Le donne hanno mille occhi
rilasciato 15.01.2023 in categoria sesso raccontoStrani rapporti extraFaceva un gran freddo quella mattina. Il vento, fuori, sembrava non volere più fermare le sue raffiche impetuose. Dal caldo del mio letto diedi un’ occhiata annoiata al termometro che segnava 2 °C. “Cacchio che freddo !!” esclamai ancora assonnato, e mi rimboccai le coperte fino al naso beandomi di quella giornata di ferie. Dopo una ventina di minuti però, la voce imperiosa di mia madre mi costrinse a superare il momento di torpore e ad alzarmi dal letto.
Ancora in stato di semi incoscienza mi diressi verso il bagno per la solita doccia mattutina. Non accesi la luce (come al solito) e mi iniziai a spogliare. Non appena abbassai le mutande una voce mi fece sussultare. “Però … complimenti!”“Ma…. chi…. ?” – dissi rialzando i boxer con un gesto repentino. Era mia sorella, impegnata a depilarsi le gambe, che aveva lanciato quell’ apprezzamento nei confronti del mio sesso. “Ma che dici Linda !! sei impazzita ?!”“No, ho solo fatto un complimento al mio fratellone ! chissà quante ragazze ti corrono appresso !” disse accennando un sorriso malizioso.
“Dai Linda, finiscila ! scusami piuttosto se sono entrato senza bussare ma di solito a quest’ ora tu sei al lavoro. ”“Si fratellone, vero, ma dimentichi che da oggi anche io mi godo le mie ferie, e non solo quelle spero!”“Che intendi dire ?”“Avvicinati che te lo spiego”Non feci a tempo ad avvicinarmi che mi aveva abbassato i boxer ed aveva preso in bocca il mio pene. In un attimo mi resi conto di cosa stava accadendo: mia sorella mi stava facendo un bocchino e per giunta mi piaceva !L’ ancestrale divieto si fece strada dentro di me fino a fare si che con un gesto velocissimo mi liberai da quella calda accoglienza e scappai nella mia stanza.
Mi gettai sul letto ripensando a quello che era accaduto e notai che la cosa non mi era dispiaciuta affatto anzi il mio pene era ancora dritto e turgido, un senso di eccitazione mi aveva pervaso, ripensavo insistentemente alla bocca di quella che non era più mia sorella ma una donna che mi aveva cominciato un sapiente pompino che io avevo interrotto. Ripensavo alla sua bocca che scorreva sul mio membro ed ai suoi occhi che mi fissavano languidi.
A quel ricordo mi masturbai venendo sulla mia mano ma appena mi stavo per pulire sentì di nuovo una voce femminile alle mie spalle. “Che fai ora ? lo sprechi su un fazzolettino di carta ?”Era ancora lei, mia sorella, era entrata nella mia stanza mentre mi masturbavo. “Aspetta, dammi la mano, io non sono per sprecare le cose buone ! e poi sono una golosona !”Mi prese la mano e cominciò a leccarla e succhiarla come fosse stata una caramella, il contatto con quella lingua non fece che accrescere la mia eccitazione e sentivo il pene spingermi sui boxer.
Ci sapeva fare la mia sorellona porca ! Aveva una maestria incredibile, leccava e succhiava le dita, il palmo, fino a ripulirmela completamente. Appena finito si leccò le labbra, emise un sospirone come se avesse appena bevuto un bicchiere d’ acqua fresca e mi disse: “Buooono!!! Dolce e saporito ! veramente ottimo !” Mi posò il palmo della mano sul pene cominciando a carezzarmelo e dicendo “hai anche un bel pisello, spero che me lo farai assaggiare con più calma la prossima volta, timidone ! mi piacerebbe anche sentirlo dentro prima o poi, devi essere un grande scopatore tu ! le tue donne che dicono delle tue performances ?”“Bhe, veramente….
io …..”“Nooooo ! Fratellone sei ancora vergine ?”“Si !”“Sei vergine e rifiuti un pompino ? Mica sarai un frocetto ?”“No !! un pompino mi piacerebbe ma…. ma tu… sei mia sorella !”“Ma daiii – aggiunse lei – mica ho detto che dobbiamo sposarci o avere figli, ci dobbiamo solo divertire un poco! da piccoli giocavamo agli indiani, ora che siamo cresciuti ci divertiamo in altro modo no ? E’ solo un gioco ! O preferisci ancora gli indiani ? Pensaci e fammi sapere !”.
Rimasi inebetito non sapevo che dire mia sorella era così disinibita ? Cavolo ma fino all’ altro ieri guardava i cartoni !!Sentì la porta richiudersi e, nel silenzio della mia stanza cominciai a pensare alle parole di mia sorella. “Solo un gioco” in effetti l’ idea non mi dispiaceva, una 27enne infoiata che mi invitava a scopare, chissà quanti avrebbero voluto essere al posto mio, ripensai alle parole del mio amico Gianni che aveva sempre sostenuto di volere morire affogato dalla quinta di mia sorella, oppure a Filippo che mi diceva sempre che le chiappe di mia sorella lo facevano andare in tiro al solo pensiero e che se fosse stata sua sorella se la sarebbe scopata senza pietà.
Mi convinsi e mi preparai a fare capire a mia sorella che il “giochetto” mi stava bene mi vestì, e scesi, pronto per il pranzo. Mia madre era in cucina a preparare, mia sorella la stava aiutando io accesi la TV e preparai la tavola quando suonò il telefono, mia madre andò a rispondere ed io ebbi l’ occasione di rimanere solo con mia sorella. “Allora Linda, io ci avrei pensato, mi sta bene il gioco come lo chiami tu ! ma con mamma come facciamo ? se ci scopre sono cavoli amari per tutti e due !”“E bravo il mio fratellino, ti sei convinto ! con mamma no problem ci divertiamo solo quando abbiamo via libera ! e poi mica è detto che dobbiamo divertirci solo in casa ! ci sono tanti posti ! Il garage, la macchina, il bagno di un bar e anche se ci scoprisse non credo farebbe dei problemi, mamma è molto all’ avanguardia in questo senso … vedrai, non ti pentirai di avermi scelta come compagna di giochi !” ed abbozzò un sorriso languido.
“Era papà al telefono, ragazzi ! ha detto che non torna a pranzo, quindi tutti a tavola !”La voce di mia madre mi fece trasalire, presi le portate e mi diressi verso la tavola preceduto da mia sorella la quale cominciò ad ancheggiare sussurrandomi: “che faresti al mio culetto fratellone? Lo vorresti toccare ? lo sai che sono senza mutandine ?Io abbassai la zuppiera con il sugo all’ altezza dell’ inguine per non fare notare l’ erezione che mi avevano procurato quelle parole.
Mi accomodai a tavola e cercai di distrarmi guardando la televisione ma il pensiero di mia sorella seduta di fronte a me senza le mutande in dosso mi faceva sentire un senso strano di ansia allo stomaco, le mani mi tremavano e credo che fossi anche sudato. Pranzammo senza ulteriori allusioni da parte di mia sorella e alla fine del pranzo mi ero leggermente calmato. Ci sedemmo tutti e tre sul divano a guardare la Tv e mia madre come al solito si appisolò, mia sorella ne approfittò prendendomi la mano e portandosela su una coscia.
Mi iniziò a guidare la mano lentamente verso la sua figa e sussurrando per non svegliare mia madre disse : “hai visto che ho messo le autoreggenti come piacciono a te ? ti ho visto sai, ti ci avvolgi il pisellone ogni tanto e ci sborri dentro! Sono abbastanza velate, fratellino ? ti piacciono ? dai, dimmelo che ti piacciono !”Le sue parole non facevano altro che aumentare la mia erezione e appena il mio mignolo raggiunse la sua fessura lei ebbe un sussulto e mi disse : “ed ora puoi continuare anche solo vero ? dai, infila il dito nella fessurina ! la senti com’è bagnata ?”.
Io ero terrorizzato all’ idea che mia madre potesse svegliarsi quindi tenevo un occhio a quelle cosce da sballo fasciate nelle autoreggenti ed un occhio a mia madre che se ci avesse scoperto non l’ avrebbe certamente presa bene, malgrado mia sorella sostenesse il contrario. Mia sorella cominciò a mugolare “hmmm, mi fai morire, sei bravo con le dita, ci saifare !”A quella frase mia madre si cominciò a svegliare passarono pochi decimi di secondo e tutti e due eravamo di nuovo composti a guardare la TV come due bravi bimbetti e non come due fratelli i****tuosi.
Verso le 20. 00 mio padre rientrò a casa raggiante di gioia in quanto era riuscito a concludere un affare piuttosto importante, baciò mia madre, e ci disse di prepararci perchè ci avrebbe portato a cena fuori. Mentre mi vestivo mia sorella mi chiamò e mi disse di seguirla, mi porto vicino alla porta della camera dei miei genitori e mi disse di ascoltare. “Non sento niente !” esclamai dopo pochi secondi. “Appunto – disse lei – secondo te che fanno li dentro in silenzio ?”“Si staranno preparando ! che domande.
”“E’ li che sbagli fratellone, guarda dal buco della serratura !”Mi chinai e vidi una scena degna del migliore film a luci rosse. Mia madre stava facendo una spagnola a mio padre che ne pareva visibilmente soddisfatto e muoveva il bacino avantri e indietro. “Ma gli scopa le tette ?!” dissi io“Si – aggiunse mia sorella – e anche lui ha un bel pisellone ! adesso ho capito da chi hai preso !”“Cazzo ma sei una vacca ! Quello è tuo padre !”“Che ci posso fare se mi piace il cazzo ! a me non interessa chi ci sia attaccato dietro, mi piace solo il cazzo di un uomo!”Mi dovevo rassegnare ad avere una sorella ninfomane che si sarebbe scopata pure il padre pur di avere un pisello tra le mani, devo dire però che la cosa cominciava a piacermi.
Dopo circa un’ oretta mia madre e mio padre ci chiamarono chiedendoci se eravamo pronti e aggiungendo che ci aspettavano in garage. Mia sorella usci dalla sua stanza vestita e truccata come una vera vacca che gioca a fare la santarellina. Tailleur nero con gonna poco sopra al ginocchio, calze velatissime color carne, delle scarpe con i tacchi alti con una fibbia alla caviglia ed un trucco che metteva in risalto la sua bocca da pompinara.
“Cazzo che figona !” dissi io “Ti pianteranno gli occhi addosso per tutta la sera”. “Questo è niente – disse lei – guarda cosa ho fatto !”Si alzò la gonna mostrandomi che non aveva indossato le mutandine poi abbassò la gonna e sbottonò la giacca del tailleur mettendo in mostra le sue stupende tettone senza reggiseno. I capezzoli già duri e puntati verso l’ alto, le areole brune e grandi, la sua fica appena vista mi fecero l’ effetto di una intera confezione di viagra ebbi una violenta erezione ma lei mi disse : “Già duro ? trattieniti altrimenti non ci arrivi alla fine della serata ! Ti sborri nei calzoni prima della mezzanotte ! Ho in serbo delle sorpresine per te !”.
L’ idea delle “sorpresine”, come le chiamava lei, mi fece peggiorare la situazione mi sentivo il pene umido, duro e dolorante dentro i calzoni non sapevo come fare per allentare la morsa dell’ eccitazione indossai il cappotto che, data la sua larghezza, riusciva a coprire quell’ imbarazzante bozzo ed uscimmo. In macchina parlammo del più e del meno, dell’ affare concluso da mio padre e del fatto che se tutto andava come lui sperava mi avrebbe regalato la tanto sospirata macchina.
A quelle parole mia sorella mi guardò e mi disse : “Una macchina tutta tua ?? beneeeee ! Un fratellone guidatore ! Spero mi darai un passaggio qualche volta !”, io risposi che certamente non avrei rifiutato un passaggio a mia sorella e lei mi disse in un orecchio : “Finalmente un posto dove potremo trombare in santa pace !” e si mise a ridere della mia faccia sconvolta. Arrivammo al ristorante e, come previsto, a partire dai camerieri fino ai clienti, tutti gli occhi dei maschietti erano puntati su quel gran pezzo di fica che era appena entrata nel locale.
“Ti mangiano con gli occhi” dissi io e lei si limitò ad una risatina maliziosa. Mi andai a lavare le mani e sentì che i camerieri stavano tirando a sorte il “fortunato” che avrebbe servito il tavolo 14. Tornai al tavolo e, dopo pochi minuti, il vincitore si presentò menu alla mano. Mia sorella si appoggiò al tavolo in maniera tale da fare capire al cameriere che non portava il reggiseno, infatti il malcapitato sgranò gli occhi e cominciò a sudare … potevo ben capirlo una quinta in bella mostra non capita tutti i giorni.
Mangiammo benissimo e, in attesa del dessert, mia sorella disse che andava in bagno a darsi una rinfreshita, si alzò e si diresse verso il bagno scortata dagli sguardi della intera sala. Mi era parso che vicino alla porta del bagno avesse lanciato un sorriso malizioso a qualcuno ma pensai che non sarebbe arrivata a tanto, che era solo una mia impressione. Il dubbio mi attanagliava, però, e decisi di controllare con i miei occhi.
“Vado a lavarmi le mani” dissi ai miei e mi diressi anche io in bagno. Aprì la porta del bagno delle donne e come sospettavo non vi trovai nessuno, idem in quello degli uomini. Dove cacchio si era cacciata mia sorella ?Attrasse la mia curiosità una porticina con su scritto “personale di servizio” e mi avvicinai silenziosamente. Appena fui vicino abbastanza cominciai a sentire dei sospiri e dei gemiti. Decisi di aprire molto lentamente la porta per farmi uno spiraglio dal quale guardare e, appena mi abituai alla penombra della stanzetta, vidi quello che sospettavo.
Mia sorella era poggiata ad un lavandino con le braccia larghe, la giacca del tailleur completamente abbassata sui fianchi e la gonna alzata in vita, le sue tette ondulavano ritmicamente, lei strabuzzava gli occhi e gemeva leccandosi le labbra con fare voluttuoso. Aprì ancora di più la porta per vedere il fortunato scopatore e… sorpresa: il cameriere che ci aveva servito a tavola si stava inculando mia sorella. “Sei una gran troia !” diceva il cameriere e lei rispondeva a tono dicendo “Siiii, hmmm, sono la tua troia ….
che bel cazzo hai… sfondami il culo…. mettilo tutto dentro …. ti sento, sei duro come il marmo … hahaaa … mi bruci dentro come il fuoco !!!!”Ero intento ad osservare il culo di mia sorella sfondato da quel possente membro quando alzando lo sguardo mi accorsi che mia sorella si era accorta della mia presenza e guardava nella mia direzione dicendo : “Ti piace ? dai porco dimmelo che ti piace !” rivolta al cameriere ma guardando me che con un filo di voce sussurrai “Si, mi piaci da morire”.
Richiusi la porta e la senti urlare di godimento, mi infilai nel bagno degli uomini chiusi la porta e mi masturbai per scaricare l’ eccitazione accumulata in un’ intera giornata. Tornai a tavola che mia sorella era già seduta e, vedendomi arrivare, mi sorrise con sguardo complice. Il cameriere (con un viso visibilmente soddisfatto) portò il dessert ed il conto mio padre andò a pagare e finito il dolce uscimmo. In macchina mia sorella mi disse ad un orecchio: “Visto tutto ?” ed io “Si, ho apprezzato lo spettacolino, ma sono un poco geloso!”.
“Lo avevamo detto, era un gioco, non siamo sposati, non devono esistere gelosie, io scopo con chi voglio e quando voglio …. anche con un cameriere se mi va ! e poi era tanto carino, per non parlare del suo cazzo ! lo sai che mi brucia ancora il culetto !?”“Puttana, mi sto eccitando di nuovo !” questa frase la fece esplodere in un risolino acuto e malizioso. “Che avete da dirvi di così segreto voi due la dietro??” disse mio padre “Niente papà, Marco mi ha raccontato una barzelletta” disse lei “e noi non possiamo sentirla ?”, “No….
no papà è un poco sporchina e mi vergogno un pò a raccontarla a te e la mamma”, “E la racconti a tua sorella ? con che faccia ?” disse mio padre ridendo, io stavo per rispondere che gli raccontavo le barze zozze con la stessa faccia con cui lei si faceva inculare nei cessi di un ristorante, ma mi trattenni e diedi una evasiva risposta buttando la cosa sul comico. Mia sorella nel frattempo si stava aggiustando una calza mostrandomi apposta la sua peluria bionda ancora visibilmente umida dalla recente eccitazione ed io tornai in tiro come e più di prima.
“Wow, certo che ne hai avute di erezioni oggi ! devi stare proprio male, vero fratellone ?” mi sussurrò lei. “Fanculo” – le risposi ad un orecchio. Arrivammo sotto casa e mio padre disse “Ok, stasera vi faccio un regalo, io e la mamma saliamo a casa ma vi lascio la macchina, potete andare dove volete basta che vi portiate anche il cellulare così vi possiamo rintracciare”. Mio padre che mi lasciava la macchina ? Cacchio! avrebbe dovuto concluderne più spesso di affari come quello !“Ok, papi, grazie – disse Linda – ci facciamo un giro e rientriamo, niente di particolare”.
Mi misi alla guida e mia sorella al posto del passeggero dopo le ultime raccomandazioni di fare piano di mia madre partimmo senza una meta precisa. “Lo sai che hanno trovato il modo di liberarsi di noi per farsi una santa scopata, vero ?” disse Linda. “Si che lo so, sono imbranato, ma questo lo avevo capito anche io” risposi seccato. “Allora senti imbranatone, che ne dici di fermare questa macchina in un posto appartato per fottere un poco come si deve la tua cara sorellina maggiore?” A quelle parole rimasi come stordito, non sapevo cosa fare, era una intera giornata che venivo sottoposto a sollecitazioni erotiche di ogni genere, la mia eccitazione era tale che pur di sfogarmi mi sarei scopato un buco in un muro ma sentirmi offrire una fottuta da mia sorella mi bloccava, non riuscivo a dire si e non riuscivo nemmeno ad oppormi.
“Senti Linda, tu sei un gran pezzo di figa, mi ecciti veramente, mi hai provocato per tutto il giorno, solo a pensare che sotto questo vestito non hai nulla mi arrapo da morire, ma… ma sei mia sorella !!! non posso scopare con te !”. “Lo sapevo, ho il fratello frocio !! Eri d’accordo anche tu a divertirci insieme no ?! Adesso che fai mi lasci la fica in fiamme ?! a saperlo prima dal cameriere mi facevo fare servizio completo ! Glie lo prendevo anche in bocca, mi facevo trapanare anche la fica ! almeno non rimanevo con sta voglia ! Sai che ti dico stronzo mi faccio trapanare dal primo che passa, giuro !”Nel frattempo mi ero fermato e con la coda dell’ occhio mi accorsi che si stava avvicinando una persona, incominciai a tremare, conoscendo mia sorella e avendo visto come si era fatta scopare da quel cameriere che neanche conosceva, la sapevo capace di fermare un tizio qualsiasi e chiedergli se voleva fare sesso con lei.
Man mano che la figura si avvicinava la mia ansia aumentava poi il tizio svoltò un angolo e la strada rimase deserta. Cazzo che spavento, pensai !Riaccesi la macchina e mi diressi verso casa “dove vai ora, imbecille ?” ; “A casa !” risposi. “Ma bravo, lascia almeno scopare loro, no ?! Se arriviamo adesso li troviamo in pieni preliminari, la mamma non ha nemmeno cominciato a succhiarlo che arriviamo noi a rompere ….
i coglioni !”“Hai ragione, che facciamo allora ?”, “io l’ alternativa te la avevo data ! ma siccome sei un imbecille puritano adesso facciamo quello che dico io !”“Va bene, dove si va allora ?”“A casa di Gianni, è un mese che ci invita a casa sua e stasera è il suo compleanno”“Ma non abbiamo neanche un regalo, che figura facciamo ?!” A queste parole lei mi guardò con sfida e mi disse : “Il regalo per Gianni….. sono io ! Sbaglio o ti ha sempre detto che avrebbe tanto desiderato morire tra le mie tette !?”“Cazzo Linda ! non puoi farmi questo ! scoparti il mio migliore amico no ! se si sparge la voce che ho una sorella ninfomane sono fottuto !”“No bello, casomai ad essere fottuta sono io ! ma nel mio caso non mi dispiace per niente.
”Ero in una situazione difficile mia sorella aveva una gran voglia di fottere, io ero eccitatissimo per tutti quei discorsi sul sesso, i miei erano a casa che si godevano la loro scopata, e avrei dovuto portare mia sorella in regalo al mio migliore amico !“No Linda ! a costo di scoparti io per tutta la notte, ma a casa di Gianni non ti porto !”“Ma allora … che aspetti cretino ! fermati in quel vicoletto ! aspettavo queste parole ! dai, scopiamo ! non me ne è mai fottuto un emerito cazzo di quel mollaccione di Gianni !”Non avevo ancora fermato la macchina che il mio cazzo era già fuori dai pantaloni e preda della sua sapiente lingua, mi leccava la cappella in maniera incredibile e con una mano mi massaggiava le palle.
“Uhmfhm …. fratellone che pisello magnifico hai … voglio provare tutto stasera”Io non riuscivo a parlare ma presi coraggio e cominciai a massaggiarle il culo sodo cominciando a tirare su la gonna. Le scoprì le tette e lei mi disse : “Che te ne pare ? Ti piacciono ? aspetta te le faccio provare !”Mi strinse il pene in mezzo alle tette e cominciò a fare su e giù con quel seno poderoso. Sborrai quasi subito tra la sua faccia e le sue tette in fiotti lunghi e potenti.
“Wow, che esuberanza ! mica avrai finito vero ?”“Non lo so Linda, ti ripeto che per me è la prima volta, non so quante ne posso fare !”“Non ti preoccupare sono sicura che adesso durerai un sacco, anche perchè lo voglio nella fica che stasera è ancora rimasta a secco !”. Mi abbassò la spalliera del sedile, si alzò la gonna mettendo in mostra le sue meravigliose cosce fasciate da quelle strepitose autoreggenti e incomincio a menarmelo, poi lo prese nuovamente in bocca succhiando più forte di prima ed il mio pisello tornò di nuovo dritto.
“Benone ! – disse cominciando a salire su di me – adesso tocca alla mia … hmmm … fichetta” e si impalò sul mio pene. Provai una sensazione strana, un misto di dolore e piacere insieme, ma era quest’ ultimo a prevalere. Linda cominciò a muoversi disegnando un otto col bacino e mi sussurrava parole del tipo : “ti piace la tua sorellona porcella ? Senti come è calda la mia fica ? pompa, maiale, pompami ! Spaccami !”Parole che non facevano altro che eccitarmi ancora di più allora presi coraggio e con un gesto sincronizzato al suo movimento le piantai un dito nel culo.
Lei con un urlo soffocato dal piacere urlò “HAHAAAA … Siiiiiiiiii, che belloooo !” e mi inondò il cazzo dei suoi umori, io venni poco dopo in un’ altra sborrata che non mi sarei aspettato (era la quarta della giornata). Ci ricomponemmo, mia sorella mentre si rivestiva mi baciò in un bacio lungo ed infoiato, con la lingua e mi disse : “Sei un amante da urlo ! Ti amo ! spero che vorrai ancora scopare con me ci sono tante cose che non abbiamo fatto ! e poi il mio culetto lo devo anche a te … almeno solo perché sei mio fratello !”.
Rientrammo a casa abbastanza stanchi, i miei dormivano, e mia sorella dopo avermi salutato con un bacio profondo mi disse : “Riposati bene, saranno giorni faticosi questi ! mi sono venute alcune ideuzze … e siccome papà parte per Londra domani, tu rimani l’ unico pisello in giro per casa …. lo dovrai sostituire”. Non capì questa sua deduzione ma ero troppo stanco per analizzarla e mi andai a coricare. La mattina dopo mi alzai molto tardi, ancora stravolto dalla “esuberanza” di mia sorella.
Andai in bagno cercando di trovare refrigerio sotto la doccia, ma il ricordo degli avvenimenti della sera prima mi portava un senso di eccitazione incredibile che neanche la doccia riusciva a sopire. Il gioco mi piaceva e adesso volevo vedere dove sarebbe arrivata la fantasia erotica di mia sorella Linda. “Ragazzi, sveglia, tra poco arriva lo zio” urlò mia madre dal piano di sotto. Vidi uscire mia sorella dalla sua stanza, perfettamente vestita e truccata, sapeva di buono ed il suo odore mi inebriò.
“Ciao, scopone ! Come va ?”“Dai Linda, non chiamarmi a quel modo !”“Cavolo ! e come allora ?! Sei il migliore amante che abbia mai avuto !”La sua affermazione mi fece piacere, ero un grande scopatore, e pensare che fino a dieci ore fa ero vergine !“Dai, scendiamo di sotto !”. Mi si piantò davanti lungo tutto il percorso che portava dalle stanze da letto al piano di sotto e la vista di quel sedere tondo e sodo mi estasiava (credo anche che il mio sguardo non doveva essere dei più intelligenti).
Scendemmo ad attendere lo zio e a dare una mano a mia madre. Dopo circa una decina di minuti suonarono alla porta. “Ciao zione !” – disse mia sorella abbracciando zio Carlo con una prorompente carica di affetto. “Wow, che affetto sconsiderato che ha mia nipote nei miei confronti !”Dopo i soliti saluti ed un buon aperitivo ci sedemmo a tavola; io e mia sorella uno accanto all’ altra e di fronte a noi mia madre e mio zio (mio padre, come già detto, era partito la mattina stessa molto presto).
Mentre mangiavamo mia sorella fece cadere il tovagliolo e si chinò per raccoglierlo, appena rialzatasi mi fece un cenno lasciandomi intendere di fare lo stesso. Mio zio e mia madre guardavano la tv e ci davano il profilo, io feci cadere una posata e mi calai per raccoglierla. Sotto al tavolo, tra la penombra ed i riflessi azzurrati che la tv emanava, mi si presentò una scena incredibile: mio zio aveva il cazzo fuori dai pantaloni e mia madre lo stava masturbando lentamente.
La mia eccitazione era cresciuta, mi stava cominciando una erezione (in effetti stavo rischiando di vivere il resto dei miei giorni in perenne erezione, se le cose fossero continuate così). Vedevo mio zio che socchiudeva gli occhi fissando lo schermo della tv e mia madre che, di tanto in tanto, si passava, voluttuosa, la lingua sulle labbra. Guardai mia sorella che era visibilmente eccitata e si era messa una mano tra le gambe. Incominciai ad avere fastidio per la prepotente erezione che spingeva dentro i pantaloni e speravo in una mossa risolutoria da parte di mia sorella, forse si sarebbe alzata per andare in bagno a masturbarsi, io l’ avrei seguita e avrei potuto …….
cavolo ! stavo diventando un maiale !Non si mosse, mi guardò, mi sorrise provocante ma rimase seduta. “Stronza !” pensai “Fino a ieri avresti pagato per scoparmi e ora che ne ho bisogno io stai ferma come un ciocco !”Dopo una decina di minuti mio zio venne (me ne accorsi dall’ espressione che prese in volto) e mi incuriosì pensando a come mia madre avrebbe eliminato le tracce della sborrata, ma non mi ci volle molto a capirlo.
Si portò il fazzoletto alla bocca, coprì la mano e leccò tutto con cura. Il gesto mi richiamò alla mente la mattina precedente, quando mia sorella mi scoprì mentre mi masturbavo. “Ma guarda, madre e figlia hanno gli stessi modi … sarà colpa del DNA ?” pensaiLa scena mi aveva veramente eccitato al massimo e mia sorella continuava a rimanere seduta. Chi si alzò per prima fu mia madre che si diresse verso la cucina, solo allora mia sorella si alzò dicendo: “Ti do una mano a sparecchiare mamma” e mi lanciò un’ occhiata come per dirmi “Ti ho fregato !”; mio zio si alzò in un secondo momento per andare al bagno.
Mi alzai anche io portando in cucina le ultime cose che erano rimaste in tavola e mentre mi avvicinavo sentì mia sorella e mia madre che parlavano. “Mamma, sbaglio o stavi masturbando lo zio prima ?” disse mia sorella. “Bhè, si, è da quando siamo ragazzi che facciamo questo giochetto: lui si siede a fianco a me, mi struscia un ginocchio contro la gamba ed io capisco che vuole una pugnetta. ”“Però ! ma dovunque siate ?”“Si, lo accontento sempre ….
una volta lo abbiamo fatto al teatro, un’ altra in un taxi, anche ad una mostra, ed una volta in treno. ”“Cavoli ! ma, con papà come fai ?”Papà non ha mai sospettato nulla e poi mica lo cornifico, mi limito solo ad un divertimento ogni tanto; anche se il pene dello zio mi piacerebbe sentirlo dentro ogni tanto, ha un bell’ arnese sai ?”“Ho apprezzato mamma, mentre glie lo menavi ho sbirciato sotto al tavolo, è vero ha un bel pisello.
