I piedini eccitanti di quella troia

Amavo follemente baciare i piedi alla mia metà e lei, oramai, conoscendomi da tempo cercava di volta in volta di stupirmi con qualcosa di nuovo ed assai stuzzicante. Oggi, comunque, vi racconto della prima volta che mi sono avvicinato a questa pratica così sensuale ed eccitante che, oramai, è diventata una vera e propria fissa. Quando vedo un paio di piedini femminili sono sempre molto attirato da loro: che siano giovani, vecchi, belli o brutti, ma soprattutto che indossano calze di nylon, sono sempre piedi che riescono a farmi eccitare fortemente.

La mia donna, la prima volta che si è concessa ai giochi fetish, si è presentata con un paio di gambaletti color carne che lasciavano intravedere i suoi meravigliosi piedi profumati all’olio di mandorle. Sulle unghie, poi, era stato steso un rosso vernice assai sensuale!Così, senza troppi giri di parole, ho proposto subito a Paola che cosa avevo in mente e lei, con un lieve sorriso accennato sulle labbra mi ha detto che con i piedi si potevano fare tante cose! Allora, capii bene che Paola aveva inteso che ero un praticante ed appassionato del mondo feticista e quindi mi spogliò e si spogliò quasi completamente, rimanendo in biancheria intima e con quel velo di calze.

Io, invece, rimasi in boxer e canottiera ed iniziare quindi a baciarle il piede con la calza, accarezzandogli nel frattempo l’interno coscia. Il contatto con il nylon mi faceva eccitare ed allo stesso tempo mi incuriosiva, perché non immaginavo ancora quale potesse essere la mia reazione a contatto con la pelle di Paola. ∞Dopodiché, inizia lentamente a sfilarle le calze e mi misi in bocca il suo alluce, iniziandolo a ciucciare come se fosse un ciuccio per un bambino.

Alternavo momenti in cui ciucciavo il suo alluce e leccavo la sua pianta del piede. I suoi piedini profumati erano lisci e morbidi, non avevano neppure un piccolo callo od una ferita, ma un bellissimo neo spuntava proprio alla caviglia. Continuare ancora a giocare con i piedi di Paola e poi, anche lei, mi propose qualcosa di nuovo ed eccitante da fare con i suoi piedi. Io non potevo certamente tirarmi indietro e così lasciai fare tutto a lei, affidandomi completamente alle sue mani, anzi ai suoi piedi paradisiaci.

Così, si mise a sedere dietro alla mia schiena e mise le gambe a cavalcioni sulle mie; in seguito, iniziò a toccarmi il cazzo con i suoi piedi ed a quel punto saltai quasi sul letto. A quel punto, poi, mi ha tirato fuori il pisello dagli slip ed ha iniziato a masturbarmi il cazzo con i piedi: sentivo il calore dei suoi piedi che abbracciava il mio cazzo e questo aumentava sempre di più la sua forma, mandandomi in cielo per l’estasi.

Anche il colore del mio cazzo mutava: la punta, sfiorata dai suoi alluci e l’adrenalina si faceva sempre più alta, mentre lei nel frattempo mi sussurrava cose porche all’orecchio. Nel frattempo, poi, io continuavo ad osservare i suoi piedi: quei mignolini così aggraziati non potevano certamente rimanere lindi e così – mentre lei ancora mi masturbava con un ritmo serrato – le chiesi se potevo lasciarmi completamente andare, sborrandole sui piedi. Lei non se lo fece ripetere più volte e risposte che stava aspettando solo quel momento così eccitante!Io allora chiusi gli occhi e le dissi di aumentare ancor di più il ritmo.

In quel momento mi sembrava di essere entrato in un mondo tutto mio, con un paio di piedi profumati e deliziosi che sfioravano e massaggiavano il mio pisello in fiamme. Naturalmente, già sapevo che poi avrei dovuto fare qualcosa di speciale per lei…d’altronde era stata così carina nel concedersi già al primo appuntamento a letto con un gioco feticista!Inizia a sentire pulsare il cazzo, sempre di più, sempre di più e poi le sono scoppiato tra i piedi.

La mia sborra colava tutta lungo i suoi piedi, dai suoi alluci fino ai suoi mignoli e finalmente ho potuto pensare che lei era la mia donna feticista per eccellenza!Da quel momento in poi anche Paola ha cambiato il suo modo di rapportarsi con i piedi: smaltava quasi sempre le unghie, indossava calze di nylon di diversi colori e, inoltre, sceglieva calzature davvero sexy, che la slanciavano ancor di più, lasciando sempre in vista il collo del suo piede.

I suoi splendidi piedi me li sarei mangiati ogni volta che camminavano sul parquet di casa, così silenziosi, ma così presenti. La stazioneEra sera tardi, una sera invernale. Pioveva incessantemente. Aspettavo l'ultima metropolitana per rientrare a casa dopo una estenuante giornata di lavoro. Un buio avvolgeva l'intera stazione. Solo una luce fioca nel fondo dava un pò di respiro, fu a quel punto che mi accorsi della presenza di una giovane donna stretta nei suoi jeans la quale poggiava il suo culo su di un dissuasore con la testa a forma di cazzo.

