COME UNA PROSTITUTA PARTE 1^ (STORIA VISSUTA)
rilasciato 22.02.2017 in categoria sesso raccontoCOME UNA PROSTITUTA
Si dimostrò un tipo originale, Lucio, l’amico che aveva risposto alla mia inserzione con la quale cercavo tori da monta per quella vacca di mia moglie; chiedevo, pulizia, cervello e buona dotazione mostrando una foto di lei a gambe divaricate, pancia in giù su bordo letto mentre un negro le sfondava il culo. Nella sua lettera si era dimostrato interessatissimo alla cosa, aveva fatto grossi complimenti a Gioia, sia per lo splendido corpo sia per la sua GRANDE APERTURA MENTALE ma soptrattutto ANALE dimostrata nel farsi inculare da un negro, poi aveva descritto cosa era solito fare alle donne, iniziando con delle carezze alle mammelle, una lunga leccata alla figa per arrivare, diceva lui con un crescendo rossiniano, alla chiavata, all’inculata, per finire con una copiosa sborrata in bocca alla fortunata di turno; poi era passato a dire cosa desiderava dalle donne e risultava chiarissimo che la cosa che preferiva di gran lunga erano i pompini con l’ingoio, ed a completamento aveva allegato tre foto, una, vestito a figura intera e due della sua dotazione che era considerevole.
Ci incontrammo preliminarmente, solo io e lui, ad un bar per prendere un caffè e iniziare a conoscerci, ribadì i complimenti a Gioia e mi chiese se ero un marito che assisteva solo o se partecipava.
Gli dissi che all’inizio assistevo per mettere a proprio agio l’amico di turno ma dopo partecipavo, solo con lei, non essendo bisex.
Per lui andava benissimo, “ma c’è un problema, ti debbo confessare che per eccitarmi debbo avere la sensazione di andare a puttane, quindi, posso usare il turpiloquio con tua moglie? e poi per farmi arrapare di più puoi farla vestire come una prostituta?”.
“Mia moglie si sextena quando le parlano in modo sboccato e non avrò alcun problema a farla vestire come piace a te, è molto esibizionista”.
Bevemmo il caffè e fissammo l’appuntamento per l’indomani alle diciotto.
Dissi a mia moglie del desiderio di Lucio e quindi prima che arrivasse la invitai a prepararsi in modo adeguato.
Indossò calze a rete rosse, una guepiere anch’essa rossa da dove fece uscire completamente le tette, tacchi a spillo, trucco pesantissimo, niente slip in modo da far vedere il folto cespuglio di peli intorno alla fica, e completò l’abbigliamento con una leggerissima vestaglia bianca completamente trasparente.
Sembrava veramente una puttana da casino.
Alle diciotto in punto sentimmo bussare, andammo verso la porta e la invitai ad aprire.
Nel vederla così conciata, l’amico rimase senza fiato, immobile sull’uscio della porta, “vuoi rimanere fuori o preferisci entrare?”,
chiese, ammiccando, Gioia.
Lucio ebbe un sussulto, “entro, entro” e chiuse la porta alle sue spalle.
La mia gentile signora si avvicinò al ragazzo, aderì perfettamente al suo corpo, avvicinò le sua labbra a quelle dell’amico e lo baciò infilandogli la lingua in bocca e con una mano gli accarezzò la patta.
“Accidenti non solo sei bello ma hai anche un bel pacco”.
“Grazie questo è un gran bel complimento perché fatto da una puttanona che di cazzi se ne intende, vedrai il mio non ha niente da invidiare a quello dei negri”.
“La cosa mi incuriosisce, voglio verificare subito”, si inginocchiò, aprì la patta e fece uscire dalle mutande il cazzo dell’amico.
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