Alla scoperta di Marco (Terza parte)
rilasciato 23.01.2015 in categoria sesso raccontoLa seconda notte
Dopo che mi fui ripreso dal primo pompino di Marco nella sua doccia, ci asciugammo l'un l'altro. Asciugai e pettinai i suoi capelli lunghi quasi sino al culo, ma quando tentai di allacciarli in una treccia feci un lavoro così cattivo che lui mi scansò la mano e se la fece da solo. Avrebbe voluto farla anche a me ma io obiettai che la gente sarebbe diventata diffidente se tutti e due ci fossimo presentati a colazione con le trecce, così stabilimmo di legarli in una coda di cavallo.
Mentre lo facevamo discutemmo seriamente su come esternare la nostra relazione. La risposta fu che sarebbe stato difficile. Marco pensava che i suoi genitori avessero il sospetto che lui fosse gay, ma io ero sicuro che mio papà non lo sapeva. Dannazione, fino alla notte prima non ne ero sicuro neppure io. Decidemmo che erano affari nostri ed avremmo proseguito così.
Ormai era tardi per la colazione ed andammo ad un fast food, luogo di ritrovo di tutti i ragazzi.
In fila ascoltammo i pettegolezzi, per la maggior parte erano concentrati sulla mia prestazione nella partita, poiché ero un “forestiero” era evidente che la colpa era mia. L’unico obbiettivo fu Giorgio Bassi che borbottò forte (molto forte) che era il caso di parlare d’altro e ci invitò a sederci con lui e la sua ragazza. Parlammo per un po’ poi Marco andò via per l’allenamento di nuoto ed io andai a casa per studiare e guardare qualche partita.
Marco aveva promesso di venire dopo le otto quella sera e portare la cena. Io gli avevo detto di portare della birra se voleva qualche cosa da bere dato che papà controllava quello che c’era nel frigor. Passai il resto del pomeriggio e della sera studiando, guardando calcio e guardando l'orologio. Il libro di biologia ebbe la minima attenzione, la tivù anche, ma la massima attenzione l’ebbe sempre l’orologio.
Mio papà teneva in grande considerazione la privacy e la nostra casa era la più protetta della città.
La parte che costeggiava il vicolo dietro la casa aveva un’alta recinzione e papà ed io avevamo ricostruito il recinto posteriore per costruirci un'area di parcheggio ben schermata dal vicolo. Avresti dovuto essere davvero curioso per vedere chi arrivava o partiva dalla nostra casa, il che andava alla perfezioni per Marco e me finché non avessimo reso pubblico il nostro rapporto. Poco dopo le otto bussarono alla porta posteriore ed io quasi corsi ad aprire.
Marco entrò con le mani piene di shitole di cibo cinese. Le depositò sulla tavola e ritornò alla macchina per un secondo carico. Dopo aver scaricato quella massa sulla tavola, mi afferrò per darmi un abbraccio ed un bacio. Mentre gli rendevo l’abbraccio chiesi se aveva il solito odore di cloro.
Chiacchierammo durante il pasto, era come se ci conoscessimo da anni, ed io ero a mio agio con lui più di quanto fossi mai stato con gli altri amici.
È probabile che le birre abbiano aiutato. Dopo aver pulito la cucina andammo a guardare la partita di calcio.
Era meraviglioso! Marco conosceva lo sport più di quanto mi aspettassi. Mi sedetti in un angolo del divano e lui si accoccolò contro di me mentre guardava. Misi un braccio intorno alle sue spalle e lui passò la maggior parte della partita con la testa sul mio torace. Di quando in quando alzava la testa per darmi un rapido bacio o per accarezzarmi l'interno della coscia e strofinare una mano sul mio inguine.
Io gli carezzavo il torace, gli massaggiavo un po’ i pettorali e cercavo il suo inguine durante le pubblicità. Guardavamo appena la partita e godevamo la vicinanza l'uno dell'altro. Ero al massimo della contentezza di stare là seduto lasciando che lui giocherellasse coi miei lunghi capelli e mi lanciasse baci. L'amavo.
Quando la partita finì spensi la tivù e mi girai per spegnere la lampada. Marco in un lampo fu su di me pigiando le labbra sopra le mie e penetrandomi con la lingua.
Mi spinse sul divano e si sdraiò su di me, strofinandomi con forza le tette mentre tentava di toccarmi le tonsille con la lingua. Cominciò a strisciare il suo inguine sul mio. Rotolai su di lui e cominciai a mordicchiargli un orecchio. Mi fermai solo per togliergli l’orecchino che quasi mi aveva rotto un dente e poi ripresi a mordicchiare e carezzargli il collo. Lui si lamentò piano quando presi la sua maglietta e gliela alzai il più possibile in modo da potergli leccare il torace e succhiare i capezzoli.