Mi avvicinai lentamente. Quel culo bello e aperto su quel dissuasore ed il movimento ritmico, mentre lei discuteva animatamente al cellulare, mi provocò delle emozioni stupende. Lo vedevo già poggiato sul mio membro, che nel contempo si fece grosso e duro. Immaginavo cose stupende. Scene e momenti d'estasi meravigliosi. Lei, che si senti subito osservata, si girò verso di me e mi salutò. Io risposi al saluto. Poi il suo sguardo si posò sul mio arnese che attraverso i pantaloni faceva notare il suo aumento di misura.

Ella si passò la lingua sulle labbra, in segno di gusto. Finì la conversazione e mi si avvicinò dicendo: “e' per me che è diventato cosi duro?…” Senza aspettare una risposta disse: “Che bello!…” e poggiò la sua mano fredda sul mio pantalone. La pioggia continuava incessante e sulla banchina eravamo solo noi due. Ad un tratto mi spinse in un angolo ancora più buio fece scivolare la mano nei miei pantaloni e me lo strinse mentre la sua lingua si impossessava della mia bocca.

Mi sbottonò i pantaloni e me lo mise fuori, incominciò a succhiarmelo con grande entusiasmo, come se stesse divorando un pasto prelibato. Poi si alzò e spingendomi mi fece sedere su di una panchina. Frettolosamente si abbassò i pantaloni e la mutandina. Si sedette con violenza sul mio cazzo duro come il marmo. Sentivo il calore e l'ebbrezza del suo culo. La penetrazione fu rapida e decisa. Il suo movimento mi faceva morire. Non avevo mai goduto come in quel momento.

Furono attimi di grande estasi. Ero prigioniero del suo peso e dei suoi movimenti. Quel culo sul mio cazzo era qualcosa di indescrivibile. Quando venni, feci un lago. Mai mi era uscito tanto sborro. Più venivo e lei più si agitava ed ancor più se lo metteva dentro facendomelo restare duro. Neppure l'arrivo di altre due persone la fecero desistere dal suo godimento. Non so se quei due ci abbiano visti. Io mi sentivo a disagio, lei no.

Quando anche lei venne mi sentii ancor più bagnato. I suoi umori e l'odore che emanavano, mi eccitavano ancora di più. L'arrivo del treno, la fece alzare e rimettersi in ordine. Mentre mi guardavo i pantaloni inzuppati alzando gli occhi non la vidi più. Salii sul treno, percorsi tutte le carrozze ma non la trovai. Stentavo a credere che fosse realmente esistita, ma i miei pantaloni ne erano la prova. Sono ritornato più volte in quella stazione alla medesima ora, ma non l'ho più trovata.

Mi son fatto quella fighetta vogliosaDopo essermi iscritto a lettere, mi sono ben accorto di quante fighette girassero nella facoltà: e tra tutte le tipe abbastanza interessanti, da sondare, la mia attenzione è caduta su Tamara, una bionda che faceva con me il corso di filologia, che mi metteva di buon umore ogni volta che la vedevo arrivare, perché sapevo che si sarebbe seduta vicino a me e, soprattutto, che era davvero piena di passione, sia per come si vestiva sia per come camminava.

Faceva infatti di tutto per mettere sempre in mostra il suo culo e le sue cosce, forse non perfettamente in forma, ma senz’altro capaci di attirare la mia attenzione e di farmi desiderare di potermela trombare: guardandola muoversi attorno al mio banco, con quello sguardo da fighetta vogliosa, ogni volta speravo che fosse il momento giusto per farmi avanti e proporle un pomeriggio di studio insieme, e magari anche qualcosa d’altro. Quell’occasione, finalmente, si è presentata qualche giorno fa, quando dopo il consueto corso di filologia, approfittando del pomeriggio libero, siamo andati nel suo monolocale: tra i libri, le fotocopie e i vestiti, c’era anche spazio per un po’ di svago, tant’è vero che ci siamo soffermati un attimo insieme a parlare del più e del meno, ma un certo punto, la mia voglia di fottere questa splendida bionda mi ha davvero sopraffatto.

Mi fotteva come una vera troiaLe sono saltato addosso all’improvviso, buttandola sul letto, e sbaciucchiandola: lei si lasciava fare, dicendomi che dovevo fotterla, che aveva voglia di cazzo, e che dovevamo trombare per bene prima di iniziare a fare qualunque altra cosa, e in modo particolare, prima di iniziare a studiare. Andai più a fondo, e in poco tempo, mi ritrovai con il mio cazzo succhiato da questa splendida bionda troia, che andava sempre più a fondo con la sua bocca.