”Ma che cazzo di discorsi erano tra una madre ed una figlia ! La cosa mi spiazzava definitivamente: avevo una madre ed una sorella ninfomani che parlavano di cazzi, seghe, voglia di scopare, ritenevano il sesso un divertimento, un gioco. “Sai mamma, anche Roby ha un pisello niente male, e lo usa anche benino per essere alle prime armi !”“Come ? ti sei scopata tuo fratello ?!”“Mi sono divertita !… tutto qui ! mi faceva un sacco di tenerezza: 26 anni e ancora vergine ! mi dava fastidio vederlo masturbarsi davanti ai film porno o in bagno, non ti pare che fosse ora di fargli sapere cosa era una sana scopata ?”“In effetti, meglio con te che con una puttana ! Mi ero accorta delle sue seghe mattutine e mi ero riproposta di insegnargli qualche giochino per iniziarlo alle gioie del sesso”.
Mia madre non era per niente sconvolta dalla notizia che io e mia sorella ce la spassavamo e per di più mi avrebbe voluto fare scoprire di persona cosa significasse scopare !Ero realmente sconvolto, sapevo delle voci che correvano su mia madre, ma non gli avevo dato molto peso “La gente appena vede una bella donna che si abbiglia in maniera sexy, la etichetta subito come puttana” avevo sempre sostenuto. Mi feci coraggio ed entrai in cucina con i piatti in mano, mia madre e mia sorella si guardarono e si scambiarono un risolino di complicità, Sistemammo la cucina, poi mia madre si allontanò dicendo che andava a fare un risposino.
“Hai sentito vero ?” mi disse Linda“Si che ho sentito ! sono sconvolto. “Ora che siamo soli ti posso confessare un segreto: la prima scopata l’ ho fatta con mamma, lei mi ha insegnato a farlo, ecco perché siamo così in confidenza da quel punto di vista. ”Cazzo che notizia, Mia madre aveva insegnato a scopare a mia sorella ?!“Ma … ?!”“Si ! Mi ha spiegato cosa accadeva e poi mi ha rimorchiato un collega di papà … ancora oggi ci divertiamo tra noi femminucce !! ma credo che anche tu comincerai a fare parte integrante delle nostre feste! Prometti mooolto bene!”.
Avevo bisogno di riflettere mi misi il cappotto ed uscì, non sapevo cosa fare, ero eccitato e confuso al tempo stesso, vagavo senza una meta precisa, avevo anche pensato di pagare una prostituta ma non ebbi il coraggio, decisi di rientrare a casa. Mia sorella era nella sua camera intenta a leggere un libro, di mio zio e mia madre nessuna traccia. Andai in cucina a prepararmi una cioccolata calda quando sentì dei rumori provenire dal garage, mi avvicinai alla porta ed aprii lo spioncino.
Nel garage c’era mio zio intento a sistemare un vecchio frullatore che non usavamo più da anni. Entrai per comunicargli l’ inutilità della sua premura. “Ciao zio, non ci sprecare tempo ed energie, lo dobbiamo buttare quel ferro vecchio”Mio zio saltò per aria appena mi vide. “Mi hai spaventato ! a dirti la verità non avevo alcuna intenzione di ripararlo, stavo solo cercando di ammazzare il tempo in cerca di vecchi ricordi. ”“Hai visto la mamma ?”, gli chiesi“E’ andata a comprare ….
il caffè, si era accorta che era finito. ” Lessi nella sua voce un certo nervosismo. “Capito, buon divertimento col ferro vecchio allora, io mi vado a gustare la cioccolata. ”Me ne tornai in cucina e mi versai il cioccolato nella tazza e mi misi a ciondolare per la stanza con la tazza in mano quando sentì la voce di mia madre che rientrava nel garage. “Eccomi, li ho trovati, ma in una tabaccheria, sono dovuta andare in un quartiere dove non mi conoscessero.
” , le sentì dire. “Perché tutte queste precauzioni ?”“Nel quartiere tutti sanno che mio marito non c’è, e se mi vedono comprare dei profilattici ….. insomma ci vuole poco a capire … no ? Soprattutto con le voci che girano su di me. ”“Hai ragione, ma adesso cominciamo ! è da quando siamo ragazzini che aspetto !”Cazzo ! mia madre aveva concesso a mio zio la fica ?!Corsi in camera a dirlo a Linda la quale non si fece pregare e scese con me in cucina di gran lena.
Appena arrivati ci mettemmo ad ascoltare. “Io, veramente, Carlo … non saprei se facciamo bene !”“Adesso che fai la santarellina ? Ti sei fatta inculare da mezzo paese quando eravamo ragazzi ! Che hai ora ? Ti sei dimenticata come si fa ? O sei fuori allenamento e ti si è stretto il buco ?”Cacchio, allora non gli dava la fica ma il culo ! Lo spettacolo sarebbe stato unico !Mia sorella si stava già accarezzando i seni ed i capezzoli spingevano imperiosi contro il maglioncino ! Ci guardammo per un attimo, complici e voyeur.
Io avevo iniziato un lentissimo massaggio al mio pene, che ormai era duro come la roccia e mi faceva addirittura male per l’ erezione. “Dai, mettimi il preservativo come sai fare tu !” disse mio zio tirando fuori dai pantaloni un bigolo incredibile: lungo e grosso che strappò un “wow” di apprezzamento a mia sorella (ci avreste giurato, vero ?). Mia madre scartò un profilattico e se lo portò alla bocca, poi si inginocchiò e cominciò a srotolarlo con le labbra sul pene dello zio.
Mentre eseguiva l’ acrobaticainguainatura cominciò lentamente ad alzarsi la gonna, scoprendo un paio di cosce ancora ben fatte e fasciate da un paio di collant neri che riflettevano la luce come fa la seta. Mio zio la alzò prendendola dalle spalle, la fece girare poggiandola al cofano della macchina che era parcheggiata in garage e cominciò ad abbassarle sia le mutandine che i collant fino a metà coscia. “Hai visto che bel culo che ha la mamma ?” mi disse mia sorella che nel frattempo aveva cominciato lentamente a masturbarsi.
“E’ vero, ha un culo da favola !” dissi io. Nel frattempo mio zio aveva poggiato la punta del pene sul buchino della mamma e cominciava a spingere tra gli urli ed i gemiti di quest’ ultima visibilmente eccitata. Dopo un paio di spinte, il pisello dello zio penetrò completamente nel sedere di mia madre la quale cominciò a muoversi come solo la migliore delle puttane sa fare. “Guarda che brava la mamma !” disse Linda “dimmi la verità, ti piacerebbe farle il servizietto come sta facendo adesso lo zio vero ?”Io ormai avevo tirato fuori il pene e mi stavo masturbando molto lentamente, quasi seguendo il ritmo dell’ inculata che si stava proponendo ai miei occhi.
“Si, si Linda, mi piacerebbe, vorrei tanto sfondare il culo a mamma ! Mi piace il suo culo !”Ormai non connettevo più, i miei ormoni erano in un tale subbuglio che il grado di parentela era annullato dallo stato emotivo in cui mi trovavo. Presi mia sorella per i fianchi, le alzai la gonna e le piantai il pene nella fica che era un vero lago di umori. La mamma urlava, lo zio rantolava di piacere.
“Che bel culo caldo che hai ! Quanti te lo hanno messo qui dentro ? dai dimmelo quanti !”“Tanti Carlo, tanti, anche il garzone del bar, se ti interessa, quando mi porta il caffè vuole sempre come mancia il mio culo ! E adesso anche mio fratello ! Spaccami, porco, sbattilo dentro più forte ! Fammi sentire le palle sulla fica !”. “Senti com’è porca la mamma Linda ! ecco perché il ragazzo del bar viene sempre con piacere a casa ! E’ la mancia che gli interessa.
” Dicendo questo sentì delle contrazioni fortissime e venni nella passera di Linda che ormai non si reggeva più sulle gambe. Mio zio venne dopo un paio di minuti tra urli e incitamenti di mia madre che sbrodolò dalla fica una quantità di umori da non credersi. Io e Linda ci ricomponemmo ed andammo verso le nostre camere (eravamo troppo sconvolti dall’ eccitazione per nasconderlo). Quando scesi al piano di sotto mia madre era sola ed io mi misi a sedere accanto a lei.
“Senti mamma, io avrei da dirti una cosa”“Dimmi piccolo, cosa c’è ?”“Sai, dopo pranzo io mi sono preparato una cioccolata”“Si, ho visto la tazza sporca in cucina …. tutto qui ? Hai quella faccia seria solo perché hai bevuto della cioccolata ? Alla tua età mica ti devo dire io cosa devi o non devi bere, mi pare che sei grande abbastanza per decidere da solo !”“No ! no, mamma, non è questo, è che mi sarei trattenuto a bere mentre…hem… si mentre … insomma…”“Haaa, hai visto me e lo zio che ci divertivamo in garage ?”“S..ss…si ! E me lo dici così ?”“E come dovrei dirtelo ? Ci stavamo solo divertendo un poco, mica abbiamo ucciso nessuno !”Quelle parole mi spiazzarono, in quella casa il sesso era considerato un “passatempo” con chiunque fosse fatto.
“In effetti non hai tutti i torti mamma, vi siete divertiti parecchio però”“Hmm …. si lo zio è proprio bravo! Tu piuttosto che facevi mentre io e lo zio ci divertivamo?”“Hem… ero eccitato e anche Linda lo era”“Anche Linda era li con te ? ma siete due impiccioni, non si può neanche prenderlo in culo in pace che voi siete li a spiare !” e scoppiò in una fragorosa risata che io assecondai (in effetti in quel clima la battuta non era male).
“Ma dimmi una cosa, non facciamo che per caso data la comune eccitazione ti è scappato il pisello dai pantaloni e per sbaglio si è infilato nella fichetta di tua sorella e lei abbia anche gradito?”“bhè, insomma…io…io…veramente…. un poco” dissi imbarazzatissimo. “Solo un poco ? Mi deludi ! Guarda che non gli fai mica male ! Tua sorella è una troietta niente male ! Lo sa prendere bene e poi ha una certa esperienza, tutta merito mio modestamente.
” Aggiunse con fierezza. “Lo so, Linda mi ha detto che tu ….. ”“Le ho fatto fare un bel po’ di pratica”“Ma come ?”“E va bene curiosone, per esempio la prima volta io e Linda andammo a prendere papà in ufficio, erano quasi le due ed erano rimasti in pochi al lavoro. A Linda è sempre piaciuto un collega di papà che ha circa quarant’ anni, ed in effetti ha un bel fisico ed è un bell’ uomo, non ti nascondo che anche io un paio di volte ci ho fatto un pensierino.
Comunque, eravamo nell’ ufficio di papà sedute sul divano ad aspettare che papà finisse una riunione, vidi che tua sorella aveva lo sguardo puntato su quell’ uomo, allora le consigliai di scoprire un po’ di più le gambe per mostrare il pizzo delle calze se voleva attrarre la sua attenzione e dopo chiamai il collega di papà. Lo intrattenni un poco parlando del più e del meno notando che il suo sguardo si posava con insistenza sulle cosce di tua sorella.
Dopo un paio di minuti mi allontanai con la scusa di andare in bagno. Per farla breve tua sorella si è fatta scopare da quel maschione nell’ ufficio di papà. ”La storia mi aveva eccitato parecchio e la mamma se ne accorse. “Ma, Roberto, ti sei eccitato ? Povero piccolo, forse non dovevo raccontarti questa storia mi devo fare perdonare ! Cosa vorresti che ti facesse la mamma ? Sono brava sai, so fare un sacco di cose! Vediamo te lo prendo in mano ? o preferisci la bocca ? Non ti offro il sederino perché ancora mi brucia, ma in compenso ho una passerina niente male ! Ti va di provare ?” e dicendo questo cominciò ad alzarsi la gonna.
La cosa mi sconvolgeva, mia madre si stava offrendo, le avrei potuto dire qualsiasi cosa in quel momento, avrei potuto persino scoparla ma mi alzai e me ne andai in camera mia. La lasciai sul divano e notai nei suoi occhi uno sguardo che mi sembrò di delusione. Ripensai tutto il giorno a quello sguardo, cercavo di capire cosa volesse dirmi con quegli occhi azzurro mare, ma non riuscivo a capirlo. Uscì dalla mia stanza pronto a chiederlo direttamente a lei e mi diressi verso la sua camera, bussai alla porta e lei mi disse di entrare.
Si stava vestendo, aveva in dosso un vestito rosso che la fasciava in maniera divina mettendo in risalto tutte le sue curve, la scollatura era molto ampia e mi permetteva di notare l’ assenza del reggiseno e lo notai ancora di più quando si chinò in avanti per cercare nel portagioie una spilla. Aveva dei seni magnifici, con le areole larghe ed i capezzoli tondi e grossi. “Che cosa guardi !? porcellino ! Le tette della mamma ?”“No!…no mamma scusami ! è che … niente lascia perdere !”“Mettiamo fine a questo strazio per il tuo povero pisello ! Mi metto una spilla per chiudere la scollatura, anche per evitare che qualcuno, al cinema, mi violenti … no?”“Si, infatti è meglio ! Ma, ma, quale cinema ?” aggiunsi io ancora inebetito.
“Ha, già, dimenticavo, andiamo al cinema, io e te ! Ma tu cosa volevi dalla mamma ? Dovevi chiedermi qualcosa ?”“No, no mamma nulla, vado a prepararmi !”“Aspetta un attimo solo, dammi un consiglio, che calze metto con questo vestito ?”Dicendo questo aprì un cassetto pieno di calze di ogni tipo ne prese tre modelli e li posò sul letto come per mostrarmi un campionario e mi rifece la domanda. “Allora ?! Quali metto?”Indicai un paio di autoreggenti talmente velate da sembrare quasi invisibili; lei le prese e cominciò ad indossarle con fare malizioso.
“Però, sei un buongustaio in fatto di calze ! Hai scelto le più costose sai ? Devo portarti con me la prossima volta che le vado a comprare, sono sicura che ti divertirai”. Mi richiusi la porta alle spalle e mi andai a vestire. Uscì dalla mia stanza vestito e profumato, mia madre era già giù che mi aspettava. “Hei, tiratardi che non sei altro, se non ti sbrighi perdiamo anche l’ ultimo spettacolo.
”“Eccomi mamma, sono pronto, possiamo andare, ciao Linda ci vediamo più tardi”Mia sorella mi spiazzo completamente dandomi un bacio con la lingua che mi lasciò senza fiato. “E a me niente ?” disse la mamma mentre si avvicinava a mia sorella. Si sorrisero e cominciarono a limonare come due vacche, mia sorella allungò una mano sotto la gonna e la mise tra le cosce di mia madre che emise un sospiro di godimento. “Wow, mi devo rimettere il rossetto adesso” disse la mamma.
Io ormai ero in totale stato di catalessi e la mia erezione era terribile, le gambe mi cedevano, avevo capito che quella non sarebbe stata una serata normale. Arrivammo al cinema e, pagati i biglietti, ci accomodammo in sala, non c’era molta gente: un signore sulla cinquantina nella terza fila, una coppia di ragazzi nella stessa fila in cui eravamo io e mia madre e una anziana signora in prima fila. “La crisi del cinema !” disse mia madre ridendo ed io insieme a lei.
“Perché non mi vai a prendere qualcosa da bere Robertino ?”“Vado subito mamma”Le presi un chinotto che sapevo tra le sue bibite preferite. Tornai in sala mi accomodai sulla poltrona alla sua sinistra e le porsi il chinotto ma notai che il signore della terza fila si girava spesso a guardarla. Capì solo dopo qualche istante il motivo di quegli sguardi insistenti: mia madre aveva tolto la spilla dal vestito e quindi la sua scollatura concedeva un vasto panorama e pergiunta aveva preso a succhiare quella cannuccia simulando un bocchino; stava sbocchinando un chinotto ! era il massimo !Si spensero le luci e la proiezione cominciò.
Durante il primo tempo mia madre mi si avvicinò e mi sussurrò all’ orecchio: “Roby, c’è uno che mi ha messo una mano tra le cosce”. Mi girai leggermente, giusto per osservare cosa stesse accadendo con la coda dell’ occhio, e vidi che il signore della terza fila si era spostato ed adesso sedeva accanto a mia madre, muovendogli la mano in mezzo alle gambe. La cosa più strana e che mia madre cominciava ad emettere dei soffocati mugolii di piacere.
Stavo cominciando a sentire il solito turbamento e la solita prepotente erezione. Mia mamma era li, accanto a me, e tra le cosce aveva la mano di un prefetto sconosciuto, provandone piacere. ”Cavoli se ci sa fare !” mi disse “Mi sta facendo sbrodolare la passera” e dicendo questo mi afferrò con prepotenza il pene attraverso i pantaloni. Ebbi un sussulto misto ad un immenso piacere, soprattutto quando gli sentì dire: “Quasi, quasi me lo porto in bagno!” ma non si riferiva al tizio seduto accanto a lei, ma al mio pene.
Infatti richiuse le gambe, allontanò con fermezza il suo occasionale vicino e, presami la mano, mi tirò verso il bagno del cinema. Richiuse la porta alle sue spalle e la bloccò con il fermo di sicurezza, mi appoggiò spalle al muro e mi disse : “ Ti piace la tua mammina troia ? Adesso la mamma te lo prende in bocca e se sarai bravo ci faremo una scopata memorabile … forza, tiralo fuori, fai vedere alla mamma come sei cresciuto!”.
Ero in un tale stato di eccitazione che non mi resi conto dell’ imminente atto i****tuoso che stavamo per compiere. Tirai fuori il mio pisello, ormai dolorante e gonfio, lei non disse una parola, lo guardò con gli stessi occhi che può avere chi vede una pietanza dopo un mese di digiuno, si inginocchiò e lo prese con la bocca cominciando uno dei pompini più belli della mia vita. Le uniche cose che sentivo in quel bagno erano i suoi risucchi osceni ed i mugolii di piacere che emetteva ogni volta che si rialzava per prendere fiato (cosa che accadeva molto raramente), sentivo lo sperma salire dalle palle con insistenza e credo che lei se ne accorse, infatti mi strinse il pene alla base e diede un risucchio più forte degli altri.
Proruppi in una interminabile serie di schizzi nella sua gola e ad ogni schizzo corrispondeva un suo gemito di piacere. Non sprecò una goccia del mio seme ingoiando tutto e dicendo: “Sa di buono, hai un cazzo magnifico, ti ho fatto proprio bene, ma ti voglio sentire dentro, ho la passera in fiamme ! Perché non spegni il fuoco col tuo idrante ?!” e dicendo questo cominciò ad alzare in vita il vestito e ad abbassare gli slip alle caviglie.
Si appoggiò con le mani ad un cesso pensile, divaricò oscenamente le cosce, si allargò la fica con due dita e mi disse : “Ti piace la passera della mamma ?”“Si, si mamma, è stupenda, sembra di velluto!”“E allora che aspetti ? Sei o no un maschietto ?”Ero bloccato, le gambe non rispondevano ai comandi del mio cervello, avevo davanti a me una passera aperta eppure non riuscivo a muovere un passo, sapevo che era la fica di mia mamma, non di una donna qualsiasi e questo mi bloccava.
“Hei, piccolino, che hai ? Sei spaventato perché sono la mamma ? Magari se fossi una troietta qualsiasi mi avresti già sfondata ! Dico bene ?”“Si mamma, io … io … ecco, non ci riesco ! Porca puttana, sei mia madre !”La mamma si ricompose, tirò su gli slip e mi abbracciò, potevo sentire il calore del suo corpo, un calore non di madre ma di femmina. Aveva le guance arrossate ed il rossetto sbavato dal bocchino che mi aveva appena fatto, con un dito le tolsi una sbavatura dal labbro inferiore, lei capì, si abbasso la gonna e si diete una ritoccata al trucco.
“Non mi hai voluta scopare, mi rendo conto delle tue paure (che ti farò superare) ma non puoi lasciarmi in queste condizioni”. Si mise una mano sotto la gonna, armeggiò un poco con gli slip e tirò fuori le dita completamente grondanti di umori profumati. “La mamma sta scolando, mi sono eccitata da matti e adesso devo fare qualcosa per farmi passare la voglia che mi hai fatto venire con quel pompino”. Ero terrorizzato dall’ idea che potesse scoparsi chiunque avesse incontrato (ne era capace a freddo, figuriamoci con quella smania che aveva adesso).
“Va bene mamma, allora io me ne torno a casa, ti lascio sola. ” Mi fermò per un braccio con una forza incredibile e, con tono quasi incazzato, mi disse:“Cosa fai ora ? Torni a casa ? E appena tua sorella ti vede solo cosa le dici ? Che hai lasciato mamma in un cinema a scoparsi lo scopabile perché non hai avuto il coraggio di trobaglierla? Eh no roby, tu ora rimani con me e mi guardi agire, se è il caso e se incontriamo la persona giusta !”.
Era decisamente infoiata alla grande, non conoscevo questo lato della mamma ma avevo come la strana sensazione che mi ci sarei dovuto abituare. Tornammo a sederci, ma in un’ altra fila, ormai nel cinema non c’era più nessuno, tranne la coppietta che presa da una pomiciata ai limiti dell’ osceno non si era neanche accorta che il film era finito e le luci si erano riaccese. “Cosa aspettiamo mamma ?”“Che ti si sgonfi il pisello ! Vorrai mica uscire in strada in quelle condizioni ?!”Effettivamente ero in uno stato pietoso avevo, ben visibile attraverso i pantaloni, una prepotente erezione in atto che non accennava a smettere.
“Figlio mio ! ma sei incredibile ! Ti ho appena fatto un pompino ed hai ancora il cazzo così in tiro che potresti fotterti dieci donne di fila !”Dicendo questo mi posò una mano sul pene ed esclamò: “Porc…. ma è durissimo !”Mi alterai un poco di quelle continue provocazioni le tolsi la mano dalla patta con tanta di quella decisione che credo di averle fatto anche male. “Cazzo mamma, smettila ! Se continui a fare la troia, come credi che mi passerà questa erezione !”Mi guardò dritto negli occhi, quasi con odio, si alzò di shitto, mi porse il cappotto e con una freddezza inaudita mi ordinò : “Andiamo !”Uscimmo dal cinema lei fermò un taxi e tornammo a casa.
Rimase fredda per tutta la sera, la notte la sentì masturbarsi in modo violentissimo mentre sussurrava il mio nome. Mi chiamo Gabriele, ho da poco compiuto 60 anni e sono divorziato da 15. I figli li vedo un paio di volte la settimana, ma mia figlia Mirella (40 anni) passa quasi tutte le sere con la mia nipotina Martina (18 anni). Già da un paio di giorni il cazzo mi “prudeva”. La donna con cui di solito facevo sesso se ne era andata in vacanza col marito ed io ero rimasto solo.
Visto il caldo che faceva me ne andavo per casa con solo gli slip addosso, cercando di soggiornare nelle stanze più fresche. Dovevo proprio decidermi e far installare un climatizzatore…Era pomeriggio e me ne stavo bellamente stravaccato su una poltrona massaggiandomi il cazzo eccitato, quando all'improvviso mia figlia entra dalla porta principale. Accidenti… non ho nemmeno il tempo di mettermi qualcosa addosso!— Nonno? Dove sei? Sei in bagno? — mi chiama Martina, cercandomi in ogni stanza.
— Nonno? Ci sei? — e dopo un po' — Mamma? Lo hai trovato? Io non lo vedo. Non mi ero ancora mosso dalla poltrona, aspettando che il cazzo mi si ammosciasse almeno per essere presentabile. Poi vedo Martina sulla porta. — Mamma l'ho trovato! È nella camera piccola! Ciao nonno, che cosa stai facendo?— Giocavo a nascondino, come quando eri piccola. — Divertente. Dai vieni di là, abbiamo portato una cosa per te.
Pazienza, devo andare. Non è ancora del tutto molle, ma almeno non è completamente in tiro. Martina mi allunga una mano per invitarmi ad alzarmi, ma il tappeto le scivola sotto i piedi. Cerco di afferrarla prima che mi cada addosso, ma finisce con la faccia proprio in mezzo alle mie gambe… e sbatte contro il mio cazzo. Che si risveglia. Martina sembra far finta di niente. Senz'altro sa cosa nascondono gli slip. Dopotutto è già grande.
Non è più una ragazzina. Dopo un attimo, mi guarda dal basso e mi sorride. — Nonno che hai? Ti senti bene? — rivolgendo di nuovo lo sguardo in giù e strofinando il naso sul mio cazzo eccitato. — Sì tesoro… non è nulla. Adesso fammi alzare, però — e aggiungendo sottovoce — vai di là in camera a prendermi i pantaloncini che ci sono sul letto, eh? Non voglio che tua madre mi veda così.
Martina si alza, corre via e torna immediatamente con quello che le ho chiesto. — Lo sai nonno, che ce l'hai ancora bello duro per la tua età? L'ho sentito perfettamente e mi ha quasi fatto male al naso — dando nel contempo una toccatina al mio inguine. — E tu sei una nipotina impertinente! Lo sai?Dopo queste leziose battute sono presentabile. I pantaloncini nascondono bene il cazzo. Martina mi prende per mano e mi trascina in cucina.
— Eccoci mamma. — Ah finalmente… papà ti ho portato queste cose. Dopodomani partiamo per il mare e se le lascio a casa marciranno. C'è un po' di frutta, verdura e formaggi — mostrandomi due borse piene. — Beh, Mirella, se sapevi che stavi per partire, perché li hai comprati allora?— Lo sai il perché. Antonio vuole solo roba fresca in tavola. Poi rivolgendomi a Martina. — Vai anche tu con loro? Non sei grande?— Siamo qui anche per questo, papà.
Lei non vuole venire con noi, ma va con le sue amiche. Però parte la settimana prossima. Non è che può stare da te?— Per favore nonno… posso restare? — mi implora Martina. — E me lo domandi! Certo che puoi rimanere. Lo spazio non manca di certo. Un grosso sorriso esplode sul viso di Martina. — Hai sentito? Cosa ti dicevo?— Martina…! Dai smettila. Lo so che il nonno è sempre molto buono con te.
Ma bisogna sempre chiedere prima. Magari aveva altri progetti. Che ne sai?Uhm… che bella idea… la mia nipotina a casa con me…Chissà se…— Martina, perché non resti qua direttamente? Così tua mamma non ti deve scarrozzare in giro. Domani mattina, o magari tra qualche giorno, andiamo a casa tua a fare le valigie, con tutta calma. — Che bella idea nonno! Sì! Mi lasci stare qua, mamma?Mirella accetta e dopo mezz'ora di chiacchiere se ne va, lasciandomi solo con Martina.
— Sai nonno, sono passati molti anni da quando restavo a dormire qua. Ti ricordi?— E come faccio a dimenticarlo! Volevi sempre dormire nel letto assieme a me!— Posso dormire ancora con te, allora?— Martina… sei grande ora… non è il caso… — memore ancora di quello che era successo prima. Lei fa una smorfia triste. — Dai… per favore… nonnino… — mi implora. Non sono capace di resistere al suo broncio triste. — E va bene, Martina.
Puoi dormire con me. — Sì! — urla trionfante. Per cena ordino due pizze e poi ci mettiamo a guardare la tv. C'è un assurdo reality che a lei piace, ma a me sembrano che facciano finta… che recitino. Alla fine non ce la faccio più. — Ma si vede lontano tre chilometri che stanno recitando, Martina! Come fa a piacerti una cosa del genere! È solo patetico. Molto meglio guardare un film piuttosto.
— Lo so anche io che stanno recitando un copione. Ma a me interessa sapere solo chi si scopa chi. Qualche volta si intravedono i due che fanno sesso — si giustifica lei. — Perché ti interessa una cosa del genere?— Perché si riesce a capire quanto è grosso il cazzo di lui. E poi lo commento con le mie amiche. — Tutto qua? Ti interessa il cazzo di un attore? Beh… allora guardati un porno,no? Quelli sì che sono cazzi! Non quelli di questi attori.
Vieni con me. La prendo per mano e la trascino verso la scrivania. Il computer è già acceso, per cui devo solo collegarmi ad internet. — Siediti qua — battendo il palmo delle mani sulle mie ginocchia. Martina si siede sulle mie gambe. Faccio passare le braccia sotto le sue e digito le istruzioni sulla tastiera. www. ……………. com. Si apre la pagina con tante immagini. — Che genere preferisci? Cazzi grandi? Ragazzine con vecchi? Donne mature con giovani? Negre, asiatiche, rosse, brune, bionde… Qui c'è ogni genere tra cui scegliere.
