Il party del super attico
rilasciato 01.02.2023 in categoria sesso raccontoGiungemmo, Akira ed io, nel luogo che il navigatore ci aveva indicato, dopo un breve viaggio da Milano, seguendo l’indirizzo che ci era stato dato la mattina stessa. Era un sabato sera; le giornate si stavano decisamente allungando, e il sole finiva solamente di tramontare. Il piazzale era ingombro di automobili e stavamo cercando un parcheggio, con il cuore che batteva per l’emozione di una serata che, ne eravamo entrambi certi sarebbe stata emozionante.
Nel silenzio udimmo delle voci che ci chiamavano e ci indicavano un posto dove potevamo parcheggiare senza problemi. Ci guardammo attorno, senza comprendere da dove provenissero le voci dei nostri amici. Poi alzammo lo sguardo. Gli edifici erano bassi, ad eccezione dell’imponente condominio che si stagliava esattamente di fronte a noi; i nostri amici erano affacciati all'ultimo piano, da quella che ci parve una terrazza. Erano minuscoli e si trovano altissimi. Da nessun altro edificio di potevano scorgere.
Questo dettaglio avrebbe poi rivelato tutta la sua cruciale importanza. Il corridoio di ingresso conduceva all'ascensore. Vi entrammo insieme a due persone. Una coppia. Il sorriso di lui, il vestito sensuale e i tacchi di lei ci fecero intuire che stavano recandosi nello stesso luogo. Che stavano andando alla stessa festa. Che avevano voglia di vivere le stesse emozioni. Che erano animati dalla stessa voglia. Non ci eravamo sbagliati. Ci riconosciamo subito fra noi, come membri di una setta segreta.
Una setta di cui facevamo pienamente parte Akira ed io. Presentazioni e sorrisi mentre l’ascensore saliva inesorabile. È assai difficile far comprendere cosa si prova in quell'istante. Tu guardi loro. Loro guardano te. Tu sai cosa succederà. Loro sanno che tu sai; e così via in un gioco di rimandi infinito. Ma la setta ha le sue regole. Ci si presenta in modo affettuoso ma senza alcuna ambiguità. Chiunque fosse stato con noi nell'ascensore, chiunque non avesse fatto parte della “setta” avrebbe soltanto visto due coppie invitate a cena che si presentavano educatamente.
Questa consapevolezza mi inebriava. Avrei voluto ci fosse qualcun altro con noi in quello stretto spazio in cui già aleggiavano i demoni burloni del gioco. Avrei voluto salutarlo con un compito “buonasera” quando fosse sceso. E avvertire il segreto non detto che univa in una catena invisibile e fortissima noi quattro. La avvertivo quella catena complice; la avvertivo sulla pelle come se ce l’avessi addosso. Quella serata era nata in modo del tutto fortuito.
E si sarebbe rivelata splendida. Ancora una volta compresi quanto il contesto, il modo, l’atmosfera siano importanti nel Mondo del Gioco. Di certo lo sono per le donne, più attente di noi a mille sfumature. Ma non crediate che tutti i maschietti siano lì solo in fremente attesa di consumare una brama volgare. Non tutti sono così. Non tutti siamo così. Al crescere dell’esperienza e della consapevolezza, quella che inizialmente è un semplice desiderio di sesso si muta in altro.
Nella ricerca di sensazioni. Il corpo è solo uno strumento che permette la connessione. La vera magia, per me, è la straordinaria confidenza e intimità che si crea con perfetti sconosciuti. Sconosciuti che appunto non sono più tali. Il bisogno di libertà mentale che ci accomuna ci rende vicini. Uomini e donne. Al crescere dell’esperienza anche io comprendevo come sono le piccole sfumature che cambiano le serate. In fondo, una penetrazione è sempre una penetrazione.
Banale. Una fisicità che si incastra per dare un piacere meccanico. La bellezza sta in altro. Sta nella conversazione, sta nel rilassarsi assieme senza fretta. Assaporando il desiderio che cresce impercettibile nell'aria. Una battuta un po’ spinta, un sorriso lascivo, sguardi di desiderio sempre più espliciti. L’ammirazione maschile che costituisce il vero carburante nel desiderio femminile. Una mano che si posa distrattamente sulla pelle nuda, un vestito che si alza di pochi centimetri e lascia intravvedere un lembo di coscia.
E poi gli aneddoti: conoscenza comuni, esperienze divertenti che sono capitate a ognuno di noi. Risate. Tutto questo crea la miscela giusta, che esplode al momento giusto. E il momento giusto lo comprendi d’istinto senza che nessuno parli. Ed è il momento che preferisco fra tutti. Un istante prima siamo ancora una combriccola di amici che si ritrova per passare una bella serata fra brindisi e chiacchiere. L’atmosfera è del tutto distesa. Eppure. Eppure un istante tutto cambia.
In un istante si varca la linea d’ombra. In un istante è come se un’eclisse improvvisa oscurasse il mondo. Si passa dall’altra parte. Le carezze non sono più casuali. Le risate e le chiacchiere si placano d’improvviso. Si ode solo il frusciare dei vestiti, i sospiri, il rumore umido dei baci. L’atmosfera si carica di eccitazione. In un istante cambia il mondo. Non siamo più una combriccola di amici. Siamo un gruppo di persone che stanno per consumare un’orgia.
Quell’istante supremo è un’emozione che in me si rinnova ogni volta. Come se fosse sempre la prima volta. Forse è per questo che amo il gioco con persone nuove, quando questa trasformazione alchemica può esprimere tutta la sua forza oscura. In tutto questo il contesto ha molta importanza. Il filo che separa un’orgia da un volgare carnaio è assai sottile. Basta un istante. Una parola di troppo. Un gesto inopportuno. Il luogo in cui ci si trova aiuta.
Aiuta molto. E il luogo dove Akira ed io ci trovavamo era semplicemente spettacolare. In quell’edificio apparentemente modesto il padrone di casa occupava l’ultimo piano. Fummo introdotti in un salotto arredato con gusto. Ampio, elegante; era fatto per il sesso, era fatto per le feste. Le luci erano soffuse, i mobili etnici di legno scuro massicci. Gli ampli divano occupavano un vasto angolo. Il pouf centrale era grande abbastanza che una donna poteva sia stare sdraiata che a pecorina.
Una robusta cavallina si trovava in modo apparentemente casuale a fianco del tavolo. Un caminetto faceva mostra di sé. Durante i mesi freddi accenderlo doveva creare un ambiente ancora più erotico. Ma questo non era nulla. La sala dava direttamente accesso all’immensa terrazza che sovrastava l’edificio. Tendaggi, mobili di teak. Nulla era lasciato al caso. Dal pa****tto si godeva una visuale tutto intorno. Nessun poteva scorgerci lassù. Nessuno ci avrebbe visti. Un grande tavolo era apparecchiato.
Prendemmo posto. C’era il padrone di casa e due suoi amici. Un ragazzo giovane e riccio e un altro con i capelli rasati e un corpo tonico da sportivo. Poi c’erano tre coppie. L e P che erano già lì e i due che avevamo incrociato nell’ascensore. Prendemmo tutti posto. Avevo alla mia sinistra Akira e alla mia destra la sconosciuta. Il vino fu versato, brindammo e iniziammo il nostro aperitivo nel buon umore.
Come avevo ottenuto il privilegio di essere invitato in quel luogo da favola? Come e chi aveva condotto la mia amica lì in mezzo ad affascinanti sconosciuti? Conoscevo e frequentavo da tempo L e P. Li avevo sempre trovati dei ragazzi fantastici. Lui era alto, gentile e con un sorriso buono che mostrava la sua anima. Era sorta una amicizia complice fra noi. L…. L mi faceva impazzire. I suoi occhi azzurri mandavano lampi.
La sua dolcezza e la sua educazione seducevano tanto quanto il suo lato trasgressivo che contrastava in modo così stordente. Li avevo incontrati più volte: come singolo, con la mia carissima amica Messalina, e durante una festicciola che avevo organizzato invitando una seconda coppia per giocare in cinque. Ho un bellissimo rapporto con loro. Intimo e rispettoso. La serata era nata in modo assai diversa da come si sarebbe poi svolta. Mi disse che ero invitato a casa di un loro amico e che lei avrebbe voluto provare l’esperienza di una gang, sola con diversi uomini di cui avrei avuto il privilegio di fare parte.
Mi promise anche una certa parte che finora mi aveva ritrosamente negato…e che bramavo di possedere, penetrare e dilatare. Poi mi avvisò che le cose erano cambiate e che ci sarebbe stata una seconda coppia. Infine, proprio la vigilia, mi chiamò Akira, sempre all’ultimo come era sua abitudine! Mi chiese se avrei fatto qualcosa quel sabato sera. Le dissi della festa e subito chiesi il permesso di portare anche lei. Mandai qualche foto di Akira stessa e come avevo immaginato il permesso ci fu prontamente accordato.
Il corpo esile di Akira, i suoi occhi maliziosi pieni di voglia di vivere non passavano certo inosservati! Una donna in questo mondo ha sempre tutte le porte aperte, come è normale che sia. Se poi è bella e disinvolta come lo è lei, le porte sono addirittura spalancate!Eravamo in nove. La tensione erotica sotterranea saliva lentamente. Faceva caldo ma la brezza rendeva l’ambiente estremamente piacevole. Il padrone di casa e i suoi amici si allontanarono dal tavolo.
Io continuavo a sbirciare sfacciatamente le cosce della bella sconosciuta al mio fianco. Il pensiero che di lì a poco l’avrei posseduta mi dava la vertigine. La sconosciuta, educata e rispettabile, si sarebbe trasformata in cagna, assieme alle altre donne. Vedemmo armeggiare nel salotto; una sorta di imbracatura venne calata dal soffitto dopo aver rimosso un pannello. Era una speciale altalena. Fu il segnale. Le donne guardavano affascinate quel dispositivo. Fu Akira, con quel suo entusiasmo infantile che fa parte del suo fascino a rispondere per prima all’invito rivolto alle signore.
“io, io la voglio provare!” gridò come una bambina. In un istante si tolse tutti i vestiti e si accomodò su quella spettacolare altalena. I due ragazzi la stavano divorando con gli occhi e in un istante le furono addosso come lupi famelici. Come spesso mi accade, mi pareva di stare in un sogno. Il senso del reale svaniva per entrare in una dimensione onirica, una dimensione in cui tutto è permesso. Anche L veniva spogliata del suo lungo vestito nero; apparvero i suoi capezzoli eretti (le sfilai io il reggiseno) e la sua fessura accuratamente depilata.
Venne portata verso i divani. Mi spogliai a mia volta mentre gemiti improvvisi riempivano la sala. Quando mi voltai, ero come al paese dei balocchi. Cosa avrei fatto?La signora dell’ascensore si era sdraiata sulla cavallina, con le cosce aperte. Gemeva mentre la leccavano. Sul suo corpo magro svettavano i seni opulenti e sodi. La baciai, le leccai i capezzoli, e mentre veniva infine scopata, glielo infilai in bocca. Non ebbe un istante di esitazione.
Iniziò a leccare e succhiare come se non attendesse altro. Vedevo l’altalena oscillare al ritmo dei colpi di cazzo che venivano inferti ad Akira. Guardai per controllare che fosse tutto a posto per lei ma senza preoccuparmi eccessivamente. La mia amica sapeva il fatto suo. Era venuta per giocare. E per godere. Anche S era alle prese con due maschi. Il rapporto di due a uno era perfetto. Toccò anche a me scopare la sconosciuta che mi aveva dato tanto piacere con la bocca.
La feci piegare con il busto sul tavolo. Ammirai le sue lunghe cosce, il culo perfetto. Con un unico fluido movimento la penetrai. Era già completamente aperta mi accolse. Fino alle palle. Vedevo il suo seno oscillare e mi dedicai a lungo al suo piacere mentre le sue frasi diventavano sempre più incontrollate. Sempre più oscene. Il suo linguaggio era ora da troia. Perché in quel momento la rispettabile signora era quello. Una troia.
Felice di esserlo e felice di poter esprimere la sua personalità senza tabù. Ma non mi ero certo dimenticato di S e della sua promessa. Per certe cose ho buona memoria. Anche lei mi accolse nella sua bocca quando mi accostai mentre cavalcava uno dei presenti dimenandosi sinuosa. Anche lei era fuori controllo. I suoi occhi azzurri erano velati dalla perversione che la pervadeva tutta come durante un rito orgiastico. La disposi a pecorina e la montai con forza.
Il suo ano occhieggiava fra le sue chiappe che tenevo saldamente divaricate con le mani. Era così maledettamente scuro e invitante. Quando posai la cappella provò debolmente a protestare. Ma era tardi. Era troppo tardi ormai. Tardi per tirarsi indietro. Tardi per evitare di essere profanata. E me lo presi. Quel culo che avevo bramato era mio. Avvertivo le sue pareti intime avvolgermi strettamente il cazzo. E le avvertivo anche allargarsi progressivamente. Era mia! La stavo inculando! La stavo sfondando.
Ormai in controllo della situazione sorrisi complice al tuo uomo: “pronto per la doppia?”. Lei non ebbe la forza, o probabilmente la voglia, di opporti. Si impalò docile sul suo ragazzo e si chinò per offrirmi nuovamente il suo culo. E fu bellissimo. Bellissimo e intenso come nei miei sogni. Finalmente. Non vedevo il suo volto, ma da come si muoveva cercando il suo piacere ebbi la certezza che stava godendo ogni istante e ogni centimetro di quella pratica così coinvolgente e perversa.
Due cazzi erano saldamente piantati nel suo corpo le provocavano sensazioni estreme. La portavano al suo limite. La portavano nel mondo della lussuria senza confini. L’orgia continuava senza soluzione di continuità. Fluida. Senza regole e senza copione mi sembrava che tutti avessero il proprio ruolo e la propria dimensione. Con la massima naturalezza e nessuna forzatura ci alternavamo nelle varie situazioni che si creavano di volta in volta. Il rapporto fra donne e uomini portava naturalmente a creare dei gruppi di tre, con due maschi a dare piacere a una delle ragazze.
Ma non era sempre così. C’era chi si alzava per bere un bicchiere, chi trascorreva lunghi minuti godendo delle magnifiche visioni che gli si offrivano accarezzandosi lentamente. Si era creata l’atmosfera perfetta, che non accade sempre. Le donne non competevano fra loro bensì pensavano a donarsi senza limiti. Fra noi maschi si era creata una istintiva goliardia e complicità, nelle quale eravamo piuttosto portati a incoraggiarci simpaticamente l’un l’altro. Tutti tenevamo a dare il massimo piacere alle nostre ospiti.
Nessuno si risparmiò. Nessuno mise sé stesso al primo posto. Ci sparpagliammo, facendo pause, scomponendoci e ricomponendoci. Sulla terrazza spirava ora una piacevole brezza. Iniziammo a fare sesso lì, all’aperto. Fu magnifico. Nessuno poteva vederci. Eravamo in un centro abitato, eppure stavamo scopando con le stelle come unico tetto. Vidi Akira inginocchiarsi su una delle pesanti sedie di legno: aveva uno dei ragazzi dietro di lei. L’altro, in piedi, le scopava la bocca. Io avevo ancora a fianco la sconosciuta dell’ascensore.
Era sempre nuda e ammirai di nuovo il suo corpo. Mi inginocchiai fra le cosce e la leccai a lungo. Con voce rotta dal piacere mormorava frasi sempre più oscene. Quando scambiammo posizione la vidi risucchiarmi con foga. Mi stava sbavando il cazzo come la più consumata delle troie. Lo fece con gusto. Poi mi diressi con lei al pa****tto della terrazza. Luci, automobile, boschetti erano davanti a noi. Si piegò docile e la montai nuovamente come una cagna.