Spompinava e leccava come una troia impazzita, come se non ci fosse un domani, e quello potesse essere l’ultimo cazzo della sua vita: mi faceva eccitare di brutto vederla così vogliosa e incapace di trattenersi, e soprattutto, il momento in cui si levò i leggings neri e le mutande, fu quello della massima ispirazione. Vidi quella fighetta bagnata, un po’ pelosa, e la volli subito toccare e masturbare a dovere, perché mi piaceva di brutto.

Subito dopo, mi saltò sopra, e iniziò a trombarmi come una grinta che non mi era mai capitato di vedere prima: spingeva il suo bacino fino in fondo, cavalava come una troia vogliosa, e a un certo punto, si lasciò anche andare tirando la testa all’indietro, mentre continuava a montare il mio cazzo senza sosta, come se fosse impalata e non volesse perdersi nemmeno un istante di quel piacere intenso che iniziava a farla godere ed ansimare parecchio.

Quindi Tamara si alzò e cambiò posizione, stavolta montandomi sopra al contrario: con le mie mani, spingevo il suo culo su di me, e lei, per tutta risposta saliva in punta al mio cazzo e lo fotteva tutto fino a coglioni, soffermandosi e facendo oscillare le sue chiappe una volta arrivata in fondo, quasi come se volesse essere certa che entrasse tutto e non ne perdesse nemmeno un millimetro, e poi riprendeva a fotterlo, quindi scendeva e saliva.

Il suo gemere ed ansimare si fece sempre più incontrollato e intenso, quasi come se da un momento all’altro lei fosse pronta a venire, e in effetti, poco dopo la sentii godere come una troia con il mio cazzo infilato per la sua figa: e siccome io non ero ancora riuscito a venire, mi disse che era tempo di passare alle sensazioni forti, vale a dire, di metterglielo tutto nel culo e di fotterla per bene fino a sborrarle dentro.

Si lavorò per qualche istante l’ano, quindi, pian piano si fece scivolare dentro il cazzo: il colpo fu indimenticabile, considerando quanto godevo io mentre lo infilavo e, al contrario, come gemeva – intrappolata tra dolore e godimento – quella troia di Tamara. Mi scopò per circa un paio di minuti e, quindi, mi fece venire dentro di lei, in quel culo magnifico, continuando a montarmi finché non uscì l’ultima goccia della mia sborra. Si alzò, venne a sdraiarsi sopra di me, e quindi, si infilò di nuovo il cazzo nella figa: aveva voglia di fottere di nuovo, e riprese a farlo muovendosi come una farfalla.

Nello scoparmi, però, di tanto in tanto si adagiava per bene su di me con il suo bacino, e mi faceva sentire trombato perfettamente, mentre il suo esercizio di godimento continuava anche in quella posizione, e io, mi prestavo a farla godere con il mio cazzo ancora abbastanza duro. Andammo avanti a scopare così per un buon dieci minuti: le ebbe finalmente un altro orgasmo e, io, poco dopo le scaricai ancora un po’ di sborra pure in figa, guardandola finalmente soddisfatta.

Tamara si lasciò andare sopra di me, e respirando affannosamente, mi disse che le era piaciuto farsi una bella trombata così intensa con me: e tutto questo piacere ci avrebbe sicuramente aiutato a studiare meglio, in un pomeriggio che diventò di fuoco…Un gesto estremoConfesso che questo è davvero stato un gesto estremo, dettato dall’incoscienza prima che dal coraggio: ma ora, a distanza di qualche anno, devo ammettere che ancora mi sento elettrizzata al pensiero delle sensazioni provate in quei momenti.

Il tutto fu dovuto principalmente alla voglia di esibirsi di Helga, amica svedese che ci aveva invitato a trascorrere qualche giorno da lei nel caldo non convenzionale dell’estate nordica. Dapprima pensavo che scherzasse, visto che l’idea di uscire di casa, spogliarsi completamente e mostrarsi al mondo, mentre B, ci fotografava non rientrava assolutamente nelle mie prospettive Ma, complice il fatto che la sera precedente Helga mi aveva scopato in modo davvero selvaggio provocandomi una serie incredibile di orgasmi……alla fine cedetti alle sue richieste.

Era stato un rapporto incredibilmente intenso, anche più di quelli che ho normalmente con B. Non avevamo fatto l’amore, come generalmente faccio con una donna; si era trattato di un vero e proprio atto fisico fatto con irruenza, e lo avevo trovato incredibilmente appagante. Comunque ilgiorno dopo avevo accettato di seguirla in quella che consideravo una vera e propria pazzia. Andammo in macchina fino a uno dei parchi cittadini che rendono così bella Malmo, crogiolandoci nel clima fresco del primo mattino.

Avevamo optato per un abbigliamento adeguato, una comoda tuta che nascondeva la nostra completa nudità, cosicche una volta arrivate sul grigio nastro d’asfalto che fungeva sia da camminamento pedonale che da pista ciclabile, con pochi rapidi gesti ci spogliammo e uscimmo dal mondo privato rappresentato dall’abitacolo della vettura per avventurarci in quello pubblico: La prima sensazione che provai fu dovuta al ruvido contatto dei piedi nudi con l’asfalto che ancora tratteneva il freddo della notte: un lento brivido percorse il mio corpo, facendomi indurire i capezzoli e creando una sottile serie di increspature sulla pelle liscia ancora profumata dal sesso della sera precedente.