— Non so, nonno. Non ci ho mai pensato, veramente. A casa non posso guardare questi siti. Papà controlla tutto. Uhm… prova questo — indicando un uomo con una giovane. Si tratta di un video che dura una decina di minuti. Il titolo dice che è il nonno con la nipote. Ce lo guardiamo tutto, fino alla sborrata finale sulla pancia della ragazza. — Wow, bello… Adesso questo. Un altro vecchio con una giovane.
— No. Questo non mi è piaciuto — dopo che è finito. — Prova questo. Ancora un vecchio con una giovane. — Così-così. Adesso questo — indicandone uno tra due giovani. Il mio cazzo stava esplodendo. Era già in tiro all'inizio del primo video. Allungo una mano sulla pancia di Martina e me la spingo addosso, incuneando il cazzo tra i suoi glutei. Ha addosso un vestitino leggero, piuttosto largo, e riesco a sollevarglielo alla vita.
La mia mano si posa direttamente sugli slip. — Dimmi Martina, quale vuoi vedere ora? — le sussurro all'orecchio mentre si appoggia a me. — Preferisco il primo che abbiamo visto. Me lo fai rivedere?Con la mano libera muovo il mouse e apro la finestra del video. Glielo faccio vedere di nuovo, mentre con l'altra mano le sto solleticando il clitoride. Muovo la mano allo stesso ritmo delle penetrazioni nel video e Martina ansima.
All'improvviso sento le sue gambe che stringono sulle mie e lei appoggia la testa all'indietro sulla mia spalla. Accelero i movimenti, schiacciandole il clitoride e spingendo un altro dito sull'ingresso della fica. Sta quasi per venire. Aumento ancora di più la pressione ed alla fine lei viene. Anche io, però sto per venire. Mentre la accarezzavo, strusciava il culo sul mio cazzo. Libero il cazzo dai pantaloncini, lo infilo dentro le sue mutandine e lo strofino sul davanti della sua fichetta.
Due menatine… e sborro. — Wow nonno! Questo sì che è un bel vedere. Che cosa c'è ancora che mi puoi mostrare?— Che ne dici se ce ne andiamo di là in camera? Così te lo mostro io… — le sussurro all'orecchio. Martina annuisce. La prendo in braccio, che tanto è un peso piuma, e la porto in camera. La deposito sul mio letto. Mi tolgo i pantaloncini e gli slip. Ero già senza maglietta.
Mi inginocchio sul letto e le tolgo il vestitino. È senza reggiseno e allora le tolgo le mutandine. Si è depilata completamente la fica e così sembra ancora più giovane. Dimostra almeno quattro anni in meno. — Cavoli, Martina! Sembri una bambina così!— Davvero? E non ti piaccio? E le mie tettine? Hai visto?— Ti trovo favolosa! Ancora meglio delle ragazzine dei video di prima! E sai una cosa? A me piacciono le tette piccole piccole.
Per me sei perfetta così come sei!Mi sdraio al suo fianco e me la tiro sopra la pancia. — Sei splendida tesoro. Davvero. Allungo le mani a coprire il suo seno. Sento i suoi capezzoli duri sotto i palmi. — Oh, sì… proprio splendida…Le afferro la nuca e la tiro giù su di me. Ora i suoi capezzoli strusciano sul mio torace, mentre la bacio. Il mio cazzo si sta di nuovo gonfiando. Lo sento che si drizza e le sfiora il culo e la fica.
— Ehi, tesoro… perché non te lo infili dentro come hai visto nel video?— Davvero nonno? Vuoi che lo faccia davvero? — mi risponde con un sorriso estasiato stampato su quelle labbra che stavo baciando fino a quel momento. — Sì. Lo faresti? Posso entrarti dentro?Senza dire una parola, si solleva un pochino, punta la cappella tra le labbra della fica… e si lascia cadere lentamente. È maledettamente stretta. Si vede che non fa sesso così frequentemente.
Ad un certo punto si ferma. Non sono ancora entrato completamente in lei. Sorride dolcemente. — Sai nonno… me lo voglio ricordare per sempre questo momento. E poi si lascia cadere. È strettissima ma, anche se con fatica, pian piano l’ho messo tutto dentro in quel paradiso, toccando il fondo del suo utero. Io urlo, lei grida quando le raggiungo l'utero. — Ah, nonno… non credevo che facesse così male! — quando riprende un po' fiato.
L'avevo sverginata. — Tesoro… cosa hai fatto? Perché?— Perché era così che volevo. Poi, con molta delicatezza ho cominciato a muoverlo dentro di lei con brevi escursioni, che pian piano ho aumentato fino a vedere la mia cappella quasi uscir fuori per poi affondarlo nuovamente. — Ah, nonno, sei tutto nel mio corpo, ora. Sei tutto dentro…Sento il cazzo pulsare all’impazzata dentro quella fica stretta. Sono emozionato per quello che Martina sta facendo. Il cazzo pulsa ritmicamente nella sua fichetta.
Metto le mani sul culo, muovendomi dentro di lei. Sfilo quasi del tutto il cazzo per poi penetrarla di nuovo. Il cazzo entra ed esce dalla sua fica sempre più veloce. D'improvviso mi fermo e la giro sotto di me. Ricomincio a stantuffarla molto lentamente, aumentando sempre più fino ad raggiungere un ritmo veloce. Me lo sento anche nel cervello, ogni cellula del mio corpo urla di gioia per il mio bel cazzone piantato nel suo corpo.
Dal canto suo, Martina ha cominciato a fremere e ad inarcare il bacino accompagnando il mio ritmo, gemendo dal piacere con piccole urla soffocate; ho aumentato il ritmo e l’ho seguita fino al raggiungimento del suo orgasmo. L’ho tenuto dentro di lei ancora un po’, per farle godere fino in fondo la sua prima scopata, poi ho ricominciato ad andare avanti e indietro. Il respiro si fa sempre più affannato ma non diminuivo il ritmo delle penetrazioni.
Il mio ventre sbatte contro il suo, accelero ancora di più le penetrazioni, fino a che anch’io ho avvertito che il mio sperma stava per esplodere e, senza indugiare oltre, ho aumentato ancora il ritmo. — Vengo Martina, vengo, vengo…Poi mi tolgo velocemente dalla sua fica, sborrando l'attimo dopo sopra la sua pancia, gemendo e grugnendo per il piacere. Mi distendo al suo fianco. — Grazie nonno, sei stato grande!… Ora mi sento quasi una donna!Non rispondo subito perché sono affannato.
— Perché quasi?— Beh… volevo… non so… volevo che tu… mi annaffiassi…— Cosa? Annaffiarti?! — ridendo. — Sì… bagnarmi… col tuo sperma… dentro… non sopra…— Vuoi che ti venga dentro? Ma sei matta? E se resti incinta?Lei fa spallucce. — Non puoi volerlo veramente, tesoro… Sei giovane… Senti, e se usassi un profilattico? Così posso venirti dentro. È più sicuro. — No. Non voglio così. Sei mio nonno dopotutto. Non sei un estraneo. Mi appoggio su un gomito per osservare meglio la ragazzina distesa al mio fianco.
È davvero splendida… e mi fa arrapare, il cazzo mi si rizza ancora. Mi allungo verso di lei e mi metto a succhiare un capezzolo che nella mia bocca diventa grosso come una ciliegia. Passo da uno all'altro più volte. Mi metto di nuovo tra le gambe di Martina ed entro in lei. Il mio cazzo è talmente duro che la impalo come niente. Ho cominciato a menare il cazzo avanti e indietro dentro di lei sempre più a fondo.
Alterno ritmi lenti e veloci. Istintivamente Martina allaccia le gambe sulla mia schiena, impedendomi di uscire dalla sua fica. Abbiamo scopato con calma, godendoci lungamente, per poi abbandonarci appagati, ancora stretti nelle braccia di uno dell'altro. Il cazzo è restato ben piantato dentro di lei e al momento culminante lei ha stretto ancora di più le gambe dietro la mia schiena per percepire più a lungo possibile quella inebriante sensazione della mia sborrata. Martina si sentiva tutta umida, le avevo riempito la fica col mio caldo sperma.
Alla fine ci addormentiamo abbracciati. La mattina successiva, mi sveglio che ho di nuovo il cazzo in tiro. Vado in bagno a fare pipì, ma la situazione non migliora. Quando torno in camera, Martina mi sta aspettando sdraiata a pancia sotto con le ginocchia piegate, i piedi in aria ed il busto sollevato sui gomiti. — Pronto per la seconda parte? — mi dice appena mi vede. — E me lo chiedi? Guarda in che condizioni sono.
Sono eccitato ed il cazzo sporge orizzontale. Mi sdraio sotto di lei. Martina mi sale sulla pancia e si impala sulla mia verga. Il cazzo ormai è un pezzo di marmo e comincio a scoparla con foga. Ad un primo sconvolgente orgasmo ne è seguito subito il secondo e il terzo. Sudati, ansanti, ci siamo fermati, abbracciati strettamente, con il cazzo che le schizza sperma nel profondo del suo utero. Ho iniziato a sentire le contrazioni uterine spremere il cazzo e potevo sentire come la pancia fosse piena del mio seme.
Ho lasciato che il cazzo uscisse da solo dalla fica di Martina, per poi sdraiarmi sulla schiena respirando pesantemente. Ritrovata una certa calma, abbiamo iniziato a coccolarci e a baciarci. Le nostre labbra si sono unite e pochi istanti dopo le lingue si sono intrecciate in un bacio passionale e sfrenato. Le mani di entrambi hanno palpato e accarezzato il corpo dell'altro, in un susseguente vortice di passione. Il cazzo mi ritorna duro. La faccio mettere a quattro zampe e la impalo da dietro.
Poi, prendendola per i fianchi, inizio a tirarla e a spingerla. Le strizzo i capezzoli facendola gemere, le massaggio il clitoride mentre non smetto di muovere il cazzo dentro di lei. Ben presto gli orgasmi di Martina si susseguono ed alla fine anche io, le sparo dentro la fica il resto del mio seme. Martina, stanca, si sdraia sul letto. Ed io la seguo, sdraiandomi sopra di lei, perché ho ancora il cazzo dentro la fica che pulsa gli ultimi schizzi.
Ci alziamo dal letto poco dopo le 11. Per prima cosa vado in bagno a farmi una doccia per levarmi di dosso il sudore appiccicoso e mi faccio anche la barba. Martina resta a guardarmi, appoggiata allo stipite della porta. — Sai una cosa nonno? Ho fatto bene a scegliere te per farmi sverginare. Se avessi scelto anche uno solo dei ragazzi che conosco, non avrei goduto nemmeno un decimo. Grazie. Appoggio il rasoio sul lavandino e faccio un inchino con la riverenza.
— A vostra disposizione, madamoiselle. Servo vostro. — Lo sai che sei un buffone, a volte? Comunque dicevo sul serio, nonno. Grazie. — Non c'è di che tesoro. Spero solo che, con tutte le volte che mi hai fatto venire dentro di te, non ti metta incinta… Sei ancora troppo giovane per occuparti di un figlio. — Che vuoi che sia nonno… Al massimo abortisco. Inorridisco. Non sono un credente, perché altrimenti non avrei nemmeno scopato con mia nipote… Ma un aborto, no.
Non posso accettarlo. — Non posso permetterti di fare una cosa del genere Martina. Si tratterebbe anche di mio figlio. Non lo dimenticare. — Ah… sì… sarebbe anche tuo figlio… — mi risponde guardandomi senza vedermi veramente. Si avvicina alle mie spalle, mi abbraccia e posa la testa sulla mia schiena. — Scusa nonno… È vero si tratterebbe di tuo figlio. Poso una mano sulle sue. — Se resto incinta, allora il tuo bambino lo tengo — continua lei.
— Tranquilla… magari non succede nulla e noi stiamo discutendo per niente. Mi giro, la abbraccio e la bacio sulla testa. — Comunque, quando hai avuto le mestruazioni l'ultima volta, tesoro?Martina risponde quasi subito. — Ho finito la settimana scorsa. “Cazzo… sta per andare in ovulazione… cazzo, cazzo, cazzo”Martina deve essersi accorta di qualcosa perché mi chiede cosa c'è che non va. — Beh, tesoro… stai per andare in ovulazione… potrei davvero metterti incinta.
Solleva la testa per guardarmi negli occhi. — E allora speriamo che capiti…— Cosa!? Ma che ti salta in mente!? Un attimo fa parlavi di abortire e adesso speri di restare incinta?— Beh, sì nonno… Finora pensavo che quando avrei iniziato a fare del sesso sul serio… fare l'amore completo, no? sai che intendo… voglio dire, non solo pompini o cose del genere… beh insomma… che quando avrei fatto l'amore, se restavo incinta avrei abortito, no? Ma poi hai detto che il bambino sarebbe anche il tuo, no? e ho pensato che non potevo farti questo.
Voglio dire… un conto è il bambino di uno che magari conosci appena e allora non ci pensi su troppo ad abortire… ma col tuo bambino, no. Non lo posso fare. Io ti voglio bene, nonno, non potrei mai farti una cosa del genere. Il tuo bambino non lo ucciderei mai…La stritolo in un forte abbraccio. — Scusa, nonno — mi ripete ancora. — Va tutto bene, amore di nonno. Ogni giorno scopiamo diverse volte, e ogni volta le riempio la fica di sperma.
Dopo quattro giorni Martina parte con le sue amiche. Quando Martina ritorna dalla vacanza, due settimane dopo, noto che è gioiosa, rilassata, calma, serena e raggiante. Le ha fatto proprio bene questa vacanza. Appena ci vediamo, corre ad abbracciarmi. — Sai una cosa nonno… non ho fatto l'amore con nessuno al mare. Nessuno era te — mi ha sussurrato all'orecchio per non farsi sentire dalla madre. Una strana storia d'amore e di passioneSono finito in Sardegna per lavoro; a Settembre fa ancora caldo e stranamente ho già finito con le visite e le riunioni, così decido di approfittare dello splendido pomeriggio e della piscina dell’albergo.
Mi cambio in fretta, scendo in piscina e… wow, che splendore !!! Una splendida ragazza sui 25-30 anni che prende il sole in topless e perizoma sulla sdraio a bordo piscina. Fisico semplicemente perfetto, abbronzato senza eccessi, una vera opera d’arte. Gambe lunghe, muscolose ma senza eccessi, caviglie sottili e piedini meravigliosi. Non sono un feticista del piede ma non potevo non ammirarli tanto erano belli, curati e ben fatti. Pancino piatto ed un seno proprio ben fatto: abbondante ma non grande, proporzionato e che sembrava voler sfidare tutte le leggi della gravità.
Non vedevo bene il viso per via degli occhiali da sole grandi, ma sembra molto bello anche quello. Capelli castani, lisci, leggermente ondulati lunghi fin sotto le spalle. Un bronzo di Riace in versione femminile! Per lo meno da sdraiata. “Vabbè, raffreddiamo i bollenti spiriti, dove vuoi andare Andrea? Mezza età, pancia, calvizie mascherata con rasatura a zero, ce l’hai pure piccolo… Stai bravo, non è roba per te e ti fai solo del male.
”Così decido di mettermi a stendere poco distante e di farmi qualche nuotata. Piazzo l’asciugamano e lei si alza per prendere qualcosa da una borsa che aveva con sé e poi girarsi a pancia sotto. Mamma mia che culo!!! Definirlo un’opera d’arte è riduttivo: ti veniva proprio voglia di morderlo e poi con quel perizoma… “Andre… stai bravo! Non è roba per te. E poi cosa le racconteresti? Qui ci vogliono argomenti che tu non hai! Dai, fatti una nuotata”.
Faccio per buttarmi e arriva un armadio a 8 ante nero con una specie di costume che gli arriva alle ginocchia, rasato e con un fisico da paura che si dirige da lei. “Ecco,” penso, “chiuso il discorso, dai Andre, fatti una nuotata che è meglio. ”Così mi butto ed inizio con un paio di bracciate a farfalla. Si, perché qualche anno di pallanuoto l’ho fatto, per cui in acqua me la cavo decisamente bene nonostante le sigarette che mi hanno ammazzato il fiato, la vita sedentaria e la golosità che hanno ammazzato la mia forma fisica.
Finisco la vasca a dorso e riparto a stile, ritorno a rana. Esco rinfreshito e mi butto sulla sdraio. Passa qualche minuto e mi accendo una sigaretta. “Ohhh, finalmente un vizioso!” Una voce femminile! Alzo lo sguardo e la vedo dal basso: si è piazzata contro il sole così posso vederla in viso. Che carina!!! Una bocca splendida! Non grandissima ma bella, labbra carnose ma non enormi, ben proporzionate, con un sorriso disarmante: senza timidezze, come sapesse di essere una gran gnocca, ma senza alcuna presunzione o arroganza.
Era semplicemente bellissima. “Me ne offrirebbe una?” E mi stampa un sorriso. “Ma certo, ci mancherebbe, ecco qui c’è l’accendino. ” “Grazie mille!” E giù un altro sorriso. “Si figuri. ” Ed ognuno torna al suo posto. Il gigante la saluta e se ne va. Finisco la sigaretta e la sento: “Ma pensa te se si può essere così pallosi: bello, fisico della madonna, cazzo enorme ed una palla mai vista!” Io alzo la testa sorpreso: alla faccia della franchezza (per fare un eufemismo), ma un difetto lo doveva pur avere anche lei no? Mi guarda e fa: “Si lo so, sono volgare, ma quando ci vuole ci vuole: siamo qui da tre giorni e non ha fatto altro che pensare alla dieta, agli esercizi per i muscoli e a depilarsi.
Pensi che quando gli ho proposto di visitare il paesino, che tra l’altro è costruito su resti romani, ha detto che era vecchio e non ci trovava nulla di interessante! L’ho portato a vedere il David a Firenze e l’unico commento che è riuscito a fare è stato che ce l’aveva piccolo! Un po’ di ragione ce l’ho, non crede?” Ho sorriso divertito! La ragazza, oltre ad essere bellissima sembrava avere pure un cervello funzionante e con una certa cultura.
“Beh, ha altre doti no?” Dico io sorridendo. “Si certo, le ha, ma non basta, glielo assicuro: fino che lo usa, ok, ma il resto del tempo? Mica si può solamente scopare! Per carità, il sesso è l’attività che preferisco, tanto che ne ho fatto un lavoro, ma esiste anche altro. ”Lavoro??? Eccola, vabbè ci sono pure loro, di che ti stupisci Andrea. Lei vede la mia faccia e aggiunge: “No, guardi, non sono una starlet, sono una modella e attrice.
” “Ma guardi che per me può fare ciò che vuole, l’importante è non fare del male agli altri, poi il resto poco importa. ” E mi sorride. Arriva una coppia di ragazzi che si mettono al mio lato. Due bei ragazzi tra l’altro. Lei li guarda, o meglio, fa una vera e propria radiografia e sentenzia: “Quanto spreco!” Io la guardo perplesso e lei aggiunge: “Sono gay. ”“In effetti sono dei bei ragazzi, ma se son felici, non lo vedo uno spreco, l’importante è amarsi, non crede?”Mi guarda incuriosita e mi fa: “Ma è gay anche lei?” “Sinceramente no.
” Rispondo immediatamente. “Mi pareva. ” E mi guarda fisso negli occhi con uno sguardo strano. Chiedo da cosa lo ha dedotto. “Beh, ho notato come mi guardavi prima e come ti sei buttato in acqua per raffreddarti” e mi sorride con sicurezza. Siamo già al tu?“Ovvio, hai un corpo che è la perfezione assoluta,” se usa lei il tu perché non usarlo a mia volta? “un inno al piacere, sei di una bellezza disarmante.
E lo sai benissimo. ” La guardo dritta negli occhi come a dire, non giocare con me, sappiamo entrambi che non faccio per te, almeno non stuzzicarmi. E mi rimetto giù. Poco dopo mi saluta e se ne va e rimango con i due ragazzi gay che tra l’altro attaccano bottone e si rivelano simpatici e divertenti e mi raccontano le loro esilaranti avventure di quei giorni che per loro erano di vacanza. Marco e Daniele, il primo moro, occhi verdi intorno al 1,80 con fisico ben proporzionato e tonico, leggermente villoso sul petto, Daniele invece biondo, muscoloso, molto alto, circa 1,90 e praticamente senza peli; entrambi tatuati ed indossavano i classici slip aderenti e devo ammettere che sembravano davvero ben forniti la sotto.
Visto che ero solo, mi invitano a mangiare una pizza con loro ed io accetto con piacere. In pizzeria c’è pure la strana coppia del pomeriggio: il bestione nero con la dea della bellezza che mangiano la loro pizza per poi finire in una discussione. Lui ad un certo punto pare uscire di testa ed in Inglese la manda a stendere e se ne va. Lei lo guarda con aria annoiata mentre esce, poi si gira a guardarsi intorno e ci vede.
S’illumina in un sorriso e viene al nostro tavolo. E’ incantevole: indossa un tubino rosso con le spalle scoperte che le arriva al ginocchio con un paio di sandali neri con il tacco alto e a spillo che le lasciano il piede completamente scoperto. Sta davvero bene. Scopro che si conoscono quando si siede a fianco a me ed esordisce: “Cos’è, volete farvelo senza di me?” Evidentemente si conoscevano di già. I due ragazzi esplodono in una risata e Marco esordisce: “Magari ragazza mia, ha un culetto che è una meraviglia ed ha quell’aria maschia ma modi eleganti che ci fa letteralmente esplodere nei pantaloni”, poi con un sospiro aggiunge: “ purtroppo però ha occhi solo per te, mia cara.
Appena ti vede gli si illuminano gli occhi!” e aggiunge, quasi sussurrando, complice “Secondo me appena ti ha vista gli è venuto pure duro. ” E ridacchia. “Cosa? Come fai a dirlo?” Sono in imbarazzo, come colto con le mani nel sacco, sono piuttosto timido in queste cose ed allora cerco di dissimulare ostentando sicurezza: “E comunque, va bene che tu sei gay, ma lei è bellissima, lo vedi anche tu, se l’ho guardata con un po’ di insistenza direi che sono pienamente giustificato, no? Purtroppo però non credo proprio di essere il suo tipo.
”Lei interviene: “Questo, dovrei essere io a dirlo, non credi? A meno che tu non sia totalmente gay…” e mi guarda con fare misto tra il malizioso e la sfida. Cos’è? Mi prende per il culo? Comincio ad incavolarmi senza nemmeno sapere perché e cerco di cambiare discorso ma lei mi riporta in riga: “Dici che ti piaccio, mi spogli con gli occhi, vedo che gradisci la mia presenza, io te la lancio e tu la lasci cadere? Ho capito, sei uno sfigato!” Se voleva irritarmi c’è riuscita benissimo: mi ha scoperto e sbattuto in faccia la realtà.
“Ebbene si, sono uno sfigato, quindi perché non mi lasci in pace? Non sono un cinematografico, nemmeno un produttore, al massimo potrei essere un mediocre fotografo, non sono bello, ho una certa età e non sono nemmeno super dotato come il tuo amico nero. Quindi, lasciami perdere per favore. Ragazzi perdonatemi ma devo andare: domattina lavoro ed avrò una giornata un po’ pesante. Buona serata e divertitevi anche per me. ”Mi alzo, vado alla cassa, pago velocemente ed esco incamminandomi verso l’albergo.
Arrivo assieme ad un taxi da cui scende lei; mi accorgo solo ora che non so nemmeno il suo nome ed allora mi limito ad un sorriso un po’ tirato ed un “Buonanotte”Lei però non è della stessa opinione e mi guarda tra l’offeso e l’incazzato: come può un misero sfigato come me respingerla? Come ho potuto osare?Mi prende letteralmente per le orecchie e mi strattona verso il suo viso stampandomi un bacio rabbioso, vorace e anche violento.
A questo punto mi trascina dentro l’ascensore e mi chiede qual è la mia camera. Mi bacia con violenza li dentro e poi ancora davanti alla porta della camera e quando siamo dentro si butta sul letto e mi dice di spogliarmi. Non ci credo, deve essere uno scherzo ma decido di stare al gioco: faccio come dice ma devo ammettere che mi vergogno, e con molto imbarazzo mi metto in piedi davanti a lei che mi guarda; osserva ogni parte del mio corpo ma non capisco i suoi pensieri: non so se mi trova patetico, ridicolo o cosa.
Il pisello sembra addirittura che mi sia rientrato. Che vergogna!Mi chiede di girarmi ed eseguo; si alza e mi accarezza dalle spalle fino a scendere al sedere (che ho bello rotondo, quasi femminile, direi). Mi accarezza le chiappe e scende passando le mani tra le cosce per arrivare ad accarezzarmi le palle per poi prenderle tra le mani con fermezza ma senza violenza e senza farmi male. Mi lascia, mi prende per le spalle e mi butta sul letto, si alza il tubino rosso mi sale sopra e senza dire nulla viene a sedersi letteralmente sulla mia bocca.
Non ci credo!!! E’ senza mutande!!!Non c’è bisogno di altro, inizio a leccarla: è liscia, morbida, bagnata ed ha un sapore dolce, inebriante. Poi si gira e mette il suo buchetto sulle mie labbra; lecco avidamente e con la lingua le passo tutto intorno per poi passarla proprio sul buchino spingendola anche dentro per poi arrivare fino alla sua fica. Il cazzo mi si risveglia velocissimo e lei me lo prende in mano e lo stringe forte scappellandomi con una certa violenza, con l’altra prende le mie palle e le stringe con fermezza ma senza far male.
Sono al settimo cielo e lecco ovunque con avidità i suoi umori che colano abbondantissimi. Lei si china, me lo prende tra le labbra e me lo succhia. Ricambio con la sua clitoride che è davvero grande e pronunciata ma non resisto oltre e vengo senza mai smettere di succhiarla. Lei non si toglie e prende tutto in bocca mentre anche lei viene nella mia bocca. Poi si gira e mi bacia mischiando i nostri umori.
Il cazzo mi è rimasto stranamente duro, di solito mi ci vuole un attimo per riprendere forza ma sembra che questa volta non voglia proprio saperne di cedere. Lei si solleva leggermente e si infila sopra, mi cavalca venendo ancora in pochissimi colpi per poi sfilarsi e mettersi di fianco a me a pecora con quel culo meraviglioso in alto e quasi con cattiveria mi ordina: “Mettimelo dietro e sborrami dentro. Dai che aspetti?” Eseguo e cerco di entrare senza farle male ma lei allunga le mani verso di me e mi trascina a se quasi con forza.
Che sensazioni!!! Era la prima volta che inculavo qualcuno e l’emozione mi stava facendo scoppiare il cuore. Pochi colpi e vengo. Con mia sorpresa anche lei viene ed urla stringendo le lenzuola come le volesse strappare!!! Che donna!!! Esco piano ma lei subito mi ributta giù sulla schiena e mi mette quell’opera d’arte di culo sulla faccia e secca mi intima: “Leccami ancora il buco del culo; dai tanto lo so benissimo che ti piace!” Stampo le mie labbra attorno a quel buchetto e lecco ed aspiro: assaporo la mia sborra ma appena la sento sulla lingua realizzo dove era appena stata infilata e… tremo, ma non sento nessun sapore schifoso, solo il mio sperma e gli umori che le erano colati sul buchetto.
Mi si rizza di nuovo e questa volta cerco di prendere io l’iniziativa ma lei mi vuole bloccare. La guardo fisso negli occhi e quasi la supplico sussurrando: “Lasciami fare, te ne prego…” Il suo sguardo è indagatore e serio ma cede e si lascia andare. Le sfilo il vestitino che ancora indossava e la stendo piano sulla schiena, le salgo sopra e la penetro piano, con calma, continuando a baciarla. Poi inizio movimenti lenti ma decisi stringendola forte a me: voglio sentirla tutta, tutto il suo corpo contro il mio.
Continuo con quel movimento circolare delle anche lento che sembra apprezzare molto anche lei che ricambia con passione i miei baci ed abbracci. Credo sia venuta già un paio di volte e la cosa sinceramente mi gasa parecchio. Sono sul punto di venire anch’io e cerco di fermarmi ma lei non me lo permette e così vengo dentro di lei quando… anche lei ha un altro orgasmo che mi fa sentire piantando le sue unghie nella mia schiena graffiandola per benino.
Che dolore!!! ma che bel dolore!!!Lei mi sposta e si gira sopra di me per un 69 fantastico; la sua fica sulla bocca mi scarica in bocca tutto lo sperma che le avevo versato dentro poco prima, così mando giù tutto e lei fa lo stesso con me: praticamente ci ripuliamo a vicenda! Poi torna al mio fianco e mi bacia. Ci addormentiamo abbracciati senza dire nulla. Il mattino dopo mi alzo, faccio una doccia veloce e schizzo al mio primo appuntamento senza svegliarla: quanto è bella; addormentata poi, forse è ancora più bella.