Era completamente aperta e iniziai a muovermi con forza, tenendomi saldamente alle sue anche, fottendola fino ai coglioni. Suo marito ci raggiunse e osservò compiaciuto lo spettacolo della moglie che godeva senza ritegno, con il culo incollato alla mia pancia. Tutto assurdo. Tutto paradossale. Tutto incomprensibile. Ma le regole del Gioco non sono quelle del mondo normale. Quando vi si entra, tutto quello che prima sembrava inconcepibile prende un senso diverso. Tutto pare normale, ovvio.
Ci si domanda perché non sia così per tutti. Quando tornammo nella sala, dopo aver ancora giocato lasciammo anche spazio a un momento lesbo. Akira e S si desideravano dal primo momento. Alla forza del desiderio maschile si sostituì la dolcezza di quello femminile. Avevo la testa di S sulle ginocchia mentre ero seduto sul divano. Le accarezzavo con tenera complicità il viso, i capelli, le labbra. Vedevo il piacere montare nei suoi occhi mentre Akira la portava a un nuovo orgasmo con la sua bocca.
La mia amica, lo sapevo, era una maestra assoluta in questo mondo. Abile con i maschi tanto quanto con le femmine. Sapevo sarebbe stata perfetta. Lo fu. Non ero il solo ad averlo pensato perché tutti gli uomini presenti avevano goduto di lei. Il suo corpo minuto e proporzionato aveva offerto uno spettacolo di rara bellezza. Quando, dopo un ultimo brindisi, ci accomiatammo presi il volante. Il suo volto da bimba soddisfatta di rilassò e scivolò verso il sonno.
La lasciai godere dell’istante magico in cui tutto il nostro essere si abbandona, dopo aver vissuto una tempesta che era prima di tutto mentale. Nel silenzio della notte rientrammo. Felici della nostra magnifica Orgia in Terrazza. La notteOrmai sono le due di notte. L’aria è tiepida, mossa di tanto in tanto da una leggerissima folata fresca, ultimi refoli dell’inverno appena passato. Percorro in macchina una strada di campagna che avevo notato da mesi. E’ poco trafficata, e data l’ora tarda sono sicura di incontrare pochissime automobili.
La strada fiancheggia per qualche chilometro all'autostrada, separata da una fitta siepe che funge da barriera antirumore. Ad un certo punto punta a sinistra, in prossimità di un cavalcavia, e così facendo si avvicina a pochi metri, forse cinque o sei, all'autostrada, prima di svoltare ad angolo retto a destra e riallontanarsi. Siamo vicini ad una delle uscite dell'autostrada. Mi fermo pochi metri prima dalla curva ad angolo, parcheggiando di fianco alla barriera di cespugli.
Davanti a me si presenta una apertura di qualche metro nelle barriera dalla quale si vede e si sente il traffico vicinissimo, tanto che a volte lo spostamento d’aria arriva fino alla mia macchina parcheggiata. Sono veramente molto vicina e se non vi fosse una rete, sarebbe un attimo saltare sulla carreggiata. Il traffico lungo l'autostrada è scarso ma non inesistente. Prima ancora che dal rumore, le macchine vengono preannunciate dall’apparire dei fari in fondo al rettilineo e quindi, dopo vari secondi, eccole sfrecciare davanti a me.
Spengo il motore e mi guardo attorno. Gli occhi lentamente si abituano al buio e le orecchie si tendono al massimo, sudo leggermente. Non vedo nessuno, ne sento rumori di passi o di biciclette, tra il rombo di una macchina e l’altra. Il cuore mi batte a mille. Ora devo prendere una decisione, non c’è più tempo per fantasticare. Velocemente mi sfilo i pantaloni e la felpa. Mi fermo un secondo in ascolto. Ancora nessun rumore.
Infilo la calzamaglia sul volto e quindi la parrucca. Ho deciso. Alzo la leva dei fari e attivo gli abbaglianti. Il fascio di luce immediatamente illumina la zona antistante di un chiarore quasi diurno. Esco di corsa e assaporo il momento. Sono all’aperto, vestito da donna. La lieve brezza mi accarezza le gambe e le spalle facendomi tremare dal piacere. Ad ogni passo l’aria fresca mi sfiora il culo e le chiappe, come una mano che delicatamente mi accarezza il didietro, quasi spingendomi in avanti.
Mi sento esposta e vulnerabile, per un attimo non sono più cosi sicura. Passa una macchina, ma sono ancora protetta dalla siepe. Non vi sono altri rumori. Mi rassetto la gonna e l’abito, spingo in su le coppe del reggiseno e sospiro. Una folata di vento, più forte delle altre, mi accarezza le braccia, il culo, le gambe perfettamente lisce e depilate, e tocca maliziosamente le palle, ovvero le mie grandi labbra. Mi decido e faccio quei cinque o sei passi che mi portano esattamente al centro del fascio luminoso.
Sono perfettamente illuminata. L’aria ora odora di un misto di erba e di carburante. Mi giro con le spalle rivolte verso la strada, proprio mentre passa rombando una macchina. Non so se mi ha visto, forse no. Divarico le gambe, mi piego in avanti e inarco la schiena, scoprendo quindi il culo ed offrendolo come una troia in cerca di qualcuno con cui accoppiarsi. In questa posizione, con la testa buttata all’indietro, tiro giù gli slip a metà coscia e con le mani mi cingo da dietro le chiappe, aprendo il culo e mostrando a tutti la mia rosellina.
Passano in rapida sequenza una, due, tre macchine. Un attimo e quindi un’altra vettura, velocissima. Mi avranno visto? Spero tanto di si. Poi sento arrivare più lentamente un furgone. Deve essere vecchio, perché dal rumore procede molto lentamente. Io sono li, perfettamente illuminata e visibile, con il culo nudo e sporgente, le gambe ben diritte, a disposizione di chiunque voglia possedermi. Faccio fatica a respirare e sto sudando, ho paura di essere scoperta, che qualche passante mi noti e venga a vedere che cosa succede, ma l’eccitazione è troppa e decido di continuare.
Ora porto una mano davanti e mi afferro l’asta. Il furgone ora è vicinissimo, non può non notarmi, data la sua bassa velocità. Mentre mi passa da dietro mi meno il pisellino. Mi stavo offrendo come femmina quando il clacson del furgone mi fa sobbalzare, un suono stridulo e lungo, ma deciso. L’autista mi aveva vista. Chissà che cosa aveva pensato. Sono ancora in quella posizione, mentre altre macchine mi passano dietro, a pochi metri dal mio culo scoperto.
Intanto sento che il mezzo ha rallentato e in fondo davanti a me vedo che ha messo la freccia per uscire. Sono spaventata, ma so che impiegherà almeno un altro mezzo minuto per portarsi nelle vicinanze. Lo sento suonare ripetutamente, e questo mi eccita. Mi tocco tutta tette e culo. Dio, devo fermarmi. Invece ancheggio ancora provocantemente, sporgendo ancor di più in fuori se possibile il culo. Il furgone ora si avvicina, vedo le luci che attraversano la strada.
Qualche secondo ancora e mi vedrà. Mi scuoto improvvisamente da quella trance, tiro su gli slip e corro verso la macchina. Entro appena in tempo e mi libero della parrucca, il veicolo sta curvando nella mia strada. Metto in moto e mi dirigo verso di lui, gli sfreccio di fianco. Forse mi ha notato, forse no. Respirando affannosamente e a mia volta entro in autostrada, ora sono al sicuro. L’interno della macchina odora di sudato e di eccitazione, di sesso e di corpi nudi.
Esco dall'autostrada, mi rendo conto di avere la faccia e le spalle accaldate, di avere molto caldo. Devo calmarmi, sono troppo eccitata. La stazione di servizio non è aperta ma accosto e mi fermo un po’ defilata. Spengo il motore. Sono bollente, fremente di voglia. Dovrei rilassarmi ed invece mi tocco i seni, passo le mani sotto il vestito e stringo i capezzoli, prima piano poi sempre più forte, facendomi spingere il corpo verso il sedile, forse sperando di liberarmi ma ottenendo solo l’effetto opposto, di tirarmi i capezzoli in fuori.
Una mano si libera e corre verso il basso, sotto la gonna, dove al centro degli slip il cazzettino è eccitato. I testicoli ora sono dentro il ventre, spinti dalla pressione dei glutei sul sedile. Mi tocco in mezzo alle gambe, palpo le due pieghe di pelle dello scroto ora vuote e le accarezzo, portando il dito al centro e salendo verso l’alto come a eccitare una figa già calda e aperta, cercando il clitoride.
Mi ricompongo e lascio cadere le braccia sui fianchi di colpo, ansimando. Sono pronta. Riparto con calma e mi dirigo verso la vicina zona industriale. L’uscita mi porta lungo un grande viale. Sono vestito da donna ma dal finestrino si vede solo parte delle spalle per cui nessuno mi nota. Passo un incrocio, al prossimo però mi devo fermare. Sul marciapiede passeggiano alcune prostitute. Una in particolare, con gli shorts bianchi ed un reggiseno di pizzo bianco, mi guarda.
La invidio e le sorrido. Mai potrebbe immaginare di aver cercato uno dei clienti meno probabili della serata. Il semaforo diventa verde e riparto, con calma. Prendo la prima a destra e quindi passo un paio di rotonde. E’ l’una e tre quarti, le macchine sono rare, specie in zona industriale. Sulla destra si apre un grande viale, illuminato scarsamente da lampioni arancio su entrambi i lati. Su un lato si sussegue una fila di grossi stabilimenti, tutti con cancellate enormi e le luci spente.
Solo da una laterale, circa a metà del lungo viale, le luci di un capannone sono ancora accese. Conosco bene il posto, lo ho studiato molte volte, sia di giorno che di notte. Si tratta di una ditta di trasporti, che opera tutta la notte. Regolarmente, a circa dieci minuti uno dall’altro, i grossi tir escono dal capannone, lentamente. Il rumore del motore, basso e ruggente, un misto di potenza bestiale e di energia trattenuta, è ancora al minimo.
Un rombo sordo in attesa di essere liberato. L’autista probabilmente si sta adattando alla guida notturna, che sarà lunga e tediosa, verso posti indifferenti e disumanizzati. Sicuramente apprezzerebbero un augurio di buon viaggio caldo e sensuale. Le luci infondono ad ogni cosa una tinta arancio, surreale, impersonale. Anche le ombre ne risentono. Sembra di trovarsi all’interno di un sogno. Percorro tutto il viale e torno indietro. Oltrepasso la laterale da cui sbucano regolarmente i bestioni e pochi decine di metri dopo accosto e mi fermo.
Spengo il motore. Chiudo le luci. E’ buio, ma il marciapiede e la strada sono ben illuminate dai lampioni di luce arancio. Sospiro. Sto tremando. Sudo, un sudore odoroso di ormoni e di umori sessuali. Il cazzettino è eccitato. Sono indecisa. Potrebbe essere un disastro. Potrei essere scoperta, il mio nome reso pubblico e sarei rovinata. Sono troppo eccitata e decido di buttarmi. Apro la portiera e scendo incerta, poggiando i tacchi sul marciapiede.
Esco con circospezione, mi guardo attorno, ma non c’è nessuno. L’aria è tiepida, sa di asfalto, un odore acre ma non sgradevole che mi avvolge la pelle scoperta, le gambe fino all’inguine, il petto, il collo, è una sensazione fantastica. Non si odono rumori se non quello di motori in grande lontananza, probabilmente lungo l'autostrada. Sono sola. Mi porto davanti alla macchina e quindi comincio a camminare. Immagino di essere una troia che cerca un maschio da cui farsi fottere, una puttana in calore, in cerca di sesso e di essere posseduta.
Mi allontano lentamente, facendo bene attenzione a camminare come una troia, sculettando. La gonna intanto si alza e mi lascia esposto metà culo. Non cerco neanche di tirarla su, anzi, tiro verso l’alto gli slip in modo che le palle vengano spinte dentro e ai lati del pene. Mentre cammino, le gambe che si intrecciano in modo fin troppo provocante le spingono all’interno dell’inguine, la loro pressione si fa sentire ad ogni passo. Una luce appare intanto dal capannone.
Il rumore di un camion che si accende. Resta in moto qualche secondo poi lentamente si mette in marcia. E’ ancora lontano, e mi dico, ho ancora il tempo di fare qualche passo e mettermi in mostra ai miei clienti immaginari. Mi rivolgo ora verso la strada, tirando la gonna di fianco e lasciando scoperti gli slip, al centro dei quali si nota un grosso bastone verticale. Il camion ora è in corrispondenza dell’incrocio e comincia a voltare verso la mia direzione.
Sono presa dal panico, le mie voglie di trasgressione vengono momentaneamente meno, corro in macchina,entro e mi rannicchio sul sedile. Il rumore sordo e potente del camion si avvicina, sempre di più,quasi assordante, mi passa a pochi metri. Sento l’acre odore del diesel degli scarichi. Poi prosegue, sempre lentamente, il suo carico mi sfila davanti ai finestrini, ma ormai si sta allontanando. Qualche minuto ed è arrivato alla fine del viale, gira a sinistra e scompare dalla mia vista.
Mi vergogno di aver avuto paura, di non essermi fatta notare, almeno per sapere l’effetto che avrei fatto sull’autista del mezzo, ma è troppo tardi. Sono tutta eccitata e il cazzo è durissimo. Fremo di piacere e decido di osare di più. Esco quindi nuovamente, e riprendo a camminare. Faccio qualche metro, mi fermo e guardo indietro, poi mi allontano sempre di più, sculettando e ancheggiando esageratamente. Mi tocco il culo, facendo finta che sia casuale e fremo nel sentirlo nudo e scoperto.
Proseguo, ora sono quasi cinquanta metri, mi volto ma non vedo nessuno, solo la sagoma della mia macchina. Decido di osare di più e continuo. Mentre cammino inarco ancora di più la schiena e mi passo la mano dentro gli slip. Tengo il cazzettino ben stretto, i movimenti da soli lo menano quindi passo la mano sulle tette. I testicoli sono in procinto di entrare, sporgono per metà e per metà chiedono di essere spinti dentro, su per l’inguine.
Li accontento e con l’indice e il medio premo ai lati del membro e spingo le due palle all’interno del ventre. Sono talmente eccitata che anche quando levo la mano i testicoli continuano a restare intrappolati, per cui accentuo ancora la camminata, soddisfatto di sentirmi come una femmina, con le ovaie gonfie che spingono ai lati del ventre. Assorto in queste sensazioni mi rendo conto solo ora che una macchina si sta avvicinando. Ormai è troppo vicina.
Mi giro terrorizzata, ma sono troppo lontana dalla mia vettura. Mi sento in trappola e istintivamente mi porto le mani a coprire il seno e il pube, quasi a proteggermi. Poi, d’istinto, decido di comportarmi il più naturalmente possibile, date le circostanze e di cercare di raggiungere la macchina. Mi giro quindi e mi incammino verso la vettura. La macchina intanto si avvicina e si sposta verso il mio marciapiede frapponendosi tra me e la mia automobile.
Rallenta. Tremo di un misto di paura e di eccitazione. Sono sola, vulnerabile, e apertamente mi espongo alle voglie di chi mi si avvicina. Non è proprio quello che voglio, mi dico? Non è forse questo che aspettavo, essere scelta da dei maschi nei panni di una femmina? Non volevo essere presa per una troia da monta? Mi sento come una vera puttana, alla merce di chiunque passi e si fermi. La macchina rallenta e si arresta poco avanti a me.
Il finestrino si abbassa, mentre io mi sto ancora avvicinando. Dio,speriamo che non esca nessuno e scopra il mio trucco. Ma se invece lo scoprisse e ne fosse eccitato? Avrei il coraggio di andare fino in fondo? Continuo a camminare ancheggiando, non voglio che si accorgano che non sono una donna. Non ho alternative, devo passargli di fianco se voglio arrivare alla mia vettura, al mio rifugio. Mi accorgo che sto sculettando ancora di più, i passi sono quelle di una puttana.
