte le mattine mentre attende alla fermata dell'autobus.
Già! la fermata dell'autobus.
A quell’ultima frase la mia mente parte e si allontana…
La moglie, era diventata un punto di riferimento dei pendolari che prendevano la stessa linea.
Tutti a cercare di intuire come si sarebbe vestita il giorno dopo, o a indovinare le dimensioni della gonna, o il colore del reggiseno e delle mutandine. Senza contare quelli che invece, sognavano quanto sarebbe stato delizioso farsi ciucciare il cazzo dal quella bocca sorridente o infilarglielo in tutti i buchi possibili, culo compreso.
Torno in me e riprendo il discorso con lui e con una certa titubanza. e col cazzo in vistosa erezione a stento trattenuto dai calzoncini estivi che indosso, gli chiedo:
“Ma… insomma… tu lo faresti? Vorresti che scopasse con un altro in tua presenza?”
“Si.
Anche ora, in questo momento” la sua risposta. Ed io incalzo: “Magari lo faresti per mitigare la possibilità di soffrire di corna? O lo faresti per lei? Solo per lei, intendo?”
Qui, lui ha un'impennata, si erge diritto sulla sedia e mi si avvicina e mi sussurra con fermezza:
“Manco per il cazzo! Lo farei perché piace a me l'idea di vederla infilzata da un altro cazzo! La farei sbattere, anche se lei fosse incosciente.
Anzi sai che ti dico? A te piace, inutile negarlo. c’hai il cazzo in tiro anche ora e… vorresti fartela?”
“E chi nega?! Se vorrei? E me lo chiedi?”
“Anche se lei non partecipasse attivamente?”
Era chiaro che mi stava lanciando un'esca. Un'esca alla quale non potevo mancare di abboccare…
“Cioè?”
“Voglio dire: le riempiresti la fica anche se lei dormisse? Da un paio di settimane prende un sonnifero leggero”
Devo dirvi cosa risposi?
Naaahh! Non c’è bisogno! Chi è arrivato a leggere fin qui è malato, come me, di porchitudine e quindi sa cosa risposi…
Detto fatto!
La mia famiglia è al mare per tutta la settimana.
Concordammo tempi e modalità in un baleno.
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Sono sul pianerottolo, davanti la loro soglia. Sono le 2330. Lui apre la porta, solo socchiudendola. Attendo pochi secondi prima di aprire per entrare. La casa è in penombra. I pochi punti luce illuminano gli ambienti in modo che ci si possa muovere senza pericolo di inciampare o sbattere addosso a qualche mobile. Mi dirigo in camera da letto.
So bene dove si trova. È esattamente sopra la mia.
La stanza e arredata sobriamente: letto, comodini, cassettiera, armadio e una poltroncina. Lui è in piedi, braccia conserte, per ora. poggiato su un lato dell’armadio che gli consente una totale visuale del letto dove giace lei.
Sono sul pianerottolo, davanti la loro soglia. Non ho nemmeno acceso la luce delle scale. Sono le 2330. Lui apre la porta, socchiudendola.
Buio
Silenzio
Attendo pochi secondi ancora, prima di entrare.
La casa è in penombra.
I pochi punti luce illuminano gli ambienti in modo che ci si possa muovere senza pericolo di inciampare o sbattere addosso a qualche mobile.
Mi dirigo in camera da letto… so bene dove si trova: esattamente sopra la mia.
Lui è in piedi, poggiato su un lato dell’armadio che gli consente una totale visuale del letto dove giace lei.
Buffo: ci salutiamo, come se ci fossimo incontrati per caso.
Lei, finalmente!
È qui, davanti a me inerte e inerme.
Guardo il marito interrogandolo con un’alzata di sopracciglio. La sua risposta è un sorriso mentre annuisce moderatamente col capo: “Dorme… vai tranquillo. Io mi accomodo qui, su questa poltroncina: voglio godermi lo spettacolo. Ma ricorda il patto: quando stai per schizzarle dentro mi devi avvisare. ”
“Si, si. Certo! Non temere.
”
Raccolgo le idee. Vorrei già infilarle il cazzo fin dentro l’utero ma non devo aver fretta. Voglio assaporare ogni piccola parte di questa azione profanatoria. Giro attorno al letto un paio di volte.
Lei è a pancia in sotto. La scopro, sfilando lentamente il lenzuolo. Lo spettacolo e inebriante. L’eccitazione che provo nel vedere quel corpo di donna, dormire con indosso solo una magliettina e un paio di slip bianchi, mi fa affluire in un sol colpo, tutto il sangue all’uccello, togliendo flusso al cervello.
Respiro profondamente. Guardo lui, che mi sorride sornione: “Bella eh?!”
Mai, prima, ho avuto modo di approfittare dell’intimità di una donna, mentre era tra le braccia di Morfeo. Ed è un misto di suggestioni: l’immoralità e la bramosia si dibattono per pochi istanti. Alla fine quest’ultima ha il definitivo sopravvento.
Scuotendo lentamente il capo, rispondo: “Di una bellezza esaltante. Quando la guardavo salire le scale provavo qualcosa come un cazzotto nello stomaco.
Pensavo a quanto fosse bella e sensuale e a quanto fosse inarrivabile. Ho quasi paura a sfiorarla…”
“Vai tranquillo, tanto non si sveglia. Fidati. Non hai idea di quante volte me la sono scopata così, mentre dormiva…”
La immagino sbattuta nel sonno, dal marito, mentre le mie mani arrivano alle spalle di lei. Le sposto i capelli lunghi, scuri e mossi. Avvicino la mia bocca al collo. Da lì scendo, spostando un po’ il tessuto della magliettina ed arrivo ad assaporare la pelle profumata della sua spalla.