Una strana storia d’amore e di passione – SecondaA metà mattina ricevo una telefonata proprio mentre sono con un fornitore. Rispondo non riconoscendo il numero: è lei!!! Mi stava chiamando dall’albergo dopo essersi fatta dare il mio cellulare dal portiere. Ora lei sa anche il mio numero di numero mentre io non so ancora nemmeno il suo nome. E’ con Marco e Daniele e stanno facendo colazione assieme. Mi dice che mi avrebbero aspettato in albergo per le 17.
Sono gasatissimo ed impaziente di rivederla. Mi sembra di vivere un sogno fantastico. Sbrigo gli appuntamenti in frettissima per poter arrivare in albergo il prima possibile e prepararmi. Arrivo alle 16, mi fiondo in camera e mi spoglio appena dentro senza nemmeno guardare o attendere che la porta si chiuda, così mi accorgo che lei è li vestita seduta sul letto solo quando ormai ero nudo: “Ma che piacevole sorpresa! Sei arrivato in anticipo, vieni, devo dirti due cose.
”Oddio, il gorilla si è incazzato e ora lei è venuta ad avvertirmi che vuole strapparmi braccia e gambe. Mi siedo sul letto accanto a lei ed inizia: “Mi chiamo Monica e ieri sera sono stata benissimo con te. Mi è piaciuto davvero tanto. ” Ero molto compiaciuto ma anche stupito: non sono molto dotato e credevo che lei, vista la spregiudicatezza ed esperienza, fosse abituata a ben altri calibri. Inoltre non sono mai stato esattamente un atleta del sesso per cui quelle parole mi sorprendevano molto.
Continuò: “Non mi sono mai sentita così a mio agio; forse per la prima volta con un uomo, con te, mi sono sentita una persona, una donna, non solamente un pezzo di carne. Mi hai trattata con dolcezza, passione ed anche sentimento. Io sono stata un po’ dura e… dominante” sorrise maliziosa “e tu hai preso tutto con una naturalezza quasi disarmante che mi ha spiazzata anche quando ti ho fatto fare cose che molti trovano decisamente rivoltanti, diciamolo.
Il portiere di sotto mi ha detto che rimarrai qui ancora per qualche giorno e pensavo che forse avremmo potuto trascorrere il tempo libero insieme, per conoscerci un pochino di più. Ti andrebbe?” Mi guardava seria e trepidante, quasi insicura, stranissimo per come si era presentata la sera prima. Una persona completamente diversa. Non ci credevo!!! “Ma… mi stai prendendo per il culo? Se è uno scherzo, ti avverto che non è per nulla gradito.
Sei bellissima, a letto sei un tornado, una forza della natura, non litighi con congiuntivi e condizionali, hai carattere e tu chiedi a me di conoscerci meglio??? Dov’è la telecamera?”“Ma quale scherzo? Davvero, ti ho spiegato perché ed ho provato cose mai provate prima e mi piacerebbe dare una chance a questa storia ma… non so se lo vuoi tu. Soprattutto dopo che avrai saputo di più su di me. ”“Se lo voglio? Ma come faccio a non volerlo? Chiunque, qualunque uomo sulla faccia della terra sogna una donna come te e mi chiedi se io lo voglio? E poi perché non dovrei più volerti? Sei una serial killer? Spacciatrice di droga? Mercante di esseri umani?”Ride e poi continua seria: “Nulla di tutto ciò, sono soltanto una puttana.
”“Come una puttana? Mi hai detto ieri che facevi la modella ed attrice. ”“Ed è vero, sono una modella ed attrice, ma faccio foto e film porno e questo per molti, quasi tutti, equivale ad essere una puttana”Non ci credevo! Mi ero innamorato ed ero già cornuto prima ancora di cominciare. Devo aver fatto una faccia strana, probabilmente da ebete. Insiste: “Ti ho traumatizzato? Non mi vuoi più vedere, vero?”“Ma cosa dici? No, solo non mi aspettavo qualcosa del genere.
Non posso dire che non abbia importanza perché mentirei, ma non so se questo tuo lavoro avrà un impatto su una nostra storia, anzi, sicuramente lo avrà, ma non so il tipo di impatto. Io sono piuttosto possessivo, è vero, ma cerco di rispettare gli spazi altrui, quindi non so come potrei reagire. Devo provare per darti una risposta. ” Risposi serio. Mi baciò teneramente sulle labbra e disse “Grazie”. Poi prosegui: “Devo dirti ancora due cosine: sai, non mi sono mai fidata degli uomini e per questo sono diventata una specie di dominatrice sadica, si insomma, li comando a bacchetta e faccio loro del male, sia fisico che mentale; non riesco a farne a meno, è come se dovessi sempre metterli alla prova, come dovessi continuamente sapere fino a che punto sono disposti a patire per me, ad avere continuamente prova del loro amore e devozione per me.
Per lo meno con quelli che mi prendono come te. Come ti ho detto sono vere e proprie prove, voglio totale fiducia in me, niente esitazioni. Voglio che la persona cui voglio bene mi appartenga totalmente, in qualsiasi modo; solo così riesco a lasciarmi andare e ti garantisco che quando accade… mi dono completamente, come hai intravisto. Con le donne, invece sono sempre riuscita a lasciarmi andare completamente ed a farmi fare tutto ciò che volevano.
E non chiedermi perché dato che noi donne siamo decisamente moooolto più cattive e bastarde di voi maschietti. Si perché, vedi, io sono bisex, mi piacciono anche le donne, anzi, di norma le preferisco, per lo meno da un punto di vista sentimentale. ” E tornò a guardarmi timida e quasi tremante. Quello sguardo da cucciolo impaurito mi scioglieva letteralmente. Mi stava dicendo cose molto delicate e pesanti che avrebbero fatto scappare chiunque… mi stava sicuramente mettendo alla prova.
“Il fatto che tu sia bisex per me è ininfluente, solo che essendo io molto possessivo esigo fedeltà e rispetto. Se la tua bisessualità deve essere fonte di tradimento… questo potrebbe diventare un problema. Sulla dominazione non so che dirti, sincerità per sincerità, con le donne mi piacerebbe molto essere sottomesso, ma solo a letto e non ho mai provato una relazione dom/sub come mi stai prospettando: anch’io faccio molta fatica a lasciarmi andare.
La mia natura, per lo meno fuori dal letto, è piuttosto dominante, o meglio, non mi piace farmi comandare e questo cozza parecchio con il desiderio di sottomissione, anche se sinceramente non ho mai capito se la mia voglia di dominanza sia un semplice retaggio culturale o vera natura. Ma quali sono le prove che intendi? Fammi un esempio concreto, anche perché non mi pare che il manzo con cui eri ieri, sia molto sottomesso, anzi, mi sembrava proprio il classico toro da monta dei film porno che ti martella a bestia senza preoccuparsi di sentimenti o altro.
” “Infatti è quello che è: un attore porno, con un cazzo enorme sempre duro e che ti scopa con cattiveria. Fine. L’ho conosciuto 10 giorni fa a San Francisco, l’ho visto in azione sul set e visto che doveva venire in Italia per un film, ho voluto provarlo e me lo son portato qui; ma a parte il sesso, non ha molto da offrire, pensavo fosse più interessante e di poter creare una parvenza di relazione: è difficile avere relazioni sentimentali col mio lavoro, prima o poi sorgono problemi a causa di gelosia o altro, mentre con uno che fa il mio stesso lavoro, pensavo ci fosse un minimo di possibilità, ma come avrai capito non ha funzionato.
E’ partito oggi, se ti fa piacere saperlo. Piuttosto, spiegami la storia della tua voglia di sottomissione!” E mi pianta letteralmente lo sguardo diretto negli occhi come a voler carpire ogni mia emozione, indecisione o altro. Così iniziai a raccontare le mie fantasie, le mie furiose masturbazioni con filmini porno di genere femdom, trans attive, cuckold e chi più ne ha e più ne metta…Ero li, nudo come un verme, che raccontavo tutti i cazzi miei ad una bellissima ragazza completamente vestita e che mi aveva appena detto che avrebbe fatto di me una sorta di cavalier servente.
Surreale! Semplicemente surreale. E mentre le raccontavo le mie fantasie mi accorgo di come è vestita: una camicia bianca con taglio maschile e botton down con qualche bottone aperto in alto per lasciare intravedere il seno, un paio di Levi’s classicissimi ed un po’ consumati per finire con i sandali neri con tacco altissimo e a spillo della sera precedente. Stava da dio!!! Parlavo seduto con le gambe aperte sul lato del letto, proprio davanti a lei quando ad un certo punto allunga una mano tra le mie gambe e mi afferra lo scroto, senza mai togliere il suo sguardo dal mio.
Credevo volesse fare sesso e mi blocco, ma lei mi dice di continuare. Giochicchia con le mie palle passandole tra le dita facendomi eccitare di nuovo e mentre siamo li entra Marco parlando ad alta voce. Cazzo, non mi sono accorto che la porta era solo socchiusa! Faccio per coprirmi ma Monica mi blocca tenendomi per le palle e sibilando: “Fermo li. Continua. E tu Marco, ti spiace aspettare qualche minuto fino a che Andrea finisce di raccontarmi della sua sottomissione?”“Noooo” risponde lui, “pure sottomesso??? Cara mia, c’hai un culo veramente più sfondato del traforo del Monte Bianco! ma non fate caso a me, continuate pure.
” E si siede sulla poltroncina praticamente a fianco di Monica, così può guardarmi per bene anche nelle parti intime. Alla faccia dell’imbarazzo! Vorrei sprofondare ma Monica non molla la presa ed io credo di cambiare più colori della tavolozza di un pittore. Continuare? Con lui li? Non se ne parla e finisce che mi blocco. Lei cerca di forzarmi stringendomi le palle ma non ottiene molto. A quel punto Marco si alza esordendo: “Dai ho capito, porello, lasciamogli un minimo di riservatezza.
Vi aspetto di sotto con Daniele. Posso solo dire una cosa?” E si rivolge a me malizioso: “Tesoro, saresti proprio il mio tipo ideale: villoso, in carne, rasato, pizzetto e col pisello piccolo che lascia così a me tutto il piacere! Se ti stufi di questa baldracca fammi un fischio” Mi fa l’occhiolino e se ne va col sorriso sulle labbra. Monica mi guarda senza mai mollare la presa alle mie palle ed esordisce: “Sei stato bravo: non ti sei mosso nonostante il disagio e mi hai lasciato il controllo.
Mi piaci sempre di più. ” E mi stampa un bacio appassionato. “Dai, fatti una doccia che chiamo gli altri due. ” E sorride maliziosa. Cosa? Perché li chiama? Devo aver fatto uno sguardo di panico perché mi sorride rassicurante e mi dice: “Tranquillo, fidati di me. Non ti succederà nulla. ”Decido di forzarmi e vado in doccia. Il tempo di insaponarmi e si apre la porta del bagno; sono Marco e Daniele che entrano perché vogliono guardarmi mentre mi lavo.
Daniele a Monica che era sempre seduta sul letto: “Tesoro, hai con te uno splendido esemplare di orso. Quando vorrai fare uno dei tuoi giochini, chiamami! E se non lo fai ti avverto che mi incazzo”Giochini? Quali giochini? Minchia, in che casino mi sono andato ad infilare? Finisco di lavarmi e faccio per rivestirmi ma Monica mi blocca: “Perché ti vesti?” E mi guarda quasi incredula. “Abbiamo chiamato la reception e ci porteranno qui la cena, così potremo conoscerci meglio-” Con Marco e Daniele? Sono sinceramente perplesso e decisamente nervoso ma decido comunque di provare questa… avventura.
Mettiti il cuore in pace Andrea, magari poi finirà meglio di quanto pensi. Monica mi chiede di sedermi a terra a gambe incrociate praticamente davanti a loro. Inizia Monica: “Allora ragazzi (rivolgendosi agli altri due) che ne pensate di Andrea? Mi piace molto e mi ha fatta sentire davvero a mio agio. ”Marco: “Da quello che hai raccontato, quel pisellino deve essere spettacolare per essere riuscito a farti sentire qualcosa dopo quel paracarro che ti sei presa in tutti i buchi per una settimana.
Al posto tuo, se avessi preso quel mostro dovrei usare una pallina da tennis come tappo!” E giù una risata!Ecchecavolo, ma cos’aveva ‘sta specie di gorilla? Un missile Cruise?Monica: “Ah già, Andre, tu non lo hai mai visto in azione. Guarda qua. ” E mi passa il tablet con un filmato in cui lui che sta inculando selvaggiamente una ragazza. Santo cielo! Non mi sembra che lei si stia proprio divertendo: dalle smorfie che fa la sta proprio massacrando.
“Un vero a****le, non credi? Fortunatamente ho i buchini molto elastici, come hai potuto assaggiare anche tu. ” E mi sorride maliziosa. Cazzo, ma come fa a sentire qualcosa con me dopo un mostro del genere? Non è tanto la lunghezza, ma la larghezza che fa davvero impressione: praticamente è il mio avambraccio!Bussano alla porta: sono arrivate le cibarie e Monica dice di entrare pure. Ma cazzo, sono nudo! Faccio per alzarmi e mi blocca: “Che fai? Resta li!”Entra una cameriera cicciottella e di mezz’età che subito rimane un po’ interdetta dalla scena, ma poi scambia uno sguardo con Monica e sorride maliziosa.
“E’ lui il famoso Andrea?”Ma come fa questa a sapere di me? Che le ha raccontato?Monica: “Si, è lui” e mi guarda soddisfatta. Cameriera: “Scusa Monica ma… (e fa una specie di smorfia che è un misto di delusione e compatimento) sei proprio sicura? Marvin secondo me era decisamente meglio! Un arnese spettacolare sopra un fisico da Dio Greco. Questo mi sembra più un materassino gonfiabile! Scommetto che ce l’ha pure piccolo. ” E si sporge a guardarmi tra le gambe e non appena vede il fagiolo che mi è diventato… “Dai, siamo seri, che ci fai con quel cosino? Lo usi come stuzzicadenti?” Risatina generale.
Ma pensa te ‘sta specie di gabibbo in gonnella! Sono umiliato e mi sto pure incazzando di brutto. Monica se ne accorge e mi anticipa. “Cara mia, dovresti saperlo meglio di me che se non lo sai usare, può avere anche la torre di Pisa che il divertimento è poco. E poi dovresti provare la sua lingua: mai nessuno mi ha leccata così. Forse la mia amica lesbica, ma lei è lesbica, ha la fica e sa cosa fare.
Lui lo ha fatto per istinto. Andre, (e si gira verso di me con gli occhi spalancati) ho capito, sei lesbico!!!” Risata generale. Io a denti stretti. La cameriera saluta e se ne va lasciando il carrello nel piccolo ingresso. Monica si alza, si abbassa i pantaloni ed il perizoma, allunga una mano verso il carrello, prende un grissino e… Non ci credo!!! Se lo infila nella passera che sembra già lucida di umori.
Lo estrae umido e me lo avvicina alla bocca. Gli altri due guardano attentissimi ed avidi. “Com’è?” Chiede lei con lo sguardo fisso nei miei occhi. Io mordo e mi si scioglie in bocca. “Buonissimo, lo sai che mi piace da impazzire”Il pisello si sta risvegliando e Daniele se ne accorge: “Ohhhh, finalmente qualcosa di interessante!” Risata generale di loro tre. Monica si appoggia a Marco, si toglie i pantaloni ed allunga un piede a stuzzicarmi tra le gambe.
Mi diventa duro. “Finalmente il soldatino si è risvegliato, dai alzati e fatti guardare dai ragazzi che son curiosi. ” Ma che intendono fare? Non ho nessuna intenzione di lasciarmi toccare da quei due. Non per omofobia o che, ma semplicemente mi infastidisce essere toccato da chi non amo. Uomo o donna che sia. Qualunque tipo contatto fisico. Monica lo sa, gliene ho parlato, e nota la mia espressione che credo stia diventando decisamente seria ed aggressiva, così anticipa tutti: mi prende per le palle e mi trascina a se.
Un segno di possesso chiaro per tutti: sono suo e lei è l’unica a potermi mettere le mani addosso. Mi rilasso e lei mi guarda compiaciuta e soddisfatta. Mi mette le braccia intorno al collo e mi bacia appassionatamente. Ricambio e l’abbraccio a mia volta. Si stacca leggermente e guardandomi: “Credo che la cena possa aspettare. Ti voglio. ”Ma… con questi due a guardare???Mi spinge sul letto e mi si butta sopra. Poi sale lungo di me fino ad arrivare con la sua passera alla mia bocca e si sposta il perizoma.
Non c’è bisogno dire nulla: mi tuffo su quel fiore bellissimo e mi faccio trasportare da quel fiume dolcissimo che mi manda letteralmente in estasi. Ho pisello che mi fa quasi male, ma non riesco a distogliermi da quella bellissima passera. Mi dimentico che Marco e Daniele si stanno godendo lo spettacolo divertiti ed eccitati. Lei si gira e standomi sopra scende verso il mio ventre e prendendomelo in mano se lo infila dentro.
Si muove piano baciandomi con passione. Si avvicina il suo orgasmo e si alza sedendosi su di me. Inizia a cavalcarmi appoggiandosi con le mani sul mio petto; ad un tratto sento un dolore forte: mi sta conficcando le unghie nella carne e due di loro sono proprio sui miei capezzoli. Vedo le stelle ma stringo i denti: non voglio che si fermi, voglio darle piacere, che goda. Apro gli occhi e… quanto è bella.
Urla e trema tutta. All’improvviso si lascia andare e mi cade addosso. L’accarezzo ovunque e la bacio sulla fronte, sulle guance, il collo, le spalle… ovunque riesca a raggiungere un lembo di pelle. Dopo poco alza la testa per guardarmi. Non dice nulla. Ci guardiamo negli occhi e… si, mi sa tanto che mi sono innamorato di questa pazza sextenata. Marco e Daniele nel frattempo si erano tirati fuori i cazzi con l’intenzione di masturbarsi ma erano rimasti fermi in silenzio ad osservare.
Ad un certo punto Monica si gira e chiede: “Allora? Piaciuto lo spettacolino?”Marco è come sempre il primo a reagire: “Ragazza mia, questo non era sesso. Era passione pura. Ero pronto a spararmi un segone da campionato del mondo, ma non potevo: eravate pure poesia. ” Daniele sembra inebetito: “Monica, ti invidio davvero. ”Lei sorride soddisfatta e contentissima, poi mi stampa un bacio di contentezza sulle labbra che mi manda di nuovo sulla luna.
Che donna! Si toglie da me e si alza; mi prende la mano e mi tira per alzarmi. La seguo e quando sono in piedi mi viene dietro e passandomi le mani sui fianchi mi espone ai due spettatori. “Ecco qua la mia vittima. Dai girati falli impazzire, fagli vedere che bel sedere che hai. ”Mi giro e lei con le mani mi piglia le chiappe e me le stringe ed apre, sento l’aria fresca sul buchino.
“Mmmmmmm ho l’acquolina in bocca! Mo… devi lasciarmelo assaggiare!”Assaggiare???? Panico!!! Ma fortunatamente questa meravigliosa donna mi difende e lo blocca con una certa cattiveria: “Non ci pensare nemmeno se vuoi vivere. E’ mio e solo mio! Potrai toccarlo solo quando lo dirò io. ”Quando lo dirà lei? Mi lascia un po’ d’inquietudine: che avrà voluto dire?“Guarda com’è duro!” Mi gira ed espone il mio pisellino ai due. Poi mi passa un braccio attorno al collo tirandomi indietro e me lo prende in mano con forza.
“E’ durissimo! E le palle sono belle sode e resistenti. Non si è mai lamentato ieri, guarda. ”E mi prende le palle stringendole con una certa forza ma senza esagerare e procurandomi un dolore molto leggero ma anche eccitante. In questo modo mi sento in suo possesso e la cosa non fa che aumentare ulteriormente la mia eccitazione, se possibile. “Senti che belle sode che sono. ” Senti????? A chi???? Credo Daniele, mentre Monica mi teneva per il collo, allunga una mano verso il mio scroto, lo afferra e stringe ben forte.
Panico. Mi fa un po’ male. Sgrano gli occhi ma Monica mi sussurra di fidarmi di lei. Mi calmo ed accetto quella mano maschile. Marco si aggiunge e mi prende il pisello stringendolo. “Mmmmmm… che duro!!! Sembra un piccolo tondino di ferro!” Esclama divertito ed eccitato. Inizia una piccola masturbazione ma Monica ferma tutto per buttarmi sul letto. Mi sale di nuovo sopra e mi chiede di leccarle il buchino dietro. Eseguo mentre lei mi massaggia le palle ed il cazzo.
Con il suo culo sulla faccia non capisco nulla e parto per la tangente. Inizia una bella sega ma è strana: mi stringe il cazzo con forza e quando la mano scende lo fa con forza, violentemente. Sembra voglia farmi male ed in effetti un po di dolore lo sento. Dopo poco sono sul punto di venire ma lei mi dice di non farlo, di resistere. Va avanti fino a che lei non viene di nuovo masturbandosi mentre la mia lingua indugia dentro e fuori dal suo buchetto posteriore.
Scende da me, sempre eccitatissimo e mi dice di scendere dal letto inginocchiarmi e masturbarmi. Sono un po’ titubante ma eseguo cercando di non pensare agli altri due spettatori. Lei si è seduta sul piano della scrivania e con un piede mi stuzzica tra le gambe. Gli altri due osservano e dopo aver tirato fuori nuovamente gli arnesi, iniziano a masturbarsi anche loro. Per un momento tolgo lo sguardo da Monica e mi accorgo delle dimensioni di Marco e Daniele: alla faccia! Marco sarà sui 22, bello nodoso, mentre Daniele arriverà anche a 25, del resto è proporzionato alle dimensioni del corpo.
Monica riprende la mia attenzione con un calcetto nel punto e al momento giusto. Però che scena: io come un pirla in ginocchio con il cazzo in mano, Monica davanti a me appoggiata alla scrivania che mi struscia un piede su palle e pisello mentre gli altri due a miei lati si segano furiosamente guardando la scena. Sto per venire. Lei se ne accorge così mi viene vicino, con una mano afferra il mio scroto, mentre l’altra la piazza a cucchiaio sotto il mio cazzo.
Ecco, non resisto più e non appena inizio a godere lei stringe le mie palle sempre più forte, come a spremerle, mentre con l’altra raccoglie tutto il mio seme. Mi piego per il dolore, che è decisamente forte ma lei non mi da tregua e mi mette la mano sporca del mio sperma davanti al viso e tutta eccitata mi sussurra “Dai, puliscimi la mano. ” La guardo negli occhi ed inizio la pulizia con la lingua.
Gli altri due non resistono e spruzzano il loro seme proprio addosso a me. Ma porca troia!!!Non mi scompongo e piazzando i miei occhi in quelli di Monica faccio finta di nulla. Lei apprezza e congeda i due: “Dai ragazzi, vi siete divertiti, ora per favore lasciateci soli. Ci vediamo domani. ”Se ne vanno protestando un po un po delusi. Finalmente soli. Mi guarda seria per un bel po’ poi esordisce: “Lo sai cosa è appena successo?”“Immagino fosse una prova, vero? Volevi mostrami quello che saranno le tue angherie.
”Sorride. “In effetti si, era una prova. Ma non pensare che mi limiti a questo: sei a digiuno di tutto e se non ci arrivo per gradi tu mi sfuggi. Ho visto i tuoi sguardi, sei molto espressivo, sai? In alcuni momenti eri pronto a sbranare tutti i nostri ospiti. Ed ho visto messaggi di vero pericolo nei tuoi occhi: avevi lo sguardo decisamente cattivo e ispiritato. ”“In effetti si, mi stavo veramente incazzando”“Bene, ma sappi che questo è nulla rispetto a ciò che ti aspetta, ma ormai non ti permetterò più di tirarti indietro, sappilo!”Cos’ha intenzione di fare? Sono un po’ preoccupato ma ormai sono troppo preso da Monica.
“Nessuna intenzione di tirarmi indietro, sai che impazzisco per te, ma devo ammettere che sono un po’ spaventato. Non esagerare, potresti fare molto male ad entrambi. ”Mi sorride e si abbassa verso di me a baciarmi. Una strana storia d’amore e di passione – Terza paIl mattino dopo mi sveglio e lei non è nel letto, probabilmente è tornata in camera sua, così mi alzo per farmi una doccia e partire per il mio giro di visite e… ma che è ‘sta cosa? Una sorta di gabbia di plastica trasparente mi imprigiona il pisello!!! Ed è pure chiusa con una specie di lucchettino di merda in plastica.
Faccio per tagliarlo ma entra Daniele! Come cazzo ha fatto? Chi gli dato la tesserina per entrare?“Oh ma buon giorno, vedo che hai già scoperto la sorpresina di Monica” e ride divertito. “Fossi in te non me lo toglierei, a meno che tu non voglia troncare qui subito. Ah, mi ha detto di avvisarti che oggi mentre sei fuori ne approfitterà per andare ad incontrare un produttore che si trova ad Alghero dove stanno girando.
Vedi di essere qui per le 4 ‘sto pomeriggio, così li raggiungiamo. ” E se ne va augurandomi buona giornata. Minchia, pure questa… vabbè Andre, sbrigati che le 4 arrivano in fretta. Trascorro la giornata sempre un po’ nervoso e a disagio per via della presenza strana tra le mie gambe ma finalmente arrivo in albergo. Non vedo Daniele così salgo in camera per darmi una rinfreshita e quando entro me lo trovo li tutto nudo sul mio letto col cazzo in trio mentre sembra scambiarsi messaggi con qualcuno al telefonino.
“Ciao Andre, un attimo solo, finisco una cosa e partiamo. ” E cosa cavolo deve finire? Poi ‘sta cosa che la mia camera sembra un porto di mare deve finire: sono piuttosto geloso della mia privacy. “Marco mi sta mandando foto dal set. Dovresti vedere che cazzoni. Uh scusa, comunque c’è roba anche per te: certe tettone e certi culi…” Ma pensa te sto qua: mi piace la sua amica e lui vuol farmi vedere altre donne? Mah…“Senti, io mi faccio una doccia e poi partiamo, ok?”“Ok! Ah, in bagno ti ho lasciato delle cose che mi ha chiesto Monica, aspetta che ti spiego” e viene da me in bagno con quell’uccellone ancora bello dritto e duro.
“Guarda, qui c’è la glicerina e qui la pera, quella col beccuccio più grosso che ho trovato. Dai vatti a mettere sul letto e aspettami a culo all’aria!”E io esterefatto: “Cooosa??? Non se ne parla proprio, tu ora esci la pianti di rompere continuamente i coglioni. ”“Guarda che sono istruzioni di Monica. Guarda qua. ” E mi porge il cell con i messaggi di Monica. “Vuoi farla incazzare? Dai vatti a mettere a pecora che arrivo.
E stai tranquillo, non ti faccio nulla. ”“No no, e piantarmi quell’affare nel culo come lo chiami?” Ride e mi spinge fuori. Mi rassegno e mi metto a culo all’aria. Certo che è proprio ridicola sta situazione. Daniele arriva (ovviamente con ancora il cazzo semirigido) ed in quel momento la porta si apre con me sul letto culo in aria e genitali in gabbietta. Preso dal panico faccio per girarmi e coprirmi ma Daniele mi blocca giù di forza con una mano sul collo.
“Oh, Maria, grazie per essere venuta. Non so se ce la faccio da solo, mi sa che farà i capricci. ”E chi cazzo è sta Maria? “Non c’è problema, Monica mi ha mandato su apposta. ” Ma è la cameriera di ieri sera!!!Viene verso il letto, ci sale sopra e si mette in piedi proprio sopra di me: vedo il suoi piedi ai miei fianchi. Qualcuno mi allarga le chiappe ed un dito mi unge il buchino con qualcosa di viscido e freddo.
Maria nel frattempo si abbassa ed appoggia le sue chiappone sulla mia nuca. Sento un strano solletichio ed una sensazione di umido: deve essere senza mutande. Faccio per divincolarmi ma lei è veloce a prendermi i polsi e bloccarmeli dietro la schiena. “Dove pensi di andare, leccaculo che non sei altro. Ora stai qui fino a che non ti abbiamo riempito per bene la pancia, poi potrai girarti. Sono proprio curiosa di provare questa tua linguetta d’oro.
E vedi di fare un bel lavoretto perché poi devo riferire tutto a Monica. ”Ma come? Vuole che lecchi un’altra donna? Ma mi ha detto che ero solo suo. Questi pensieri mi abbandonano subito quando sento qualcosa appoggiarsi al mio buco esposto. E’ la canula? Spinge ed entra in me, veloce senza tanti preamboli, poi sento il liquido caldo in pancia. La canula viene tolta e a me vien voglia di cagare ma Maria mi tiene sempre bloccato.