Helga mi prese per mano, costringendomi a seguirla: il suo corpo sodo e snello si muoveva con una grazia quasi felina, coinvolgendomi lentamente nella sua eccitazione. Quando si fermò poco avanti, rovesciandomi il capo con dolce irruenza, cercando la mia bocca con la sua, mi sciolsi letteralmente tra le sue braccia. Ignare dei passanti che ci guardavano sgomenti ci baciammo a lungo, scambiandoci l’eccitazione che improvvisa era salita aggredendo i nostri sensi. Dimentiche del presente che ci circondava ci lasciammo trasportare dal puro piacere del contatto fisico, arrivando a toccarci con trepidazione il sesso fremente; è difficile raccontare la perfezione di quel singolo momento di piacere, che si moltiplicava con febbrile urgenza cercando di quietare la voglia dei nostri corpi nudi.

Arrivando a inginocchiarci a turno per deporre tiepidi baci sui nostri corpi esposti, raggiungemmo l’apice di un piacere sublime, mentale ancor prima che fisico, inebriandoci della nostra stessa sfrontata esibizione. mentre B. visibilmente eccitato continuava a shittare foto per immortalare quello strano amplesso saffico. Fu il continuo orgasmo mentale provato che ci spinse oltre ogni limite, quasi obbligandoci a prolungare quel rapporto così palese: solo l’intervento di B. ci distolse dall’ormai evidente voglia di lasciarci andare ben oltre ogni limite.

Ancora il tempo di qualche shitto, poi la corsa in auto verso casa, per porre fine con furore alla sete di piacere che ormai si era fatta incontrollabile. Mentre io e Helga raggiungevamo l’orgasmo quasi simultaneamente B. incapace di resistere oltre si masturbò sopra i nostri corpi bollenti, e quando i getti accaldati del suo piacere giunsero a bagnare la nostra pelle, ci abbandonammo a un lungo e umido bacio che portava con se la voluttà più sublime che io abbia mai provato.

Messaggi d’amoreI messaggi del cuore sono a volte così forti ed arrivano come un temporale senza nuvole ad inondarti le giornate. In una serata d’inverno leggevo racconti sul web, avvolta in un caldissimo piumone e ce ne fu uno che mi appassionò molto, tanto da decidere di contattare l’autore. :-Ciao! Tu non mi conosci, ho letto il tuo racconto e sono ancora qui a cercare di dare un volto a quelle parole!Aveva un modo di scrivere molto coinvolgente, che ti teneva legato al racconto fino alla fine, con una buona padronanza delle parole, ma descriveva l’amore come se alla base di tutto ci fosse solo attrazione fisica.

Una maniera molto riduttiva di esprimere questo sentimento, essendo una donna passionale e molto sensibile non potevo chiudere gli occhi davanti a tanta superficialità. Incominciai a leggere tutti i suoi racconti, travolgenti, appassionanti, fantasiosi, ma privi del vero sentimento confuso con una forte carica erotica. Decisi di cercare di mostrargli la sottile differenza tra realtà e fantasia e che a volte tra voler realizzare e il realizzato il tratto è breve. Ci scambiavamo molte mail dove io criticavo le sue opere, provocandolo anche duramente e lui a volte sembrava divertirsi a contrastarmi con le parole, in altre occasioni era molto più arrendevole.

Io, ferma sulle mie opinioni, e lui che cercava in tutti i modi di mostrarmi i lati positivi del suo pensiero…. sembravamo il diavolo e l’acqua santa. Poi ad un tratto più nulla, quando decisi di mandargli un biglietto di auguri virtuale per Natale e lui mi rispose:-Mi sembra riduttivo sentirci solo per Natale, Pasqua e tutte le feste comandate…..anche se non sopporto questi rituali, ti ringrazio e faccio tanti auguri anche a te.

Di sicuro un messaggio che faceva t****lare il desiderio di continuare a sentirmi, forse lo avevo colpito perchè gli davo motivo di tirar fuori i suoi sentimenti. Nonostante la sua posizione su certe cose, non mollai e gli mandai un biglietto d’auguri per il Capodanno e la sua risposta non tardò ad arrivare con un altro biglietto che raffigurava un angelo nelle braccia di un diavolo. era una provocazione alla quale non potevo non rispondere:-Ti ringrazio, sei stato gentile.

Con questa immagine pensavi di rispecchiarci? Se è così, per certi versi ci sei riuscito! Lui aveva un’immagine di me fredda, gelida, che non dava spazio alla dolcezza ed alla sensualità, tesa alla critica spietata e senza via d’uscita, incapace di provare emozioni particolari. Quando ad un tratto volle mettermi alla prova. :-Vieni via con me? Ti porto a Parigi!Queste parole mi colpirono come un tornado togliendomi il respiro, investita da un mare di sensazioni mai provate prima.