Mentre scendevo sul torace con la lingua, gli slacciavo la cintura ed i pantaloni. Quando ebbi abbastanza spazio per mettere dentro la mia mano, la feci scivolare sul suo inguine, strinsi il suo cazzo raso e cominciai a menarlo con un movimento circolare. La respirazione di Marco diventò un po’ più ansante e cominciò a spingere le anche contro di me. Spostai più rapidamente la mano e sentii le sue palle contrarsi, il suo uccello cominciare a gonfiarsi e lui spingeva verso l'alto con abbandono.
Afferrò i miei capelli e mi tirò su per baciarmi profondamente mentre sprizzava il suo sperma tra di noi. Rotolò su di me e si alzò per aprirmi i pantaloni. Tirò fuori il mio cazzo gonfio dalle mutande, si sedette di nuovo sulle mie cosce e sorrise diabolicamente. Prese la sua lunga treccia, l'avvolse due volte intorno al mio uccello diritto e la fece scivolare intorno alla mia pulsante durezza. La sensazione era indescrivibile, quando la treccia veniva stretta e poi trascinata intorno a me quando la tirava.
Abbassai una mano per carezzarmi e lui la schiaffeggiò via.
“Stai sdraiato!”, comandò.
Afferrò la treccia ad una spanna sull'altro lato del mio inguine e mi fece una sega. Tirò indietro ed avanti la treccia, indietro ed avanti. Ogni volta che allungavo una mano me la spingeva via e continuava. Sentii l'orgasmo arrivare dal profondo della mia anima. Lo sentivo aumentare ogni momento mentre Marco continuava. Abbassò la testa per aver più treccia con cui lavorare e fare lenti e lunghi strappi che mi facevamo impazzire.
La mia liberazione corse alla testa del mio uccello ed eruttò in una fontana di sperma.
“Cazzo, vengo!” ansai.
Il primo sprizzo prese Marco sulla fronte e sembrò scioccato quando il secondo lo colpì in bocca. Il terzo colpo fu sul collo e poi io persi il conto mentre contrazione dopo che contrazione pompavo il mio carico sopra di lui.
Marco si chinò in avanti a strofinare la faccia sulla mia maglietta mentre saliva per poter essere baciato.
Afferrai la sua testa nelle mie mani e lo baciai con forza.
“Grazie, grazie” borbottai tirandolo contro di me.
Rimanemmo sdraiati nel buio godendo uno dell'altro, stringendoci ermeticamente l'uno all'altro e senza dire una parola. Dopo alcuni minuti lui alzò la testa dal mio torace e si tirò su per guardarmi negli occhi.
“Credo di volere che tu mi fotta”, bisbigliò.
“Qui? Ora? “
“No, cervello di pisello. Nella piazza della città a mezzogiorno.
Chiaramente qui ed ora. “
“Come? Dove? Io non ho mai fottuto nemmeno una ragazza, men che meno un uomo. “
“Lentamente, nel culo, idiota. Ed io non l'ho mai fatto prima. “
Marco si alzo e mi tirò accanto a se. Io ero ancora stordito.
“Dov’è la tua stanza?”
“Su per la scala poi a destra. Perché?”
Capivo di sembrare stupido ma stavo tentando di capire. Marco mormorò qualche cosa a proposito di idiota e poi mi rimorchiò nella mia camera.
Mi lasciò stupito di fronte al mio letto e poi scomparve nel bagno. Io ero ancora dove mi aveva lasciato quando ritornò e strappò le coperte dal letto. Allargò un grande asciugamano da spiaggia sulle lenzuola e mi sorrise.
“Non voglio dormire sulle macchie di bagnato. ” Considerando che il suo torace era coperto del nostro sperma pensai a quel particolare tra di me.
Marco rivolse di nuovo la sua attenzione a me e mi tirò a se lentamente, poi mi spinse delicatamente indietro sul letto e si spogliò.
Sciolse la treccia, spense la luce e scivolò sul letto accanto a me. Mi diede un tubo di lubrificante e mi disse di ungergli il culo.
“Quanto?”
“Tanto, non voglio che mi faccia troppo male. “, disse mentre rotolava sulla pancia accanto a me.
Ne presi una buona quantità con la mano e la spalmai intorno al suo ano. Spinsi leggermente ed il mio dito scivolò nel suo culo. Marco grugnì. Il suo culo era stretto intorno al mio dito e lo sentii tendersi e rilassarsi mentre muovevo il mio dito.