Di nuovo sento un contatto col mio buco e di nuovo quella presenza liscia che entra dentro di me. Ancora liquido caldo. La canula esce. Cazzo ho proprio bisogno di alzarmi ma Maria non ne vuol sapere di lasciarmi andare. Di nuovo Daniele mi spinge quell’affare dentro e svuota un’altra volta la pera. Finalmente Maria si alza e mi dice di girarmi a pancia in aria. Devo attendere che la glicerina faccia il suo effetto.
Eseguo e le subito si abbassa sulla mia faccia. “Dai, vediamo questa lingua mentre aspettiamo. ” Non ne ho nessuna intenzione, ma Daniele mi prende le palle in mano e stringe. “Sappi che ho disposizione da Monica di usare qualsiasi mezzo per fartelo fare. ”E’ chiaro e sufficiente, mortificato faccio per mettermi all’opera, mentre Daniele mi tiene letteralmente per le palle. Ha una figona pelosa ma non è male. Certo, non è quella di Monica ma è comunque bella carnosa, con grandi labbra belle spesse che si aprono a lasciar uscire una clitoride che… mamma mia, ma che è? Sporge fuori di almeno 4-5 cm!!! Sembra un cazzetto!!! Mi metto coraggio e le passo sopra la lingua, lei geme.
Mi lavoro quel mostriciattolo per pochi minuti e sento il pisello che cerca di indurirsi nella sua gabbia iniziando a farmi male. Fortunatamente (si fa per dire) la pancia comincia a farmi male e l’erezione svanisce. Cerco di dirlo ma Maria ormai mi si è letteralmente seduta sulla bocca e non mi fa quasi nemmeno respirare. Aumento l’intensità delle succhiate alla clitoride alternate a leccate vigorose e finalmente viene. Ma… mi scende in bocca e lungo il mento una quantità di muco paurosa.
Denso, sembra quasi sperma ma è quasi dolce. La pancia mi fa malissimo e mi divincolo spingendo via Maria quasi lanciandola per poi correre in bagno. Faccio appena in tempo a sedermi che il primo spruzzo maleodorante schizza fuori. Poi ne seguono altri. Finalmente finiscono ma la pancia mi fa ancora male e ho il buco del culo un po’ infiammato. Daniele entra e mi intima di alzarmi, farmi un bidet veloce e poi di ributtarmi sul letto come prima.
Mi dice che però questa volta userà solo acqua per sciacquarmi dentro. E così fa. Di nuovo Maria sopra che mi tiene e Daniele mi svuota la pera in pancia. Solo che stavolta mi lasciano alzare subito, ma se pensavo che stesse per finire mi son sbagliato di grosso. Sono seduto sulla tazza che mi sto scaricando quando Maria entra in bagno e mi mette il culone nudo davanti alla faccia chinandosi in avanti.
“Dai, forza, voglio provare questa tua linguetta anche dietro. ” Daniele mi viene vicino e prendendomi per la nuca spinge la mia faccia tra quelle due chiappone. E’ un po sudata ma almeno non c’è puzza di merda. Lecco con Daniele che mi incita e struscia il cazzo contro la mia spalla. Mi accorgo che Maria si sta sgrillettando mentre le lecco il buco del culo ed all’improvviso viene con gridolini acuti e Daniele mi spinge forte contro di lei.
Passa qualche secondo e si alza girandosi. “E bravo il nostro lecchino. Dai datti da fare non vedi in che stato è il povero Dani? Prendiglielo in mano e fagli una bella sega, dai. Tanto lo sai come si fa no?”Non avevo mai preso in mano un cazzo e la cosa non mi attirava per nulla ma ormai… così gli presi il cazzo in mano ed inizio a menarlo. Fortunatamente è molto gasato e gli bastano pochi colpi per venire e schizzarmi tutto il suo sperma addosso.
Uno spruzzo mi colpisce persino il viso. Alzo lo sguardo verso Daniele e con aria abbastanza scocciata gli dico “Possiamo andare ora?” Mi alzo e mi butto sotto la doccia. Quando esco Daniele e Maria sono ancora li. Ora sto per incazzarmi e Daniele se ne accorge benissimo così tira fuori l’ultima istruzione di Monica: mettermi nel sedere una specie di plug che era fatto apposta per essere collegato alla gabbietta; praticamente una sorta di uovo con una prolunga che passando sotto il perineo si va ad agganciare all’anello della gabbia sotto ai testicoli.
E facciamo anche questa, tanto ormai…Se ne occupa Maria, con sua grande soddisfazione e mio sommo dolore e fastidio. Finalmente pronti io e Daniele ci mettiamo in viaggio. Che tortura stare seduto con quell’affare. Daniele poi non fa altro che provocarmi per poi dirmi che facevo le seghe proprio bene. Rispondo serio “Ettecredo, ho una vasta esperienza in materia. Mi son scorticato per benino la cappella in oltre 40 anni di seghe…” scoppiamo a ridere.
Sono quasi le 18 e finalmente arriviamo; Daniele imbocca uno stradellino tra gli alberi e subito ci blocchiamo davanti ad un cancello. C’è un citofono sul lato e scendo a suonare. “Buongiorno, mi dica!” E’ una voce strana dal citofono. “Siamo qui per incontrare la signorina Monica. ” Rispondo io. “Sei Andrea?”“Sono io. ” “Ho disposizione da Monica di farti entrare solo se completamente nudo. Puoi spogliarti qui davanti e mettere i vestiti nella cassettina che vedi a lato del muro.
”Mi giro verso Daniele nel panico, come a cercare conforto, ma lai alza le braccia come a dire che lui non ne sa nulla. “Dai che non possiamo mica stare qui tutta la sera” Insiste la strana voce. Mi decido e con una vergogna feroce mi spoglio. “Tutto, mi raccomando, anche le mutande!”Sono nudo e cerco di coprirmi o nascondere in qualche modo i genitali ma la voce incalza. “Alza le braccia in alto.
Girati un po’ e fammi vedere il culo… Chinati…” mi sembra di sentire una risatina e poi.. “ok vi apro. ” Che vergogna!!!Risalgo velocemente in auto e ripartiamo. Percorriamo lo stradello per un minuto o due e finalmente vediamo la villa; è su di una collina fuori da Alghero che si affaccia sul mare. Ha un grande parco intorno che la nasconde ad occhi indiscreti ed un muro di cinta per impedirne l’accesso. Ci fermiamo davanti al portone principale ed esce una donna altissima mulatta.
E’ vestita in modo abbastanza provocante con un vestito giallo aderente ed un paio di scarpe col tacco altissimo. Ha un corpo tutto curve con due gran tette ed un viso bello da maialona anche se strano; scendo con lo sguardo alle mani e realizzo: è una trans! Brivido lungo la schiena. “Ciao ragazzi, tu sei Daniele vero? Marco mi ha detto di raggiungerlo nel salone qui a fianco, segui quel corridoio fino in fondo e poi gira a destra.
Tu invece vieni con me che ti accompagno da Monica. ” E si incammina per un grande corridoio con me dietro che seguo impacciato. Ogni tanto incrociamo qualche persona che esce da una stanza e mi sembra di impazzire dalla vergogna. Usciamo in quella che sembra una specie di veranda che da su una piscina con alcune persone a bordo vasca. C’è un tendone pesante che copre la maggior parte della veranda e si sentono gemiti e sospiri come se oltre quel tendone stessero scopando.
La mia accompagnatrice si ferma e chiede di girarmi. “Devo prepararti secondo le istruzioni di Monica. Allarga le gambe, ancora, ora chinati in avanti e prenditi le caviglie con le mani. ” Minchia che situazione… Il cuore sembra volermi scoppiare nel petto. Eseguo e sento che armeggia tra le mie palle. Stacca il plug dall’anello e me lo sfila senza tanti complimenti facendomi male. “Uhhh quante storie, mai preso nulla qui dentro?” E mi infila appena un dito.
Io immobile rispondo “a dire la verità no!”“Ma che bello!!! Finalmente un verginello!” Cinguetta lei. “Ci sarà da divertirsi, spero. ” E intanto alzandosi mi molla una pacca su una chiappa. “Marika, cos’è questo?” Una voce di donna, sembra matura. Abbasso leggermente la testa e vedo dietro di me un paio di spendide caviglie abbronzate sopra due bellissimi piedi inseriti in sandali dorati che ne risaltano l’abbronzatura. “E’ l’ospite di Monica. ” Risponde la trans.
“Ah, e adesso lo metti qui?” “Si signora. Devo farlo sedere qui. ” “Bene, procedi pure, io intanto mi siederò qua per fare un po’ di conoscenza e godermi la scena. ” E si sposta sul lato sedendosi su una poltrona in vimini. La trans mi fa rialzare per accompagnarmi subito verso una strana struttura in legno. Praticamente sembrava una poltrona, solo che era formata da soli schienale, braccioli e due assi senza la seduta, o meglio, la seduta era parziale, nel senso che io dovevo appoggiare le cose aperte sulle due assi ed appoggiarmi allo schienale.
Il culo rimaneva completamente nel vuoto così come i genitali. “Dai, siediti ed appoggia bene la schiena. ” Mi viene dietro e scopro che ci sono delle cinghie che mi vengono allacciate sul davanti per tenermi bloccato allo schienale. Lo stesso per le gambe e le braccia. Mentre la trans mi sistema la signora si alza e se ne va per tornare subito dopo. La sento dietro di me con Marika. “Marika, metti anche questo.
” E la trans “Ma Monica non mi ha detto nulla in proposito. ”E lei “E tu credi che Monica avrà obiezioni?”“No signora. ” E sento che si abbassa ed armeggia con qualcosa, ma non riesco a vedere. La signora viene ora davanti a me. Che stanga!!! Non saprei dire l’età ma che classe e che eleganza. Ha una figura bellissima inserita in un abito con gonna leggera, quasi trasparente lunga al ginocchio ed una scollatura discreta che la fascia con eleganza e lascia intuire un corpo mozzafiato.
Il viso poi è splendido: occhi azzurri, nasino all’insù, bocca carnosa e larga ma proporzionata. Ha i capelli biondissimi lisci raccolti in una coda che le arriva poco sotto le spalle. Ma quello che la rende così affascinante sono le movenze, altere ed eleganti e lo sguardo serio e pungente. La trans mi distrae da quella visione: da dietro di me mi sta infilando un dito unto nel sedere e lo rigira per bene.
Poi lo toglie e mi infila quello che credo sia una specie di cazzo finto. Il problema è che sono un po’ stretto e lei deve forzare facendomi male. Urlo e la signora aggrottando le ciglia e con una smorfia di disappunto si rivolge a me e vengo ipnotizzato da quei due pezzi di ghiaccio e dalla sua voce calda e calma: “Suvvia, rilassati e vedrai che il dolore sparisce subito. Prova spingere un poco… ecco così.. visto? Ora non fa più male, vero? E potresti prenderne uno ben più grande di questo… ma ogni cosa a suo tempo.
Ora passiamo a Monica. Marika, per favore mettigli il bavaglio e poi procedi…” La trans da dietro mi mette in bocca una specie di pallina che mi fissa dietro la nuca con dei laccetti, poi si avvicina ad una delle colonne e tira un cordone che fa aprire la tende a mo di sipario. Dietro una scena che mi gela e mi fa schizzare il cuore in gola: in mezzo alla luce forte dei riflettori, sopra una specie di palco, è posizionato un lettone dove Monica è a cavalcioni di quella che sembra proprio una trans col cazzo enorme ben piantato dentro di lei; dietro Monica un’altra trans la sta inculando con forza ed un'altra ancora in piedi si sta facendo succhiare il cazzo! E come sta godendo: è un tremito continuo segno che quell’orgia le piace eccome.
Tutt’intorno ci sono donne e uomini che guardano o riprendono con telecamere o shittano foto. Uno addirittura se lo è tirato furoi dai bermuda e si spara allegramente un segone coi fiocchi. Vengo travolto da una serie infinita di emozioni: il dolore di vederla scopare con qualcuno che non sono io, la vergogna che provo sapendo che tutti sanno, l’imbarazzo di essere li nudo in mezzo ad estranei che sembrano sapere tutto o quasi su di me ma che io non ho mai nemmeno visto, legato immobile con una gabbietta ai genitali ed un cazzo finto piantato nel sedere… E’ troppo per me e cerco di urlare ma non esce nulla, solo qualche gemito.
Ma sono ipnotizzato dalla scena e non mi rendo nemmeno conto che il pisello mi si sta ingrossando. Quella oscenità mi sta eccitando!!! Me ne accorgo solo quando il cazzo comincia a farmi male, stritolato nella sua gabbietta stretta. Mi divincolo e mi accorgo che la splendida signora mi si è avvicinata osservandomi attentamente. Allunga una mano verso i miei genitali e li carezza dolcemente; poi si rivolge a me: “Ti piace, vero? Contro ogni logica, contro ogni schema mentale, contro ogni sentimento tutta questa situazione ti piace da morire.
” La sua mano ora stringe le mie palle ed il cazzo sembra voler esplodere. Alcune parti di pelle trabordano dagli spazi della gabbietta e le sue plastiche sembra che vogliano penetrarmi nella carne facendomi vedere le stelle. Credo mi stiano scendendo dagli occhi delle vere e proprie cashite, tanto che la signora si avvicina e le lecca dal mio viso per poi dire: “Che carino che sei, una vera dolcezza. Monica aveva proprio ragione, sei una vera delizia.
Ci divertiremo molto. ” Detto questo si alza e se ne va, ma prima succede qualcosa: il cazzo nel mio culo comincia a fare su e giù, dentro e fuori!!! No, anche questo… Non finirà mai questa tortura?Nel frattempo siamo alle battutte finali e le trans che stanno scopando Monica hanno il loro orgasmo riempiendola per bene: vedo la schiumetta bianca uscire dai sui buchi, mentre anche la terza si mena forsennatamente il cazzo per poi esplodere nella sua bocca che avida si tuffa su quel palo di carne per ripulirlo.
Pochi istanti ancora ed è finita. Tutti si ripigliano e si scambiano salviette per asciugarsi da sudore o liquidi seminali. Tutti tranne Monica, che si gira verso di me in lacrime e con un sorriso smagliante mi viene incontro. Mi toglie la pallina e…“Hai visto che sballo??? Hai visto che corpi magnifici e cazzoni grossi? E quanto sborrano!!!” E’ tanto contenta che sembra un’adolescente che ha appena vinto non so quale premio. Mi prende il viso e se lo struscia addosso dove una delle trans aveva schizzato per poi baciarmi con la lingua e farmi assaporare tutto quello sperma che non aveva ancora inghiottito.
Poi si toglie e fa “Marika, aiutami per favore, cambia la posizione dello scranno. ” E con un ronzio mi accorgo che mi sto ribaltando. Quando si ferma sono come sdraiato sulla schiena con le ginocchia in alto e le gambe sempre divaricate e sempre con quell’affare fastidioso che i stantuffa lento ed inesorabile. A quel punto Monica mi vene sopra per poi calarsi sulla mia bocca. I suoi buchini sono sopra di me, bagnati e slabbrati da quelle penetrazioni furiose.
Intravedo qualcosa di luccicante che scende dalla sua fica ma non faccio a tempo a vedere più niente, me l’ha sbattuta in bocca e mi incita: “Dai, non farti pregare! Lo so che la mia fica ti fa impazzire. Leccamela che voglio godere ancora!”Col cuore impazzito eseguo e sento tutti i suoi umori e la sborra di un’altra trans che mi invadono la bocca. Mi accorgo che qualcuno si è avvicinato e sta toccando il culo di Monica mentre la lecco.
Apro gli occhi e vedo Marika che la bacia con la lingua. Ma che stronze!!! Monica sta per godere ma si alza e si gira. In quel momento vedo che la trans non stava accarezzando il sedere di Monica, le aveva proprio infilato un dito nel culo!!! Ed ora lo tira fuori e me lo pianta in bocca intimandomi di succhiarlo, cosa che ovviamente faccio mentre lei si mette a masturbare il mio amore.
Monica prima di venire di nuovo scende e mi piazza il suo buchino per farselo leccare; non mi faccio certo pregare ed addirittura cerco di infilarla ben dentro. Mi stupisco quando sento il suo sfintere cedere morbido, evidentemente l’inculata cattiva lo ha fatto cedere. Appena la mia lingua entra mi scende in bocca un rivolo di sperma. Inghiotto ed in quel momento ha un’orgasmo che la sconquassa tutta e mi inonda il mento e la faccia con i suoi umori.
Che buoni che sono. Pochi secondi e si rialza stravolta. “Senti, io devo assolutamente andare a fare una doccia. Tra poco dobbiamo girare la scena di una gang bang con una dozzina di bestioni. Ti lascio nelle mani di Marika e la Signora. Sai, lei è il mio angelo custode, la mia mentore e la mia… padrona, si possiamo dire che sono sua propietà. ” COOOSA??? Sono allibito. “Ora scappo, ci vediamo tra un’oretta… forse due.
Fai il bravo e se la Signora dovesse chiederti qualcosa, qualsiasi cosa, esegui! Come fossi io a chiederlo. ” E mi fa l’occhiolino maliziosa. “A proposito, solo la Signora può toglierti la gabbietta, chiaro?”Minchia che situazione. Monica sparisce e rimango con la trans che mi guarda sogghignante dell’alto verso il basso. Sta per dire qualcosa quando si sente un rumore di tacchi che si avvicina. E’ la Signora che si guarda intorno e domanda: “Immagino abbiano già finito e si stiano preparando per la prossima scena, vero Marika?”“Si Signora.
”“Bene, com’è andata con questo?” E mi indica. “Una delizia Signora. Pensi ha pianto tutto il tempo ma non ha esitato a leccarle via tutta la sborra che quelle troie le hanno infilato dentro. Le ha pure aspirato la sborra che aveva nel culo!!!”“Senti senti, molto bene! Molto meglio di quanto pensassi. Evidentemente avrà avuto altre esperienze del genere. ”“A me ha detto di essere vergine dietro, e da quel che ho visto, era davvero distrutto vedendo Monica, ma appena lei si è avvicinata è sembrato rinascere.
Secondo me è davvero innamorato. ”“Questo lo decideremo io e Monica, anzi, lo deciderò io. Monica mi sembra troppo coinvolta per poter decidere di queste cose. ”Slegalo e portamelo di la in salone. Una strana storia d’amore e di passione – Quarta pMarika mi toglie il cazzo finto e poi, dopo aver rimesso la sedia in posizione, mi slega. Mi fa alzare e subito mi prende letteralmente per le palle e mi trascina verso un muro dove prende una specie di sbarra con delle cinghie.
Molla la presa ai testicoli e “tira su le braccia come se fossi su una croce e resta fermo”; mi piazza la sbarra dietro le spalle e poi fissa i miei polsi al palo con le cinghie; c’è anche un collare che mi viene messo al collo. Poi passa dietro di me, si china e mi dice di piegarmi in avanti. Altro moto di paura e vergogna, ma ormai… non avrebbe più senso ribellarmi ora.
Armeggia dietro di me e sento di nuovo il suo dito che cerca di infilarsi; ora però la resistenza è decisamente minore, visto che mi son tenuto un cazzo finto ben piantato dentro fino ad ora ed il mio buco deve essersi adattato. Lei ovviamente lo sente e mi fa: “Finalmente vedo che hai capito. Più ti ribelli e più soffri. Meno lo fai e più godi. Semplice, non trovi? In ogni caso, tutti quelli che sono qui, si divertiranno un mondo, sia che tu collabori, sia che resisti.
Anzi, alcuni degli ospiti godono ancora di più a domare e torturare chi si ribella. ” E ridacchia. Fa un paio di dentro e fuori ed aggiunge un secondo dito; ancora un po’ di dentro e fuori con rigiramento delle dita ed inizio a sentire una sorta di calore che mi sale dalla pancia con le gambe che mi so ammollano. Credo che se ne accorga e mi dice “Ok, ora possiamo passare ad ingioiellarti.
” Ingioiellarmi? Che vuol dire? Sento subito qualcosa di freddo che spinge contro il mio buco; non potendo vedere nulla posso solamente immaginare; la circonferenza di quell’affare però è ben più grande delle sue dito ed emetto un gemito; mi intima di stare buono e visto che stavo oscillando cercando di sfuggire alla penetrazione mi prende per le palle tirandomele indietro verso di se; una nuova spinta e l’affare entra facendomi un male cane; d’istinto mi rialzo ma una nuova spinta lo fa entrare dentro del tutto e….
il dolore sembra attenuarsi; rimane, certo, ma ora sembra sopportabile. Marika si rialza e soddisfatta mi fa: “Ora hai un bel brillante che ti spunta da culo e al tempo stesso abituerà il tuo culo ad aperture più decenti. Certo, siamo ancora lontani dal normale, ma ci arriveremo, non ti preoccupare. ” E ride guardandomi in faccia con soddisfazione. Mi gira e vedo un gruppetto di persone che stavano osservando la scena; ci sono trans, donne e uomini; alcuni completamente vestiti, altri completamente nudi; alcuni seduti, altri in piedi, altri ancora coinvolti in palpeggiamenti vari; in particolare noto una signora intorno ai 50, vestita con qualcosa di lungo ed ampio, ci guarda con gli occhi socchiusi seduta su una poltrona in vimini con le gambe spalancate e la gonna copre la testa di quella che sembra una ragazza accovacciata tra le sue cosce; immagino si stia dando da fare con la bocca sulla sua vagina.
Le trans invece sono nude, in piedi; una ha il cazzo ben piantato nella bocca di un ragazzo che succhia rumorosamente inginocchiato; un uomo si è tirato fuoi il cazzo e se lo sta smanettando allegramente mentre vicino a lui un altro sta smanacciando le tettone della bella ragazza che gli sta davanti in piedi tutta nuda e con le braccia nascoste dietro la schiena mentre una signora seduta a fianco si occupa di frugarla tra le gambe.
“Signore e signori, mi spiace ma dobbiamo andare, la Signora ci attende. Buon proseguimento. ” Ed a quelle parole si sente un coretto di delusione e proteste, ma Marika non si lascia distrarre e dopo avermi agganciato una sorta di guinzaglio alla gabbietta mi trascina dietro di se. La seguo di nuovo per i corridoi della villa in cui ogni tanto incrociamo qualcuno che mi squadra; in particolare una bella signora, un po’ rotondetta ma comunque con un gran bel viso, direi sulla sessantina, mi fa una radiografia completa poi chiede a Marika di fermarsi un momento: “Scusami Marika, ma è lui?” Chiede curiosa mentre mi prende per i fianchi e mi fa fare un giro completo.
“Si è lui. ”“Beh, però Monica poteva scegliere un po’ meglio, non credi?”“Lo sai Anna, al cuor non si comanda. ”“Dillo a me, mi sono innamorata di una checca che ora starà succhiando qualche cazzone da qualche parte per poi portarmelo a far vedere come un trofeo…” E ridono insieme. “Vabbè, dai, andiamo dalla Signora che sono proprio curiosa di assistere. ” Assistere a cosa? Che cavolo stanno pensando queste?Ci fermiamo davanti ad una porta, Marika bussa e subito una voce femminile dice di entrare.
E’ una specie di salotto abbastanza grande, con tendoni attorno sulle pareti ed una posta finestra grande che da sul parco. Al centro ci sono delle poltrone ed un divano molto grandi disposti attorno ad un tavolo basso ed ampio. La Signora è seduta con le gambe accavallate su di una poltrona, mentre ai suoi lati ci sono in piedi, entrambi bendati e completamente nudi, una gran bella donna con tette belle grandi ed un fisico burroso (avrà intorno ai 35 anni) porta un collare al collo; dall’altra un uomo, con delle pinzette ai capezzoli e le gambe segnate; l’uomo ha un gran cazzo che gli penzola moscio tra le gambe e sembra segnato anche quello.
Ai piedi della signora dormicchia un Alano enorme e nero. Sul divano ci sono una splendida ragazza sui 20-25 anni, bionda e completamente nuda, una signora in carne sui 50-60 anni ed un travestito piuttosto giovane, sui 20 anni, anche lui mezzo nudo con addosso solo calze velate bianche autoreggenti ed un paio di scarpe sempre bianche col tacco alto a sipillo; è completamente glabro ed è truccato da battona. Davanti a loro, sdraiato tra il tavolo ed il divano, c’è un uomo peloso ed incappucciato.
Indossa solo un perizoma di pelle nero ed i tre gli appoggiano sopra i piedi: chi sulla faccia, chi sulla pancia e chi sul perizoma. Su un’altra poltrona è seduto un uomo con barba e capelli bianchi dall’aria seria, molto alto e grosso; da seduto non saprei dire esattamente quanto alto ma è davvero imponente. L’ultima poltrona è vuota. Un po’ in ombra e defilati agli angoli della stanza ci sono quattro enormi uomini vestiti con camicia bianca e pantaloni neri, tre sono neri e rasati ed uno moro, sembra di carnagione olivastra.
Hanno tutti lo sguardo rivolto a noi e la Signora ci accoglie con un lieve sorriso: “Finalmente! Siamo tutti molto curiosi di conoscerti Andrea, Monica mi ha raccontato tutto di questi giorni e notti che avete passato insieme e sinceramente stento a credere a quanto ho sentito. ” Che cavolo le avrà raccontato quella pazza? Ma soprattutto perché?“Sai, Monica è stata la mia amante e schiava per qualche anno. Eccezionale ragazza, mai conosciuto nessuno con il suo intuito, la sua intelligenza, la sua apertura mentale ma soprattutto il suo grandissimo cuore e bontà.
Certo, sa essere una stronza incredibile, magari non proprio quanto me…” e ridacchia “ma comunque non ho mai conosciuto nessuno con la sua crudeltà e perfidia. Insomma, tutto ed il contrario di tutto racchiuso in un corpicino semplicemente delizioso. Direi quasi che incarna la perfezione, si. E tu vorresti privarci di una simile dono del cielo?”“Veramente io non voglio privare nessuno di alcunché…” stavo iniziando a rispondere quando sento un colpo feroce ai genitali che mi piega in ginocchio.
Quella troia di Marika mi ha mollato un pugno. Mentre sono piegato Marika mi sussurra feroce: “Qui parli solo quando ti viene detto, non prima. Capito? Ed ora rimani in ginocchio e chiedi scusa alla Signora. ” E mi molla uno strattone alla gabbietta ancora attaccata al guinzaglio. Eseguo dolorante: “Mi scusi Signora. ” “Non importa, tranquillo. Sei nuovo e non conosci ancora bene le regole che vigono in questa villa. Vedi, questo è una sorta di regno dove io, decido tutto, poi ci sono i miei amici, che vedi qui al mio fianco, poi a scendere ci sono i miei collaboratori, gli amanti e poi ci sono gli ospiti dei miei amici, che nella quasi totalità dei casi sono schiavi e schiave dedicati al nostro piacere, mio e quello dei miei amici.
Anche dei miei collaboratori, perché no? Ma prima veniamo sempre io ed i miei amici. Al di sotto degli ospiti, quindi degli schiavi, in questo momento ci sei tu. Questa è la scala gerarchica qua. ” Schiavi??? Ma questi pazzi da dove sono usciti? Inizio ad irritarmi e la Signora sembra accorgersene dal suo sguardo nei miei confronti. “Dai, vieni Andrea”, mi dice quasi con dolcezza allungando una mano verso di me, ”alzati e vieni qui da me.
” Mi alzo, Marika mi toglie il guinzaglio, e mi avvicino alla Signora passando tra il bestione barbuto ed il tavolo e vado al posto del cane che si alza pigro e va ad accovacciarsi davanti al finestrone. Quando sono davanti a lei mi mette le mani sui fianchi ed inizia a scrutarmi, passa con dolcezza una mano sotto lo scroto e con un dito dell’altra mano infilato negli spazi della gabbietta carezza e stuzzica il mio pisello.
Poi sale senza mai staccare le mani dalla mia pelle fino ai capezzoli che stuzzica con le unghie. Li ho abbastanza sensibili, sembra, e non appena me li toccano reagiscono praticamente subito irrigidendosi e diventando sempre piuttosto duri. La Signora sorride con un misto di sorpresa e compiacimento per quella reazione così immediata. Abbassa di nuovo le mani ai miei fianchi mi gira. Sono tesissimo. Le sue mani salgono fino alle spalle e poi mi preme le unghie sulla pelle scendendo; mi sta graffiando in modo molto sensuale e provo un brivido di solletico e piacere; quando è all’altezza delle mie chiappe me le prende e le palpa per saggiare la consistenza, poi con i pollici mi apre le chiappe.