Non riuscivo a realizzare una risposta razionale, istintivamente gli avrei detto “anche subito”, ma dovevo rimanere lucida… il problema era convincere il mio cuore. :-Io posso essere molto dolce,sensuale e passionale, piu di quanto tu possa immaginare… ma non vengo con te a Parigi, sei pericoloso!:-Mi fa piacere parlare con te e vorrei che continuassi a giudicare i miei racconti, trovo le tue critiche molto costruttive:-Quando vuoi,io sono qui. Da quella conversazione i toni cambiarono, lui mi lasciava sempre dei maessaggi molto particolari dicendomi che l’avevo cambiato, che non credeva piu esistesse un modo di vedere l’amore così come lo vedo io.

Ormai le mie giornate non iniziavano se non c’era un suo messaggio dolce ad accogliermi ed ero ansiosa di poterlo fare mio e di rispondere con tutta la tenerezza che il suo cuore meritava e che il mio voleva offrirgli. Dopo un po tutto questo non mi bastava, volevo conoscerlo meglio, volevo che le mie parole gli arrivassero rapide, dirette…..forse volevo solo sentirlo piu vicino a me. Gli proposi con timore di parlare in chat, speravo mi dicesse di si felice di aver compreso le mie motivazioni……..lui accettò.

Stavo rischiando di dargli una cattiva impressione di me, ma ero certa che le nostre conversazioni sarebbero state diverse, piu reali, piu vive. :-Ho bisogno di te…. non faccio altro che pensare a te e le mie giornate sono vuote se non riesco a parlarti almeno una volta. :-Queste sono dichiarazioni d’amore ed io non so se sono pronta per dire che ti amo:-Io ti amo tanto e mi manchi da morire, vorrei tenerti vicina per stringerti, per baciarti!:-Anch’io ti penso sempre e non riesco a toglierti dalla mente.

Cerco i tuoi messaggi in ogni momento e non so cos’è……:-Ascolta, voglio darti il mio numero di cellulare, vorrei sentire la tua voce anche solo una volta. :-Io non so se………. Mi rigirai quel numero fra le mani per un giorno intero, avevo paura, non sapevo se stavo facendo la cosa giusta, la realtà che non volevo accettare era che mi stavo innamorando e mi sentivo come un’adolescente al primo appuntamento, confusa, impacciata. :-Ciao!sono io:-Ciao!Che bello sentirti.

E’ così strano, scusami se non so dirti le cose che ti scrivo ma sono emozionato. :-Si anch’io non so cosa dirti, però è piacevole!Il nostro imbarazzo era reciproco e non riuscimmo a dirci granchè, eppure non essendo piu alle prime armi la complicità tra di noi sarebbe dovuta essere spontanea. Da quel giorno ci sentiamo al telefono più spesso di quanto immaginassi io stessa e la nostra passione è venuta fuori prepotentemente. Ho imparato a lasciarmi andare nelle braccia di un amore senza pari.

:-E’ così bello parlarti e poi vederti accanto a me anche se non ci sei!:-Stringimi forte fammi sentire da lontano il tuo calore!:-Se chiudo gli occhi per un attimo sei nei miei sogni per sempre!Un amore come nessuno, un amore con la A maiuscola, un sentimento così profondo che non può essere visto, che non potrà mai essere capito. Bionda con una voglia infinita di cazzoQuando la incrociavo in giro, mi domandavo sempre come potesse chiamarsi: aveva sempre uno sguardo così dolce e piacevole, e poi, non perdeva mai un’occasione per salutare, perché si ricordava di ogni nostro precedente incontro, che probabilmente per lei doveva essere motivo di orgoglio e di soddisfazione, considerando come la sua espressione si faceva ancor più allegra e positiva, quasi come per lei la vita fosse uno scorrere piacevole di momenti ricchi di felicità.

Laura mi incuriosiva sempre, perché poi aveva sempre qualche borsa con sé, quasi come se ogni giorno avesse qualche nuovo compito da portare a termine, qualcosa che io non potevo immaginare, come se fosse mutevole in continuazione: ma quando una sera mi soffermai a parlarle un po’, mi accorsi come oltre ad essere piacevolmente dolce nel viso, lo era pure con il suo modo di parlarmi, come se le piacesse attutire ogni suono troppo forte attorno a sé.

Donna dai modi così delicati e gentili, Laura mi affascinava sempre di più, e quando potemmo andare finalmente a sederci insieme per bere un caffè, mi accorsi proprio di quella che era la sua natura, di donna che amava la semplicità e, allo stesso tempo, che adorava la serenità: mi guardò con uno sguardo piacevole, poi abbassò gli occhi, e quando le chiesi se era fidanzata, mi rispose “no, al momento non ho nessuno” e in quell’istante ebbi come un brivido pensando che la volevo per me.