Una faccia si sporge dal finestrino e mi guarda. “Ehi, troiona, cosa fai qui? Sei nuova, non ti avevamo mai visto…”Non dico niente, giro il volto dalla parte opposta in modo che vedano solo la mia lunga capigliatura, passandomi la mano sui capelli per far apparire il gesto come naturale e puntando sul fatto che i lunghi capelli mi nascondono la faccia. Gli passo vicinissimo, non posso evitarlo. Sono sudata, il cazzettino spinge disperatamente contro gli slip, i coglioni ben spinti all’interno del ventre e il culo che sporge mezzo scoperto.
L’aria odorosa di asfalto mi avvolge, mi gira la testa. Mentre passo accanto la persona mi richiama ancora. “Guarda che fisico, che gambe…una vera cavalla di razza…quanto costa montarti? Ehi, dico a te…puttanona, quanto vuoi per essere fottuta?”Sento uno colpo sul culo, forte, e inconsapevolmente mando un gridolino misto di piacere e dolore, allungando i passi e accarezzandomi la parte colpita. Mi aveva dato uno schiaffo sporgendosi dal finestrino!“Che culo sodo, ragazzi, questa e di razza, ve lo dico io, altro che quelle baldracche più avanti.
Qua non bastiamo noi tre a montarla, un buco a testa! Allora, quanto vuoi per farti sfondare il culo, la figa e la bocca, troia?” grida. Sono a mille. La mia parte è perfetta. Mi hanno preso per una puttana, per una femmina. Non si sono accorti di niente. Questo mi manda in visibilio, sono al colmo della paura e anche dell’eccitazione, sono tentata di fermarmi ma il rischio è eccessivo. Mi viene una idea stupida ma valida, alzo entrambe le mani e mostro le dieci dita, poi un’altra volta ancora, sempre camminando verso la mia macchina.
Sento un mormorio di delusione. “Duecento? Ma credi di avere la figa di oro? Ma vai affanculo, come te ne troviamo quante ne vogliamo… andiamo via ragazzi, questa ci sta prendendo per il culo”. Il motore di riavvia e la macchina si allontana. Sono salva, ma sudata e a mille. Il cuore sta per scoppiare e ho bisogno di sedermi e rilassarmi. Mi rifugio con grande sollievo nella mia macchina, abbasso il sedile e mi sdraio.
La testa mi gira, devo respirare a fondo, per qualche minuto. Il cazzettino sta spingendo intanto come non mai contro il leggero tessuto degli slip, e le palle mi fanno male all’interno dell’inguine. Sono gonfie al massimo, le sento ai lati del mio membro come due protuberanze, due uova in attesa di essere fecondate da qualche fallo pronto a violare la mia verginità e a scaricare il suo sperma bollente all’interno delle mie viscere.
Sono sdraiata e non ce la faccio più, mi tocco freneticamente, mi passo le mani sotto il reggiseno e pizzico i capezzoli fino a farmi male, con le unghie, le passo sui fianchi, afferro il cazzettino, e comincio a menarlo, su e giù, su e giù, quasi con violenza. Il corpo si inarca ad ogni colpo, segue il movimento di un coito immaginario. Oramai sono al massimo dell’eccitazione, ancora un colpo e sicuramente sborrerei tutto lo sperma bollente racchiuso nei miei coglioni.
Mi decido, non riesco più a trattenermi,decido che è giunta l’ora, sia quello che sia ma devo andare fino in fondo. Il culo sta contraendosi ritmicamente, incontrollato, implorando di essere violato fino in fondo, penetrato, sfondato. Tiro su il sedile,sempre con la mano sul cazzettino, lo scroto tesissimo mi ha spinto le palle all’interno dell’inguine e guardo fuori. Ho deciso. Esco e comincio a camminare lungo il viale. Mi guardo intorno un attimo e quindi lentamente mi sfilo il vestito, da sopra le spalle e quindi lo ripongo a terra.
Ora sono nuda, indosso solo le calze e gli slip. Mi metto in mostra quindi con decisione mi sfilo anche l’ultima sottile barriera che mi separa dall’esposizione totale, dalla massima offerta del mio corpo, e mi levo gli slip. Mi passo le mani sui fianchi e sul cazzo, ritto e come una passeggiatrice mi allontano sculettando, cercando di mettere bene in mostra la mia merce ad immaginari clienti. Sono eccitatissima e orgogliosa di mostrare tutto il mio corpo,senza vergogna, anzi, aspettandomi dei riscontri da parte di eventuali automobilisti di passaggio, che ovviamente non ci sono.
Il fresco della sera mi avvolge completamente, la leggera brezza mi accarezza i testicoli, il pene, i fianchi, tutto il mio corpo esposto e ignudo. Sono infoiata al massimo, sono pronta a concedermi a chiunque si presenti, ma il dono del mio corpo lo ho dedicato all’ignoto camionista che si accinge al suo solitario e triste viaggio notturno, come qualcosa a cui può andare con a sua memoria quando si sente voglioso di sesso.
Qualche istante dopo ecco che due luci si accendono sul piazzale della ditta di trasporti. Un altro camion è in partenza. Qualche minuto poi il rombo del motore sale lentamente e il mezzo si mette in moto. Dalla sagoma vedo che si tratta di un camion e rimorchio, una cosa enorme e lunghissima. Il camion si avvicina al cancello ed esce. Ancora qualche istante e arriverà all’incrocio con il viale dove a qualche decina di metri sono parcheggiata, e mi passerà proprio di fianco.
Mentre si arresta per poi imboccare il viale mi piazzo davanti alla macchina. Ho perso ogni remora, sono in affanno, il cuore è a mille, non capisco niente. Non voglio che ci siano equivoci o malintesi. Sono nuda, reggiseno, corsetto, calze di nailon e stivaletti con il tacco alto e niente altro. Sono ben illuminata, non può non vedermi, penso, mentre il mezzo imbocca il viale e i fari per un attimo saettano scandagliando tutta la strada e immancabilmente anche me.
Sono ancora vulnerabile alla sua merce, ma non mi basta. Allora mi inginocchio sul ciglio della strada, con il culo rivolto verso la carreggiata e mi sdraio alla pecorina. Tengo il culo il più alto possibile, la schiena inarcata e le gambe aperte, mentre mi appoggio con le tette sulle mani e sull’asfalto. La faccia è rivolta verso il basso, non voglio che mi si riconosca. Ecco, mi sono offerta al mio penetratore, al mio padrone nel modo più aperto e più osceno che si possa immaginare, senza remore.
Non ho posto condizioni o vincoli, ho solo detto a gesti le seguenti parole “Sono tutta per te, senza limiti, prendimi come vuoi, sfondami e penetrami fino nel fondo del mio utero, sbattimi, ma non chiedermi niente, poiché non vi sarà alcuna risposta da parte mia. Ti offro tutto il mio corpo. Fammi godere, fammi mugolare come una vacca impalata da un grosso cazzo nodoso. ”Il camion si avvicina e improvvisamente il rombo, che fino ad un minuto fa era in salita, scende, rallenta.
Sento il mezzo che si avvicina e molto lentamente mi passa, e tremo al pensiero di aver fallito, di essermi umiliata ed esposta per niente. Poi, con uno stridore dei freni, si arresta di colpo, lasciandomi tra la motrice ed il rimorchio, chiudendo ogni accesso ad altri e ribadendo il suo possesso di questo tratto di territorio, protetto dal suo mezzo, come a ribadire che questa preda è ormai stata assegnata. Il motore gira al minimo, regolare e possente, sento la porta che si apre, la mia faccia è sempre rivolta verso il suolo, non posso vedere niente.
I passi, pesanti e decisi, si fanno più forti. L’autista si sta avvicinando, ora lo sento dietro di me, ansimo pesantemente. Sento un sottile rivolo di presborra colare lentamente ma continuamente dal cazzettino. Muoio dalla voglia di masturbarmi, ma le mie mani ora mi cingono le chiappe, cercando di allargarle, ulteriore ed esplicito invito alla penetrazione. Poi, d’un tratto due mani si appoggiano sui miei fianchi. Istintivamente muovo il culo a destra e sinistra, invitandolo.
Sono mani ruvide, robuste ma allo stesso tempo delicate. Mi stringono le anche, e mi costringono a indietreggiare leggermente. Una mano si porta sotto e comincia ad accarezzarmi l’inguine. Mi palpeggia il membro e si strofina sull’inguine e quindi sulle palle. Le individua, le riconosce e le afferra, con decisione ma anche con delicatezza. Mi tira i testicoli, grossi come uova, ora in avanti, costringendomi ad abbassarmi ancora di più, quindi lentamente indietro, obbligandomi in tal modo a spingere il culo ancora più indietro, ancora più oscenamente se mai possibile.
Questa sensazione mi fa sciogliere dall’interno, sono obbligata a seguire le sue azioni, e lui lo sa. Poi, con un dolcissimo dolore, comprime il sacco nel palmo della sua mano enorme, costringe le palle ad uscire dall’unica via tra il suo pollice e l’indice, e me le spinge all’interno del ventre, ai due lati dell’asta che penzola colando un lento filo di sborra. Il suo palmo ora me le preme nel ventre ancora di più fino a farmi male.
Sto scoppiando, emetto dei mugolii incontrollati di piacere, muovo la testa a destra e sinistra e mi sento dire “Si, si… dai… vai avanti…non fermarti ora”. La mano allora ritorna sul cazzo e comincia lentamente a menarlo, in avanti e poi indietro, strisciando il suo pollice robusto sulla mia cappella ogni volta che il movimento finisce in avanti, determinando l’uscita di un piccolo fiotto di sborra ad ogni strusciata. “No, non farmi venire… non ancora, ti prego, prima prendimi metti il preservativo” sento una voce che dice, e non la riconosco come la mia.
Come risposta alle mie parole, un corpo caldo e morbido si appoggia all’entrata del retto. Sento che cerca di insinuarsi , di aprire la mia rosellina. Lentamente, poco alla volta, spingendo in fuori, mi apro a questo stelo di carne pulsante e lentamente lo sento entrare. Lentamente, sono sicura che lo fa apposta, spinge la sua cappella oltre la parte iniziale, quella più stretta. Mi aspetto che prosegua, ma invece, da maschio esperto nel far godere le donne, si ferma non appena il suo glande gonfio e turgido ha oltrepassato la barriera del mio sfintere.
Resto in attesa, trattengo il respiro, poi lo sento che si ritira lentamente. Pare che mi strappi il culo, che le mie visceri si aprano all’esterno, ma è solo una sensazione che dura un attimo, poi riprende il piacere e non resisto, spingo il culo indietro, non voglio che si ritiri, mugolo a bassa voce. Quasi avesse letto i miei pensieri, riprende, il glande rientra e ora, sempre lentamente, supera questo ostacolo di carne, quindi penetra di un altro centimetro, seguito dal grosso e nodoso corpo del membro, esce ancora, sempre lentamente, quindi si insinua un po’ di più all’interno delle mie visceri, lo sento passare ogni centimetro del retto, allargando al suo passaggio il mio canale rosa e umido, lo sento aprirmi mentre mi penetra in profondità.
Il mio culo si apre ancora di più, lo trattiene al suo interno, la foia di essere posseduta è troppa, le gambe non mi reggono e devo appoggiarmi con il petto sulla strada calda, l’asfalto mi solletica i seni e l’odore del catrame mi eccita ancora di più. Poi, sempre lentamente, sento una pressione in fondo al retto, un leggero ma bellissimo dolore. Il suo fallo enorme e nerboso ha raggiunto il fondo , il mio limite fisico, e sento che adesso invece si sta allargando.
Mi pare che l’intestino stia esplodendo, che il mio ventre sia stato riempito da un oggetto enorme e caldissimo, che mi stira le viscere oltre il loro limite, penetra sempre lentamente e riesco a seguirlo per ogni tratto del suo percorso. La cappella si ferma un attimo prima di scappare fuori dallo sfintere, quindi rientra. Il movimento è più rapido, sempre profondo, mi colpisce sempre il fondo dell’utero. Le grosse venature mi procurano sensazioni meravigliose ad ogni accesso, stimolando il mio canale del piacere.
Io lo assecondo come posso, scuoto il culo, lo spingo in fuori e lo ritiro in sincronia, mugolo, inarco sempre più la schiena. Devo sembrare veramente una vacca in calore che viene posseduta da un toro di razza, in mezzo ad una strada, come si addice agli a****li. Il ritmo aumenta, sempre di più. Ogni volta che mi penetra il suo glande mi accarezza la prostata, facendo emettere piccoli fiotti di sperma dal mio uccello e donandomi una sensazione di enorme femminilità.
Mi viene voglia di venire, spingo anche io, ma non ce la faccio, non ancora. I colpi si susseguono rapidi, decisi, dentro e fuori. Mi sconquassano, il mio corpo sobbalza ed è lui stesso che mi dirige, da padrone, mi avvicina e allontana il culo con la sua presa robusta e decisa. Non so per quanto continua questa dichiarazione di possesso totale, sono ora isolata dal mondo, non so se siamo ancora soli o se una piccola folla di spettatori si è riunita per assistere a questa completa sottomissione sessuale di una persona.
Sto per venire, non riesco a trattenermi, sento le prime pulsioni cominciare dalla base del mio pene, quando improvvisamente sento una enorme pressione all’interno del mio ano, lo sento gonfiarsi ancora di più come per squarciarmi il culo, mi pare che mi tocchi la gola da quanto si è ingrossato, dilatando al massimo la parte più recondita delle mie visceri. Si arresta per una frazione di secondo e capisco che sta venendo. Dopo un attimo infatti un getto caldo sento che riempe il preservativo.
Percepisco bene la schizzata ed immagino che mi impregni, che mi fecondi e mi renda gravida, come una vacca in calore montata. Sento ancora dei getti che riempono ancora il,preservativo. Mi sento gridare “Sii…sii… dai penetrami ancora di più… rendimi tua, solo tua, scopami tutta…” E comincio anche io a sborrare, senza neanche toccarmi o menarmi, in sincronia con i suoi schizzi anche il mio cazzettino comincia a emettere lo sperma accumulato in tutto questo tempo, la sborra trattenuta proprio per questo momento.
Un orgasmo enorme, incontrollabile, che mi scuote tutto il corpo. Ad ogni suo colpo nel culo, corrispondeva un getto di sborra bianca, bollente e vischiosa da parte mia. Mentre il mio ventre si gonfia ad ogni colpo il mio seme mi colpisce la pancia, caldo e appiccicoso, fiotto dopo fiotto, e lentamente comincia a scorrere lungo le cosce verso le ginocchia. Tremo, sto scuotendo tutta, la testa appoggiata sulle mani e perciò celata allo sguardo del mio padrone ruota a destra e a sinistra, incontrollabile.
Altri colpi, altri fiotti, sento le sue palle pelose colpirmi violentemente le chiappe con rumore di schiaffo, ad intervalli regolari. Spingo infuori con il culo ancora di più mentre l’intestino sembra aspirare e voler trattenere il grosso bastone nodoso di carne che lo sta deflorando. Muovo il culo a destra, non per liberarmi da quella presa forte e possente, ma per aumentare la mia sensazioni di impotenza e sottomissione. Poi, lentamente, il ritmo scema.
Il cazzo che mi sta penetrando si fa meno duro, più soffice, l’intestino lentamente si rilassa, ed infine lo sento uscire dal mio culo. Qualche secondo ancora, un rumore di abiti che vengono riassettati e di cerniere che si richiudono e quindi i passi si allontanano. Una porta si apre e si chiude sbattendo, e il camion, lentamente, riprende il suo viaggio. Dopo qualche secondo due colpi di trombe squarciano l’aria notturna, il saluto dell’autista alla sua troia.
