calcetto
rilasciato 07.03.2013 in categoria sesso raccontoI luoghi comuni non nascono per caso…
E quello che le squadre di calcetto femminile sia zeppe di lesbiche non è da meno.
Ho iniziato da adolescente a giocare e anche se non si parla apertamente certe cose si sanno, non si dicono a meno di casi eclatanti. Io ho avuto un paio di esperienze lesbo fuori dal mondo del calcetto per provare, non perchè ne fossi convinta al cento per cento, per insicurezza sia a calcetto che a scuola c'erano amiche lesbo, bisex e io che non avevo particolare propensione al mio stesso sesso volevo sperimentare e vedere oltre agli uomini se le donne fossero meglio.
Le mie amiche di calcetto sapevano che ci avevo provato, ma che alla fine ero etero e mi lasciavano in pace dalla avance che se inizialmente possono far piacere poi diventano fastidiose e se fatte da persone dello spogliatoio che devi rivedere tre volte a settimana, logora.
A settembre dell'anno scorso però le cose erano cambiate mi ero appena lasciata col mio ragazzo, io avevo cambiato squadra e l'occasione capitò giusta giusta.
Dopo alcune settimane di allenanti avevo legato con il gruppo e la sera mi fermavo a bere qualcosa con le ragazze e nei vari discorsi saltava fuori i soliti intrighi tra compagne e così avevo chiara la situazione, io come al solito cercai di defilarmi per respingere eventuali tentativi.
Una serata dopo allenamento ci fermammo al bar come al solito, un posto tranquillo dove c'è poca gente che dia fastidio o quanto meno non sono morti di figa.
Dopo qualche giro, quattro di noi vanno a giocare al calcio balilla e io rimango da sola con Ginevra la più carina, aveva fatto la modella per qualche anno, veramente bella bionda minuta, ma con un bel seno. Restiamo a chiaccherare in attesa che finiscano la partita così da giocare anche noi. Dalle precedenti serate sapevo che era fidanzata. Rimaste solo mi chiese se avevo superato la rottura con il mio ex e così discutemmo sui morosi e le confidai che non vale la pena sacrificarsi per uno che non ti merita.
Avevo toccato un tasto dolente, iniziò a confidarsi sulla sua storia, che non riusciva più a sostenere per via del suo ragazzo che era cambiato e la trattava male. Mi sorprendeva che uno potesse trattare Ginevra nel modo che mi raccontò, di solito una bella così per la paura di perderla la si tratta fin troppo bene, ma diceva che era innamorata e non riusciva a pensare di lasciarlo. Le avevo già sentite queste storie e ribadii anche questa volta il mio pensiero e le dissi di mollarlo.
Poi per cambiare discorso la provocai chiedendole se per caso tenesse il ragazzo per far vedere che non era lesbica. Alla mia provocazione superficiale ci fu da parte sua un silenzio e un rossore sulle guance che mi fecero pensare di aver messo il dito nella piaga. Per fortuna le altre finirono la partita e la coppia che perse ci cedette il posto. La serata si concluse con Ginevra che mi chiese se l'indomani potevamo incontrarci in aula studio a Bologna.
Tornammo al punto dopo vari giri di parole, era confusa sentiva di provare qlc per le donne che però cercava di reprimere anche se la faceva star male. Mi disse che voleva scappare, era arrivata al limite di sopportazione si sentiva prigioniera. Io mi limitai a farla riflettere, a farle capire che difronte a un problema scappare non serve a niente. Le chiesi infine se aveva mai avuto un'esperienza con un'altra donna e mi disse che no, non aveva mai provato.
Le dissi allora in tono seccato di provare ad avere una relazione con una donna così almeno sapeva se tutte quelle paranoie erano sensate. Al che si sentì ferita e mi rispose male, non stetti a sentire altre lagne e la mollai sulla panchina dove ci eravamo messe a discutere. Mi vennero i sensi di colpa, ma al tempo stesso fu contenta di essermela tolta di torno o almeno così pensavo…
Dopo qualche allenamento senza parlarci di ritorno a casa vengo raggiunta sulla porta di casa (abito sola e lei lo sapeva) da Ginevra mi incastra sul portone di casa ancora chiuso e senza parole mi infila la lingua in bocca, scioccata e senza sapere come reagire vengo limonata a mia insaputa.
Senza fiato si stacca da me e mi resta a guardare più per capirsi che non per vedere la mia reazione. Voleva provare, ma non volevo che ricominciasse a lagnarsi. Voleva il gioco duro. “Bene Ginevra, hai deciso di provare se ti piacciono le donne? Spero allora non ti fermerai ai bacetti che non siamo più al liceo” aprendo la porta “entra se sei così decisa altrimenti, dimenticherò quello che è appena successo”. La mia durezza la mette a sua agio e quel che più mi piace è che non parla.
Entrata si ferma in piedi in attesa di istruzioni. Decido di divertirmi.
La prendo per mano e la faccio sedere sul divano vicino a me e comincio a baciarla. Sento la sua leziosità è intimorita si lascia guidare le faccio slacciare il mio reggiseno poi io faccio lo stesso. Le bacio il seno, la palpo lei ricambia ritorna a baciarmi sulle labbra poi ancora sul seno. La stendo sul divano, le tolgo i pantaloni della tuta la accarezzo appoggio la mia lingua sul suo sesso protetto dagli slip, e incandescente appiccicoso.
Tolgo quell'ultimo velo prima di piantarle due dita dentro e succhiare la sua ritrosia al sesso femminile, finalmente sento il suo corpo libero senza freni mi passa le mani e sui capelli e mi stringe a sé. Alzo gli occhi mi sta guardando felice “Godo” mi dice. Rallento voglio che duri ancora quel momento la giro a pancia in giù facendole tenere il sedere sollevato per poterla leccare. Mi piace la vedo contorcersi sta venendo, stacco la lingua giusto in tempo per impedirglielo passo la mia lingua sul suo ano e si irrigidisce “non il culo no, non l'ho mai fatto”.
“Tranquilla lo lasciamo per la prossima volta” le sussurro riportandomi al centro del piacere pochi tocchi con la lingua e il suo mugolio si trasforma il un deciso siiiiiiiiiiiiii con voce roca e affannata, freme e vibra si scioglie sul divano.
Keine Kommentare vorhanden