Pensai che non c’era alcuna possibilità che il mio cazzo entrasse a meno che Marco fosse rilassato molto di più. Ci volle qualche secondo ma poi spinsi un secondo dito accanto al primo. Cominciai a muovere le dita nel tentativo di stirargli il buco del culo e farlo rilassare. Ero assorbito da quello che stavo facendo ed abbassai una mano per carezzarmi l’uccello mentre esploravo il suo culo con un altro dito.
“Ahem!”
Guardai Marco.
“Cosa?”
“Quando smetti di giocare, io sono pronto”, qualche secondo di esitazione e poi più piano. “Penso. “
Tolsi le dita dal culo, le annusai e mi pulii la mia mano sul suo pene. Presi un preservativo (A scuola giravano come caramelle ed era considerato “cool” farsene dare una manciata, specialmente quando le ragazze stavano guardando). Marco si girò e mi tirò giù alla sua faccia.
“Sei vergine, vero?” bisbigliò. “Anch’io. Voglio sentirti dentro di me, non una verga coperta di gomma.
Se volessi della gomma, avrei potuto comprare un dildo. Per favore. Penso che sto cominciando ad innamorarmi di te. “
Il suo modo di dire “innamorarmi di te” mi spedì un brivido. Sentii un inizio di calore nelle dita dei piedi che saliva a colpirmi in pieno nel cuore. Lo tirai con forza nelle mie braccia e lo baciai. Questo bacio non era più desiderio ed attesa con la meta di trovare qualcuno pronto per fare sesso.
Era diverso, più offerta in pagamento d'un debito, più… beh, amore. Quella volta baciai Marco dominato dal cuore e non dai miei lombi. Dopo qualche momento lui si staccò dalle mie labbra, spalancò gli occhi confuso. Si guardò intorno come per dire qualche cosa, ma io gli misi un dito sulle labbra per farlo tacere. Quel momento era troppo prezioso per me. Vidi la comprensione nei suoi occhi ed arrossì. Sentii il calore aumentare nel suo corpo mentre il rossore si espandeva, mi tirò vicino a se, avvolgendomi con le sue gambe e mi baciò con la stessa tenerezza che io avevo tentato di mettere nel mio bacio.
Lo strinsi in un abbraccio e ci perdemmo uno nelle braccia dell’altro.
Alla fine mi slacciai dall’abbraccio, i nostri corpi erano appiccicosi della pre eiaculazione che i nostri movimenti lenti avevano spalmato sulle nostre pance. Marco aprì gli occhi ed implorò: “Ora!”
Mi lasciò e rotolò sopra il suo stomaco. L'ultima cosa che volevo era fargli male, così misi molto lubrificante sul mio cazzo, gli aprii di nuovo delicatamente le natiche e gli lubrificai l’ano, poi lo stirai delicatamente con le dita.
Marco gemette e roteò le anche. Mi misi a gambe divaricate sulle le sue e studiai il suo culo senza peli. Modellai le sue natiche e progettai il mio ingresso. La posizione non mi sembrava corretta così misi un paio di cuscini sotto di lui in modo che il culo puntasse verso l’alto.
Gli allargai un po’ di più le gambe e mi inginocchiai in mezzo. Lui mise le mani sul materasso e spinse indietro il culo contro il mio inguine.
Lo circondai con un braccio, aveva un’enorme erezione ed io feci correre le mani agevolmente sull’uccello rasato e sulle palle mentre mi abbassavo a baciare il suo culo senza peli. I suoi capelli rossi erano drappeggiati sulle spalle ed accumulati sul materasso accanto a lui. Appoggiai delicatamente il cazzo al suo buco. Marco si contorse un po’ e lo sentii stringere e rilassare il culo. Con la mano libera carezzai la sua carne e le sue palle ed aspettai finché non lo sentii rilassarsi.
Poi io cominciai a spingere. Avevo spinto dentro metà della cappella quando lui mi fermò.
“Fa male? “
“Un po’, ma non è poi insopportabile. Continua”
Spinsi più forte e Marco cominciò a spingere indietro, improvvisamente fui dentro.
“Aaaaa!” ansò. Sentii dolore nella sua voce e stava quasi per estrarlo quando lui disse: “Non ti muovere, lascialo lì per un secondo. Il dolore dovrebbe sparire oppure nessun uomo avrebbe mai inculato un altro.
“
Aspettai finché mi disse di continuare e poi spinsi più forte. Vidi altri due centimetri del mio uccello scomparire. Lui gridò di nuovo di dolore ed io mi fermai per farlo rilassare. Quando sentii il suo sfintere rilassato applicai più pressione e scivolai dentro per altri due centimetri.