Sono distrutta, spossata. Mi sento violata, violentata, umiliata e degradata al rango di un a****le ma sono in estasi, non riesco neppure a respirare. Sono come una bambola di pezza che non riesce a reggersi in piedi e crollo prostrata sull’asfalto, pregando che nessuno passi e mi veda in quello stato. Un rivolo caldo mi scorre sulle cosce , fino alle caviglie, parte della mia sborra e del mio orgasmo. Con la mano lo tocco e me lo spalmo ben bene all’interno delle cosce, quindi lo porto alla bocca e mi lecco le dita, come un prezioso dono liquido.
Il sapore è dolciastro e vischioso e con un non so che di aromatico, ma talmente carico di sesso che il mio cazzettino, sebbene esausto, ha due spasmi di eiaculazione. Resto in questa posizione per un tempo indeterminato, sono spossata e non ho la forza di muovermi, fortunatamente nessuno passa. Devo alzarmi, ma non ce la faccio, son troppo felice di essere stata posseduta come una donna, come una vera femmina troia e puttana nata per godere.
Ma non posso farmi scoprire, ho osato anche troppo. Mi sforzo di alzarmi. Le gambe mi dolgono ma riesco a mettermi in piedi e subito sento il liquido ancora caldo e vischioso che ancora mi cola dal buco del culo che solo ora si sta richiudendo. Corro in macchina, stringendo le gambe e chiudo la portiera con la sicura. Nessuno mi ha visto, respiro di sollievo. Mi tolgo la parrucca, sono completamente bagnata di sudore dal forte odore di ormoni, mi metto la felpa e con tristezza levo le scarpe con il tacco, infilo i pantaloni della tuta e mi metto delle vecchie scarpe larghe da ginnastica.
La serata è finita, non mi resta che tornare a casa, cosa che faccio a malincuore. Il culo mi provoca ancore bellissime sensazioni, avrebbe voluto essere riempito ancora di più. Facendole l'occhiolino: “e non ti toccare, che Dio ti guarda!”Fottuta brutalmente nello studio del pittoreManuela era al primo anno della laurea specialistica. Si era appena trasferita a Milano da Siena, dove si era laureata brillantemente nella triennale. Ma la specializzazione che voleva conseguire non poteva averla nella sua città natale.
Milano era troppo grande per lei. Immensa. Usciti dai confini comunali c'erano città e città per decine di chilometri attorno. Amava però le viuzze del centro, soprattutto attorno a Corso Magenta. Qui aveva conosciuto varie persone. Alcuni erano compagni di università, altri amici con cui trascorrere belle serate in allegria. Davide si distingueva: pittore, fotografo ed artista. Amava le belle cose, mangiar bene, leggere. Amava anche le donne. Un tipo originale, indossava sempre vestiti presi a caso, come se non vedesse di che colore fossero.
Estroso. Quando parlava, gli occhi di Manuela si illuminavano di gioia. Davide aveva sempre modi gentili, garbati. E fu sinceramente sorpresa quel giorno in cui, a casa di Davide, egli le mostrò le fotografie artistiche più private. Bellissime. Ottimi chiari/scuri, i bianco/nero erano fenomenali. Ma fu imbarazzata dal notare che molte foto erano nudi artistici. E alcune rappresentavano scene di sesso. Una addirittura mostrava quattro uomini che possedevano con evidente forza una ragazza. Lo guardò imbarazzata e Davide rispose che si trattava di una serata trascorsa tra amici qualche mese fa, in cui lui partecipò come fotografo.
Manuela tornò a casa perplessa. Non immaginava che Davide fosse così. Così… come? Beh, depravato? No, depravato no. Lei sentiva fortemente la voglia di provare l'ebrezza di essere scopata da più uomini. Coraggioso forse. Coraggioso e libero. Il giorno dopo fece di tutto per rivedere Davide. A casa sua non c'era. Lo trovò nel suo studio. Entrare nello studio di Davide era come varcare la soglia di un mondo tutto diverso. Per terra erano quadri finiti, non finiti, rotti.
Colore ovunque. Pellicole appese sui muri, su corde, a terra. Un odore chimico che pervadeva le mura. Un grande letto dove Davide si sdraiava per leggere o pensare. Era lì praticamente in mutande. Tracce di colori sulla pelle. Era veramente affascinante, un gran bel ragazzo. Non particolarmente alto e neppure muscoloso. Ma ben proporzionato. Si accorse che lo desiderava. Manuela era molto bella: alta, magra, con un seno sorprendentemente grande per il suo fisico.
Bei capelli neri, lunghi, lisci. Mani snelle e ben curate. Salutò Davide. Si sedette. Era imbarazzatissima. Sapeva quello che voleva, ma non sapeva come dirglielo. Allora si alzò e prese a girare per la stanza, fino ad un grosso cumulo disordinatissimo di fotografie. Le guardò e trovò ciò che cercava. In quella foto, una ragazza veniva scopata da due uomini contemporaneamente, mentre altri due le cacciavano i loro cazzi in bocca. Un'immagine molto aspra.
Manuela si sentì inumidire immediatamente. Davide si avvicinò. Vide la fotografia e le chiese: “Ti piace?”. “Molto” rispose lei, con una voce strana, quasi rispondesse più a se stessa che a Davide. “Puoi rimanere nello studio. Devo uscire un attimo per una veloce commissione. Torno tra mezz'oretta”. Davide lasciò Manuela sola. Senza di lui, guardò quelle foto artistiche. Vide questa ragazza scopata a turno, vide lo sperma sul suo volto, vide le espressioni intense degli uomini.
Manuela si spogliò nuda e si sdraiò sul letto. Si toccò un seno, eccitandosi immediatamente. Ne leccò il capezzolo, lentamente. Sapeva che Davide non sarebbe tornato subito. La mano scivolò sul suo sesso, leggermente peloso. Ne divaricò le labbra e iniziò a sfiorare col polpastrello il clitoride bagnatissimo. Due dita entrarono. Manuela si masturbò con molta foga, ansimando e contorcendosi. Ma in quel momento entrò Davide. Non era solo. C'erano tre suoi amici. Gli stessi della fotografia.
Non si meravigliò che Manuela fosse nuda a letto. Non disse nulla. Anzi, gentilmente indicò i tre ragazzi: “ti presento Lucio, Valerio e Matteo”. Manuela era atterrita: il sogno si stava per realizzare, ma non era tanto sicura di volerlo. NOn si mosse. Tutti i ragazzi si spogliarono. Vide i loro peni, ancora a riposo. Si mise seduta a bordo del letto, con le gambe divaricate. Prese i primi due peni e iniziò a succhiarli.
Ne leccò la pelle morbida, profumata. Sapevano il fatto loro questi ragazzi: si erano puliti ben bene. Leccò l'esterno del pene di Davide: lo desiderava fortemente. Leccò la superficie lentamente, poi aprì la bocca e iniziò a succhiarlo. Prima solo la punta, morbida e liscia. Poi l'asta, che diventava dura succhiata dopo succhiata. Ora era bello e duro. Un'asta degna di rispetto che puntava dritto alla sua bocca. Poi passò al pene di Valerio: aveva un sapore diverso.
Buono! Lo succhiò con dolcezza, assaporandone i centimetri della sua lunghezza. Era un gran bel pene: dritto, solido, duro. Imponente. Valerio si depilava: accarezzò i testicoli con la mano decisa e ferma, mentre succhiava quel pene meraviglioso. Il pene di Lucio era più piccolo, leggermente ambrato. Ma i centimetri che perdeva, li recuperava in larghezza. Manuela non aveva mai visto un pene così massiccio e duro. I muscoli tesi, le vene in rilievo. Un pene che non ammetteva repliche e che sembrava poterle causare dolore.
Lo succhiò con molta forza, andando su e giù con la testa con velocità e aspirandone la punta senza tregua. Il cazzo era già bello eretto, faticava addirittura a piegarlo verso la sua bocca. Aveva un sapore forte, da maschio tutto d'un pezzo. Il pene di Matteo era incredibilmente lungo e sottile. Bello leccarne la lunghissima asta con la lingua ben aperta. Aveva tempo per gustarlo con calma. Profumava. La eccitava da morire. Si chiedeva se fosse troppo sottile per darle piacere, ma poi rise dentro di sè a pensare che era con quattro uomini.
Avrebbe sicuramente goduto! Succhiò quel pene e si sorprese di quanto riusciva a metterlo in bocca senza troppo sforzo. Aveva una gola veramente degna per quel cazzo. Poi i ragazzi si misero davanti a Manuela. Lei prese a succhiare i quattro peni, uno alla volta e poi alternadone uno con l'altro, come un pianista sceglie i tasti da premere con cura. Ne prese due in bocca: erano i cazzi di Valerio e Matteo. Lucio le chiuse il naso per pochi secondi.
Manuela sembrava soffocare, e invece scoprì che più la trattavano da puttana e più era eccitata. Magie del sesso di gruppo. Seduto dietro di lei, Davide ne palvava da dietro i seni, mentre l'altra mano di Lucio ne sfiorava la figa. Fecero alzare Manuela, e la misero a novanta, piegata sul letto. Lucio le mise il cazzo in bocca e prese a scoparla con forza. I capelli ondeggiavano a ritmo. Davide la penetrò da dietro: era incredibilmente bagnata.
Il cazzo scivolò fuori alcune volte, tanto era fradicia di umori. Prese a scoparne la fessura dell'amore con gioia e forza. Penetrandola a fondo. Matteo si mise a fianco di Lucio e le mise anche il suo pene in bocca. Due cazzi in bocca. Manuela si sentiva una dea del sesso. Succhiava ed era penetrata. Valerio si mise sotto Manuela ed iniziò a succhiarne i seni penzolanti. Quelle stupende mammelle con quei capezzoli così vogliosamente grandi.
Le succhiava con avidità. Manuela stava bene! A Siena non si era mai divertita tanto. Milano le piaceva, nonostante il traffico. Il pene di Davide uscì dalla vagina, fradicio degli umori di Manuela. Davide lo puntò nell'ano e iniziò a spingere con delicata decisione. L'ano si allargò. Manuela emise un grido soffocato. Iniziò ad essere penetrata da Davide che intanto si era posizionato a gambe semiaperte sul letto, spingendo il cazzo nell'ano di Manuela piegata in basso.
Gli altri ragazzi si alternavano, schiaffeggiando il dolce viso della ragazza con le loro aste dure e bagnate della saliva di Manuela. Lucio si sdraiò a terra e invitò Manuela a sedersi sul suo pene largo e duro. Manuela, dandogli le spalle, si sedette. Sentì il cazzo entrarle nell'ano. Le mancò il respiro. Iniziò a muoverse, mentre mani maschili la palpeggiavano ovunque. Davide si avvicinò e iniziò a leccarne le labbra vaginali, osservando il pene di Lucio entrare ed uscire dall'ano.
Poi avvicinò il pene e prese a penetrarla con molta energia. Valerio le mise il pene in bocca, mentre Matteo succhiava avidamente il corpo di Manuela. I movimenti erano difficili, ma mai Manuela avrebbe pensato di godere tanto. Il pensiero che quattro ragazzi, tra cui Davide (che uomo, Davide!), stessero penetrandola e che lei fosse l'unico scopo del loro piacere, piccolo oggetto del loro soddisfacimento sessuale, la faceva impazzire. Davide uscì dalla vagina di Manuela e diede il cambio a Matteo, che iniziò a scoparla con molta energia e velocità.
Il suo pene, lungo, faceva un gran lavoro, frizionandosi sul clitoride bagnatissimo. La penetrava con gran piacere: Manuela stessa si accorse che il suono della parola “penetrare” era eccitantissimo. Penso ad occhi chiusi: “mi sento penetrata, penetrata, penetrata, penetrata”. E avrebbe desiderato avere altre labbra vaginali, tanti altri antri del piacere in cui essere presa contemporaneamente da tutti e quattro questi splendidi cazzi duri ed efficienti. Voleva sentirli per tutto il giorno. Voleva il loro sperma dentro di sè.
Chiese a tutti di allontanarsi. Si mise in ginocchio con la figa bella aperta e visibile. Iniziò Lucio. La penetrava con molta forza ed aggressività, ansimando. Il pene allargava a dismisura le labbra di Manuela che si sentiva sconquassata dal piacere. Lucio venne. Non sprecò alcuna goccia di quel liquido del piacere che veniva spruzzato con generosità dal proprio pene. Lo pulì con attenzione, versando ogni goccia nella vagina capiente. Poi la penetrò Matteo.
Il lungo pene sembrava non finire mai, facendo scoprire a Manuela che la sua vagina poteva accogliere simili cazzi. Sentiva il pene duro riempirla in tutta la sua lunghezza. Matteo ansimava e sudava per il piacere di possedere questa stupenda donna. Venne anche lui, spingendo il cazzo più all'interno possibile. Lo sperma sembrava non terminare mai. Manuela si sentiva calda. Poi fu il turno di Valerio. Scivolava con grande facilità, riempiendo di godimento la ragazza.
Valerio con un dito penetrava anche l'ano di Manuela e ciò riempiva di sensazioni la mente della ragazza che veramente non riusciva più a pensare. La penetrazione durò tanto, in maniera ritmica, costante, quasi meccanica. Anche Valerio venne. Lo sperma colava lungo le gambe di Manuela, caldo e viscoso. Infine Davide. Manuela si immaginò la scena, con Davide che la penetrava, come a dire a tutti: “OK, l'avete scopata. Ma Manuela è soltanto mia!”.
Poi iniziò a penetrarla con incredibile passione, lentamente, molto lentamente. Manuela ebbe un forte orgasmo. Le gambe le tremarono, tanto che se non fosse stato per le robuste mani di Davide, sarebbe caduta esanime. Venne anche Davide. In modo veramente coinvolgente. Sentì tutte le singole pulsazioni del suo pene che la riempivano. Manuela venne immediatamente una seconda volta, insieme a Davide. Cadde sul letto. Si addormentò. Era felice. Quando si risvegliò, c'era soltanto Davide.