∞Poi quando trombava era pure meglioLei si accorse di quel brivido e, chiedendomi se fosse tutto ok, le risposi che era soltanto la leggera corrente fredda: la guardai in quegli occhi dolci, e in quel volto così delicato, poi la presi per mano, e le chiesi di andare a fare una passeggiata insieme, perché era troppo bello per andarsene in un qualche posto chiuso. Laura annuì, e poi, facendosi prendere per mano, mi guardò di nuovo, e poi mi chiese “conosci un posto bello dove andare a guardare le stelle?” e io le risposi “si, uno lo conosco.

”Per mano camminavamo insieme su quel tratto di mare, e poi, trovammo finalmente quel sentierino che conoscevo alla perfezione, e poco dopo, ci ritrovammo su una panchina in cui avevo già portato tante ragazze prima di quel momento. Laura era già praticamente ipnotizzata dalla bellezza del posto, e dopo esserci seduti, mi si accovacciò e mi disse “che posto splendido, solo gli uomini più poetici possono conoscere questi angoli meravigliosi” e io le dissi “grazie Laura”.

Non esitai a lungo primo di sfiorarle le labbra, e poi, di nuovo sfiorandole le labbra, avvicinandomi sempre di più alla sua lingua, e poi finimmo davvero per baciarci in modo appassionato: e poi, senza dire nemmeno una parola, lei mi sollevò la maglietta, e io a quel punto feci altrettanto con lei, e diedi una bella palpeggiata a quei meravigliosi seni, mentre Laura si eccitava e mi diceva “dai, facciamolo qui, dimmi che lo vuoi” e io le dissi “si, ti voglio tutta, voglio davvero farlo con te qui.

”E poi mi inginocchiai davanti a lei, che era su quella panchina: le divaricai le gambe, e poi, scostandole le mutandine da sotto, finalmente potei mettere la mia lingua in quella bella figa vogliosa. Era davvero troppo eccitante perché non mi fermassi a godermela tutta, leccandogliela con passione, sentendola eccitarsi sempre di più, perché le piaceva, e forse per quanto era da tanto tempo che non godeva, Laura non ci mise tanto a venire, bagnandosi tutta e facendo anche una squirtata.

Mi eccitò da morire quell’istante, e infatti glielo dissi “non pensavo squirtassi, che figata, sei proprio una gnocca stratosferica Laura” e lei mi disse “dai, fammi vedere il tuo uccello ora, fammelo prendere in mano” e io lo tirai fuori e glielo diedi, sedendomi su quella panchina. Il contatto con quelle labbra delicate e morbide fu davvero divino, e poi lei succhiava leggermente, con un tocco davvero angelico, esattamente come ogni altra cosa che faceva, che mi sembrava sempre delicatissima.

Il suo modo intrigante di leccare e succhiare il mio cazzo, era davvero da ricercare nella delicatezza dei suoi movimenti, che sottolineava ancora una volta la passione incredibile che aveva per il sesso orale: continuava così, leggermente, come se non ci dovesse mai essere una fine a quel momento di piacere travolgente, se non quando finalmente il mio cazzo, pronto a fotterla per bene, sarebbe passato a scopare quella figa divina che si trovava in mezzo a quelle gambe provocanti.

Laura quindi mi disse “vuoi scoparmi la figa?” e io le dissi “sì, la voglio, dammela tutta ti prego” e lei mi disse “dai mettiti sulla panchina, ti vengo sopra al contrario” e io le dissi “così mi fai dimenticare tutte le sofferenze della vita” e lei disse “addirittura?” e poi quando mi venne sopra mi lasciai andare “ahhhhsiiiii, che figa meravigliosa, sei davvero divina, continua così” e lei ansimò di piacere “che bel cazzo, ohhhh me lo voglio scopare tutto” e gemeva sopra di me spingendosi tutta sopra.

Vedere quel bel culo davanti a me, così perfettamente in forma e rotondo al punto giusto, e ancora, quella stratosferica fighetta che si stringeva dentro il mio cazzo voglioso, mi regala delle sensazioni davvero incredibili, che non potevo in alcun modo controllare, perché si muoveva in maniera divina, come una che sapeva davvero cosa volesse dire godere, considerando come muoveva perfettamente i suoi fianchi su di me, con quel bacino davvero divino da ballerina.

Andò avanti così per qualche minuto, finché lei si lasciò andare godendo “ohhhhhhsiiiii, veeengooo, mi piaacee, ohhhh fammi godere, ohhhhhhhhsiiiiiisiiiiisiiiiiiiiiiiii” e poi Laura si lasciò andare in un gemito abbastanza forte, ansimando, mentre continuava a montarmi sul cazzo in maniera decisa, scopandomi il cazzo in modo sempre più intenso, dicendomi “dai vieni, vienimi dentro la figa, fammi vedere che mi sborri nella figa” e io le schiaffeggiai quelle belle chiappe, guidandola su di me.