Marco stava rilassandosi e cominciava ad abituarsi alla sensazione perché iniziò a spingere indietro le natiche verso di me. Pensando che fosse più pronto spinsi in avanti e seppellii il mio uccello fino all'elsa nel suo culo.
Le mie palle pelose collisero con le sue noci rasate con uno ‘slam’ udibile. Ci fu uno strillo e Marco crollò sul letto tirandomi su di lui. Pensai di averlo ucciso. Gli carezzai delicatamente i fianchi e la nuca ed aspettai che si abituasse ad avermi dentro di sè. Il calore del suo corpo sul mio uccello era una sensazione meravigliosa. Sentivo la mia stimolazione aumentare e mi trovai a tremare di pregustazione. Dopo circa un minuto disse che si sentiva bene ed io portai cautamente il mio primo colpo.
Lui non grugnì troppo rumorosamente così spinsi ancora. Lo sentii rilassarsi così continuai a scivolare lentamente dentro e fuori. Gli afferrai l’uccello e lo sentii duro, capii che non doveva sentire troppo male. Cominciai a spingere un po’ più forte. Marco cominciò a spingere indietro contro di me mentre io cominciavo a giocare col suo pene. Cominciai a godere la calda sensazione dell’anello del culo stretto sul mio cazzo, mi eccitai ancora di più e cominciai a pompare più forte.
Lui spinse indietro più forte contro di me alzandosi su un braccio ed usando l'altro per masturbarsi. Io spinsi ancora più forte.
Ero completamente preso da pura concupiscenza a****le. Spingevo sempre più velocemente e profondamente nel suo buco e lui rispondeva come un primitivo, si gettava indietro ferocemente al ritmo delle mie spinte ed i suoi colpi sul suo uccello divennero frenetici. Venne prima di me, i suoi schizzi di sperma finirono in dense gocce accompagnate dal suo uggiolare d'estasi.
Il suo buco del culo si strinse con forza sul mio uccello ed io sentii il mio pene gonfiarsi contro i suoi interni. Pompai freneticamente tentando di sbattere completamente il mio cazzo dentro di lui. Onda dopo onda il piacere mi attraversò, sentii lo sperma caldo sprizzare fuori da me e spargersi mentre il mio uccello nuotava nel suo calore ed io continuavo a pompare al massimo. La mia testa girava ed io vedevo le stelle mentre lo riempivo con tutto ciò che avevo.
Marco precipitò indietro sul letto mentre le mie ginocchia cedevano. Rotolai su di un fianco tirandolo con me e strigendolo ermeticamente mentre lottavamo per riprendere fiato. Volevo dannatamente baciarlo, estrassi l’uccello gonfio dal suo culo prima che si ammorbidisse. Grugnì di dolore ma io stoppai il lamento chiudendogli la bocca con la mia. Per la prima volta nelle nostre vite ci addormentammo nelle braccio di un uomo.
Mi svegliai ad un movimento contro la fessura del mio culo ed un morbido carezzare sul mio inguine.
Marco stava respirando piano mentre strofinava il cazzo contro di me.
“Fallo, Marco!” Gli dissi.
“Ti farà male dannatamente, mi duole ancora. Sei sicuro?”
“Ti è piaciuto?”
“Potrai farmelo ogni volta che vorrai, amore mio. Il dolore se ne andrà e ricorderò per sempre il piacere. “
“Fallo Marco” bisbigliai.
Marco mi fece rotolare sopra la schiena e si inginocchiò tra le mie gambe. Ci fu un breve senso di pressione quando spinse un dito unto nel mio culo e mi massaggiò l'ano.
Un secondo dito seguì rapidamente il primo e mi divenne rapidamente duro. Lo guardai ungersi l’uccello che continuava a gonfiarsi mentre lui diventava sempre più ansioso. Si chinò in avanti, i suoi capelli sul mio torace, e mi baciò. Mise i miei piedi sulle sue spalle e scivolò in avanti per appoggiare la cappella al mio culo. Mi tesi sapendo quello che sarebbe seguito e trattenni il fiato.
“Rilassati, amico, rilassati. Fingi di stare cagando.
Spingi solo un po’” bisbigliò.
L'espressione dei suoi occhi diceva che era ansioso e pronto, lo sentii muoversi mentre aspettava che mi rilassassi. Mi rilassai leggermente e lui mi penetrò. Calcolò male la quantità di forza necessaria per entrare e la spinta iniziale ed entusiasta seppellì il suo cazzo nel mio culo sino alle palle. Sentii come se fossi stato lacerato dal buco del culo al cazzo. Ansai di dolore ed abbassai una mano per strappare dal mio culo il palo telefonico incastrato dentro di me.