Lei era coperta da un leggero lenzuolo. Davide le fece vedere un bellissimo ritratto. Lei dormiva con un viso angelico, coperta dal biancore del lenzuolo. Era un quadro pieno di luce ed amore. Capì che sarebbero stati felici. Per tutta la notteNon sono riuscito a chiudere occhio, nonostante fossi stanchissimo per la serata, faceva troppo caldo ma soprattutto il pensiero di ricattare mia sorella continuava a martellarmi la testa tenendomi in perenne erezione, alle prime luci dell'alba non resisto più mi alzo dal letto e vado in bagno per farmi una doccia, uscito dal bagno in casa regna ancora silenzio, è ancora presto e tutti dormono, passo davanti alla porta della camera di mia sorella, è molto rischioso ma non resisto alla tentazione, facendo molto piano apro la porta ed entro in camera sua, sta ancora dormendo sul letto completamente nuda a pancia in giù, mi avvicino per ammirare il suo culo rotondo ancora completamente bianco si vede che non ha ancora fatto un giorno di mare, le gambe sono leggermente divaricate riesco persino a vedere i peli neri sulle sue grandi labbra, allungo la mano fra le sue cosce accarezzandole i peli, inizio ad essere troppo eccitato, le dita della mia mano iniziano ad accarezzarle le labbra mentre sento che mi sta diventando durissimo, più mi diventa duro e più la mia mano si fa invadente, quello che era un accarezzarle la figa è diventato un massaggio fra le grandi labbra che inevitabilmente porta le mie dita fra di esse sentendo quanto è calda e che inizia a bagnarsi, il mio cazzo duro ormai è completamente fuori dall'accappatoio, continuo a fissarla controllando che non si svegli, ho perso il controllo della mia mano che la sta masturbando superficialmente, le ho addirittura divaricato di più le gambe per agevolare il movimento circolare delle mie dita che diventano sempre più bagnate dei suoi umori, è bagnata non resisto lentamente la penetro la figa con il mio dito medio, ha la figa caldissima quasi scotta, inizio a scoparla con il dito, mi sembra un sogno erotico non ci credo che sto masturbando mia sorella, basta non resisto più tolgo il dito e mi sposto dietro di lei spostandole ancora un pò la gamba, così divaricate che oltre al taglio della figa riesco a vederle anche il buchetto del sedere, anche se sarebbe molto più facile metterglielo nella figa bagnata sono fortemente tentato di metterglielo nel culo, immagino già la scena di lei che si sveglia mentre le sto scopando il sedere fino a venirle d'entro, si voglio metterglielo nella patata ma sopratutto nel culo, voglio incularmi mia sorella lo ammetto!, mi avvicino e sto per metterlo quando sento la sveglia in camera mia suonare, non poteva esserci momento peggiore, se la mia ragazza si sveglia il primo posto dove verrà a cercarmi è questo, con il cazzo durissimo devo rinunciare, le risistemo la gamba sul letto e resto un secondo a guadarla pensando alla fortuna che ha avuto!, senza fare troppo rumore torno in bagno ed ecco che appena entrato nella doccia, sento la porta del bagno aprirsi “che ci fai in bagno?” chiede la mia ragazza in modalità poliziotto, senza darmi nemmeno il tempo di rispondere entra nella doccia insieme a me prendendomi il pisello in mano per controllare se sono venuto, penso alla fortuna che ho avuto a non provare a metterlo dentro mia sorella, ma probabilmente anche se mi fossi fatto semplicemente una sega mi avrebbe incolpato lo stesso “Quindi? hai finito? Ma che cazzo Gemma, è mia sorella mi fa schifo l'idea di farci sesso” le dico più falso di un lupo che si finge una perora, lei mi guarda sarà stato per il pisello ancora duro o forse per qualche santo dedito alla recitazione o in questo caso alla menzogna ma mi crede “Scusami, è che tua sorella è molto bella e…” mi sento una merda ma la consolo dicendole che io voglio stare con lei e non con mia sorella, e in unfinità di cazzate che me lo fa tornare moscio, la cosa finisce lì.
Ci prepariamo per andare a mare, mia sorella dorme ancora sarà difficile attuare il mio piano se lei resta a casa e io vado a mare con la mia ragazza, ancora di più farlo in casa quando c'è lei, fingo un attacco di diarrea e corro in bagno, incolpo qualcosa che mi avrà fatto male, Gemma la mia ragazza resta a piantonare la porta del bagno, ai primi suggerimenti di andare mare senza di me declina immediatamente, fortunatamente vista la bella giornata ma sopratutto il caldo, dopo quasi due ore di sauna chiuso in bagno a fingere si convince ad andarci senza di me, è fatta! aspetto che vada via poi faccio ancora una doccia per tutto il tempo che sono rimasto chiuso in bagno a sudare.
Scendo le scale andando in cucina, trovo mia sorella in pigiama un pantaloncino ed una maglietta che sta preprando la colazione, “Che hai da sorridere come un idiota?” mi fa lei vedendomi, cerco di rimanere serio mentre, ora che Gemma è fuori e solo io e lei siamo in casa potrò ricattarla come meglio credo, dentro di me sono contento ed eccitato come un ragazzino e proprio come dice lei continuo a sorridere come un idiota senza motivo, facciamo colazione io continuo a fissarla pensando ad come iniziare il discorso ma sopratutto a cosa chiederle in cambio, so bene che non accetterebbe mai di fare sesso con me, ma magari potrei chiederle di spogliarsi, sedersi sulle mie gambe o tutto quello che posso trovare eccitante e divertente allo stesso tempo, i miei pensieri si interrompono quando lei mi chiede “hai visto il mio cellulare? Non lo trovo….
“Pioggia DorataMr Pink era quello del gruppo con i lineamenti decisamente effemminati, ma nonostante questo, era anche quello con l'uccello piú grande, bisognava dargliene atto. Anche mentre urinava sul viso di Miss Yellow ed il cazzo non era completamente dritto, si vedeva che aveva una bella sleppa, persino più lunga di quello di Mr Purple, che nonostante fosse ancora in piena erezione, comunque aveva meno centimetri di lui. Ma a parte le dimensioni esagerate, se non si prestava attenzione fuori da questo contesto, essendo cosí magro e privo di muscoli, Mr Pink se fosse vestito, cosí alto e con i capelli lunghi biondi, qualche etero poteva fregarlo spacciandosi per donna passeggiando per strada.
Ma forse il Regista cercava proprio uno come lui per la “Festa Dorata”, per dargli un tocco in piú ed allargare il giro della futura mesa On Line o vendita del DVD. Tutto sommato ci poteva stare come idea, perchè a parte questa scelta, il resto era tutta una banalità, a partire dalla scelta di farci chiamare Miss O Mr e “qualche colore” copiata palesemente dal cult di Tarantino Le Iene. Ma d'altronde Mr Black (come poteva chiamarsi il regista?) stava girando un porno amatoriale, non un Film candidato all'Oscar e quindi la trama era quello che era! Come ero finito in questa specie di orgia? Facciamo un salto indietro.
È un giorno infrasettimanale come gli altri, un giovedi o un venerdi se non ricordo male, di fine Agosto. Passeggio senza una meta in particolare lungo la costa Laziale, dicono che muovendosi ci si abbronza meglio e poi dopo aver pranzato con un panino leggero, digerire muovendosi non è una cattiva idea. Quindi decido di prendermi anche un caffè e mi fermo al primo Bar che incontro sulla spiaggia. Ordino, pago e mi siedo qualche minuto per rilassarmi al tavolo del chiosco.
Davanti a me il solito quotidiano che lasciano i proprietari per intrattenere i clienti e lo sfoglio senza prestare molta attenzione agli articoli, fino a quando non arrivo a “quella” pagina, a quell'angolo in basso dove si mettono gli annunci erotici di qualche Call Centre (non credevo esistessero ancora) ed inizio a leggerli senza troppo impegno. Ma poi una piccola inserzione pubblicitaria cattura la mia attenzione. Il testo cosí recitava: «Hai voglia di participare alla nostra festa prima che finisca l'estate? Cerchiamo proprio te per la nostra “Pioggia Dorata” ospite d'onore la stupenda Miss Yellow nuova promessa del cinema Erotico.
Cosa aspetti? Chiama questo numero per maggiori informazioni». Rimango per qualche minuto con lo sguardo perso nel vuoto, stavo seriamente valutando l'offerta e per chi non lo sapesse, la festa di cui parlava l'annuncio, sarebbe stata quasi sicuramente una pseudo orgia. In altri termini la “Pioggia Dorata” nel linguaggio Erotico, o meglio quello porno, è dove un gruppo di persone si mettono ad urinare l'uno con l'altra, ed il piú delle volte il contesto è quasi sempre lo stesso: quattro o cinque uomini che si mettono a pisciare sul corpo o sulle parti intime di una donna.
Le piú audaci, parlo delle donne ovviamente, lasciano anche che gli uomini gliela facciano in bocca, oppure, altra variante, dopo che tutti quanti si sono masturbati ed hanno sborrato su di lei coprendola di sperma (pensate cinque cazzi che vengono ed innaffiano come fontane quello che possono fare) le lavano via la sborra pisciandole addosso. Ma di combinazioni ce ne sono altre, ed io che ero un po' curioso di questa pratica, copio il numero di cellulare del messaggio e lascio che questo pensiero (annuncio) vibri nella mia mente mentre mi alzo dalla sedia e continuo a passeggiare sulla spiaggia.
Non ci metto molto a prendere la mia decisione una volta a casa, anche perchè in passato ero stato con poche donne a cui piaceva giocare in questo modo, anzi, a dirla tutta, ero io che chiedevo a loro di pisciarmi addosso e non viceversa. E se dovessi contarle, il numero di quelle che accettavano questo gioco, non supera quello delle dita di una mano. Ma a piaceva, mi correggo, a me piace, sentire quel liquido caldo su di me, mi eccita.
Così decido di comporre quel numero, consapevole che magari c'era la possibilità che non venissi chiamato, invece dopo l'invio del mio SMS, ricevo quasi subito la risposta. Uno scambio breve di domanda e risposta, dove il succo del testo si può riassumere in poche righe: la “festa” si sarebbe effettuata in una casa in affitto vicino al mare, isolata e lontana da occhi indiscreti, nel tardo pomeriggio di un giorno di fine Agosto. Segue indirizzo, orario e qualche istruzione sulla serata, tipo bere due litri d'acqua prima della festa ed indossare una maglia rossa per farsi riconoscere all'entrata.
Finalmente arriva il grande giorno, sono le sei del pomeriggio e mentre mi avvicino al luogo stabilito, intravedo un gruppo di persone, circa cinque o sei, vicino al cancello di una villetta intente a parlare tra di loro. Noto che hanno una T-Shirt rossa, “forse sono loro” penso. Così mi avvicino e provo a rompere il ghiaccio per presentarmi:«Ciao ragazzi, sono Chas…» vengo interrotto subito da uno di loro. «No, niente nomi! Sei qui per la festa vero?».
«Si, ho letto l'annuncio due giorni fa sul giornale, ho chiamato ed ho parlato con un certo Aless…» rispondo mentre vengo nuovamente interrotto dal tipo di prima. «OK, OK… sei dei nostri, ma niente nomi… oggi ci divertiamo un po' e poi ognuno per sè» mi dice quello che sembra essere il regista mentre mi allunga la mano in cerca di una stretta «oggi ognuno di noi si chiamerà come un colore, tu sarai Mr Grey e se vuoi puoi anche nascondere il viso con una maschera che troverai su ogni tavolino della villa» conclude il tipo.
Seguono poi le presentazioni con il resto del gruppo, ed a parte Mr Pink magro come un chiodo, tutti gli altri sembrano persone fisicamemte nello standard dell'uomo classico: nè troppo magri, nè palestrati. Miss Yellow invece è una gran fica, decisamente giovane, forse sulla ventina e decisamente abbronzata. Capelli lunghi neri ed un seno veramente prorompente che fa fatica a restare nel suo bikini microscopico. Quindi Mr Black dà inzio alle danze dandoci poche ma semploci regole:«Ragazzi entriamo, muovetevi liberi nella casa, occhio alla piscina che si scivola ed improvvisate ma seguendo le linee guida che Miss Yellow ed io vi daremo durante le riprese».
«Io mi copro il viso…» dico immediatamemte guardando il gruppo. «Va bene, nessun problema… sei nuovo, ricordati che prima di urinare su Miss Yellow devi fare un po' di scena… avvicinati a lei, lascia che te lo tocchi, o se vuoi masturbati da solo» mi risponde prima a me e poi guardando gli altri «ricordatevi che il video deve durare un po' e prima che ognuno di voi pisci su Miss Yellow, dovrete sborrrare su di lei» aggiunge lo pseudo regista «…e chi vuole se la può anche scopare, ma cercate di non venire subito… i preservativi sono anche quelli sui tavoli» conclude Mr Black.
“Molto fine” penso osservando un po' intorno l'ambiente mentre inizio a spogliarmi. La prima a denudarsi è proprio la ragazza, ed anche se il costume copriva ben poco, vederla al naturale è un'altra cosa. Ora le tette si vedeno nella sua completezza, due belle bombe completamente abbronzate con delle areole pronunciate, ed ovviamente tra le gambe è completamente depilata, liscia da morire. Quindi estrae da una borsa della crema e la porge ad uno dei ragazzi come per dire “spalmala su di me”.
Il tipo non se lo fa dire due volte e noto già il gonfiore sotto il costume, così è Miss Yellow a prendere l'iniziativa con lui, anche per mandarci un segnale, cioè di spogliarci per chi non lo avesse ancora fatto. Quindi toglie il costume a Mr Green, che mostra già la sua eccitazione facendo spuntare il suo cazzo fuori come una molla e poi la T-Shirt. Successivamente gli dà le spalle e lui inizia a mettergli la crema.
In pochi minuti siamo tutti nudi e noto che la maggior parte degli uomini ha il pisello depilato, ad eccezione di me che presento una folta e naturale peluria. Miss Yellow lo nota e sembra fare una smorfia, un mezzo sorriso come per dire “e questo da dove esce fuori?”. Poi con un gesto della mano mi fa segno comunque di avvicinarmi a lei, così mentre mi incammino si inginocchia, afferra l'uccello di Mr Green ed inizia a fargli un lavoro di bocca.
Non appena sono vicino a loro due, afferra il mio cazzo ed inizia a segarmi mentre continua a ciucciare l'uccello di Mr Green. Poco dopo si avvicinano gli altri ragazzi, tutti con il cazzo dritto intenti a masturbarsi. Miss Yellow lascia quindi il mio cazzo e quello di Mr Green ed inizia turno a segare tutti gli altri. Qualcuno, mentre lei masturba con le mani i fortunati di turno, gli struscia il cazzo sulle orecchie come se fosse un altro buco da profanare, un altro si masturba da solo l'uccello con una mano, mentre con l'altra tocca e stringe con forza le tette di Miss Yellow.
“È un gran casino” penso mentre con l'uccello dritto mi avvicino ad un tavolino. Intanto anche Mr Black, il regista, è palesemente eccitato, nonostante si stia preoccupando di riprendere e fotografare tutto quel movimento, il suo costume è palesemente deformato dal suo cazzo in erezione. Penso che prima di pisciare sulla ragazza potrei dargli una botta, scoparmela, ma voglio essere il primo ad entrare dentro di lei, dentro la sua fica, prima che qualcun altro la riempia di sperma.
Cosí dopo aver preso un preservativo, mi avvicino di nuovo a Miss Yellow con il mio cazzo in perenne erezione e gli prendo una mano per farla alzare da terra dove gli altri gli sbattevano il cazzo ovunque. Mi avvicino ad un lettino vicino la piscina e lei già capisce che voglio scoparla. Così strappa la bustina argentata e mi mette il preservativo, poi si sdraia sul lettino spalancando le gambe in attesa che io entri dentro la sua fica già bagnata.
Così mi piego su di lei e lentamente lascio scivolare il mio cazzo dentro il suo posto più intimo. Con le mani lungo i fianchi della sdraio, inizio a scoparmela, inizio a fare su e giú con vigore, lo sbattere delle palle sulla sua fica sembrano piacere al regista che si avvicina in modo impressionante alle nostre parti intime per riprendere l'amplesso. Gli altri ragazzi sono già intorno a noi che continuano a segarsi, Mr Purple sembra quello con l'uccello più gonfio e pronto ad esplodere, così mentre avvicina il suo cazzo dietro la testa di Miss Yellow, una colata di sperma esce dal buco della sua cappella bagnando tutti i capelli della ragazza.
A quel punto mi sfilo dalla fica della moretta, non vorrei che qualcuno mi schizzasse addosso e continuo segarmi di fronte a lei. Al mio posto entra nel suo posto più intimo subito un altro, lo fa senza prendere precauzioni ed inizia a sbattersi Miss Yellow come un cane in calore. La ragazza lo lascia fare e mentre il tipo se la scopa, lei prende con una mano ancora il cazzo di Mr Green e con l'altra il mio.
«Via questo coso, voglio che mi riempiate di sperma…» mi dice sfilandomi il preservativo prima di masturbarmi. Siamo tutti intorno a lei, con le palle gonfie e la cappella viola, mentre il Regista non si perde un'angolazione dell'orgia. Poi la brunetta, Miss Yellow, fa uscire dalla sua fica il cazzo di quello che se la stava fottendo e fa sdraiare il primo che si trova a tiro. È Mr Pink il fortunato, con il cazzo dritto si sdraia e subito dopo lei lo cavalca infilando il suo membro nella sua fica.