Continuava a fottermi, si muoveva su e giù, finché io avevo la sborra pronta a spruzzare dal cazzo, e le dissi “vengo dentro?” e lei “dai sborrammi dentro” e finalmente scaricai le mie palle dentro quella meravigliosa figa da sogno, quella splendida gnocca tutta per il mio cazzo voglioso. Poi restò per qualche altro istante su di me, in quella posizione, dicendomi che era stato splendido trombare in quel modo, di fronte al mare…La dominatrice sexyFinalmente avevo trovato il coraggio di entrare in quel posto.

Diego e Alfredo mi avevano raccontato delle storie assurde per così tanto tempo che finalmente mi decisi a fare il grande passo. Era un club per dominatrici ed io avevo un bisogno di essere dominato che non aveva precedenti. Entrai nello stanzino che avevo prenotato e mi misi a sedere. Ero un po’ teso, perché non avevo mai provato una cosa del genere. Il mondo delle dominatrici mi aveva sempre attratto, ma non mi era mai capitato di sottostare ad una di loro, anche perché non ero mai stato a conoscenza della presenza di un club come quello nella nostra piccola cittadina.

-Che cazzo fai lì seduto? Chi ti ha dato il permesso di sederti?- esordì Madame Rousse, entrando nella stanza. In sottofondo c’era una musica hard rock che avevo sentito molto spesso in radio, ma di cui ignoravo il titolo. -Alzati. – disse, coprendomi con una frusta rosa. Era molto intimidatoria. -Ah! Che male. – gridai, alzandomi. -E questo è niente. Se non ubbidisci alla prima, te ne prenderai altre. Adesso spogliati. Non me lo feci ripetere due volte e in pochissimi secondi restai in mutande.

Un colpo di frusta mi colpì sulle chiappe. -Mi hai per caso sentito dire: rimani in mutante? Ho detto spogliati e ti devi spogliare. Levai le mutande, rimanendo con il pene al vento, leggermente imbarazzato. Era la prima volta che mi spogliavo in quella maniera così fredda e svilente. Non mi era mai capitato di sottostare al volere di una donna. Sono sempre stato un uomo molto virile e abbastanza prepotente nei confronti dell’altro sesso.

Non dico di essere perfetto, è semplicemente una constatazione sul mio carattere. -Adesso mettiti a quattro zampe. – disse quella donna, vestita in maniera provocante. Mi misi a quattro zampe, osservando le sue mutandine di pelle nera, mentre la frusta ciondolava accanto alle sue gambe perfette. Adoravo le belle gambe. -Abbaia. Abbaiai e subito dopo sentii un colpo di frusta infrangersi sulla mia schiena. -E questo tu me lo chiami abbaiare. Abbaia. Abbaiai con più convinzione, cercando di compiacerla con la mia prostrazione.

-Bravo cagnolino. Così va bene. Apri la bocca. – disse, mantenendo quel suo tono da soldatessa. Aprii la bocca e lei mi ci sputò dentro. Avevo appena ricevuto in bocca la sua saliva; mi sentivo quasi onorato. -Adesso ti mettiamo questa bella cosa in bocca, così non potrai gridare come una femminuccia. La dominatrice tirò fuori da un cassetto una pallina legata ad un collarino che mi applicò in faccia, piazzandomi la pallina in bocca.

-Perfetto. Adesso facciamo un gioco divertente. Seguimi a quattro zampe. – disse, dirigendosi verso un angolo della stanza in cui si trovava un drappo nero sopra un oggetto non definito. Con un impetuoso gesto di mano tirò giù il velo e una gogna apparve davanti ai miei occhi. Il pene mi divenne immediatamente duro. La dominatrice si tolse le mutandine, mettendo così in mostra una vagina depilata ed invitante. -Lo so cosa vorresti. Tu vorresti questa!- disse, indicando la sua figa.

-La vuoi? Fammi un cenno con la testa. Feci cenno di sì col capo. Lei si avvicinò a me e strusciò la sua bella e profumata vagina sul mio viso, dicendo -Lo sapevo che eri un porco. Adesso vai proprio punito. Metti la testa nella gogna. Mi alzai e andai ad infilarmi dentro quell’antico arnese da tortura. L’erezione continuava a crescere di volume. Non avrei mai pensato d’essere in grado di partorire un’erezione di quella portata.

Il mio pene non era mai stato più attivo in tutta la mia esistenza. -Preparati a soffrire molto. – disse con un tono poco rassicurante. La frusta riprese a colpirmi. C’era più forza in quei colpi e il dolore mi avrebbe fatto gridare come un pazzo se la mia bocca non fosse stata otturata da quella pallina da cui stava colando tutta la mia saliva. Respiravo a fatica ed il dolore diveniva via via più intenso.

Avrei dovuto soffrire, invece il mio cazzo continuava a muoversi verso la direzione opposta, quella del piacere. Probabilmente ero un pervertito, ma non importava. Nulla aveva importanza finché quella frusta continuava a ridurre il mio culo come un colabrodo. -Adesso ti puniamo per bene, eh?- disse la mia dominatrice. Sentii un rumore come di crema spremuta da un tubetto e, voltandomi, notai che la ragazza si stava spalmando qualcosa sulle dita dei suoi guanti in latex.