Lui si alza e viene ad aiutarmi a sfilare la magliettina. Che emozione, poterla toccare; denudarla così, mentre gusto la morbidezza della pelle.
La magliettina le viene sfilata in pochi secondi. Ha indosso, ormai, solo la mutandina bianca. l’abbiamo girata, voltandola è rivolta verso l’alto. Ora, in posizione supina, inevitabilmente il seno è una calamita per il mio sguardo e ancor di più per le mie mani. È di uan dimensione perfetta per essere accolto in una mano.
Sodo, delicato. Perfetto.
Mi accorgo che ogni movimento che faccio mi sembra quello di un bradipo. Non so se è una semplice sensazione dovuta all’intensa voglia di assaporare tutto ciò, oppure mi sto davvero muovendo lentamente per timore di svegliarla… poco importa ora.
Al mio tocco, la pelle le si increspa, sia quella del seno che quella immediatamente attorno. Ho un fremito. Con una mano traggo beneficio dal contatto con quella pelle delicata e con l’altra libero il mio cazzo dal pantaloncino.
“Ah, però! Che bella minchia!” dice lui…
Senza rispondere, avvicino la cappella ad una tettina per farla roteare un po’ attorno all’aureola e infine lo poggio proprio in mezzo, lasciandolo affondare un pochino nella mammella.
Ora i miei movimenti non mi paiono più lenti come prima. Con la mano sinistra mi approprio della conchiglia, protetta ancora dall’unico tessuto che ancora indossa la mia vittima: è calda. Anche attraverso la mutandina il calore del suo sesso è notevole.
Il cazzo mi duole. Lo avvicino alla sua bocca mentre con un dito le socchiudo le labbra. I denti sono serrati. Se ne avvede lui che si avvicina e la bacia in bocca. Alla fine del suo bacio, lei ha la bocca aperta: finalmente posso insinuare il mio glande in quella cavità calda e umida. Quante volte l’ho sognato. Certo! Avrei preferito che fosse lei a suggere il mio miele, di sua sponte. Ma in questo momento non importa che lei sia cosciente.
Egoisticamente, sono io che voglio godere di lei. Almeno per questa volta…
Lui è rimasto inginocchiato vicino al suo volto. Sta evidentemente rimirando il mio cazzo che va e viene nella bocca di sua moglie. Le carezza la guancia, col dorso di due dita mentre le sussurra: “Vedi cara…? non sarebbe poi così difficile prendere in bocca il cazzo di un altro. Basta aprire le labbra e tutto accade in maniera naturale. Voi siete nate per ciucciare il cazzo…”
Devo mantenere il controllo per non schizzarle subito in gola.
“E ancora più facile sarebbe prenderlo in fica. Ora lo verificheremo, vero Marco?”
Non me lo faccio ripetere e mentre estraggo il cazzo dalla bocca di lei, lui si alza in piedi. Le sfila le mutandine; alza le ginocchia di sua moglie, sostenendole, per permettere a me di farcirle la fregna e a lui di vedere per bene da vicino tutta l’operazione.
“Ma prima –suggerisce- una bella leccata a due lingue per questa fichetta”
Quale invito..!
Mi ci butto a bocca aperta, per primo.
Lecco succhio deglutisco tutto. È un diletto per l’anima e il pisello, sentire l’afrore di donna che emana quel fiore. Inconsapevole delle attenzioni che sta vivendo, si apre, sbocciando come se lei fosse cosciente. E i suoi umori cominciano a defluire dolci e profumati. Faccio posto al marito, che mi affianca da bravo gregario, in una leccata a due lingue dai ritmi magistrali. Nemmeno se ci fossimo allenati insieme saremmo così accordati nel ritmo e nell’intensità.
Entrambe ci deliziamo per alcuni minuti del sapore di quella splendida fichetta. Poi lui si alza di nuovo in piedi e mi invita con un gesto di entrambe le mani ad accomodarmi; si porta di fianco. Sinceratosi che le ginocchia si tengano sollevate, in una posizione adeguata, con una mano allarga le grandi labbra e con l’altra, pilota il mio cazzo verso l’apertura della vulva.
Entro. Facilmente. Purtroppo, pochi colpi e sono a segno.
Glielo dico: “Sto per venire. Non ce la faccio a resistere”. “Bene!” è la sua risposta. “Tanto non mancheranno altre occasioni. Soprattutto quando saprà cose le abbiamo fatto, vorrà provarlo da cosciente”
“Schizzoooooo…” grido sommessamente.
“Non uscire”, dice lui. E pone la mano sul pube di lei, come se volesse percepire la potenza dei getti del mio sperma che le violano il grembo. “Finalmente! Spero che tu l’abbia ingravidata”
quando sfilo il cazzo grondante dell'abbondate sborrata, lui va a leccare tutto ciò che esce dalla vagina… mugolando e sussurando paroline dolci alla moglie.
Appendice…
“Davvero glielo dirai”
“Si. Certo. Anche a lei sarebbe piaciuto ma, diceva, che non aveva il coraggio. Ora sapendo che già è accaduto, sarà più facile per lei farsi sbattere da te. Magari le dirò che se non lo farà tu potresti metterci in difficoltà pubblicando on line il filmato che ho avviato io da quando sei entrato” e così dicendo mi indica un punto della stanza, dove c’è un led, appena percettibile alla vista, che lampeggia..!”
Ma questa è un’altra storia.
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