Finalmente mi scopo la vedova (Storia vera)
rilasciato 20.10.2013 in categoria sesso raccontoLa storia che sto per raccontare è vera (preferisco narrare le reali esperienze da me vissute piuttosto che amplessi fantasiosi) ed è accaduta 2 settimane fa,dopo circa un anno di tentativi (da parte mia) di riuscire in qualche modo a scalfire il muro eretto da V……. (la vedova) dopo la morte del marito avvenuta 6 anni fa.
V……. è una donna di 44 anni, alta circa 1. 65, capelli castani lunghi, corporatura media, una 2°di seno e un gran culo (ve lo posso assicurare).
Vive insieme ai due figli nel palazzo di fronte al mio (abitiamo nello stesso parco), frequenta saltuariamente casa mia xché è un amica di mia madre e perché i suoi abitano porta a porta con i miei. L ‘attrazione da parte mia nei suoi confronti è nata circa un ‘anno e mezzo fa (mi arrapano da morire le donne più grandi di me). Mi capitava spesso è volentieri di incrociarla su per le scale del mio palazzo ed ogni volta non mancava mai che le guardassi il culo (senza farmene accorgere ovviamente… ci davamo ancora del lei) e che avessi voglia di scoparmelo.
Una notte ritornando da casa della mia attuale compagna (anche lei più grande di me… le adoro) mi fermai a chiacchierare con degli amici del parco sotto alla finestra di V……. , dopo poco sentimmo la l’imposta aprirsi e suo figlio inveire contro di noi (gli davamo fastidio, vista l'ora, circa le 2 di notte) ci allontanammo senza proferir parola (avevamo torto) ma all'improvviso un mio amico fu colpito da un oggetto simile ad una sfera e da li a poco inizio una diatriba che per poco non sfociò in una zuffa.
Il mattino dopo verso le 9 senti bussare il citofono, mi alzai è risposi (ero solo in casa), dall'altra parte era V……. , mi chiedeva se potessi affacciarmi alla finestra, doveva dirmi una cosa, capii subito che riguardava l'accaduto della notte passata. Mi racconto che suo figlio recandosi a lavoro aveva trovato la sua auto imbrattata di vernice, e mi chiedeva se fossi stato io o chi; le risposi che non sapevo nulla dell'accaduto (non ero stato io, non farei mai un'azione così vigliacca) e perché lo chiedesse a me; mi rispose che tra quelli che avevano litigato con il figlio, io ero l'unico con il quale avesse
“confidenza”.
Quella fu la prima volta che ci demmo del “tu” nonostante lei frequentasse la mia famiglia da tempo. Nei giorni a seguire lei scopri chi fu a commettere il fattaccio ai danni del figlio (fu l'amico che venne colpito dall'oggetto) e si scusò per aver dubitato di me. Nei mesi che seguirono,ogni volta che ci incrociavamo dopo esserci salutati, ci scambiavamo dei sorrisetti “strani”, forse oserei troppo se dicessi maliziosi (da parte mia lo erano e lo sono) che mi lasciavano col dubbio, e dato che di donne me ne sono scopate e me ne scoperò ancora, vuoi per la mia bravura o fortuna (ma che cambia? tanto è il risultato che conta), decisi che dovevo provarci, cercando di creare l'occasione giusta o aspettando che quest'ultima si creasse da sola.
Un martedì mattina tornando da lavoro in macchina (cosa molto rara, prendo sempre il treno; Napoli è la madre del caos viario), con la coda dell'occhio intravidi una figura che mi sembrò essere V seduta alla fermata dell'autobus. Nel dubbio decisi di rifare il giro (breve) e sollevare ogni dubbio, forse questa era l'occasione che aspettavo da giorni. Arrivato alla fermata accostai l'auto ed abbassai il finestrino, era proprio lei, le chiesi se volesse un passaggio a casa, fu un poco titubante, nonostante avesse accolto la mia richiesta con un gran sorriso, forse inconsciamente sapeva che non era la cosa giusta da fare (istinto femminile), ma frequentava pur sempre casa mia, e di sicuro da donna intelligente non poté rifiutare perché sapeva che ciò avrebbe sollevato più dubbi rispetto a se avesse accettato il mio invito e che in futuro di sicuro avrebbe dovuto rispondere a delle domande sul perché non avesse voluto accettare un passaggio da me.
Accettò e salì.