“Ma è pure ingioiellato!” E’ l’omone barbuto. La Signora risponde subito con voce calma: “Certo mio caro, pare che il so fiorellino, sia ancora inviolato, quindi dobbiamo considerarlo un vero e proprio gioiellino e come tale abbellirlo. ” E ridacchia. Poi con un buffetto all’interno coscia mi fa aprire le gambe. Con le unghie mi stuzzica lo scroto; provo un po’ di solletico e la pelle subito si raggrinzisce. “Dai mettiti in ginocchio e alza lo sguardo.
” Non avevo notato che sul soffitto ci sono degli schermi cheora si accendono. La scena che mi si pianta davanti mi fa quasi venire un colpo: è Monica che viene scopata selvaggiamente da un negro con un cazzo davvero pauroso mentre è impegniata con la faccia tra le gambe di una donna di mezza età. Un’altra donna, al suo fianco, le tiene le chiappe spalancate e mostra il suo forellino; poi ci sputa sopra e le pianta dentro due dita senza tanti complimenti; le dita poi diventano tre e la donna svanga allegramente e con compiacimento nel suo buchino che si è allargato in modo impressionante.
Ci sono altri uomini ed altre donne tutt’intorno ed ognuno incita aspettando il proprio turno per approfittare di quel capolavoro della natura che è il suo meraviglioso corpo. Cazzi bianchi, neri, fighe pelose e glabre, grossi e meno grossi. Tutti attorno avidi di piacere. Il cazzo, davanti a quella scena a****lesca, inizia a svegliarsi nella sua gabbietta e con il suo risveglio inizia di nuovo il dolore, ma il vederla così mi fa anche male al cuore, così il pisello si rimette a riposo ed il dolore cessa.
La Signora mi osserva con attenzione, mentre gli altri sono occupati a guardare la scena davanti ai loro occhi. Fa un cenno a Marika che senza dire nulla, prende un bicchiere da un tavolo contro una parete, lo riempie di quella che sembra acqua e glielo porge. La Signora a sua volta lo porge alle mie labbra e mi fa bere. “Bevi, immagino avrai la gola secca con tutte queste emozioni. ” Ha ragione, mi sento la gola arsa e bevo avidamente.
“Piano, non ti strozzare. Ne vuoi ancora? Bene, bevi” Ha un tono ed uno sguardo molto dolce, quasi materno. Con l’altra mano mi accarezza il petto da dietro e mi prende un capezzolo tra le dita strizzandolo e rigirandolo piano. “Mmmmm che bei capezzolini sensibili che hai, sono una vera delizia. Hai finito di bere? Sei a posto? Bene, continua a guardare quella porca di Monica. Guarda come lecca, succhia e si fa scopare con tanto ardore.
Sai? Lei gode veramente. Molte attrici fingono, alcune, a volte, raggiungono l’orgasmo per davvero. Lei invece gode sempre, con chiunque e qualunque cosa faccia. Quella ragazza è in-cre-di-bi-le. Pensa che una volta l’ho fatta scopare persino da Axel (e accenna al cane) e lei ha goduto come una pazza. Pensa che si è infilata il suo cazzo pure nel culo. E non una volta sola!!!Sei proprio sicuro di volerla? Guarda che soffrirai immensamente. Credimi è meglio se vi lasciate in fretta prima che soffriate tremendamente entrambi.
Lei poi non merita di soffrire, assolutamente no. Non ho mai conosciuto nessuno con la sua bontà d’animo. Se non fosse così troia direi che è una santa. Pensa che non ha mai rifiutato nessuno; davvero, nessuno! Lei, bella come una dea si è fatta scopare da porci schifosi e orrendi e si è tuffata tra cosce umide ed orrende di chiunque glielo chiedesse! Fortunatamente molti sono intimiditi dalla sua bellezza e non osano.
”Racconta tutto questo per farmi male, e lo fa con una dolcezza incredibile sta troia. Da parte mia inizio a piangere senza nemmeno accorgermene, mentre il pisello inizia a risvegliarsi di nuovo. Ma io non sono eccitato, anzi, mi gira pure la testa, ma che cazzo mi succede?“Ohhhh finalmente il pisellino si risveglia! Ti piace proprio quella troia, vero? Anche se non sei tu a scoparla! Certo però che ce n’è voluto per fartelo rizzare.
Mi sa che te lo terrai così fino a domani. ” E ride con soddisfazione e malizia. Nel frattempo il mio pisello cerca di crescere, ma l’unico effetto che ottiene è quello di farmi entrare la plastica nella carne. Dio che male!!! La Signora lo sa bene e con una perfida mano mi accerezza i genitali aumentando il disagio ed il dolore. Poi scende e mi impugna saldamente le palle; inizia a stringere prima piano, poi sempre più forte fino a farmi gridare; mi chino per proteggermi ma c’è il tavolo che mi blocca; lei non molla la presa; vuole castrarmi???Finalmente molla la presa e dice a Marika di togliermi la gabbietta.
La trans mi prende per il collare al collo e mi fa sollevare, ho un male incredibile diffuso per tutto il ventre; taglia quel ridicolo lucchettino di plastica e dopo avermi preso per le palle, con l’altra mano impugna la gabbietta me la toglie veloce senza nessun riguardo. Vedo le stelle e mi piego ma la trans mi strattona forte per le palle impedendomelo e mi fa rimettere in piedi. Guardo in basso e vedo ina mappa di segni rossi sul mio povero pisello dolorante che però ora può finalmente diventare duro.
Mi toglie infine l’anello intorno ai genitali e mi lascia. Che sollievo. Dura però molto poco perché la Signora mi dice di salire sul tavolo e di sdraiarmi. Eseguo e Marika si precipita a bloccarmi le caviglie alle gambe del tavolo legandole con delle corde. Prima una poi anche l’altra fino a che mi ritrovo con le gambe spalancate. Nel frattempo un uomo mi ha bloccato anche la sbarra legandola al tavolo. Bene, ora non mi posso più muovere.
Terrore. La Signora si sporge verso di me e mi sussurra dolcemente: “ Tranquillo, non ti succederà nulla di brutto, a meno che tu non voglia, chiaramente. ” E sorride aggiungendo “Dai, goditi lo spettacolo, notevole, vero?”Interviene il barbone “Ahhhh che femmina, pensa che ha goduto anche quando me la inculavo io. Credo sia l’unica. Le altre hanno sempre urlato e pianto tutte, dall’inizio alla fine. Anche le trans. Vero Marika?” La trans ha uno sguardo di panico e annuisce.
Lui sogghigna soddisfatto. Interviene la signora sul divano: “Silvia, ti spiace se nel frattempo mi faccio ripulire un pochino? Questa checca mi ha scaricato un barile di sborra nel culo!” E ridacchia Silvia, la Signora si chiama Silvia!!!“Fai pure cara, tanto io e Marika adesso ci divertiamo con altro. Marika prendi l’occorrente. ”Oddio che hanno intenzione di fare? Ma come cazzo ho fatto a mettermi in questa situazione di merda?Intanto la signora dal divano si alza e… minchia!!! Ma che è? Un culone cellulitico viene verso di me e… Buio!!! Me lo piazza direttamente sulla bocca mentre la sua figa pelosa mi preme sul naso.
Apro la bocca per respirare quando sento una stretta forte alle palle ed una voce che mi dice “Leccala bene, avanti pezzo di merda, altrimenti ti ci faccio una marmellata con questi due fagioli!” E’ il ragazzo travestito! Mio malgrado mi metto a leccare sotto la minaccia di sto imbecille che giuro me la paga. La culona si struscia sulla mia faccia e fa scivolare il mio naso tra le pieghe della sua figa fradicia di sperma e umori che colano sul mio viso; mentre cerco di leccare sento anche il sapore dello sperma sulla mia lingua; ma che schifo! Mi tocca pure ingoiare la sborra di sto demente.
“Dai porco, infilami la lingua nel culo, tanto lo so che ti piace, siete tutti uguali voi uomini, un buco e perdete la testa. C’hai pure il cazzettino dritto, visto? Che ti dicevo? Sei un porco come tutti!!”La culona si agita su di me ed io fatico non poco a trovare aria mentre le infilo la lingua nel culo. Qualcuno mi afferra per il cazzo e lo scappela quasi con violenza e subito dopo sento un bruciore forte e concentrato sulla cappella.
Lancio un urlo che si perde nell’intestino della culona e lei sembra apprezzare visto il gemito che caccia. Ancora una fitta al mio pisello!!! Ora capisco! Mi stanno colando sopra della cera da una candela!!! Non posso che urlare in quel culone e quella figa pelosa sopra il mio viso e dimenarmi per cercare di sfuggire a quelle bruciature, quando la Signora (Silvia per gli amici) chiede: “Qualcuno si sieda su questa specie di anguilla pelosa, per favore.
”“Io, io, io ,io!!!” Il travestito non se lo fa ripetere e divertito si siede proprio sulla mia pancia bloccandomi al tavolo e spaccandomi il fiato. La tortura continua fino a che il calore diventa meno intenso ma diffuso su tutta la cappella. Me l’hanno praticamente ricoperta completamente da uno spesso strato di cera. La culona viene viene tremando e riempiendomi la faccia di umori: sugli occhi, nel naso, in bocca. Ma almeno non è sperma.
Si alza e al suo posto si piazza la ragazza giovane che era di fianco a lei. “Vedi di farmi godere, altrimenti ti garantisco che ti faccio davvero male. ” E mi strizza i capezzoli torcendoli con cattiveria. Urlo e lei si siede subito su di me soffocandomi con la sua figa. Inizia subito a strusciarsi facendo sfregare il mio naso contro il suo buco del culo che ha evidenti segni di uso recente.
Ad un certo punto il travestito se ne esce con un “Ma perché non iniziamo ad allargarlo?” “Ottima idea. ” Gli fa eco il vocione del barbone. “Marika, prendi quell’affare per cortesia”. Intanto qualcuno mi libera una caviglia sostituendo la corda con quella che sembra essere una specie di cavigliera in pelle. Finito di agganciarmela passano all’altra caviglia. Finisco col ritrovarmi le gambe spalancate come prima che però evidentemente sono bloccate da una sbarra.
Mi tirano su le gambe e le legano ad una corda che credo scenda dal soffitto. Bella posizione: sdraiato di schiena su di un basso tavolo con una ragazza che si sta facendo leccare la figa, un travestito seduto sulla mia pancia e le gambe spalancate e tenute in alto. Ora sono di nuovo completamente esposto. Sento che qualcuno armeggia tra le mia gambe per afferrare il brillante che mi esce dal culo e tira; tira forte mi strappa quel tappo dal culo con un gemito da parte mia che scalda ancora di più la signorina seduta sulla mia bocca che tra l’altro mi sta facendo anche male per lo sforzo della continua e forzata attività.
Il tappo viene sostituito subito: mi ungono bene il buco e qualcuno si occupa di infilarmi due dita dentro rigirandole senza troppi complimenti per ungere ulteriormente anche l’interno del mio ano. Mi fanno gemere ma non sembrano preoccuparsene molto, anzi, la ragazza apprezza i mie gemiti dentro la sua figa e continua ad ansimare sempre più forte per finire con un ululato ed inondami la faccia con un vero e proprio spruzzo che mi coglie di sorpresa.
Intanto le dita vengono finalmente tolte ed al loro posto inseriscono quello che credo sia un normale cazzo finto. Sento poi un rumore strano e regolare. Non capisco cosa sia e nemmeno posso alzare la testa per guardare, dato che la ragazza è ancora seduta sulla mia faccia ma dopo poco il fastidio al culo aumenta piano fino a diventare vero e proprio dolore. Capisco ora cosè quell’affare che mi hanno messo: un cazzo gonfiabile che mi sta letteralmente spaccando il culo.
Urlo e cerco di dimenarmi ma i due seduti su di me si lasciano andare completamente e mi bloccano giù. A quel punto il travestito (almeno credo fosse lui) mi piglia le palle in mano e strattonandomele mi urla “Fermo o giuro che questi due fagioli te li strappo via. ”Mi blocco e finalmente smettono anche di pompare ma il dolore non cessa. La ragazza si alza ed il travestito prende il suo posto, solo che al posto di piazzarmi una figa sulla bocca cerca di infilarmi la sua mazza in bocca.
Cerco di resistere serrando le mascelle e finisce che lui si incazza di brutto e riprende a strattonarmi le palle. “Troia che non sei altro apri sta cazzo di bocca! Aprila o esci di qua con le palle in bocca!”A quel punto la Signora decide di intervenire e senza dire una parola posa un mano sul travestito che si blocca all’istante; poi scende su di me e mi sussurra in un orecchio: “Monica ti ha detto che devi darmi retta?” “Si Signora!”“Ti ha detto anche che devi fare tutto quello che ti viene ordinato altrimenti sarebbe finito tutto tra voi?”Cazzo no, mi ha detto di eseguire, non che la storia sarebbe finita!Mi faccio coraggio e rispondo: “Non esattamente Signora; Monica mi ha detto di eseguire le sue indicazioni e le sue richieste come fossero le sue, null’altro.
” Poi, con le fitte di dolore che mi salgono dal culo, aggiungo convinto fissandola negli occhi: ”E così sarà Signora. Soddisferò tutte le sue richieste, le sue. ”Respiro profondamente e continuo: “Non sono gay, ma se lei desidera che io succhi questo ragazzo, lo farò. Per il suo piacere. ” Mi fissa seria per qualche istante, poi con uno sguardo compiaciuto sentenzia: “Molto bene, davvero molto bene. ”Poi carezzandomi la fronte sussurra: “Sai, questa sera subirai cose che la maggior parte delle persone trova aberranti, tanto che alla fine sarai una persona completamente diversa, migliore.
Te lo garantisco. ”Fa una breve pausa e continua “Ora vorrei proprio vedere come succhi il cazzo di questo frocetto che gioca a fare lo stallone bisex. Sai, mi eccita molto guardare uomini come te forzarsi per compiacermi. Lo trovo tremendamente sexy. Anche Monica è come me, lo sai? Per questo è da sempre la mia preferita, direi quasi la mia alter ego. ” E mi sorride dolce e maliziosa. Ma quanto è affascinante questa Silvia? E’ bella, altera ma senza arroganza, modi eleganti, è sensuale, credo anche piuttosto intelligente.
Insomma una meraviglia. Potrei proprio innamorarmi di lei. Ma ho Monica in testa, anche se non ho ancora capito se sia per una mera questione di sesso o ci sia anche altro. Ma a proposito, dov’è ora? Che starà facendo?Sono immerso in questi pensieri quando il frocetto mi ripresenta il cazzo semieretto davanti alla bocca. La Signora è ancora lì accanto a me che mi osserva con attenzione ed io apro la bocca per accogliere quel cazzo e darle così soddisfazione.
Il frocetto emette un mugolio di piacere ed inizia a muoversi come volesse scoparmi la bocca. Proprio in quel momento riprende a sussurrarmi:“Sai, Monica in questo momento sta facendo le stesse cose: sta succhiando un cazzo mentre un altro la sta inculando per bene. ” Ma come ha fatto? Mi legge nel pensiero? Interviene la signora che avevamo incrociato nel corridoio e che fino a quel momento sembrava sparita: “Marika, passami quel frustino che tolgo la cera a questo pisellino.
Silvia, ma quanta roba gli hai dato? Guarda come è rimasto duro. ” E sento che me lo afferra con forza. Roba? Cazzo, ecco perché non si rammollisce: mi hanno dato del Viagra o qualcosa di simile per farmelo indurire…“Silvia, dopo che lo avrò ripulito, ti dispiace se lo assaggio? Son proprio curiosa di verificare le parole di Monica. ”“Ma certo cara, fai pure. Poi sono proprio curiosa anch’io. ”E subito una fitta tremenda al pisello!!! Mi sta staccando la cera sulla cappella a colpi di frustino!!!Il travestito si blocca un attimo e mi urla: “Cazzo fai coglione??? Cosa sono quei denti??? Se li sento ancora ti giuro che ti faccio pentire di essere nato, brutta checca di merda.
”E mi da una strizzata violentissima ai capezzoli piantandomi dentro anche le unghie. “Ora mi hai stufato! Lui è di assoluta propietà di Monica e ovviamente anche mia. Finisci e vattene! Non voglio più sentire i tuoi insulti: sei una checca frustrata e isterica della peggior specie, un imbecille maleducato che non conosce nemmeno le regole basilari dell’educazione! Sei qui perché una mia amica ti ha voluto portare e da quando sei arrivato non hai fatto altro che comportarti con arroganza e maleducazione con tutti i miei servi; MIEI, capito? Non tuoi! E questa è una mancanza di rispetto verso di me e tutti i MIEI ospiti, amici, amanti o servi che siano.
Anzi, non finire nemmeno. Hakim!!! Johnatan!!! Sbattetelo fuori!!! Ma prima portatevelo di la e spiegategli cosa succederà se mai gli venisse in mente un giorno di dire che è stato qui!!!” La Signora mi difende!!! Difende me!!! L’ultimo arrivato!!! E con quale grinta!!! Arrivano due armadi uno di colore che letteralmente lo sollevano di peso e lo portano fuori senza tanti complimenti. “E se tu hai qualcosa da obiettare…” Rivolgendosi alla culona che prima avevo dovuto ripulire.
“No Silvia, anzi, hai fatto benissimo e ti prego di perdonarmi. Non accadrà mai più! Te lo giuro!”Ora la culona è docile come un agnellino impaurito. “Molto bene. ” Risponde la Signora “Anna continua pure, e tu, perdonami!” Rivolgendosi a me. Lei chiede perdono a me??? Questa donna può fare di me ciò che vuole! Tutto ma proprio tutto. Le sorrido e chiudo gli occhi come a dirle ora sono pronto per davvero! Sembra che lo capisca e mi sorride dicendomi “Grazie.
” E posa le sue labbra sulla mia fronte. La bella signora Anna accovacciata tra le mi gambe riprende a frustarmi il cazzo. I colpi fanno un male cane ma resisto. Stoico, mi scendono lacrime dagli occhi ma non grido. Mi inarco, ma creco di rimanere immobile. “Questo è un vero gioiellino!” Esclama la signora Anna. “Scusami Silvia, ma proprio non resisto più. ” Ed in un batter d’occhio fa sparire il mio cazzetto nella sua bocca, tutto, fino in fondo.
Lo succhia con avidità, quasi con violenza, facendomi sentire anche i denti. Poi mi afferra i testicoli ma non mi fa male. Sento due tre pompate ed il fallo nel mio retto si allarga ancora. Gemo. Apro appena gli occhi e vedo Marika in piedi vicino alla Signora. Si alza il vestito, sposta le mutandine e scopre un arnese davvero grosso anche se ancora non duro con due bei coglioni che penzolano. Mi guarda con desiderio e mi ficca quelle due palle direttamente sulla bocca.
“Succhiamele dai, lo sappiano tutti che stai sbavando da quando mi hai vista. Monica ci ha detto tutto delle tue fantasie trans, anche se sei terrorizzato; beh, stasera perderai tutte le paure. Succhiamele dai…”La Signora mi sussurra sensuale “Fai come ti ha chiesto voglio proprio vederti col suo cazzone in bocca e poi bere tutto il suo latte. Ne fa tantissimo sai? Io lo so bene, me ne ha riversato in bocca dei litri” Ridacchia “Mi raccomando, trattala bene.
Se lo farai, lei ti farà impazzire di piacere. Sa come fare e lo fa anche molto bene. Lasciati andare…”Mi rilasso e prendo in bocca quelle palle gonfie; prima una, la succhio e ci gioco con la lingua; passo alla seconda e le riservo lo stesso trattamento. Sembra gradire e si sposta per darmi infilarmi in bocca il cazzo. Lo prendo e succhio. Si mette meglio ed inizia a scoparmi in bocca, prima piano, poi sempre più a fondo.
Mi batte in gola ed ho conati ma cerco di resistere e ricoprendo così il suo cazzo di saliva che diventa sempre più grosso e duro. Mi fa male la mascella ma cerco di resistere. Intanto tra le mie gambe la bella Anna mi sta facendo impazzire: ha smesso di succhiarmelo per prendersi in bocca entrambe le palle e se le rigira in bocca mugolando. Poi smette e sento: “Qualcuno può occuparsi di me mentre succhio? Marvin, vieni qui e scopami come sai fare.
Questo cazzetto mi ha messo una voglia matta. Devo essere un lago!” E si rimette a succhiarmi lo scroto. Con la coda dell’occhio vedo un’ombra nera che si avvicina e si mette dietro la signora ed armeggia. Dopo poco sento che la signora inizia a muoversi ritmicamente. La stanno scopando ed a giudicare da come si muove devono darle dei bei colpi forti. La Signora si alza e va verso Anna che viene scopata per bene.
Almeno a giudicare dai mugolii. Poi sento: “Maiala che non sei altro. Lasciane un po anche per me!” Una risata. Una mano mi accarezza il pisello poi sento un calore sulla cappella ed un contatto molto piacevoli. Poi mi sento succhiare. Mi stanno succhiando in due. Non può essere. La Signora mi sta succhiando il pisello? A me??? Non capisco più nulla: il cazzo in bocca insieme alle due bocche mi stanno mandando fuori e sono sul punto di venire quando la bocca che mi succhia il cazzo smette e sento: “Non ancora, non è il momento! Resisti ed aspetta a venire!” E’ la voce della Signora!Minchia come faccio??? Mi ero persino dimenticato del cazzo finto piantato quando le pompate ricominciano ed il dolore insieme a loro.
Mi sento squarciare e l’orgasmo si allontana drasticamente. La scena deve mandare parecchio su di giri Marika che si muove sempre più veloce e mi manda il cazzo sempre più giù in gola. Faccio fatica anche a respirare ma Marika non si preoccupa; evidentemente le contrazioni della mia gola devono procurarle molto piacere. Il cazzo sembra irrigidirsi ancora di più e lei si ritrae un poco e viene. Mi sta letteralmente inondando la bocca.
Mando giù ma un mi esce dalla bocca. Continua a sborrare. Minchia mi fa soffocare, non riesco ad inghiottire tutto. Mi va anche di traverso ed inizio a tossire. Lei esce e finisce di sborrare sulla mia faccia. Mi ripiglio e lei con la faccia sudata mi guarda e ansimando mi dice:“Hai una bocca accogliente ed hai resistito anche quando te l’ho infilato in gola. Sei stato molto bravo. Sei una bocchinaro nato! Era come te lo aspettavi? No, non rispondere, se ti è piaciuto riprendimelo in bocca” Apro immediatamente la bocca e lei sorridendo me lo reinfila e questa volta aggiunge: “Si, ripuliscimelo e fammelo tornare duro che voglio ricompensarti per il bel lavoretto.
”Una donna da urlo Ho conosciuto diverso tempo fa una ragazza di nome Valeria, un tipino niente male, che era solita vestire in modo succinto pure per andare a fare la spesa sotto casa ed io, molto spesso, la vedevo proprio al Market in cui lavoravo. Una volta però, mi sono imbattuto proprio in lei e nella sua domanda – cercava una confezione di guanti – e mi sono così fermato a chiedere se era nuova (anche se sapevo benissimo che veniva spesso) e dopo una chiacchiera ed un’altra ci siamo ritrovati un pomeriggio a bere un aperitivo.
Lei era un tipo decisamente strano, misterioso, ma allo stesso tempo sexy e provocante; ricordo ancora che spesso usciva di casa con legging in latex, di colore nero scuro, e che andava sempre a zonzo per Milano a fare acquisti. Un giorno, però, me la sono ritrovata di fronte mentre usciva da un sexy shop con una busta abbastanza piena. Così, nonostante l’iniziale imbarazzo, l’ho comunque salutata e, preso dalla curiosità, le ho chiesto che cosa ci faceva da sola in un sexy shop.
Lei, sorridendo maliziosamente, mi disse che, se stasera dopo cena sarei passato a casa sua, mi avrebbe mostrato tutto. Così, senza farmelo ripetere più volte, accettai l’invito e mi presentai alle 22:30 circa con una bottiglia di prosecco. Arrivato al suo appartamento ho subito notato che la casa era arredata con uno stile davvero particolare, tanti dettagli in pelle, e che lei era altrettanto vestita con una tutina nera, aderente, in latex che le lasciavano intravedere la figa troppo stretta in quella tuta.
Dopo aver bevuto quasi tutta la bottiglia e mangiucchiato dei biscottini, si è assentata per recuperare il sacchetto del sexy shop e mi ha mostrato tutti i suoi giocattoli e sex toy bordage. A quel punto non ho potuto fare a meno di pensare che fosse veramente una grande porca da schiavizzare e le ho chiesto con chi li usasse quei giochi. Lei, ridendo nuovamente, mi rispose che li poteva utilizzare con tutti!– Amedeo, i miei giochi li posso utilizzare con chi mi pare!– Ah, ma io pensavo che ci fosse un uomo tutto tuo per questi giochi così speciali.
– No, nessun uomo, anzi se vuoi possiamo provarli insieme ed io sarò la tua schiava personale!A quel punto mi alzai dalla mia poltrona, mi guardai intorno per capire se non fosse una trappola – mai fidarsi troppo delle donne – e poi le dissi che sarebbe stata la mia schiava ed avrebbe fatto tutto quello che volevo. Lei annuendo mi sorrise di nuovo maliziosamente, senza dire nulla, ed abbassò leggermente la luce della sala.
Valeria non se lo fece ripetere e così tirò fuori dal suo sacco delle corde ed una sorta di bavaglio con una pallina, da mettere in bocca. Mi disse di legarla e di fare qualunque cosa io desiderassi. Così le legai mani e piedi e le misi quella specie di bavaglio e, ancora da vestita, inizia a tirarle delle piccole sberle al suo seno che era leggermente in vista, dato che la tutta era con uno scollo a V, e che ballava ad ogni colpo.
Vedendo che le piaceva, ho aumentato l’intensità delle sberle ed ho anche iniziato a fregare pure la mano sulla tuta, nella zona della figa: sembrava esplodere per quanto era stretta quella tuta in latex, ma non volevo subito farla godere, così dopo averla riscaldata e tirato qualche schiaffetto pure nella zona del clitoride, ho deciso di slegarla e togliere il bavaglio, così da poterla denudare e farle prendere il mio cazzo in bocca. Lei, non fece storie, e dopo essere rimasta completamente nuda e le mani nuovamente legate, si chinò verso di me – ero seduto sulla poltrona – ed ha messo la sua faccia tra le mie gambe.
A quel punto, dunque, le ho completamente spinto la testa verso il mio pene per farle ingoiare il mio cazzo, fino a strozzarla e farglielo arrivare nel profondo della gola. Lei poi ha iniziato a succhiarmelo avidamente, a spompinarmelo come una vera maiala e con la sua lingua giocava a farmi impazzire dal piacere. Non volevo però spruzzare tutto il mio amore in bocca, così ad un certo punto l’ho costretta a salire sul tavolo della cucina e le ho puntato il cazzo prima nella figa e poi, alternando velocemente, glielo messo in culo.
Ho continuato così almeno per cinque minuti, tant’é vero che il mio cazzo oramai era quasi viola, ma non volevo fermarmi lì…il gioco più bello doveva ancora venire. Dal suo sacco dei giochi, quindi, ho ripreso di nuovo quella sorta di bavaglio e gli ovuli vibranti che le ho inserito subito nella figa alla massima velocità. Contemporaneamente, ho continuato a penetrarle quel culo così sodo ed a schiaffeggiarle le tette, facendole diventare rosse e lasciando il segno delle punta delle dita.
Lei, con il suo bavaglio in bocca, si lamentava godendo appieno di come la stavo rendendo schiava e mia così facilmente. La scopata andò avanti ancora un bel po’, fino a quando non le chiesi una cosa:– Valeria ti piace il mio cazzo nel culo?– Mhhhh mhhhh– Lo vuoi anche in bocca?-MhhhhhhLo presi come un sì e così le abbassai il bavaglio e la scopai in bocca, fino a farle il bagno di sborra su tutto il viso.
Quella scopata è stata una di quelle memorabili e con una schiava come Valeria non si poteva certamente fare e dare di meno!Ourania: la tempesta dei sensi Ourania era la ragazza con la quale avevo una stretta relazione in quei giorni, e fu con lei che passai quella notte di sesso, così fantastica e assolutamente sfrenata, nel mio piccolo appartamento per le vacanze, sull’isola di Santorini, nel bel mezzo di quel meraviglioso mare verde e azzurro che è il nostro Egeo.
I più attenti tra voi si ricorderanno anche di come quella notte l’immaginazione erotica di Ourania e le sue straordinarie fantasie sessuali ci presero letteralmente la mano, conducendoci verso incredibili orizzonti di sensualità rimasti fino ad allora totalmente inesplorati. Dopo quelle ore d’intensa passione e di travolgente erotismo, l’idea di andare a letto, lei ed io, insieme con un altro uomo, divenne per Ourania sempre più assillante nella sue più torbide e frenetiche fantasie erotiche.