«Lo voglio anche dietro… avanti ragazzi non siate timidi…» ci incita la ragazza piegandosi in avanti mentre bacia e scopa Mr Pink. Un altro si fa avanti, cammina a gambe larghe, si mette a “cavallo” sulla sdraio e prende la brunetta da dietro infilando lentamente il suo cazzo nel buco del culo di Miss Yellow. “Doppia penetrazione… dal vivo è un'altra cosa” penso mentre in due si scopano la donna, uno nel buco della fica e l'altro dentro il buco del culo.
Mi stava esplodendo il cazzo e le palle erano gonfie da morire, cosí oso anche io. “È un cazzo di porno Chase, vai…” dico a me stesso mentre mi posiziono all'inzio della sdraio. Poi afferro la testa della ragazza e la indirizzo verso il mio cazzo per metterglielo in bocca. Cosí lei inizia a succhiarmelo per bene e non contenta del fatto che ormai avevamo riempito ogni suo buco, prima con la destra e poi con la sinistra, inizia a segare gli ultimi due tipi sui lati del lettino.
Una sega che dura poco, non appena la brunetta afferra i due cazzi, uno inizia a sborrare come una fontana… sperma che vola prima sul cazzo del tipo che aveva di fronte e poi di nuovo sui capelli della ragazza. “Cazzo… gli stanno facendo una permanente con tutta questa sborra” dico a me stesso mentre avverto anche io lo sperma salire lungo l'asta. «Miss Yellow… lasciati innaffiare ora…» grida il regista continuando a riprendere capendo che ormai chi prima e chi dopo, stavamo per esplodere.
Quindi la ragazza smette di spompinarmi il cazzo, poi con un gesto fa allontanare anche il tipo che l'aveva presa da dietro e successivamente si sfila dal cazzo di Mr Pink lasciando che lui abbandoni il lettino. Poi si sdraia per terra e come se non fossimo già carichi di nostro, ci suggerisce di schizzarla ovunque:«Avanti signori… spruzzatemi la vostra gioia…». Allora ci mettiamo in cerchio intorno a lei, tutti con il cazzo gonfio e la cappella viola mentre la brunetta apre le gambe aspettando la pioggia di sperma, pioggia che non tarda ad arrivare.
Continuiamo a segarci, arrivano i primi gemiti che escono random dalle nostre bocche… poi improvvisamente partono le prime spruzzate, schizzi di sborra da tutte le direzioni che finiscono sul corpo della ragazza ovunque… sulle gambe, sulle tette… qualcuno intenzionalmente punta il getto sul suo viso… io dirigo la mia schizzata sulla sua fica, spruzzo due, tre, quattro, cinque volte sempre tra le sue gambe… vedo lo sperma colare lungo lo spacco della sua fica… anche il suo viso ormai è una maschera di crema calda, crema che lei assapora passando la lingua intorno alle labbra ed ingoiando quanto può lo sperma… “chissà se riesce a vedere bene ora, con tutto quella sborra sugli occhi…” mi domando mentre con l'ennesimo colpo di reni lascio uscire l'ultima schizzata su di lei.
«Andiamo ragazzi… ora pisciatele tutti sopra…» suggerisce Mr Black. Ci prendiamo qualche secondo, mi prendo qualche secondo, il tempo di “ricaricarmi” il cazzo e poi inizio a spingere, a forzare il piscio. Finalmente arriva lo stimolo ed inizo ad urinare su di lei, a ruota mi seguono gli altri, cinque getti di calde pisciate innaffiano Miss Yellow che è praticamente inondata. Poi lei si passa la lingua tra le labbra come se volesse bere dai nostri cazzi, io non mi azzardo, qualcun altro invece osa e dirige la sua pisciata verso la bocca della ragazza che inizia letterelmente a bere… almeno per un po'… e contemporaneamente con il resto del piscio, inizia a farsi una “doccia” lavandosi via tutto lo sperma che l'aveva ricoperta.
La festa sembra finita, mi guardo intorno e tutti abbiamo il cazzo ridotto come uno straccio, qualcuno punta subito al bagno per lavarsi e qualcun altro invece si tuffa in piscina per rinfrescarsi. Miss Yellow si asciuga con un telo da mare i residui di sperma mescolato alle varie pisciate ed il regista, mentre entra in casa, sembra soddisfatto del video visto il sorriso stampato sul suo viso. Io nonostante abbia il cazzo unto di sperma e sia un po' sudato, preferisco tornare a casa, così pronuncio un “ciao” generale a tutti e dopo aver indossato maglia e boxer, mi dirigo all'uscita.
«Aspetta… neanche un saluto mi dai?». Mi giro ed era la ragazza, Miss Yellow, ancora nuda e bellissima, nonostante avessimo profanato ogni suo buco in tutti i modi, avevo ancora voglia di scoparmela… da solo. «Pensavo mi avessi sentito quando ho detto “ciao”… comunque…» non finisco la frase, mi avvicino a lei e gli do un bacio sulla guancia. «Ti sei divertito?» mi chiede tenendomi la mano. «Molto… ma non credo lo rifarò, non perchè non mi piaccia fare sesso diverso, come urinare o altro… anzi… ma perchè con altri uomini intorno più di tanto non mi piace…».
«E si ti proponessi una cosa a due? La casa è affittata per due giorni, quindi fino a domani… sono sicura che se proponessi la cosa ad Alessandro, quello che oggi si faceva chiamare Mr Black, accetterebbe subito» mi chiede lei continuando a tenermi la mano. «Facciamo un compromesso… e se tu non dicessi niente ad Alessandro e domani ce la spassassimo io e te?» gli chiedo mentre con la una mano libera gli sfioro il capezzolo.
«Credo… credo che si possa fare» mi risponde porgendomi la mano come se aspettasse qualcosa «dammi il tuo cellulare». Eseguo senza obiezioni e mentre lei digita qualcosa sul mio smartphone, me la squadro ancora un po' nella sua completa nudità. «Ecco… ora hai il mio numero… chiamami appena puoi» mi dice mentre punta il cellulare verso l'alto «…e questa è per non dimenticarti di me» conclude shittandosi un selfie. «Comunque il mio nome è Andrea…» gli dico mentre rimetto il cellulare in tasca.
«…ed io sono Elisabetta». Un quarto d'ora dopo sono in auto pronto a tornare a casa, accendo il motore e prima di partire, butto un'occhiata alla foto appena shittata di Elisabetta. “Proprio una gran fica, ci sarà da divertirsi da soli io e lei” dico a me stesso innestando la prima !Impiegata domina la direttrice e suo maritoNon la sopportavo più. Ormai era un anno che ero diventata impiegata in questa azienda, e avevo come direttrice una vera stronza.
Godeva nel dare ordini e prenderti di mira ogni volta che poteva. Ovviamente dall'alto della sua posizione poteva anche permetterselo. Non si faceva scrupoli a mettermi in imbarazzo anche davanti agli altri colleghi. Questa mattina infatti, arrivò al lavoro, ed eccola lì. Una bella donna per quello, seduta sulla sua poltrona con un abito grigio chiaro, e le gambe in bella vista appoggiate sulla sua scrivania. Inizia così la mia giornata di lavoro. Alle 19.
00 finalmente il mio turno di lavoro è finito. Giulia, la mia direttrice, è andata a casa mezz'ora fa, quando è passata a prenderla suo marito, un bell'uomo con un fisico asciutto e sempre elegante. Mi alzo, e vedo che sulla sua scrivania è rimasto un book che le serve sicuramente. Uff… Mi tocca portarglielo a casa. Vabbè, farò una toccata e fuga e poi me ne andrò dritta a casa. Mezz'ora dopo arrivo davanti a casa sua, attraverso il giardino per entrare dalla porta posteriore, quando improvvisamente il mio occhio cade sulla finestra che dava sul salotto.
Rimasi impietrita…Vedevo suo marito in slip bianchi, bendato e legato su un mobiletto. E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 2Non capivo che cosa stava succedendo, quando mi accorsi che dall'altra parte c'era Giulia seduta con una specie di frustino per cavalli e vestita con dei leggins attillati bianchi, una canottierina nera e un paio di stivali che le arrivavano al ginocchio. E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 3Si era avvicinato a suo marito e dopo avergli messo la mano sopra le mutande, iniziò ad accarezzargli il pacco.
Adesso ho capito, quella stronza era una dominatrice anche a letto. Ma vedendo quella scena improvvisamente mi eccitai…Anche perché ormai era da più di un anno che non avevo fidanzato e il sesso, mi mancava decisamente tanto. Allora mi balenò un'idea, potevo vendicarmi di quella stronza scopandomi suo marito. Si, mi piace decisamente come idea. Entrai pian piano dalla porta della cucina che dava sul giardino, e presi in mano l'oggetto che trovai su un comodino lì di fianco.
E proprio in quel momento, Giulia entrò nella stanza, dandomi le spalle. Allora la colpì alla testa, e la feci svenire. Oddio, che cosa ho fatto…Forse…forse potrei andarmente ora. Non saprebbe mai chi la ha colpita…magari me la cavo anche…Si, forse è meglio andarmene. Pero, in quel momento la guardai…Distesa li…in mio potere…Mi piaceva…era in mano mia…Dopo tutto questo tempo finalmente sono io che posso comandare…Allora la legai, e la trascinai in salotto, dove suo marito era ancora legato e bendato, e senza che si fosse accorto di niente la misi seduta appoggiata al muro.
Mi girai verso di lui, e quello che vidi mi piaceva parecchio. Era proprio un bell'uomo, un bel fisico, e da quello che si vedeva doveva avere proprio anche un gran bel cazzo. Allora mi avvicinai a lui e all'improvviso,mi disse:”finalmente sei tornate amore!”Io rimasi in silenzio, non sapendo cosa fare. Allora presi coraggio e appoggia una mano sul suo bel pacco…mmmh…Mi piaceva quello che sentivo…Presi ad accarezzarglielo dolcemente, mentre lui mi disse:”Sono in estasi amore…Sarà un mese che non lo facciamo e mi sento le palle piene ormai!”A quella frase mi venne ancora più voglia.
Allora lo slegai e lo feci alzare in piedi, presi una corda e gli legai le braccia ad una trave del soffitto. Mi avvicinai a lui e gli accarezzai il petto. Poi feci scivolare la mano lungo i suoi addominali, fino ad arrivare al quel pacco delizioso e presi ad accarezzarglielo…Mi avvicinai poi con le labbra alle sue e presi a leccargliele lentamente, facendolo leggermente ansimare…Fino a che pochi secondi dopo si trasformò tutto in un bacio passionale e sensuale…con le nostre lingue che si intrecciavano con frenesia e puro piacere…Ero decisamente presa da quella situazione…Stavo eccitando il marito della mia direttrice!Stavo iniziando a bagnarmi anche…Allora smisi di baciarlo e mi tolsi il vestito, rimanendo solo in mutandine e autoreggenti nere…Presi ad accarezzargli ii pacco un'altra volta per qualche secondo, dopo di che decisi che era venuto il momento di vederlo davvero, anche perchè si vedeva chiaramente che era diventato bello duro.
Gli presi gli slip e glieli tolsi, rimanendo per un attimo sconcertata…Ce l'aveva veramente bello grosso!Tutto in tiro…poi legato cosi…mamma mia…Era cosi virile…E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 4Non resistevo più…Volevo assolutamente assaggiarlo!Allora mi chinai davanti a lui e mi avvicinai…potevo sentire il suo profumo maschile…Tirai fuori la lingua e gli leccai lentamente la cappella…facendolo tremare di piacere…Infatti emise un leggero gemito di piacere. Doveva essere decisamente molto che non lo facevano per reagire cosi per una semplice leccata.
La cosa però mi divertiva parecchio…Quindi gli presi il cazzo in bocca fino alla base e cominciai e succhiarglielo molto lentamente…E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 5″Oh si amore…sei migliorata molto con la bocca sai…!”Mi disse, credendo fossi Giulia. Lo stavo facendo godere decisamente parecchio…Aveva persino le gambre che tremavano leggermente da quanto gli piaceva…Mi stavo eccitando anche io…Avevo in bocca il più grosso cazzo che avessi mai visto…Duro…succoso…che lo sentivo pulsare mentre con la lingua glielo massaggiavo dolcemente…insalivandolo tutto…mmmh…adoravo quella sensazione…Però volevo divertirmi ancora di più…Smisi di spompinarlo e tirai fuori il cazzo dalla mia bocca che sgocciolava tutto…E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 6Presi un'altra corda e gliela attorcigliai attorno al cazzo e alle palle, stringendoglielo un po.
Poi, dopo averglielo accarezzato di nuovo, presi a massaggiarglielo segandolo pian piano…Lo sentivo pulsare mentre lo stringevo e glielo muovevo su è giu…E intanto lui continuava ad emettere gemiti soffocati…E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 7Dopo un po lasciai quel grosso cazzo pulsante, glielo slegai e gli slegai anche le braccia. Senza che ci potessi fare niente, improvvisamente si tolse la benda!Rimasi impietrita e anche lui per qualche secondo mi guardò senza sapere cosa dire.
Poi lo sguardo gli cadde su sua moglie legata e ancora svenuta appoggiata alla parete. Allora reagì malamente e mi chiede abbastanza sconcertato che cosa stesse succedendo..Io stetti qualche altro secondo in silenzio, pensando al da farsi, e decisi di provarci di cattiveria. Gli mollai uno spintone e lo feci semidistendere sul mobile di prima. Mi inginocchiai davanti a lui, gli ripresi il cazzo in mano e mentre ripresi a massaggiarglielo, gli dissi guardandolo in maniera innocente:”sono un collega di tua moglie…vedi…lei mi tratta sempre male a lavoro…passavo di qua…e ti ho visto legato e in mutande…e non potevo resisterti…allora ho addormentato tua moglie…”E prima che lui avesse il tempo di rispondere e reagire, lo guardai dritto negli occhi, e gli mollai una leccata molto lenta al cazzo ancora tutto duro…”oh…” gemetteNon disse altro…allora capì che aveva troppa voglia per reagire!Era mio!Mi rimisi il cazzo in bocca e andai giù fino alla base, stando ferma li qualche secondo, facendo anche qualche versetto di soffocamento, tornando su poco dopo e riprendendolo in mano, completamente fradico della mia saliva.
E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 8Lo guardai con un sorriso maliziosetto, vedendo che non sapeva come reagire…Allora vidi che li vicino c'era una videocamera. Allora mi alzai e andai a prenderla. La accesi, la girai verso di lui e subito dopo verso di me, e dissi:”questa registrazione è per Giulia…spero che ti piaccia…”Mi chinai nuovamente ai piedi del mobile e mi ripresi con la videocamera mentre una mano preso il cazzo di suo marito e ricominciai a succhiarglielo lentamente, facendo versetti da vera troietta…E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 9Quanto mi piaceva questa situazione…Ormai lui era completamente mio schiavo…Si vedeva che non poteva far altro che godere, anche se sapeva bene che stava tradendo sua moglie.
Allora dopo un po misi giù la videocamera e lo feci distendere per terra. Lui obbedi senza obbiezioni…Lo guardai stando in piedi sopra il suo viso con le gambe aperte, e gli dissi:”ora tocca un po anche a me divertirmi…non credi…”E nel mentre mi stavo massaggiando un po la mia fighetta già bella bagnata dall'eccitazione davanti ai suoi occhi. Quindi mi chinai sopra le sue labbra e dopo neanche un secondo si era già messo in bocca tutta la mia figa.