Decisi che dovevo subito creare una sorta di tensione emotiva (mi sembrò la tattica più appropriata per capire se la cosa fosse fattibile) chiedendole cosa stesse facendo da sola in quel posto poco raccomandabile per una signora “piacente” come lei, mi rispose che si era recata al cimitero da suo marito e che per ritornare prima a casa aveva deciso di aspettare l’autobus in quel luogo isolato, continuai dicendole che se qualche malintenzionato le avesse voluto fare qualcosa nessuno avrebbe potuto aiutarla, a quest’ultima affermazione lei sorrise e mi disse, che nessuno osservandola bene le avrebbe fatto niente (infatti pensandoci bene… il suo modo di vestire e di porsi era molto più che casto) ribattei dicendo che era il contrario, perché se qualcuno l’avesse osservata come si deve avrebbe di sicuro capito che sotto quell’alone di castità (apparente) si nascondeva una splendida femmina.
La cosa la turbò un pochino,me ne accorsi dalla postura che assunse, quasi a volersi difendere da quell’affermazione, le chiesi se fossi stato scortese, mi rispose di no (ma penso che lo fui), ma ci tenne a sottolineare che da quando era morto il marito era la prima volta che riceveva complimenti del genere. Pensai che dovevo battere il ferro finché fosse caldo e provare a spingermi oltre (tanto più di un rifiuto o di una “cazziata”, che poteva succedere) e le chiesi sfrontatamente che se fosse venuta a bere un caffè con me da li a poco avrei continuato a riempirla di complimenti perché se li meritava tutti e non c’era altra cosa che avessi desiderato di fare in quel momento.
Dopo qualche attimo di silenzio (sono sicuro che la mia proposta la intrigò fortemente) la sua risposta mi lasciò quasi di stucco (a dir la verità non ci speravo): “? se ci vedesse qualcuno cosa diremmo”? risposi prontamente (per fortuna) che se qualcuno ci avesse visto avremmo detto che c’eravamo incontrati per caso al bar e che prendere un caffè non è reato. Lei annui con la testa è disse: “Un caffè e basta però”, quel “basta” per me significò quasi un via libera, sapevo che se avessi giocato bene le mie carte probabilmente avrei vinto la partita senza quasi penare.
Arrivammo al bar e ci sedemmo all’interno ed ordinai due caffè, lei era visibilmente tesa si vedeva che ormai non era più abituata ad incontri del genere, ruppi subito il ghiaccio dicendo che forse era meglio che le ordinassi una camomilla visto lo stato in cui versava, fu quasi liberatoria la risata che s**turì dalla mia battuta , infatti lei si calmò e mi chiese tra il serio e il faceto (ed io penso anche dall’alto della sua esperienza di donna vissuta) quali fossero le mie reali intenzioni perché lei era ancora un pochino confusa dalla situazione che si era creata.
Le risposi sinceramente e senza mezzi termini che mi piaceva un sacco (senza mai essere volgare) e sarei stato onorato (si dice di tutto pur di scopare) di poter entrare in intimità con lei e che non desideravo altro che scoprire i pregi di una donna stupenda ai miei occhi. Mi guardò negli occhi e mi sorprese di nuovo, dicendomi: “Ma tu non sei fidanzato? Come la metti con la tua ragazza?” (in quell’momento capii che forse c’ero riuscito davvero), le risposi: “Tu sai benissimo che se dovesse accadere che tu ti concedi, io e te non staremmo insieme per sempre, penso che tu questo lo sai bene e non lo desideri nemmeno, o mi sbaglio?”; sorrise e mi disse che ero stato sincero ma pretese che giurassi su mia madre (sapeva bene che ci tenevo da morire per mia mamma) che se mai lei si fosse concessa non l’avrei mai detto a nessuno neanche sotto tortura (cazzo… è fatta pensai).
Dopo circa una settimana dalla chiacchierata al bar, un pomeriggio tornando a casa da lavoro trovai V…… su da me che chiacchierava con mia madre, la salutai come sempre ma mi accorsi che non mi degnava di uno sguardo, pensai che probabilmente aveva riflettuto sull’accaduto e che la cosa non fosse fattibile. Dopo poco mia mamma mi chiamò in cucina e mi disse che V voleva chiedermi un favore, se l’indomani le avessi dato una mano a gettar via delle cosa dallo scantinato (era sabato è sapeva che non sarei andato a lavoro) ovviamente dietro lauto compenso.