“Mi spiace, mi spiace!”, singhiozzò Marco afferrandomi le mani e chinandosi a baciarmi il torace. “Aspetta, aspetta un momento, il dolore passerà. ” Io pensai di no, ma faceva troppo male perchè riuscissi a parlare.
Lentamente il dolore diminuì ed io cominciai a notare la pienezza che sentivo nella mia pelvi ed il calore del suo uccello nel mio ano tenero. Quando il dolore si fu affievolito guardai Marco e gli dissi che poteva cominciare.
Lentamente Marco uscì fino a metà asta e poi scivolò lentamente dentro di me. La sensazione di riempimento rimase ed il movimento del suo pene sulla mia prostata era strano. I colpi si ripetevano e le sensazioni divennero più intense e piacevoli. Poi ad ogni colpo la sensazione di piacere divenne più forte ed io guardai il mio uccello cominciare a gonfiarsi di sangue. Avrei voluto che cominciasse a pompare più velocemente ma lui continuava il suo lento e continuo spingere.
Lasciai cadere un poco le gambe sulla sua schiena per fargli aumentare la velocità, serrai le caviglie ed all'inizio di una delle sue spinte lente, lo tirai profondamente dentro di me. Comprese il suggerimento, prese le mie anche e cominciò a spingere con più velocità. Il mio desiderio stava di nuovo aumentando e cominciai a carezzarmi il pene. Marco stava cominciando ad anelare e pompò con più vigore.
In un secondo Marco si trasformò da persona quieta e gentile in un demonio furioso.
I suo pompare divenne violento mentre spingeva profondamente dentro di me. Le sue palle urtavano contro le mie mentre lui pompava furiosamente. Pensai che il mio cazzo sarebbe esploso mentre lo menavo spietatamente. Lui chiuse gli occhi ed arcuò la schiena mentre raggiungeva l’orgasmo. Sentii il suo lungo uccello espandersi contro le pareti dolenti del mio buco e rallentò mentre mi veniva dentro. Io stavo ancora menandomelo furiosamente quando finì. Marco guardò la mia erezione e capì che non avevo ancora sborrato.
Spinse via la mia mano e si piegò quasi in due per prendere in bocca il mio uccello. Succhiò e leccò freneticamente mentre ritirava il suo pene molle dal mio culo e cercava di prendere più del mio pene nella sua bocca. Venni, lo sperma sprizzò nella sua bocca. Lui sembrò sorpreso ed ingoiò instintivamente. Non riusciva a tener dietro alla sborra che pompavo e che gli uscì dalla bocca sul mio cazzo. Quando finì di succhiarmi, leccò lo sperma dalla mia asta, strisciò sul mio corpo e mi baciò.
Il suo alito odorava di sperma. Lo strinsi ermeticamente. Continuammo a baciarci e carezzarci l'un l'altro per un po’, poi si alzò e mi guardò negli occhi.
“Wow! ” Dicemmo all’unisono.
Era una notte meravigliosa. Io non avevo mai passato una notte con qualcuno nel letto, ma la goffaggine iniziale di due corpi che si muovono nel loro sonno passò presto. A Marco piaceva stare vicino all’altro e ogni volta che mi svegliavo lui mi stava pigiato addosso.
Se rotolavo via, lui presto mi ritornava contro. Una volta mi costrinse all'orlo del letto e piuttosto che svegliarlo, mi alzai e salii dall’altro lato. Non mi ero ancora riaddormentato che lui era accoccolato contro di me. Io ero più contento di quanto fossi mai stato. Tutto andava bene e mi sentivo realizzato. Mi piaceva accarezzarlo mentre dormiva. Lui sospirava e mi stava accoccolato più vicino. Se lo svegliavo accidentalmente, lui mi sorrideva intontito e mi dava un rapido bacio, ficcava la testa contro la mia ascella o la appoggiava sul mio torace e tornava a dormire.
Il telefono suonò alle 6 precise. Era papà e facemmo una rapida chiacchierata. Gli dissi che avrei studiato biologia per il compito del giorno dopo. Non gli dissi che era la biologia di Marco quella che pensavo di studiare. Marco sorrise con la testa sul mio torace, continuare la conversazionale fu molto più difficile quando la sua testa scomparve sotto le coperte e lui cominciò a carezzarmi le palle con la lingua. Papà mi ricordò di andare fuori a correre ed appese.
“Più tardi”, pensai mentre Marco avvolgeva delicatamente la bocca intorno al mio cazzo che si stava rapidamente gonfiando.
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