“Bravo bambino…. cosi…leccala tutta che ti fa bene…”Sentivo la sua lingua e le sue labbra che la esploravano tutta quanta…si divertiva a giocare con il mio clitoride…per poi entrare in profondità…Era cosi godurioso…sentivo che me la bagnava tutta quanta…che la ciucciava avidamente…E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 10Mi girai con la testa e vidi che aveva il cazzo completamente di marmo, ma era troppo impegnato a lavorarsi la mia fighetta per farci caso…Allora mi alzai in piedi e lo guardai…Aveva un'espressione che sembrava mi implorasse di risedermi sopra la sua faccia.
Ma avevo altro in mente ora. Voleva che Giulia vedesse…volevo farla soffrire…Quindi mi avvicinai a lei…mi chinai…E le mollai uno schiaffetto per farla riprendere. E infatti dopo qualche secondo mise a fuoco che c'ero io, ed ero nuda con suo marito poco più in la col cazzo in tiro. Inizio a sbraitare e a urlare, dandomi della puttana e della troia…Allora presi gli slip di suo marito e glieli ficcai in bocca, bloccandogliela con del nastro adesivo…La guardai negli occhi, e le dissi:”Non fai più la stronza ora, vero?Be…goditi lo spettacolo…”E le leccai la bocca incerottata con le mutande del marito.
Tornai verso di lui e gli ordinai di sedersi. Lui obbeddì e io mi misi davanti. Gli mostri le mie belle chiappette, le allargai un po, e gli dissi:”ora leccami il buchino…da bravo…”Non se lo fece ripetere due volte!Si appoggiò la faccia sul mio culo e cominciò e leccare avidamente il mio sederino…tutto quanto…Passava in continuazione la lingua sul buchino, e mi stava facendo veramente godere parecchio…Avevo persino iniziato a gemere…ogni tanto lo sentivo anche entrare dentro con la lingua…”mmmh….
o si…. continua…. “Abbassai lo sguardo, e vidi che aveva cominciato a segarsi il cazzo da solo…Significava che stava godendo parecchio…e mi piaceva…Allora guardai Giulia, come per dirle…. hai visto… ecco come si fa a far godere un uomo…E il suo sguardo era pieno di odio…Quanto mi piaceva…E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 11Dopo 4 o 5 minuti cosi, avevo il culo in fiamme…Non resistevo più…ero tutta fradicia di saliva e avevo il buchino completamente dilatato e massaggiato da quella lingua meravigliosa…Allora mi tolsi da quella posizione e feci alzare il marito di Giulia.
Lo presi per mano e mi avvicinai a lei. Avevo in mente un primo piano tutto per lei…Mi misi praticamente a mezzo metro dal suo viso, allargai le gambe e presi il cazzo di suo marito in mano. “Senti come pulsa…. Indovina dove lo metti ora…” gli dissi sorridendo…Appoggiai la cappella sul mio buchino tutto bagnato e indietreggiai col culo pian piano, facendola entrare tutta…Oddio…era cosi grossa…ma è entrata senza problemi… mi deve avere lubrificato per bene con tutta quella saliva…Improvvisamente iniziò a spingere dentro e fuori anche il resto del suo cazzo…”oh! oh! oddio….
“!Sentivo tutta la sua asta entrare dentro il mio culo…Si…che goduria…Iniziava anche ad aumentare leggermente l'intensità…Ah…mi stava trapanando il culo…!Godevo come una vacca in calore…Ad ogni colpo che mi dava, avevo la fighetta che gocciolava di umori…mmh…..si…. !E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 12Stava aumentando di velocità, e sapevo che di li a poco sarebbe venuto se non si fosse fermato…Vedevo che però Giulia non tentava neanche più di liberarsi o di urlare…Inizialmente non capivo il perchè, mai poi mi accorsi che teneva le gambe completamente chiuse…Allora mi venne un dubbio…Feci fermare suo marito dallo sbattermi il culo e chinandomi le aprii le gambe.
Ed infatti eccola li!Era bagnata!. Aveva i leggins umidi!Allora guardandola, le dissi:”che troia!ti eccita vedere tuo marito che si sbatte un'altra donna a pochi centimentri dal tuo viso, vero?che puttanella che sei!”Mi venne un'idea allora…Presi delle forbici e le tagliai il pezzo di leggins bagnati, lasciandole scoperta tutta la fighetta…depilata…liscia…inumidita…Mi faceva voglia…non so perchè…però improvvisamente volevo veder godere anche lei…Allora la feci distendere sulla schiena e le sollevai le gambe facendogliele mettere all'indietro, sputai sulla sua fighetta e con un dito iniziai a massaggiargliela pian piano…E dopo pochi secondo eccola che cominciava a diventare già molto più bagnata e anche se aveva in bocca gli slip di suo marito si stava lasciando a andare a qualche gemito di piacere.
E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 13Mi stavo divertendo molto a stimolare Giulia…Ma non mi ero dimenticata di suo marito…Mi girai a guardarlo, e vidi che quello spettacolo di sua moglie che si stava facendo fare un ditalino da un altra donna, doveva eccitarlo davvero molto. Si stava segando quel cazzo durissimo senza mai distogliere lo sguardo da noi due. Allora con l'altra mano gli feci segno col dito di avvicinarsi.
Quando fu qui, smisi di masturbare Giulia e gli presi il cazzo in mano, glielo massaggiai lentamente e poi me lo misi in bocca e gli feci due o tre succhiotti…Poi guardai Giulia e le chiesi:”lo vuoi?” mentre continuavo a segarlo pian piano. E lei con lo sguardo sempre un po incazzato, ma molto più eccitata che altro, mi fece di si con la testa. Allora le tolsi il nastro adesivo…ovviamente di cattiveria, facendola urlare un attimino per il dolore e le tolsi dalla bocca anche gli slip di suo marito.
Le tolsi i leggins, e poi feci avvicinare suo marito. Le senza battere ciglio apri la bocca davanti al cazzo di suo marito, che glielo mise in bocca senza pensarci due volte…Era ancora legata ovviamente, quindi non poteva far altro che farsi scopare la bocca. E direi che le piaceva anche, perchè vedevo che usava spesso anche la lingua per poter assaporare meglio quel gran cazzo che si ritrovava in bocca. E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 14Dopo un po che guardavo quella scenetta, feci allontare un po suo marito da lei.
Le slegai le braccia e la spinsi su un materasso li vicino. Le misi una cinghia sulla bocca e le legai le braccia alle gambe (e lei si lasciava fare – ormai da dominatrice era diventata una dominata schiava del piacere), in maniera che prendesse la posizione che più le si addice…quella da cagna…Suo marito poi si avvicinò, gli presi il cazzo e gli appoggiai la cappella sulla figha di Giulia completamente fradicia di umori.
Non dovette nemmeno spingere per entrare, la cappella del cazzo gli venne praticamente risucchiata dentro…Cominciò quindi ad entrare velocemente da quanto era bagnata. Non opponeva la minima resistenza…Giulia stava continuando a gemere come una troia, e si lasciava stantuffare la figa gocciolante come preferiva suo marito…a volte velocemente senza pietà e altre volte rallentando un po…E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 15Vederla godere cosi tanto, mi faceva eccitare da matti…Allora ordinai a suo marito di fermarsi e di allontarsi.
Slegai completamente Giulia, tirando via le corde violentemente cosi da farle un po di male…Sembrava anche che le piacesse…Ormai era diventata una brava schia]vetta…Allora la feci alzare in piedi e mi inginocchiai davanti a lei…Le sollevai una gamba…mi avvicinai con la bocca alla sua figa e presi a leccargliela…Le labbra…Il clitoride…Giocherellavo con quella figa già bella aperta e fradica di umori, mentre Giulia mi guardava con uno sguardo assente ma di puro piacere…Gemendo lentamente…e avendo qualche brivido ogni tanto…E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 16Dopo un po che me la stavo gustando per bene, feci distendere Giulia su un divano e feci avvicinare suo marito a lei.
Senza che dicessi nulla lei prese il suo cazzo in mano e cominciò a segarlo con avidità. Inizio anche a muovere il bacino, simulando un amplesso…cosa che portò suo marito a massaggiarle la figa…Dapprima lentamente, giocherellandoci un po…ogni tanto entrando…E intanto vedendo quella scena, mi ero messa a sditalinarmi anche io…Dopo un po ecco che suo marito aumenta di intensità e dallo sguardo di Giulia capisco che non lo aveva mai fatto…Infatti cominciò a gemere parecchio e pochi secondi dopo ecco che inizia a squirtare copiosamente…non capendo più niente, e facendo addirittura fatica a tenere il mano il cazzo di suo marito.
E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 17A quella scena non resistetti più…Avevo bisogno che suo marito mi scopasse la figa grondante di umori…Allora feci smettere suo marito dallo sditalinarla, feci sollevare lei e mi distesi con il viso rivolto sulla figa di Giulia. La feci scendere un po e comincia e leccargliela per bene, mentre con una mano diedi dei colpetti alla mia fighetta per far capire a suo marito di darsi da fare.
Cosa che fece immediatamente. Mentre mi lavoravo per bene la figa di sua moglie sentì il suo cazzo che ormai era all'apice della sua durezza, entrarmi finalmente dentro la mia fighetta fradicia e vogliosa…Non opponeva nessuna resistenza…sentivo il suo cazzo che entrava ed usciva senza problemi…Avevo la figa in fiamme ormai…Suo marito che mi stava stantuffando senza pietà…Suo moglie che era un lago…potevo bere i suoi umori ogni volta che non la lingua le entravo dentro la figa…Era terribilmente godurioso…E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 18Ormai stavo per venire…Ma volevo fare ancora una cosa…Volevo che suo marito mi riscopasse alla grande il culo…Allora lo fermai tirando fuori il cazzo dalla mia figa.
Alzai Giulia, feci distendere lui a pancia in su. Mi distesi sopra di lui e feci risedere lei sopra il mio viso, però stavolta per leccarle il buchino del culo. Presi il cazzo di suo marito e lo appoggiai nel mio buchino ancora bagnato da prima…E non se lo fece ripetere…cominciò a stantuffarmi di nuovo il buchino che dopo pochi secondi era di nuovo completamente dilatato e riceveva quel gran pezzo di cazzo senza resistenza…E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 19E mentre tutto questo mi faceva impazzire di piacere sentivo il buco del culo di Giulia che si stava dilatando…allora ci infilai la lingua dentro e sapevo che intanto lei si stava sditalinando per bene…Dopo pochi secondi infatti il suo buco del culo pulsava tremendamente e mi risucchiava completamente la lingua…Iniziò a gemere sempre più forte…stava per venire… ormai era questione di secondi…Il che fece eccitare tremendamente anche me e anche suo marito che aumento di molto l'intensità con cui mi stava scopando il culo…Mi stava facendo impazzire…non potevo resistere ancora molto…”oh…..ohhh……oddio…”Ed ecco che sia io che Giulia veniamo urlando di puro piacere….
lei che con la mia lingua dentro il suo buco del culo che le lecca tutto l'interno ed io che con quello stallone da monta di suo marito che mi sbatte il culo senza pietà, vengo squirtando alla grande…. Ma suo marito non è ancora venuto…Allora cerco di spingere anche io, concedengogli più che posso del mio culo…sento il suo cazzo, che ora arriva ancora più in profondità, pulsare sempre più prepotentemente mentre mi scopa sempre più velocemente…Ohhh….
si……siii……sto per venire…. aaaaaa!!!Gli tiro fuori il cazzo pulsante dal mio culetto e glielo appoggio sulla mia fighetta che tengo bene aperta con l'altra mano e glielo sego, facendolo sborrare sopra di lei…E – Impiegata domina la direttrice e suo marito 20Sento il suo sperma caldo scivolarmi lungo tutta la figa, quasi a voler entrare…”ohhhh…. oddio…. è stato fantastico…” disse lui ansimando…Mentre Giulia era distesa per terra che non riusciva nemmeno a muoversi…ma si capiva dall'espressione che quella era stata la scopata più bella della sua vita.
Michela scopre la perversioneMichela è una ragazza di 25 anni, piccola, magra con due tettine sode, e un bellissimo culetto all'insù. E' bionda ossigenata con capelli riccioluti, una faccia allungata con delle belle labbra sempre con rossetto marcato. Michela possiede un bar e Paolo va spesso lì a prendere un caffè. I due spesso si mettono a chiacchierare e da questi incontri è nata una reciproca simpatia che ha portato Michela a sfogarsi ogni tanto con Paolo riguardo i problemi che lei ha con il suo ragazzo.
Un giorno Paolo arriva proprio all'ora di chiusura e Michela gli dice”Vieni pure, però poi devi aspettare che me ne vada io perché se lascio aperto non chiudo mai stasera. “Paolo risponde”A me va bene, volevo solo un aperitivo” e dopo che Michela ha tirato giù la saracinesca del bar va a preparare l'aperitivo che poi Paolo inizia a sorseggiare. Mentre Paolo beve, Michela preparare le cose in modo da andarsene ma ad un certo punto dice”Accidenti, questo coso qui non viene via.
“Paolo va lì e vede Michela che è alla prese con una shitola che si è incastrata e che non vuole saperne di levarsi. Allora insieme i due iniziano a tirare ma la shitola viene via prima di quando se lo aspettassero così che i due si ritrovano per terra con Michela che casca proprio addosso a Paolo. Il viso di Michela è vicino a quello di Paolo così che il giovane le prende la testa e avvicina le sue labbra in modo da baciarla.
La ragazza per la sorpresa resta senza reazioni e quando cerca di non aprire la bocca per far entrare la lingua di Paolo il ragazzo le accarezza così bene le spalle e i capelli che Michela cede e sente la calda lingua che inizia a giocare con la sua. Inizia un lungo lingua in bocca fra i due che surriscalda i due corpi e quando i due si staccano Paolo inizia a tastarle le tettine.
Michela ha un gesto di rifiuto e dice”Dai, ma cosa stiamo facendo, che c'è preso. “. Paolo le ripiglia la testa fra le mani e insinua di nuovo la sua calda lingua nella bocca della ragazza iniziando, stavolta, a titillare i capezzoli ai quali la sua mano è giunta passando sotto la maglietta attillata. Michela risponde con dei brividi che le percorrono tutto il corpo. Non ha mai provato un'eccitazione così forte e anche se la stranezza della situazione la turba sente di doversi lasciare andare alle ondate di piacere che la travolgono.
Quando le labbra dei due si staccano Paolo prende la mano di Michela e l'appoggia sulla patta dicendole in modo secco e deciso”Dai, tiralo fuori! e inizia a segarlo. “. Michela come ipnotizzata dall'uomo gli sbottona i pantaloni abbassa le mutande e con uno sguardo che esprime tutta la sua meraviglia tira fuori un cazzo di notevoli dimensioni. Per un po' Michela rimane immobile con il cazzone impugnato nella sua mano ben curata con le unghie laccata di rosso.
Poi, Paolo muove la mano della ragazza che inizia a maneggiare il cazzo mentre le mani dell'uomo si insinuano nelle mutandine raggiungendo la fichetta bagnata e calda. Paolo inizia a strofinare il clitoride dicendole”Sei fradicia” mentre alla ragazza escono dalla bocca sospiri e mugolii. Ad un certo momento, Paolo mette una mano sulla testa bionda e riccioluta di Michela avvicinando le sue labbra al cazzone rosso e turgido”Dai ora dagli una pompatina” dice l'uomo”Non mi dire che al tuo ragazzo non fai i pompini.
“Michela apre la bocca e inizia l'opera di succhiaggio. In effetti la ragazza è abbastanza brava e poi le piace in particolar modo quel cazzone enorme che le riempie la bocca. “Brava così, succhia e lecca, dai che me lo stai gonfiando, brava” e Paolo le prende la testa fra le mani e inizia a scoparla in bocca con la ragazza incavando le guance deve assecondare il ritmo del cazzo che va e viene nel suo palato.