In quelle ore notturne di dirompente passione e sensualità, sdraiati e abbracciati sul tappeto del piccolo salone, il tutto era nato in modo improvviso ed inaspettato, anche perché quelli erano mesi in cui il sesso rappresentava l’unico ed indiscusso protagonista della relazione fra Ourania e me: si era trattato di un semplice gioco erotico, ma che, in un attimo, era diventato un qualcosa di molto più importante, insinuandosi tra noi in maniera incontrollabile, e coinvolgendoci alla fine in maniera così totale e completa da regalarci sensazioni senza eguali, a tal punto eccitanti per entrambi da tradursi in reazioni fisiche sconvolgenti e meravigliosamente esplosive.
E più volte, durante le frequenti e infuocate nottate di sesso che costellavano la nostra storia, nelle settimane e nei mesi seguenti avevamo provato a ripetere quel gioco di fantasia, e sempre aggiungendo nuovi particolari, per accrescere l’intensità e la frenesia dei nostri rapporti sessuali, già di per se decisamente bollenti e appassionati, considerata la voglia costante che avevamo di fare l’amore e il quasi insaziabile desiderio di Ourania di perdersi in quel nostro mondo privato di lussuria e perdizione.
D’altronde, e questo è bene ricordarlo, per me ed Ourania l’andare a letto era il vero e proprio collante della nostra relazione: se è vero che io ho sempre avuto un debole per il sesso femminile, e che l’amore platonico è sempre stato un qualcosa da cui sono rifuggito come la peste, è altrettanto vero che Ourania, con il suo fascino e la sua esplosiva bellezza, avrebbe potuto tranquillamente bloccare il traffico dell’ora di punta sul lungomare del Pireo, se solo avesse attraversato la strada in minigonna, o convertire all’eterosessualità il gay più convinto, o ancora provocare un’inattesa erezione in un novantenne afflitto da seri problemi alla prostata.
E non sto di certo esagerando, gente. Perché Ourania non solo era incredibilmente bella, affascinante e sexy come forse una donna su un milione, ma aveva un così intenso e costante desiderio di fare l’amore che più di una volta mi ero chiesto se lei non fosse stata per caso una ninfomane. In tutta onestà vi confesso di non essere mai riuscito a chiarire la questione con assoluta certezza: il dubbio mi è rimasto anche dopo che ci lasciammo definitivamente.
Insomma, ero certo che quella fantasia erotica, con cui molto spesso allietavamo le nostre notti di sesso, tale sarebbe rimasta per entrambi: un mezzo per divertirci ancora maggiormente durante quelle memorabili scopate che ci regalavamo. Ma mi sbagliavo, e non poco, che così andassero le cose. Nel modo più assoluto. Infatti, poco a poco, e senza quasi che ce ne accorgessimo, per Ourania la voglia di trasformare in realtà quei sogni ad occhi aperti, sogni che di continuo facevamo, si tramutò dapprima in un capriccio ancor più insistente, poi in un tarlo che le scavava inesorabile il suo bravo buco nella mente, e quindi in una vera e propria ossessione, in una smania che assorbiva continuamente i pensieri e le aspettative della ragazza che mi stava allora vicino.
Ogni volta che partiva la scintilla fra noi, Ourania iniziava a fantasticare di trovarsi a letto, o magari su una spiaggia deserta, di notte, con me ed un altro uomo, e che lei potesse godere di quattro mani che l’accarezzavano, di due cazzi che la prendevano, di due lingue che la leccavano…E non solo. Nei suoi sogni era sempre più presente la voglia di assistere ad un rapporto sessuale fra due uomini, e quindi ovviamente fra me e l’ipotetico altro con il quale ci saremmo dovuti accompagnare.
Era un crescendo continuo di particolari erotici che si aggiungevano alle fantasie che andavamo sviluppando: lei che immaginava di vedermi masturbare il pene di questo secondo uomo, io che la sognavo succhiare alternativamente i due membri eretti allo spasimo, lei che fantasticava di leccare il cazzo del nostro partner insieme a me, le nostre lingue a scorrere su quell’asta che ci si offriva…Io non mi tiravo di certo indietro, e contribuivo alla grande a creare, e di continuo, nuove immagini e situazioni altamente erotiche, ma sempre pensando che solo di un gioco si trattasse.
Per Ourania, invece, non era più così, ed il desiderio di trasformare quelle fantasie in realtà le prese totalmente la mano. Sulle prime non detti troppo peso alla questione, godendo e scherzando con lei di quei nostri sogni morbosi, ma dubitando altamente dell’effettiva possibilità di mettere in pratica quello che lei desiderava con così grande intensità. Ma poi, con il passare dei giorni e dei mesi, mi ritrovai a dover valutare attentamente il problema, in quanto il passo successivo, quello di accogliere realmente nel nostro letto un altro uomo, passo che sembrava ormai la logica conseguenza di tutto quel fantasticare, non si rivelava una decisione che mi trovasse entusiasta in modo particolare.
E credo che il perché non sia così difficile da capire. In effetti, riuscivo ad immaginare, e senza alcuna reale difficoltà, di dividerla con un altro, di vederla fare del sesso con due uomini contemporaneamente, ma mi era praticamente impossibile accettare quello che lei avrebbe voluto che facessimo insieme con questo astratto “lui” e del quale andavamo sempre più di frequente fantasticando. Tutto questo perché Ourania non si sarebbe accontentata di essere presa da due uomini, di essere toccata ed accarezzata da mani avide e bramose del suo corpo e della sua pelle, di avere due cazzi a sua completa disposizione, e con i quali togliersi anche il più recondito e proibito dei desideri; no, lei voleva che con quel secondo ed immaginario cazzo ci arrivassi a giocare anch’io, e davanti ai suoi occhi, per farla così precipitare in un vortice in cui la lussuria ed il piacere si fondessero in una dimensione erotica senza fine.
E questo, ve lo garantisco, mi creava più di un problema, visto che l’omosessualità non mi aveva mai lontanamente attirato. Insomma, alla fine c’eravamo trovati in una posizione di stallo, e questa situazione d’attesa da parte sua, e di evidente perplessità da parte mia, iniziava a guastare, anche se ancora solo impercettibilmente, il nostro rapporto di coppia. Ourania non riusciva a capire il perché delle mie resistenze a quel suo desiderio erotico: non si rendeva conto che, per me, la decisione non era per nulla semplice, non avendo mai nemmeno lontanamente immaginato di poter avere un rapporto sessuale con un altro uomo.
E una sera, all’incirca un mese prima di quei giorni di cui vi andrò poi a raccontare, Ourania aveva finalmente giocato la carta che lei pensava fosse decisiva per modificare quella opprimente situazione di impasse: aveva abilmente calato il suo asso nella manica, convinta di poter vincere la mia ritrosia, dandomi la prova di come, per lei, andare a letto con una persona del suo stesso sesso non fosse mai stato un problema. In definitiva, la splendida Ourania voleva farmi comprendere come le mie difficoltà ad accettare quello che lei bramava così ardentemente non fossero altro che semplici freni inibitori che anestetizzavano i miei sensi, sciocchi tabù che non ero mai stato in grado di rimuovere e dei quali continuavo ad essere intimamente schiavo.
Si era decisa, e senza alcuna vergogna o imbarazzo, e per cercare di arrivare a realizzare quella fantasia che ormai la ossessionava giorno e notte, a farmi scoprire un lato della sua straripante energia sessuale che io ancora ignoravo totalmente. Per me fu una vera e propria sorpresa, quasi una rivelazione, come potete ben immaginare. E questo anche per le modalità decisamente bizzarre con le quali mi portò a conoscenza di come lei fosse, in realtà e da sempre, assolutamente bisessuale, disinibita e senza alcun tabù di ordine mentale e morale.
Ed è proprio da quell’episodio che ritengo utile iniziare la narrazione di quei fantastici e ormai lontani giorni. Quel sabato sera eravamo usciti a cena con un gruppo d’amici, in una di quelle riunioni che caratterizzavano quasi tutti i nostri fine settimana, e, una volta conclusa la serata, avevo riaccompagnato a casa sua Ourania, con l’intenzione di passare con lei la notte e la domenica seguente. E, naturalmente, per fare in lungo e in largo l’amore con lei.
Subito dopo che la ragazza, terminati i preparativi per la notte, era uscita dal bagno, anch’io ne avevo approfittato per farmi una doccia, e quando ebbi finito mi diressi verso la camera da letto, in accappatoio, credendo di trovarla sdraiata sulle lenzuola ad aspettarmi, magari già nuda e impaziente di fare l’amore. Invece, e con una punta di delusione, mi accorsi che Ourania si era andata a sedere sul divano dell’arioso salone del suo appartamento, un’ampia maglietta bianca come unico indumento a ricoprirle il corpo sinuoso.
– Vieni… voglio farti vedere una cosa… era un mio segreto, a dire il vero, ma… ora capirai perché le tue resistenze all’andare a letto con un uomo mi appaiono cosi ridicole… siediti qui… vieni… -Con la mano m’indicò il posto libero accanto a lei sullo stretto divano. Ourania aveva già collegato al televisore una piccola videocamera e, con il telecomando in mano, era pronta a far partire un qualche filmato. – Un segreto ? Di cosa stai parlando… non capisco… – le risposi incuriosito dalle sue parole, mettendomi seduto comunque vicino a lei.
La nuvola di profumo che l’avvolgeva, e di cui evidentemente si era cosparsa in abbondanza subito dopo essersi fatta la doccia, mi colpì gradevolmente le narici, inebriandomi con la sua fragranza e facendomi ancor di più desiderare quella giovane e sensuale ragazza. – Tranquillo… ora capirai quello che intendo… ti dico solo che la parte iniziale delle riprese è stata fatta da Marika… e che la ragazza che appare per prima nel video è Georgia… te le ricordi, no, le mie due colleghe ?… quelle due ragazze che erano alla cena a cui abbiamo partecipato prima di Natale… -Le ricordavo perfettamente: Marika era una moretta, esile e decisamente carina, dalla carnagione così olivastra da sembrare quasi una mulatta, mentre Georgia era bionda e molto più formosa, con un seno abbondante ed un corpo che prometteva molto bene, sicuramente più eroticamente intrigante dell’altra ragazza, anche se i livelli di fascino e bellezza di Ourania restavano per entrambe assolutamente irraggiungibili.
Le avevo conosciute alla cena di Natale della società per la quale tutte e tre le ragazze lavoravano: era stata una serata piacevole e spensierata, e Marika e Georgia l’avevano passata quasi tutta con noi. Ourania mi guardava con occhi impertinenti e chiaramente divertiti. – Sei pronto ? E non fare quella faccia… non ti sto propinando nulla di mortalmente noioso… ti divertirai, garantito… e non poco… -Non so che faccia mostrassi di avere in quel momento, ma iniziavo a supporre che, conoscendo bene Ourania, tutta la faccenda si sarebbe rivelata maledettamente interessante.
Lei premette un tasto sul telecomando e sullo schermo del televisore iniziarono subito a scorrere le prime immagini del video che mi voleva mostrare. L’ambiente dove si andava svolgendo la scena mi era totalmente sconosciuto. Si vedeva una spaziosa camera da letto, illuminata dalla luce del giorno che entrava da un’ampia finestra completamente aperta, velata da sottili e trasparenti tende bianche, e che l’aria faceva oscillare debolmente in un effetto quasi ipnotico: la ripresa mostrava anche un grande letto matrimoniale di forma tondeggiante, ricoperto da eleganti e sicuramente costosissime lenzuola di seta rosa.
Solamente questi particolari erano inquadrati dall’obiettivo della videocamera, fatta eccezione per le due figure femminili che risaltavano in primissimo piano: Ourania e Georgia, la sua collega bionda e di cui vi dicevo poco sopra. In piedi, accanto al letto, le due ragazze, in reggiseno e perizoma neri, si abbracciavano, le mani dell’una a carezzare la schiena dell’altra; quindi, con movimenti che mi apparvero sincronizzati alla perfezione, le bocche si cercavano vogliose e le labbra si univano in un bacio profondo e prolungato.
Allungai le gambe, mettendomi ancora più comodo sul divano, perfettamente consapevole che l’accappatoio non avrebbe nascosto per molto tempo l’erezione che sentivo crescere di momento in momento. Con la coda dell’occhio notai che, sia pure impercettibilmente, Ourania aveva allargato le gambe, preda anche lei di quella crescente tensione erotica che le immagini del video contribuivano a farci provare. L’inquadratura si spostava lentamente, sapientemente, avvicinandosi alla schiena di Ourania, sulla quale le mani dell’amica erano impegnate a slacciare il reggiseno: e quando le due bocche alla fine si separavano, sia il reggiseno di Ourania che quello di Georgia, come per magia, scivolavano a terra, scoprendo e mostrando gli splendidi seni delle due donne.
Conoscevo l’anatomia di Ourania alla perfezione, e la vista delle sue meravigliose tette non mi sorprese più di tanto: furono quelle di Georgia, invece, a sbalordirmi per le loro notevoli dimensioni e la loro eccezionale tonicità. Due seni da favola, sui quali le mani di Ourania presero a scorrere voluttuose, implacabili ed erotiche, accarezzando la pelle e stimolando i capezzoli, che si mostravano già turgidi ed eretti. E l’audio del filmato mi riportò i primi ed accesi sospiri di piacere della bionda ragazza, così abilmente accarezzata dalle dita di Ourania.
Dopo soli pochi minuti dall’inizio della visione di quel filmato, ero già in uno stato d’eccitazione quasi incontrollabile. E tutto lasciava intendere che il meglio doveva ancora venire. Le ragazze si erano andate a sdraiare sul letto, liberandosi facilmente dei perizomi, baciandosi e leccandosi con sempre maggior trasporto e passione. Georgia, le gambe divaricate ad esporre il sesso, aspettava con impazienza che la lingua della mia ragazza la conducesse in paradiso. Per sua buona sorte non dovette attendere a lungo.
Ourania scivolò sensualmente lungo il corpo della collega, con le mani le allargò ancor di più la fica completamente depilata, e prese a farvi scorrere su la lingua: ora i sospiri della bella bionda si erano trasformati in intensi gemiti d’irrefrenabile godimento. Ed alle orecchie, mentre guardavo turbato e affascinato quelle eccezionali immagini, mi giungeva anche il respiro roco e affannato di Marika, l’altra collega di Ourania, la brunetta che stava effettuando le riprese.
Era evidentissimo quanto quello che stava vedendo, e che così abilmente stava filmando, non la lasciasse di certo indifferente…L’amplesso saffico tra le due ragazze andò avanti molto a lungo. Le mani e le lingue esplorarono ogni più nascosta parte di quei due corpi frementi, regalando ad entrambe orgasmi di intensità sempre crescente. Vedere come Ourania riuscisse a godere fino in fondo di quello straordinario rapporto lesbico, e quanta abilità mostrasse nel riuscire a portare l’amica verso vette di piacere impensabili, mi aveva letteralmente stordito: guardavo quelle immagini con la mente svuotata di ogni altro pensiero, preda di un’esaltazione sessuale mai provata.
Tutto mi sarei aspettato quella sera, ma non lo spettacolo al quale ero stato invitato ad assistere. Quando Georgia inserì un vibratore argenteo nella fica di Ourania, facendola godere così violentemente da lasciarmi senza fiato, seppi con assoluta certezza che, da quel momento in avanti, non sarei riuscito più a controllarmi. Mi voltai a guardare Ourania. I suoi occhi erano fissi sullo schermo, e l’eccitazione per quello che vedeva traspariva in tutta la sua evidenza: con la schiena appoggiata ai cuscini del divano, le gambe ora spalancate, le mani a carezzarsi lentamente l’interno delle seriche cosce, la ragazza era ad un solo passo dall’iniziare a masturbarsi apertamente.
Non sapevo più decidermi se guardare lei o le immagini che scorrevano sullo schermo, dove, in un meraviglioso primo piano, riconobbi le dita di Ourania, le sue lunghe unghie laccate da uno smalto bianco e trasparente, insinuarsi nell’ano dell’amica, che gridava e gemeva sempre più stravolta dalla libidine e dalla passione. Quel dolce supplizio era andato avanti anche troppo. Mi aprii l’accappatoio, presi la mano destra di Ourania e l’appoggiai sul mio cazzo, così spasmodicamente duro ed eretto.
Quindi l’aiutai a sfilarsi la maglietta e, rimasta completamente nuda, l’attirai a me, sentendo sotto le mani la sua pelle morbida e bollente. Le evoluzioni erotiche delle due donne continuavano a riempire lo schermo del televisore; le scene che venivano inquadrate, ora e con sempre maggiore frequenza, risultavano mosse, spesso tremolanti, ennesimo ed inequivocabile segno che la terza ragazza, Marika, non ce la faceva più a controllare la sua eccitazione. Immaginai che, mentre con una mano stringeva la videocamera per continuare a filmare il rapporto saffico fra le due amiche, con l’altra avesse preso a masturbarsi, regalandosi anche lei la sua meritatissima dose di piacere.
La mano di Ourania mi accarezzò il cazzo per qualche istante: poi la ragazza si chinò e lo prese in bocca, facendolo scivolare tra le labbra e succhiandolo golosamente. I miei occhi andavano dallo schermo del televisore a lei, e non sapevo decidermi, in quell’orgia di sensazioni che mi divorava l’animo, quale delle due scene mi eccitasse maggiormente. D’un tratto lei mi lasciò, risollevando la testa: si alzò in piedi, si girò dandomi le spalle, allargò le gambe e, mostrandomi la sua superba schiena, lo sguardo sempre fisso sulle immagini del video, s’impalò con studiata lentezza sull’asta ancora umida della sua saliva.
Scivolai completamente in lei, nella sua fica incredibilmente aperta e bagnata per la sconvolgente eccitazione di quei momenti. L’afferrai per le natiche, ed iniziai a farla andare in su e in giù, scopandola con crescente velocità e affondando completamente in lei. Vedevo i suoi lunghi capelli neri agitarsi freneticamente sulla schiena, mentre il mio cazzo entrava ed usciva dalla sua fica ad un ritmo sempre più rapido. Mi spostai con la testa un pò di lato, poiché la schiena di Ourania mi impediva di vedere lo schermo.
Subito notai che la videocamera era stata appoggiata su un qualche ripiano e puntata sul letto, in un’immagine che così appariva perfettamente immobile e fissa. Le due ragazze sul letto, Ourania e Georgia, bellissime e nude, sollecitavano l’amica a fare presto, e a raggiungerle tra quelle lenzuola; dopo qualche secondo, infatti, nel campo visivo entrò anche Marika. Era completamente nuda anche lei, ed il suo corpo, sottile ma aggraziato, si inserì tra le due amiche, come il pezzo mancante di un puzzle vivente: era giunto il momento anche per lei di partecipare a quei lussuriosi giochi erotici che aveva, fino ad allora, così magistralmente immortalato con la videocamera.
Anche se Ourania prendeva regolarmente la pillola, io evitavo sempre di venirle dentro: era una precauzione forse inutile, ma entrambi eravamo concordi nel voler evitare qualsiasi tipo di rischio. L’anticoncezionale era di per sé una garanzia più che sufficiente, ma le sorprese capitate a molte persone appartenenti alla cerchia delle nostre amicizie ci suggerivano di essere sempre estremamente prudenti. Fu per questa ragione che, quando sentii che la mia eiaculazione era ormai prossima, mi sfilai con un grande sforzo di volontà dal caldo abbraccio di Ourania: rapidamente mi sdraiai sul divano e lei mi venne sopra, le cosce aperte, la fica sulla mia bocca.
Iniziai a leccarle il clitoride, mentre lei si allungava su di me e la sua bocca si riempiva del mio cazzo. Eravamo eccitati a tal punto che il sessantanove non durò più di un minuto: Ourania godette, rabbrividendo e riempiendomi la bocca degli umori del suo piacere, mentre tra le sue labbra esplodeva violento il mio orgasmo, così diabolicamente stimolato da quell’incredibile serata. La posizione in cui ci trovavamo m’impediva di guardare Ourania in viso, ma, in un istante di folle e delirante erotismo, immaginai di vedere le sue labbra bianche del mio seme, ed un rivolo di sperma colarle lentamente dall’angolo della bocca socchiusa…Nuovamente seduti sul divano, ancora nudi ed abbracciati, svuotati di ogni energia da quell’amplesso quasi violento al quale c’eravamo abbandonati, guardammo il finale di quel video che mi aveva rivelato, in modo così inatteso, quel lato assolutamente sconosciuto della sessualità di Ourania.
Marika, sdraiata sul letto, era preda delle attenzioni delle altre due ragazze: Georgia le leccava le labbra della fica, e con l’indice della mano destra le penetrava l’ano, mentre Ourania si era impadronita dei piccoli seni della ragazza, accarezzandoli e mordendo delicatamente i capezzoli: preda di tali attenzioni, Marika si scioglieva in orgasmi irrefrenabili, di certo acuiti dalla lunga tensione erotica alla quale era stata costretta mentre filmava i giochi erotici delle due amiche.
Il nastro s’interrompeva nel momento in cui le tre ragazze, soddisfatti tutti i loro appetiti sessuali, in ginocchio sul letto, nude ed affascinanti come tre dee, ridevano e salutavano con le mani rivolte verso la videocamera. Quando il buio dello schermo sostituì quel vortice di lussuria che mi aveva letteralmente soggiogato, quell’abisso di sensualità nel quale gambe e natiche, tette e capezzoli, labbra e bocche, braccialetti ed anelli, cavigliere ed unghie smaltate si confondevano in una giostra di un erotismo sublime e raffinato, cercai di nuovo le labbra di Ourania, baciandola dolcemente fino a quando non mi sentii mancare il fiato…Quella stessa notte, a letto, mentre ascoltavo il respiro regolare di Ourania che dormiva, seppi che le mie strenue resistenze alle fantasie erotiche della ragazza avevano ricevuto un duro colpo, forse non ancora decisivo, ma di certo non indifferente: ci sarebbe voluto del tempo per far maturare definitivamente la mia decisione, ma, prima o poi, sentivo che sarei riuscito ad accontentarla, e ad andare a letto con lei ed un altro uomo.
Oggi mi chiedo se lei sarebbe stata in grado, allora, di aspettare quella mia decisione, se avesse avuto la pazienza di attendere, o se i nostri tempi non avrebbero coinciso, deteriorando irrimediabilmente quella splendida intesa che avevamo. In tutta onestà credo che, se non si fossero verificati i sorprendenti avvenimenti delle settimane successive, Ourania ed io ci saremmo lasciati: ce ne saremmo andati ognuno nella propria direzione, a causa di quella strada, forse senza uscita, nella quale ci eravamo andati ad infilare.
Ma, come a volte succede, il caso venne in nostro soccorso, aiutandoci a superare quel momento difficile che stavamo vivendo, e dando la spallata risolutiva ai miei dubbi ed alle mie incertezze. Fu Barbara la chiave di tutto. Dopo di lei, dopo quello che accadde con lei in una notte assolutamente indimenticabile, le mie residue e traballanti resistenze alle fantasie erotiche di Ourania cedettero definitivamente, e lei riuscì ad ottenere quello che così ardentemente desiderava da tempo.
Oggi, ripensandoci, sono ancora felice per quello sviluppo inatteso che prese la nostra storia in quegli ultimi mesi in cui io ed Ourania ci frequentammo, permettendoci di esplorare insieme una nuova dimensione dell’erotismo, prima che la nostra relazione giungesse, come entrambi sapevamo sarebbe prima o poi accaduto, al definitivo capolinea. E quando quel momento inevitabilmente arrivò, ci lasciammo senza drammi e senza rancori, consapevoli che il nostro stare insieme non si era certamente basato su sentimenti d’amore così forti ed intensi da legarci per la vita, ma, in gran parte, su una travolgente attrazione fisica che entrambi avevamo provato sin dall’inizio della nostra relazione.
Il sesso era stata la ragione principale del nostro stare insieme. E, da quel punto di vista, di Ourania sentii molto la mancanza negli anni che seguirono. Sinceramente non ho mai più incontrato una donna con la quale io sia riuscito ad avere un’intesa sessuale così perfetta. In questo, Ourania è rimasta unica e indimenticabile. Ma torniamo agli avvenimenti dei quali vi avevo, sia pur di sfuggita, accennato in precedenza. A quell’incontro con Barbara.
A quelle ore fantastiche passate con lei, in un turbine di sensualità assolutamente indescrivibile a parole. E alla sua pelle magica e vellutata, morbida e liscia come la seta, ed eroticamente illuminata dal tenue chiarore della luna di quella notte. Era da poco passata la mezzanotte, e la grande festa organizzata da Mavros era nel pieno del suo svolgimento. Quella sera si festeggiava il decimo anniversario di matrimonio del mio amico, ed il gruppo d’invitati ballava e beveva, chiacchierava e rideva, godendosi la serata nell’ampio e sfarzoso salone di quell’imponente imbarcazione privata.
Mavros, uomo bello e ricchissimo, unico discendente di uno dei più importanti armatori greci, era a capo di un vero e proprio impero economico. Alla morte del padre, il quale, nel dopoguerra, e con assoluta lungimiranza, aveva concentrato tutte le sue attività economiche e finanziarie nel campo del trasporto marittimo, il figlio aveva intelligentemente allargato il raggio d’azione delle varie società di famiglia, investendo grandi capitali ed enormi risorse nell’edilizia prima, e nelle telecomunicazioni poi, con il risultato di diventare, in brevissimo tempo, uno dei più ricchi ed affermati imprenditori greci.
Uomo allegro e gioviale, Mavros dedicava al lavoro anche venti ore al giorno, sempre con un’energia travolgente, tanto da essere soprannominato, negli ambienti imprenditoriali di Atene, “il ciclone”. Una delle sue poche distrazioni, e che riusciva a distoglierlo, anche se solamente in parte, dal lavoro, era il gioco del calcio. Ed era per questa sua passione che, anni prima, aveva rilevato una squadra di un quartiere periferico di Atene, squadra che a quei tempi navigava nelle posizioni di retroguardia di un campionato inferiore: per farla breve, Mavros vi aveva speso dei bei soldi, ed il club era arrivato a disputare stabilmente il campionato della massima serie.
Inutile dire che i tifosi della squadra adoravano Mavros, neanche fosse la reincarnazione di una divinità scesa sulla terra. Sposato con Sonia, una delle più famose e affascinanti giornaliste televisive della principale rete nazionale greca, Mavros possedeva, tra l’altro, anche l’Aphrodite, una imbarcazione tanto grande e lussuosa da lasciare i comuni mortali senza fiato al solo vederla. Non era uno yacht, una di quelle splendide imbarcazioni che solcano i nostri mari, ma una vera e propria nave, con trenta cabine per gli ospiti, ampi e lussuosi saloni, una palestra perfettamente attrezzata, una piscina con acqua di mare e un ristorante dalla cucina estremamente raffinata: il tutto veniva gestito da una settantina di uomini di equipaggio, che stabilmente si occupavano di quella meraviglia.
Non riuscivo nemmeno ad immaginare quanto Mavros l’avesse potuta pagare, e quanto gli costasse mantenerla sempre in perfetta efficienza. Tutti gli invitati alla festa erano stati imbarcati, il mattino di quello stesso giorno, nel grande porto del Pireo. Quindi la nave aveva fatto rotta verso Rodi dove, giunta nel tardo pomeriggio e una volta ormeggiata nel porto dell’isola, si sarebbe svolta la festa notturna. A quella festa speciale per l’anniversario di matrimonio (Sonia e Mavros organizzavano di continuo ricevimenti e cene, il più delle volte nella loro smisurata villa ad Atene) erano state invitate una cinquantina di persone, quasi tutte famose nel proprio campo professionale: uomini d’affari, attori ed attrici, modelle e giornalisti, politici e sportivi.
E, fra gli invitati, come pesci fuor d’acqua, c’eravamo anche Ourania ed io. Ed ora vi spiego anche il perché di quella nostra presenza a bordo. La mia amicizia con Mavros risaliva al tempo in cui eravamo ancora bambini. Mio padre era stato per quarant’anni il più fidato collaboratore del padre di Mavros, forse uno dei suoi più grandi amici, e anche tra noi figli, quasi coetanei, era nato uno stretto rapporto. Malgrado le differenti possibilità economiche e le scuole diverse che frequentavamo, Mavros ed io eravamo diventati inseparabili.