Accettai sapendo benissimo che fosse una scusa per incontrarmi da solo, e le chiesi se ci fossero stati anche i suoi due figli a darmi una mano, ma lei mi disse che loro partivano per un weekend con le rispettive fidanzate e così fissammo un appuntamento per le 9 di mattina. Comunicai alla mia compagna che l’indomani avrei dovuto fare un lavoretto
“extra” nel mio parco e che ci saremmo incontrati la sera.
L’intera notte sembrava che non passasse mai, mi alzai verso le 8 e mezzo feci la barba una doccia veloce e mi recai a casa sua. Bussai alla porta e mi apri lei, indossava ancora il pigiama dal quale si intravedeva il suo gran culo, ero eccitato solo all’idea di cosa potesse accadere, andammo in cucina e lei preparò il caffè senza dire una parola, allora decisi che dovevo darmi una mossa, mi alzai e mi avvicinai a lei che era ancora di spalle, le appoggiai le mani sui fianchi (un brivido la scosse) e la baciai dolcemente sul collo piazzandole il mio cazzo già durissimo tra le natiche (indossavo una tuta da jogging… poteva sentirlo tutto) ed iniziai a palparle le tette (che capezzoli duri aveva) e la figa (era caldissima e pelosissima) lei ansimava senza dire una parola, allora tentai di baciarla in bocca ma lei mi disse che non voleva, mi abbassai e le calai il pigiama e gli slip, aveva un figone nero e pelosissimo (che spettacolo) che emanava un odore misto tra pipì e liquido umorale; iniziai a leccarla voracemente, era strabagnatissima (che goduria), e le ficcai la lingua il più dentro possibile iniziando a scoparmela con quest’ultima.
fummo interrotti dal caffè che fuoriuscì dalla moka, lei spense il gas si tirò su il pigiama e ci dirigemmo nella stanza da letto dei figli. Ci accomodammo sul divano e ci spogliammo velocemente, eravamo arrapati come due maiali, mentre scrutavamo i nostri corpi, lei non staccava gli occhi dal mio arnese (visitate il mio profilo e capirete il perché) ed io non staccavo gli occhi dal suo culo, lei prese in mano il mio cazzo e lo diresse verso la sua figa, mi disse solo di stare attento a non venirle dentro, la penetrai nella posizione del missionario, la sua patata era zuppa di umori sembrava che pompassi a vuoto.
mentre fottevamo lei mi esortò a farle male, voleva provare dolore, così eccitatissimo da questa cosa, con le braccia le presi le gambe sotto alle ginocchia e gliele portai all’altezza del petto affondando il più possibile i mie colpi fino a martellare incessantemente il collo dell’utero, il dolore era visibile sul suo viso ma sembrava gradire la casta vedova, sentii che stavo per venire e decisi che volevo sborrarle in bocca conficcandole il più possibile il cazzo in gola (l’aveva chiesto lei espressamente che voleva essere trattata male), mi misi in ginocchio sul divano e la presi per i capelli dietro alla nuca avvicinandola al mio pene, le intimai di aprire la bocca e le ficcai la verga quasi tutta in gola tenendola ferma in quella posizione e continuando a pompare, tentò di divincolarsi allontanandomi con le mani ma non ci riuscì, la sborrai in gola, pochi istanti dopo con uno s**tto riuscì a liberarsi e vomitò pure l’anima sul pavimento, mi fiondai su di lei preoccupato che avessi un pochino esagerato, ma con le lacrime che le uscivano dagli occhi (penso causate dai conati) lei mi abbracciò fortemente, quasi come volesse ringraziarmi e mi baciò le mani, contraccambiai il suo gesto stringendola forte sul mio petto e baciandole delicatamente il capo.
Dopo esserci lavati e pulito la stanza, ci accomodammo di nuovo sul divano e ci abbracciammo come due fidanzatini, le chiesi il perché non volesse baciarmi in bocca, mi disse che quel gesto per lei valeva molto e che lo aveva sempre riservato per il suo defunto marito, ed aggiunse che, mi aveva chiesto di scoparla con violenza perché così si sentiva meno in colpa (valle a capire le donne) nei confronti della buonanima , perché con lui il sesso era stato solo sinonimo d’amore.
Scopammo circa altre due ore, e per convincerla a farsi inculare, dovetti prenderla quasi con la forza, le sfondai il culo per circa 20 minuti (voleva provare dolore? ed io l’accontentai) e le venni dentro (Madò…che bella sensazione). Dopo ci recammo nello scantinato e le resi il servizio che le avevo promesso, alla fine della mattinata la Signora V. mi ringraziò e ci congedammo nell’attesa e nella speranza di un’altra bella scopata.
Mrcreampie.
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