“Sei proprio una brava troietta” dice Paolo levando il cazzo dalla bocca di Michela che si risente dicendo”Ehi, non ne voglio sapere io di essere trattata così. “Ma Paolo le dice in modo secco e sbrigativo”Dai, non fare la schizzinosa che si sente che ti piace il cazzo” e non le permette replicare perchè inizia a inizia a toccarle la fichetta e poi si mette a slapparla con estrema perizia. Michela inizia a scioglersi e a gemere dal piacere.
“Ti piace troietta eh” dice Paolo”Oh si continua, cazzo….. sei bravissimooo…. mi hai fatto intostare il grillooo. così.. così… continuaaaa..”. Ma Paolo vuole scoparla e dunque le appoggia il cazzo sulla fica umida dicendole”Eccotelo tutto, vacca mora. Te lo senti fino all'utero, troia. Ora ti slargo questa fica da stronza e ti faccio un lavoretto che dovrai camminare a gambe larghe per almeno una settimana”. Detto questo inizia una galoppata violenta con colpi possenti che sbattono Michela avanti e indietro sul cazzo di Paolo.
Michela inizia a mugolare dal godimento e Paolo la esorta a parlare dicendole di usare parole volgari. Michela, ormai stravolta dal godimento inizia a dire ansimando”Cazzo, mi stai svangando la fica … ohhh …. mi stai riempiendo tutta con quel cazzone…. porcatroiaaaa ..mi sfondi l'utero … dai dai sfondami .. sfondami …….. cazzo come mi sento piena in pancia …….. dai .. daiiii … godooo ….. godooooo come una maialaaaaaa…..”Intanto Paolo eccitato dalle parole, trapana Michela con colpi violentissimi”Senti come ti sto limando la fica vaccona bionda ….. sei così troia che ti faresti scopare anche in mezzo di strada …… ti spacco la schiena in due con questo cazzo ….. ti riempio la fica ..”Nel frattempo Michela stralunata dal piacere dice”Siii ….. godo come una cagna in calore ….
innaffiami di sborra …..godoo…. godooo ….. godoo come una troiaaaaaa ……. “Anche Paolo, con due possenti colpi, inonda la fica della ragazza di sborra. I due stanno per un po' in silenzio. Michela inizia a balbettare qualcosa”Mm… non so cosa mi sia preso. Tutte quelle volgarità. Penso che..” ma non finisce la frase perché‚ Paolo con fare molto deciso le dice”Non c'è molto da capire. Tu sei così. Sei una troietta a cui piace il cazzo e essere trattata in questi modi.
Vedrai che se accetterai di essere guidata da me nei labirinti del piacere non te ne pentirai. Altrimenti, se vuoi ritornare ad essere la ragazza che scopa e fa i pompini al fidanzato e basta devi solo dirlo. Io scomparirò e non mi vedrai più. “Dopo il piacere che ha provato Michela si sente persa a una prospettiva del genere e Paolo vedendo il suo smarrimento le dice”Prima di andare da me andiamo a bere qualcosa.
Vicino a casa mia c'è un bar di una mia amica e li ti proporrò qualcosa che mi farà capire se sei veramente una tipa decisa a fare tutto. Mi raccomando, d'ora in avanti sono io che comando il gioco. Non ti obbligherò in nessun modo a fare qualcosa ma se tu rifiuti non voglio più avere niente a che fare con te. “I due si avviano verso l'appartamento di Paolo ma, come l'uomo aveva detto, si fermano prima ad un bar lì vicino.
Michela è in tensione e prova una strana sensazione, un misto di paura e di desiderio di cose proibite. I due entrano nel bar e subito Paolo saluta Tiziana, la proprietaria del bar, che sta dietro il banco. “Ciao, come stai” dice Paolo a Tiziana”questa è Michela una nuova amica””Ciao” dice Tiziana”ha un proprio la faccetta e il fisico della troietta” aggiunge con un sorriso. Michela è sbalordita ma sa anche che deve stare al gioco e fa una sorriso di circostanza.
In quel momento entra un venditore ambulanti di colore Paolo dice”Non mi sono sbagliato, Massud arriva sempre a quest'ora” e lo saluta come del resto fanno Tiziana e Michela. “Hai lavorato sodo Massud ?” chiede Paolo”Ti andrebbero un po' di minuti di relax ?” poi rivolto a Tiziana dice”Puoi prestare il tuo bagno per un po' a Massud e Michela ?”Michela inizia a capire ma non riesce a credere che Paolo voglia fargli uno scherzo del genere e non crede alle sue orecchie quando Paolo le dice”Ora tu vai a fare una bella pompa a Massud, Tiziana vi presta il bagno.
Mi raccomando niente scopate, solo un bel pompino perché mi sa che Massud abbia le palle piene di sborra e le voglio svuotare un po'”Michela deglutisce ma sa anche che se vuol vivere quest'avventura con Paolo deve accettare tutto e allora si fa prendere la mano da Massud che la conduce in bagno. Nel bar ora c'è qualche avventore, tutti maschi, che vedendo i due dirigersi in bagno e sentendo poi i mugolii del nero si immaginano cosa sta succedendo”Dopo una decina di minuti Michela esce con lo sguardo stravolto e con ancora il sapore della sborra acida del negro.
Tiziana le chiede com'era il cazzo del ragazzo. Michela non vorrebbe rispondere ma un'occhiata di Paolo la fa recedere dal suo proposito e allora dice”Era lungo ma anche sporco, puzzava””Ha sbrodato molto” chiede Paolo”Sembrava una fontana non finiva mai e mi ha obbligato a bere tutto””Bene” dice L. accarezzando la testolina di Michela”mi sembra che tu ti stia comportando bene. Ora andiamo da me”. L'uomo e la donna escono dal bar e vanno nell'appartamento di Paolo.
Paolo prende Michela per mano e la conduce nella stanza da letto. Abbraccia la ragazza e dopo un lungo lingua in bocca le fa abbassare con forza la testa la struscia sulla patta dove si nota un rigonfiamente molto grande. Poi ordina a Michela di mettere la mano sul cazzo dicendole”Strofinami il bastone”. Michela è imbarazzata ma anche eccitata e sente piano piano il cazzone di Paolo che si ingrandisce. “Ora è venuto il momento di tirarlo fuori” dice Paolo”dai apri la patta”L'eccitazione di Michela sale e non fa altro che aprire i calzoni di Paolo e tirare fuori la sua bega enorme.
“Ora vaccona inizia a muovere le manine dabrava”. Michela inizia a segare il cazzone mentre Paolo inizia a strofinarle le tettine, poi rialza la testa della ragazza, le prende il viso e lo avvicina al suo e fa un lingua in bocca. Michela ha le mani piene del cazzone e sente frullare la lingua di Paolo con la sua. La sua fighetta è già colma di umori. Paolo stacca la sua lingua da quella di Michela, le prende la testa e avvicina il faccino al cazzo”Dagli una leccatina se no va a finire che la mia crema preziosa viene sprecata con questi maneggi”.
Michela, con la testa premuta da Paolo imbocca parte del cazzone e inizia a leccare. “MMMhhh ci sai fare, eh troietta. Ce ne devono essere passati di cazzi in questa boccucciaaaaa …… dai così con la lingua … mettimela nello spacchetto …… cosìììììì….. dai sugacazzi che non sei altro…… ora leccami tutta l'asta fino ai coglioni … cosìììì… leccami anche le crespe dell'ano …… ti piace leccare il buco merdoso…. cosìììì…… infilaci la lingua dentrooooooo….. che troione che seiiii….. ora imbocca di nuovo il bastone che ti faccio bere….. così.. cosììììì….
“Michela ormai è presa nel vortice del piacere e prova un'eccitazione incredibile ad essere apostrofata come una troia. Poi Paolo le ordina di mettersi alla pecorina e la ragazza obbedisce mettendosi a culo all'aria. Paolo inizia a toccarle la fichetta e poi si mette a slapparla con estrema perizia. Michela inizia a scioglersi e a gemere dal piacere. “Ti piace troietta eh” dice L. “Oh si continua, cazzo….. sei bravissimooo…. mi stai facendo allagare la fica, così.. così… slappam il grilletto continuaaaa..”.
Ma Paolo vuole scoparla e dunque le appoggia il cazzo sulla fica umida dicendole”Eccotelo tutto, troietta. Te lo senti fino all'utero, troia. Ora ti slargo questa fica da stronza e ti faccio un lavoretto che dovrai camminare a gambe larghe per almeno una settimana”. Detto questo inizia una galoppata violenta con colpi possenti che sbattono Michela avanti e indietro sul cazzo. Michela inizia a mugolare dal godimento e Paolo la esorta a parlare dicendole di usare parole volgari.
Michela, ormai stravolta dal godimento inizia a dire ansimando”Cazzo, mi stai svangando la fica … ohhh …. mi stai riempiendo tutta con quel cazzone…. porcatroiaaaa ..mi sfondi l'utero … dai dai sfondami .. sfondami …….. cazzo come mi sento piena in pancia …….. dai .. daiiii … godooo ….. godooooo come una maialaaaaaa…..”Intanto Paolo eccitato dalle parole, trapana Michela con colpi violentissimi”Senti come ti sto limando la fica vaccona ….. sei così troia che ti faresti scopare anche in mezzo di strada …… ti spacco la schiena in due con questo cazzo ….. ti riempio la fica ..”Nel frattempo Michela stralunata dal piacere dice”Siii ….. godo come una cagna in calore ….
innaffiami di sborra …..godoo…. godooo ….. godoo come una troiaaaaaa ……. “Ma Paolo ha altri piani, smette di pompare e leva il cazzo dalla fica gocciolante della ragazza. “Ora voglio mettertelo dietro” dice. Michela fa un'espressione di preoccupazione visto che non l'ha mai preso in culo. “Ti prego, lì non l'ho mai fatto” dice. “Eppure hai un bel culino” le risponde Paolo”Beh una volta il mio ragazzo ha provato a incularmi ma non c'è riuscito, e ce l'ha molto più piccolo del tuo.
“”E' venuta l'ora ti provarci” e detto così Paolo inizia a palpare il culo, a passare un dito sul buchetto per poi affondarlo. “Ahi…” urla Michela, aggiungendo “mi brucia”. “Cos'è che ti brucia” chiede L. “Mi brucia il culino” dice Michela “ti prego non voglio sentire male””Vedrai che ti piacerà e poi qualcuno prima poi te lo doveva fare l'ovetto. Ora inizierò a farcirti il buco merdoso, stronzetta. Mi sa che dovrò slargare un po' questo buco” e inizia a forzare la rossetta mettendoci la grossa cappella.
Michela emette un “Ahi” e dice”Mi fa malee.. mi brucia”Paolo appoggia la cappella sull'ano e forzando la stretta fessura dice:”Ora ti metto questa bella suppostona così sarai bella farcita in culo”. Con un colpo più forte entra dentro lo stretto canale”Ahh…. mamma …. no …. mi stai spaccando…. ti prego…. ahhh… fa male …. “. “Ancora ce n'hai solo metà. Ora te lo metto tutto” e spingendo arriva in fondo. “Noooo…. non resisto. ….
mi sento in fiamme…… brucia … brucia…. mi brucia il culinooo ……”. Incurante delle lamentele di Michela, Paolo inizia a pompare dicendo”Un po' va slargato questo buco. Sentirai un po' di male all'inizio ma poi vedrai che ti piacerà da morire. Cazzo ce l'hai bello stretto e bollente. Mi stai strizzando la fava col tuo culino. “”Aghhhhhh….. che maleee… ce l'hai troppo grossoooo…. cazzo che male… mi stai spaccando il culo..””Sta zitta troietta,” dice Paolo iniziando a pomparla con violenza”stai zitta e goditi questo cazzone.
Ti slargo tutta, ti voglio rompere il culo brutta stronza e troiaa. Te lo riempio fino all'intestino vacca…. troietta merdosaaa… Cerca ti muovere tu il culo”Michela è squassata dai colpi violenti e dal cazzone che le occupa tutto il retto. Prima inizia a supplicare l'uomo”Ti prego… mi stai slargando il culo … me lo stai rompendooo.. ahiii… più piano … ti prego … mi stai sfondandooo…. ” e Paolo le risponde”Lo senti questo bastone nel culo eh, squinzia, ….. godo a fartelo sentire fino in fondo troia….
sììììì…… ti voglio spaccare questa buco del culo pieno di merda… te lo voglio allargareeee….. mmmmmm…… ti voglio ricacciare la merda fino in gola” e inizia a darle delle manate forti sulle chiappe. Ad un certo punto, però, Michela inizia a trarre piacere da quelle sensazioni di godimento e dolore e dice”mmmmhh… mi sta iniziando a piacere ora… mmmhhh…. cazzo come mi svanghi beneee… mi stai sfasciando ma sto godendo…. daiii spaccami….. spaccameloo..”Paolo, allora, decide che è venuto il momento di cambiare posizione e senza levarle il cazzo dal culo si sdrai sul letto in modo che sia Michela a cavalcare sul cazzo.
“Ora fammi una sega col culo” le ordina”Devi muoverti in modo che il tuo culino sbatta sulle mie palle. Segami il cazzo con in retto, troia”Michela inizia a prendere il ritmo e sente il palo di carne intrappolato nel culo che va su e giù sfregandole le pareti irritate. In questa posizione il cazzo arriva ancora più in profondità dandole delle fitte di dolore, ma il godimento e ancora maggiore. Sentire quel palo bollente che la rovista negli intestini è una sensazione che Michela non ha mai provato e le fa bagnare la fica in modo spaventoso.
“Dai ora muovi lo sfintere come se stessi cacando troia. Spompinami il cazzo con il buco marrone” dice Paolo e Michela diligentemente muove i muscoli del retto in modo da strofinare il cazzo di L. ben piantato nel suo culo. “Dai vacca … mi stai facendo un bel servizio col culo … dai che ora godo e ti allago il culo di sbrodaa ..daii…. segami il cazzo col retto””Il tuo cazzone mi sta facendo impazzire… daiiii… mi brucia il culino ma godo da matti.
“”Sei una troia merdosaaa….. che gode col culo. Dai dillo mentre ti sbatti sul mio cazzone””Siii. sono una troia merdosa…. mettimi questo bastone fino in fondo…. sto godendo….. godoooo… godoooooo” e Michela viene. Paolo si mette a pompare anche lui e urlando”Eccoti la sbroda vacca da quattro soldi ….. ti allago gli intestini di sbrodaaaaa” viene. Michela è disfatta dal piacere. I due si baciano con un lungo lingua in bocca e quando Paolo tira fuori il cazzo vede che è tutto sporco di merda.
“Mi dispiace” dice Michela ma Paolo le dice”Beh, non basta scusarsi bisogna anche pulire. “Michela è sbalordita, ma prima che possa rispondere, Paolo se ne va in bagno chiamando la ragazza. “Leccami la cappella finché non è lucida che poi ti faccio bere il mio piscio” ordina Paolo prendendo la ragazza per la chioma riccioluta. Le labbra della ragazza sono a pochi centimetri dalla cappella sporca di Paolo e Michela si stupisce come il piacere eccezionale che ha provato facendo sesso con l'uomo l'hanno sottomessa a obbedire a ogni suo volere.
Vedendo che la ragazza esita Paolo le domanda in modo brusco”Cosa c'è?”Michela alza i suoi occhioni e dice: “Puzza. Ti prego non farmelo fare. “Ma il cazzone avanza verso le labbra della ragazza e Michela, sbalordita da se stessa, apre la bocca e inizia a leccare la merda. Dopo qualche minuto la ragazza sente un liquido acre riempirle la bocca. Paolo le sta pisciando in bocca e ordina di bere più liquido possibile. La ragazza cerca di ingoiare ma il piscio di Paolo è veramente tanto che le cola sul mento, sulle tette e sulla fica.
Il calore della pioggia dorata fa inturgidire i capezzoli della ragazza che inizia a toccarsi la clitoride ed esplode in un nuovo orgasmo.
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