Probabilmente era vaselina. Si mise dietro di me e senza fare troppi complimenti, mi violò l’ano, infilandoci dentro due dita. Sentii male. Poco dopo, con l’altra mano, afferrò il mio cazzo, iniziando a masturbarmi con forza. Era davvero brava, non potevo dire altro. Durai pochissimo, forse per via della stimolazione della prostata. Spruzzai tutto me stesso su qual pavimento e sui suoi guanti, mentre le sue dita stagnavano dentro il mio culo. La bibliotecaria Riccardo era solito recarsi in biblioteca per consultare vecchi testi di cui in libreria era impossibile perfino rintracciare l’autore.

Era a tutti gli effetti un drogato di letteratura. Amava i libri più d’ogni altra cosa. Leggeva praticamente di tutto, ma non avendo molti soldi, preferiva affittare i libri, piuttosto che comprarli. Da qualche settimana aveva messo gli occhi sulla nuova addetta all’archivio generale. Era una donna sulla quarantina, media statura, pelle olivastra, capelli neri ed occhi verdi. Si domandava se avesse scelto quel lavoro per vocazione o per semplice necessità, perché non tutti veneravano i libri con la sua stessa ed intensa passione.

Quel giorno era alla ricerca di un volume che non riusciva a trovare da nessuna parte. L’aveva cercato decine di volte sul gestionale della biblioteca, ma qualcuno doveva averlo riposto male e quando succedeva una cosa del genere, era un po’ come cercare un ago in un pagliaio. -Ti vedo spaesato, vuoi una mano?Riccardo si voltò e riconobbe immediatamente l’addetta all’archivio generale. Si chiamava Gemma o almeno quello era il nome scritto sulla targhetta che portava appuntata al maglione.

-Sì, ma non volevo disturbare nessuno. – rispose lui, timido come al suo solito. -Quale disturbo… io amo il mio lavoro. – rispose la donna, rispondendo anche alle sue fantasie. -Anche io l’amerei. Lavorare in mezzo ai libri dev’essere fantastico. Comunque, il libro è “Il tempio di Beleth”. -Gran bel libro. -Lo so… volevo rileggerlo. Ci sono cresciuto con quel libro. – sorrise. -Dovrebbe trovarsi nello scaffale undici A. -Non c’è. -Ah, l’avranno riposto male.

-Come al solito. -Guarda, siccome ne abbiamo due copie, forse potrei averne una nell’archivio; ti piacerebbe visitarlo? È per soli addetti, ma per te possiamo fare una piccola eccezione. Era un sogno che si avverava. Avrebbe visto l’archivio della biblioteca e sarebbe restato da solo in una stanza con Gemma; non poteva davvero credere alle sue orecchie. -Certo che mi piacerebbe visitarlo. S’incamminarono verso quella porta azzurrina, tra le file di studenti e feticisti dei libri, avvicinandosi sempre di più, quasi come se desiderassero entrambi che i loro corpi si sfiorassero.

Gemma chiuse la porta dell’archivio, mostrando a Riccardo tutti quei libri antichi. -Io ti sogno da dieci giorni. – disse, guardandolo negli occhi. -Cosa? Sono io che ti sogno da due settimane. -Senti, possiamo baciarci e non parlare? Ci sono già così tante parole in questo posto. – domandò lei. Riccardo la baciò, spingendola verso una pila di manuali sul mesmerismo. Aveva delle tette molto sode, probabilmente rifatte, ma comunque sode. -Toccami la figa.

– disse lei, infilando una mano nei suoi pantaloni. Riccardo superò la gonna della donna ed iniziò a masturbarla per farla bagnare. Quando il pene del ragazzo divenne di marmo, Gemma strappò i suoi collant, dicendo -Infilamelo e fammi male. Non gli era mai successa una cosa del genere. Una donna adulta si stava facendo scopare nell’archivio di una biblioteca. Infilò il suo pene dentro di lei ed iniziò a pompare lentamente. Voleva fare l’amore e non del semplice sesso.

-Dio, sì… continua così. Mi fai impazzire. Aveva una sensibilità vaginale fuori dal comune, bastava toccarla un secondo per farla eccitare fino a perdere il totale controllo del suo corpo. -Scopami, scopami. Non ti fermare. – disse, facendo cadere una raccolta di Eschilo dai classici grechi. -Quanto sei fica. -Dimmelo ancora. -Quanto sei fica…..- disse nuovamente, sborrandole dentro. Non era riuscito a trattenersi ed era venuto dentro di lei, scaricandole tutto il suo sperma nella sua figa bagnata.

-Tranquillo… non credo che rimarrò incinta. -Mi dispiace. Volevo farti venire. -Beh, puoi sempre leccarmela. – rispose Gemma, spingendolo ai piani inferiori. Di tanto in tanto i sogni diventavano realtà e ti potevi ritrova con la faccia immersa nella vagina di una donna matura, all’interno di una biblioteca, diventando il tuo personale eroe.

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