Da ragazzini, in estate andavamo in vacanza insieme, sempre in una delle case che la sua famiglia possedeva sulle varie isole dell’Egeo: giocavamo e ci divertivamo come matti per tutti i mesi delle lunghe vacanze scolastiche. Poi, crescendo e diventando adulti, com’è ovvio che fosse, lasciammo i giochi infantili ed iniziammo a frequentare le ragazze, diventando ancor più complici nelle lunghe scorribande notturne per i locali alla moda di Atene. Quindi, con il trascorrere degli anni, e terminati gli studi universitari (che io feci in Italia e Mavros in Inghilterra) era stato inevitabile che anche la mia attività lavorativa si intrecciasse con quella del mio amico.
Avevo, perciò, iniziato a lavorare in una sua azienda a Salonicco e, dopo qualche anno di gavetta, ne ero diventato uno dei dirigenti più importanti. Di fatto ero un suo dipendente, ma mai Mavros mi aveva fatto pesare quella situazione. Ed io, per parte mia, mai avevo approfittato della sua amicizia. Mavros era un uomo troppo intelligente e sensibile per favorirmi apertamente, e magari rischiare, sia pure involontariamente e a fin di bene, di offendermi: la carriera che avevo fatto nella sua azienda era stata frutto esclusivo delle mie capacità, del duro e puntuale lavoro che sempre avevo cercato di svolgere al meglio, e non era dipesa mai dalla nostra ferrea e inossidabile amicizia.
E proprio per queste ragioni il nostro rapporto, di stima e rispetto reciproco, era rimasto intatto negli anni. L’unico favoritismo che lui mi aveva sempre fatto era stato quello di invitarmi alle feste che andava organizzando ad ogni piè sospinto. A tutte quelle riunioni mondane che lui e la moglie programmavano, io ero sempre presente, da solo o con la compagna che avevo in quel momento. E quella sera, nel porto di Rodi, sulla nave di Mavros, a festeggiare il decennale delle sue nozze, c’era con me Ourania.
A quelle riunioni, la presenza di tutta quella gente così ricca e famosa mi metteva, a volte, se non proprio in imbarazzo, certamente in soggezione. Le mie origini molto semplici non sempre mi erano d’aiuto a superare il disagio di trovarmi a contatto con persone che venivano da un mondo molto diverso dal mio. Ma devo riconoscere che anche in questo Mavros e Sonia (a proposito, sono stato anche testimone al loro matrimonio) si sono di continuo adoperati, e con tutti i mezzi, per farmi sentire a mio agio, presentandomi sempre a tutti come il loro amico più caro, ed aprendomi, così, le porte di quell’ambiente patinato e surreale, ma anche spietato e cinico, che è il jet-set.
Malgrado ciò, un certo senso d’insicurezza, forse a volte d’inadeguatezza, continuava ad affacciarsi spesso in me, anche se la situazione era andata migliorando negli anni. In mezzo a quelle persone, peraltro gradevoli, istruite ed educate, non è che io non mi ci ritrovavo, ma certamente non era l’ambiente dal quale provenivo. Restava sempre una sottile barriera psicologica che m’impediva di muovermi e di comportarmi come avrei voluto. Sapevo che era un problema esclusivamente mio, perché mai mi era capitato di notare negli altri una valida ragione che giustificasse quel mio stato d’animo.
Ourania, poi, non aveva mai partecipato ad una di quelle feste, e la sua curiosità su tutta la gente famosa che la circondava, e di cui, fino ad allora, aveva sentito parlare solo in televisione o sui rotocalchi, la portava a tempestarmi di domande, alle quali, mentre ballavamo, cercavo di rispondere nel modo più esauriente, divertendomi a leggere la sorpresa e l’incredulità sul suo volto radioso. Già due sere prima, quando il momento di imbarcarci si andava avvicinando, Ourania mi aveva sottoposto ad un vero e proprio terzo grado, perché le raccontassi chi sarebbe stato invitato sulla nave di Mavros, e quali conoscenze io avessi in quell’ambiente per lei così alieno.
Mi sembra di aver già accennato al fatto che Ourania ed io non vivevamo insieme, pur lavorando entrambi a Salonicco. E come già vi ho detto, io ero un dirigente di una delle aziende di Mavros, mentre Ourania lavorava come commessa in un grande centro commerciale nella periferia della città. Ognuno aveva la sua casa, ed eravamo entrambi troppo gelosi della nostra indipendenza da scartare in partenza l’idea di andare a convivere. Preferivamo mantenere i nostri spazi, ed incontrarci a casa dell’uno o dell’altra tutte le volte che ci andava di farlo, evitando, però, di legarci con una coabitazione che, alla lunga, e conoscendo come entrambi la pensavamo in materia, si sarebbe rivelata deleteria.
Ognuno a casa propria e senza inutili e fastidiose complicazioni. E così quella sera, a poche ore dalla partenza, Ourania mi aveva telefonato per chiedermi di andare da lei a cena, non avendo voglia di uscire dopo il lavoro, e volendo iniziare i preparativi in vista del breve viaggio che ci attendeva. Giunsi da lei poco dopo le otto, con l’aperto proposito di passare, in breve tempo, dalla cena al letto: detto così, il mio comportamento e le mie intenzioni potrebbero apparire grette e meschine, lo ammetto, ma la sensuale Ourania non riusciva a non provocarmi sbalzi continui di pressione.
Il suo corpo sinuoso, e dalla pelle perennemente ambrata e liscia come la seta, era per me un richiamo irresistibile, e mi era praticamente impossibile incontrarla senza desiderare di finire con lei a rotolarmi sotto le lenzuola; e poi sono ancora oggi convinto che se lei non avesse avvertito in me, anche una volta soltanto, quella voglia incontenibile di averla, di prenderla, di fare l’amore con lei, Ourania ci sarebbe rimasta malissimo, ferita nel suo orgoglio e nella sua vanità, sicuramente offesa della mia mancanza di passione e desiderio.
Una cosa del genere, a ben vedere, non si verificò però mai, con buona pace sua e mia. – Guarda… te lo dico subito… se la sera della festa non mi presenti a tutti i pezzi grossi che saranno a bordo… bè… non te lo perdonerò mai… voglio far morire d’invidia tutte le mie colleghe… quindi, caro il mio grand’uomo, regolati di conseguenza… — Tranquilla, mia cara… ti presenterò anche agli uomini dell’equipaggio, se proprio insisti… e, nella disgraziata ipotesi che io non conoscessi qualcuno, ci sarà sempre Mavros ad aprirti tutte le porte ed i portoni dell’alta società… -Ourania mi fece una linguaccia, avvertendo tutta l’ironia ed il divertimento presente nelle mie parole.
Avevamo finito di risistemare la cucina da poco, ed Ourania aveva già elegantemente respinto il mio primo tentativo di terminare la serata in posizione orizzontale: gentilmente, ma altrettanto fermamente, mi aveva piazzato in mano un bel bicchiere di ouzo ghiacciato e, seduta sul divano accanto a me, aveva iniziato a passarsi lo smalto sulle lunghe unghie delle mani. E così, rassegnato (ma presto, molto presto, sarei tornato alla carica: lo sapevamo perfettamente entrambi), e rigirandomi il bicchiere di liquore tra le mani, mi ero messo ad osservarla, aspettando pazientemente l’occasione propizia per ripartire all’attacco.
E quello che vedevo non faceva altro che accrescere il mio desiderio di lei. Tutta concentrata nel laccarsi alla perfezione le unghie delle mani, con uno smalto di un vivido rosso, Ourania indossava, come sua abitudine quando era in casa, soltanto una larga camicia bianca, che arrivava a coprirle a malapena l’attaccatura delle cosce: non ci voleva di certo un genio a capire che, sotto quell’indumento, la ragazza non portava nulla. I lunghi capelli neri, che le scendevano sulle spalle ed attorno al viso perfetto, le snelle gambe nude, il rosso dello smalto che le andava ad impreziosire le unghie delle sue erotiche e sensuali mani… tutto sembrava studiato per attentare alle mie deboli coronarie, messe già a durissima prova da quell’attesa snervante e che sembrava non dovesse avere mai fine.
Quando, finalmente, Ourania terminò di applicarsi lo smalto, e mentre agitava le mani nell’aria per farlo asciugare più rapidamente, io sferrai il secondo e deciso attacco della serata. Mi accostai ancora di più a lei sul divano e la baciai delicatamente sul collo, ubriacandomi del suo profumo. Fu sufficiente quel leggero contatto con le mie labbra per farla rabbrividire e sospirare di piacere. Provai a far scivolare una mano sotto la camicia, ma…- Aspetta… aspetta… lo smalto è ancora fresco… non ho voglia di ricominciare tutto dall’inizio… ancora qualche minuto, dai… — Hai deciso di torturarmi, per caso, stasera ? Ancora un pò e non risponderò più delle mie azioni… – le risposi, allontanandomi di malavoglia, ma solo di qualche centimetro, da lei.
– Non fare la vittima… non ne hai proprio l’aspetto… ancora qualche istante, e poi… anzi… ti andrebbe di spalmarmi l’olio per il corpo ? -Ourania aveva parlato con fare assolutamente indifferente, come se mi avesse chiesto di andare dal fornaio a prendere il pane: ma io, che ormai la conoscevo così bene, avevo intuito subito l’estrema tensione erotica che aveva iniziato a divorarla. E sapevo altrettanto bene come la sua carica d’erotismo fosse diabolicamente contagiosa.
– Certo che ne ho voglia. Lo sai. Tu dammi solo il via… -E questa volta, e senza darle il tempo di ribattere, incollai le mie labbra sulle sue, mentre le sue mani si agitavano sempre più debolmente, nel patetico tentativo di far asciugare uno smalto che sapevo già essere asciutto da un bel pezzo: a quel punto, comunque, dello smalto e della sua sorte non interessava più di tanto nemmeno a lei. Poco dopo ci trasferimmo in camera da letto.
Il grande letto a baldacchino, racchiuso da leggerissimi veli di stoffa, così trasparenti da risultare quasi impalpabili, due antichi comodini, un prezioso cassettone dell’ottocento ed un vecchio armadio, il tutto visibilmente restaurato di recente: la camera di Ourania era calda e accogliente, ed arredata con un gusto assolutamente impeccabile. Alle pareti alcuni quadri, di varie dimensioni, e rappresentanti paesaggi di mare e barche, ed un enorme tappeto turco sul pavimento chiaro: tutto contribuiva a fare di quell’ambiente un posto decisamente piacevole ed intimo.
L’unico tocco di stravaganza e di modernità che Ourania si era concessa era un faretto, incassato nel soffitto proprio in corrispondenza del letto, la cui luce si irradiava discreta per tutta la stanza: io lo chiamavo “il faro dell’amore”, perché la luce che diffondeva era rossa, contribuendo così a creare un’atmosfera di un erotismo ineguagliabile e senza limiti. Ourania lo accendeva sempre quando facevamo l’amore, quasi fosse un segnale per lo sextenarsi dei nostri sensi.
E anche quella sera, ovviamente, lei l’aveva acceso, prima di togliersi la camicia e di sdraiarsi, completamente e splendidamente nuda, nel centro dell’ampio letto matrimoniale. Mi liberai anch’io dei vestiti, gli occhi fissi sul corpo invitante di Ourania, un corpo che allora conoscevo sin nei minimi e più reconditi dettagli. Scostai con la mano il velo dell’ampio baldacchino e salii sul letto, sdraiandomi nudo accanto a lei. – Mi dovresti passare l’olio dappertutto… mi sento la pelle particolarmente secca… – mi disse lei, la voce già resa roca dall’intenso desiderio.
– Non ti preoccupare… farò un lavoro meticolosissimo… abbiamo tutto il tempo che vogliamo… – le risposi, afferrando il contenitore che lei mi porgeva. Mi riempii il palmo della mano, annusando l’intensa fragranza di fiori dell’unguento, e iniziai quindi a massaggiarle la pelle. Il collo, le spalle e le braccia furono le prime parti del suo corpo che ricevettero le mie cure. Seduto su di lei, a gambe aperte, il mio pene a sfiorarle il ventre, lasciai che le mie mani la carezzassero delicatamente, cospargendola dell’olio profumato: passavo e ripassavo, con movimenti lenti e precisi, mentre Ourania, gli occhi chiusi, completamente abbandonata, era il ritratto della beatitudine.
Immobile e rilassata, la ragazza si godeva fino in fondo le mie premurose attenzioni. Le mie natiche sfioravano, di tanto in tanto, il suo sesso, depilato anche dell’ultimo pelo, ed il mio cazzo, teso come non mai per l’emozione di quei momenti, si allungava, quasi volesse anch’esso scivolare su quella pelle invitante, sopra la sua pancia. Continuai a massaggiarla su quelle stesse zone del corpo, fino al momento in cui le mie mani reclamarono altra pelle, altre parti di lei fino allora rimaste inesplorate.
Direttamente dal contenitore, lasciai colare un’abbondante dose di olio sui seni e sul ventre, strappando ad Ourania un debole gemito di pura sensualità repressa: le presi quindi i seni tra le mani e li spalmai d’olio, facendoli diventare brillanti e lucidi, meravigliosamente erotici. La luce rossa del faretto contribuiva in modo decisivo a questa magica visione, rendendo le tette di Ourania di colori e tonalità in continuo mutamento. Continuai a versare olio, spalmando anche il ventre, rendendo scivolosa in modo uniforme la pelle della ragazza: risalivo con le mani lungo i fianchi, m’impossessavo dei seni, pizzicando i capezzoli incredibilmente duri, scivolavo sulla pancia, m’insinuavo con un dito nel morbido ombelico…Ourania, unta e luminosa, aveva preso ad agitarsi con sempre maggiore intensità, e le sue mani, dalle bellissime unghie rosse, sempre più spesso s’incontravano e si sovrapponevano alle mie sulla sua pelle.
Scivolai con il bacino lungo le sue gambe e dedicai le mie attenzioni alle cosce ed ai polpacci, godendo del contatto con quel corpo da favola. Ma oltre al suo corpo, nudo e lucido, i miei occhi avevano un altro eccitante spettacolo da osservare: Ourania aveva superato il limite della resistenza, e la sua mano destra era scesa alla fica, allagata di umori per l’eccitazione, e si muoveva sempre più rapida alla ricerca spasmodica del primo orgasmo di quella nottata.
Lievi pressioni sul clitoride, e poi due dita saettavano nella vagina, penetrandola sempre più a fondo, e sempre più velocemente: poi le dita riuscivano, tornavano per un attimo al clitoride, per poi infilarsi nuovamente nel sesso completamente aperto. Continuai a spalmarle le gambe fino al momento in cui Ourania, inarcandosi, esplose tutto il suo piacere…Rimasi a guardarla affascinato, mentre i testicoli mi dolevano per l’estrema eccitazione di quegli istanti. – Vieni… ora faccio godere anche te… vieni… sdraiati qui, accanto a me… -Ourania aveva voglia di prendere il mio cazzo fra le mani, di carezzarmelo, d’iniziare a masturbarmi, per poi completare l’opera con le labbra e con la lingua.
Era quello che anche io desideravo. Ma un’idea aveva preso a frullarmi insistentemente per la testa. Ancora non volevo raggiungere l’orgasmo, che avrebbe rappresentato la fine di quegli attimi così straordinariamente erotici, ma desideravo continuare a giocare con quel suo corpo da favola. Mi allungai su di lei e la baciai. – Aspettami… torno fra un secondo… – le mormorai, alzandomi subito dopo dal letto, e sentendo su di me il suo sguardo perplesso e curioso.
Rapidamente uscii dalla stanza. Quando rientrai, dopo pochi istanti, tenevo in mano la boccetta dello smalto con il quale, poco prima, lei si era laccata le unghie delle mani. La pelle di Ourania brillava magnificamente, illuminata dalla luce rossa del faretto posizionato sopra il letto, unta dell’olio che le avevo spalmato in abbondanza. – Ora mettiamo anche lo smalto alle unghie dei piedi… te lo applico io… così sarai ancora più bella… prendi prima la cavigliera d’oro, però… – le dissi, tornando con lei sul letto.
Ourania era di nuovo eccitata, affascinata da questo nuovo ed imprevisto gioco erotico che le stavo proponendo: la cosa più intrigante di lei era che non si tirava mai indietro, non provava imbarazzo, non aveva tabù né freni inibitori di alcun tipo. In campo sessuale, qualunque pratica, qualsiasi nuova esperienza le capitasse, era per lei non solo lecita, ma anche estremamente gradita: era sufficiente solleticare la sua libidine per vederla preda di un’esaltazione erotica travolgente.
Ourania allungò una mano sul comodino, rovistando freneticamente nel portagioie. Quindi mi porse una sottile catenina dorata, con quattro o cinque piccoli ciondoli che rappresentavano alcuni fra i segni zodiacali. Appoggiai la boccetta dello smalto sul lenzuolo e mi chinai sulla sua caviglia destra. Il cuore che mi batteva in petto per la dirompente tensione erotica, e faticando non poco visto che avevo le dita ancora unte e scivolose, riuscii a cingerle la caviglia con la catenina, rendendo la sua gamba ed il suo piede ancora più sensuali di quanto già non fossero.
Poi, inginocchiato di fronte a lei, afferrai nuovamente la boccetta di smalto rosso e lentamente svitai il tappo. Il piede di Ourania si sollevò dal letto e mi sfiorò delicatamente il cazzo eretto: mi ritrassi, allontanandomi da lei, perché un secondo contatto mi avrebbe portato diretto verso l’orgasmo, ed io non volevo assolutamente che questo ancora accadesse. Laccai le unghie, una ad una, con estrema cura ed attenzione. Il rosso dello smalto, illuminato dalla luce rossa del faretto, assumeva una tonalità di colore particolarissima a seconda di come l’illuminazione batteva sul piede di Ourania: a tratti mi appariva più scuro, quasi fosse un color prugna, mentre, in altri momenti, sfumava su un rosso granata, intenso e luminoso.
In entrambi i casi, i piedi di Ourania erano un inno all’erotismo ed alla lussuria: magri e slanciati, arcuati e sensuali, dalle dita e dalle unghie perfette, esaltati nella loro bellezza dallo smalto che avevo appena finito di applicare: e la catenina alla caviglia destra era quel magico tocco che completava quello spettacolo meraviglioso. Rimasi affascinato a guardarli, mentre lo smalto si asciugava. Ourania, non più padrona delle sue sensazioni, mi chiedeva di penetrarla, di scoparla, e di porre fine a quel delizioso supplizio.
A quel punto, però, era mia intenzione esplodere il mio orgasmo nel modo che avevo immaginato quando ero andato a prendere lo smalto: l’avrei scopata e soddisfatta più tardi, ma in quel momento desideravo raggiungere il piacere a modo mio. Ed ero certo che anche a lei sarebbe piaciuto. E anche molto. Non appena lo smalto fu asciutto, tornai a salire su di lei, in ginocchio e a gambe divaricate, le mie natiche all’altezza delle sue cosce, ma questa volta dandole le spalle: davanti ai miei occhi avevo i piedi di Ourania, la parte del suo corpo sulla quale avrei schizzato tutta la mia libidine di quei momenti.
Reggendomi con le mani sul letto, appoggiai il mio cazzo eretto alla caviglia destra di Ourania, e presi a farlo scivolare sulla pelle e sulla catenina d’oro che la cingeva. Fu sufficiente quel primo contatto a farmi provare una scossa di piacere lungo tutta la spina dorsale, dalle reni fino al collo. Continuai a strofinare il cazzo sulla sua caviglia, risalendo ogni volta qualche millimetro più in su, verso il dorso del piede della ragazza.
Ourania, nel frattempo, mi aveva iniziato a passare le mani sulle natiche, carezzandomi, e facendo scivolare, sempre più di frequente, un dito nel solco che le divide: era tale la mia eccitazione che attendevo con ansia il momento in cui quel dito mi fosse penetrato nel culo, come sapevo lei avrebbe fatto, dilatando a dismisura l’orgasmo che stava per travolgermi. Ora le passavo il cazzo dalla caviglia alle dita del piede, lo sguardo incatenato a quelle fatate unghie rosse: ogni volta che risalivo, con estrema lentezza, lungo la sua pelle, il cazzo mi si scappellava completamente, regalandomi sensazioni sconosciute e devastanti: sentivo l’eiaculazione ormai prossima ed incontenibile.
Avevo iniziato ad accelerare il ritmo, la cappella a scorrere frenetica sulla larga unghia rossa dell’alluce di Ourania, quando le sue mani mi divaricarono improvvisamente le natiche ed un dito s’insinuò con decisione nel mio ano. Fu una sensazione favolosa ed unica: inculato dal dito di Ourania, il mio cazzo che scopava le dita del suo piede, raggiunsi in pochi secondi un orgasmo così intenso che il piacere ed il dolore si confusero in un’unica e straordinaria emozione.
Lo sperma bianco e denso schizzò violento ed irrefrenabile, inondando il dorso del piede della ragazza, bagnando le sue dita e colando eroticamente sulle sue splendide unghie rosse. Rimasi senza fiato ad osservare la scena, mentre Ourania, sfilato il dito dal mio ano, si masturbava con foga, in un delirio di sospiri e di gemiti. Accostai la bocca al suo alluce e me lo feci scivolare tra le labbra, succhiandolo avidamente, e sentendo sulla lingua il sapore salato del mio sperma e l’odore acidulo dello smalto appena applicato… Fu così che, Ourania ed io, passammo la penultima notte a terra, prima di salire sull’imbarcazione di Mavros alla volta del porto di Rodi, per festeggiare l’anniversario del suo matrimonio con Sonia.
E allora torniamo con il racconto a quella serata che si doveva rivelare decisamente sorprendente e assolutamente indimenticabile, e che doveva rappresentare la svolta decisiva per permettere ad Ourania di arrivare a realizzare il suo sogno: vedermi, a letto, fare l’amore con lei ed un altro uomo. Dopo quella notte con Barbara finalmente mi decisi a compiere quel passo, e regalai ad Ourania quell’esperienza erotica che lei desiderava con tutta l’anima. Sin dall’inizio della festa, e guardandomi attorno per vedere quali personaggi famosi Mavros avesse invitato, mi ero reso subito conto che, come accadeva molto di frequente quando ci trovavamo in mezzo ad altre persone, Ourania era senza ombra di dubbio una delle più belle donne presenti: i suoi lunghi capelli corvini, l’elegante vestito nero, molto scollato e che le lasciava la schiena praticamente nuda, le gambe tornite ed abbronzate, slanciate in modo fantastico dai sandali con il tacco vertiginosamente alto, Ourania aveva calamitato lo sguardo della quasi totalità degli uomini presenti.
Ed anche gli occhi di più di una donna si erano posati su di lei: a volte erano sguardi rivolti ad ammirare il suo fascino e la sua grazia, altre volte si trattava d’occhiate che rispecchiavano un’evidente invidia per la sua naturale e straordinaria sensualità. E, nell’espressione rapita di un paio delle donne presenti, avevo letto un chiaro ed esplicito desiderio sessuale per la mia ragazza. Le sue movenze aggraziate, quasi feline, erano un richiamo irresistibile, un continuo stimolo per gli ormoni impazziti dei maschietti (e, come detto, anche di alcune femminucce) che si aggiravano per l’ampio salone.
L’innata sensualità, l’intrinseco erotismo che il suo corpo diffondeva come la luce di un faro in una notte buia e senza stelle, calamitava inesorabilmente lo sguardo di tutte quelle persone che ballavano e si divertivano accanto a noi. Ero certo che molti dei presenti non si limitassero ad apprezzare platonicamente la figura di Ourania, ma che la spogliassero letteralmente con gli occhi, e che si eccitassero al pensiero di tutto quello che avrebbero desiderato fare con lei su un comodo ed accogliente letto.
Ma, visto il tipo di rapporto che c’era tra noi due, un rapporto in cui la componente fisica era preponderante rispetto a quella sentimentale, la cosa non mi infastidiva per nulla. Di Ourania non ero certo geloso o possessivo. Anzi, leggere gli sguardi di desiderio che si posavano in continuazione sul suo corpo, mi faceva piacere, m’inorgogliva e mi eccitava al contempo. E lo stesso era per lei: anche io, fisicamente, non passavo di certo inosservato, e molte volte accadeva che le donne mi corressero dietro.
Ma Ourania non era gelosa di questo e, come me, si compiaceva di quelle attenzioni che mi venivano rivolte. Avevamo, come avrete certamente capito, un rapporto molto aperto, libero e senza particolari vincoli. E, come ho già detto in altra occasione, la cosa ci andava bene così come era. Ma quella sera, fatto piuttosto raro e decisamente insolito, Ourania aveva una temibile rivale. Un’altra donna si contendeva con lei la palma della più bella della serata: l’affascinante e seducente Barbara.
L’avevo notata subito, non appena ero entrato nella sala dove si svolgeva la festa, e, d’altronde, mi era risultato impossibile non farlo. Alta e bellissima, Barbara (come mi aveva prontamente riferito Mavros, rispondendo divertito alle mie insistenti domande) era la direttrice di un’importante ed affermata agenzia di modelle. Un fisico scultoreo, evidenziato da un cortissimo abito bianco, che le lasciava le spalle e le gambe interamente scoperte, la donna si aggirava per la sala come una vera e propria apparizione.
Divorata letteralmente dagli sguardi di tutti i presenti, che si riempivano gli occhi, nella stessa misura, della sua bellezza e di quella di Ourania, Barbara era una donna di origine afro-americana, ma da molti anni residente ad Atene; la sentivo, infatti, parlare greco correntemente, con solo un vago e molto sensuale accento straniero. Nei suoi cromosomi dovevano esserci incroci particolarissimi: la pelle del colore del caffelatte, di una perfezione eccezionale, liscia e morbida al solo guardarla, le lunghe gambe affusolate, gli occhi scuri con un taglio vagamente orientale, capelli scuri e lisci, striati da ciocche più chiare, da colpi di sole biondo cenere, Barbara aveva attratto anche il mio sguardo non appena l’avevo vista.
Era stata invitata alla festa dalla moglie di Mavros, della quale era buona amica, e si era presentata a quella serata non accompagnata, in quanto l’uomo che era il suo compagno a quel tempo, un noto produttore televisivo greco, si trovava all’estero per lavoro (era stato sempre Mavros a darmi tutte queste informazioni, sogghignando malignamente al mio sfacciato interesse per la splendida ragazza di colore, dal momento che la presenza di Ourania mi avrebbe di certo impedito qualsiasi mossa).
Mai avrei potuto pensare, e tanto meno lo avrebbe potuto immaginare il mio amico, quello che, al contrario, accadde in quella notte rovente. Verso le due del mattino, gli ospiti della festa, stanchi e un pò brilli, iniziarono a ritirarsi nelle rispettive cabine per la notte. L’imbarcazione di Mavros, l’Aphrodite, partita dal Pireo per Rodi il giorno precedente, avrebbe fatto nuovamente rotta verso il porto di Atene al sorgere del sole, riportandoci tutti indietro: chi ritornava ad Atene sarebbe sbarcato ed andato direttamente a casa con un taxi, mentre quelli che, come me ed Ourania, dovevano andare a Salonicco, avrebbero proseguito il viaggio con le proprie auto.
A tutti gli ospiti presenti a bordo erano state assegnate delle lussuose cabine, fornite di ogni comodità, nelle quali passare la notte dopo la festa. Mavros faceva sempre le cose in grande, ed era un vero e proprio piacere godere della sua impeccabile ospitalità. Anche Ourania ed io stavamo pensando di ritirarci in cabina. Avevo voglia di spogliarla, di vederla nuda, di carezzarle la pelle e di sentirla abbandonata tra le mie braccia. E avvertivo che anche lei desiderava la medesima cosa.
Avevamo bevuto qualche bicchiere di troppo, e anche questo aveva contribuito a far innalzare pericolosamente la temperatura del nostro desiderio sessuale. – Andiamoci a prendere un’ultima coppa di champagne, dai, e poi ce ne andiamo subito a letto… – le dissi, alzandomi dal divanetto dove eravamo seduti. Dal torbido sguardo di Ourania capii all’istante che il mio progetto l’attirava notevolmente: vedevo con chiarezza nella sua espressione la ben nota scintilla della libidine, la voglia crescente di concludere quella serata sotto le lenzuola, di lasciare che il sesso diventasse l’unico protagonista di quelle poche ore che ci separavano ormai dall’alba.
Mi diressi con Ourania, perciò, verso il grande buffet, dove camerieri in giacca bianca inamidata riempivano in continuazione i bicchieri degli assetati ospiti. E proprio di fronte a quel buffet si trovava, in quel momento, Barbara, che sorseggiava, pensierosa e solitaria, anch’essa una coppa di champagne. Le sorrisi, sentendomi rimescolare le viscere, colpito ancora una volta dalla sua unica e straordinaria bellezza. Mentre il cameriere ci serviva, sentii Ourania attaccare disinvoltamente discorso con la donna.
Sorpreso dall’iniziativa della mia ragazza, mi voltai porgendole la coppa di champagne: Ourania la prese, continuando a chiacchierare con Barbara della festa e del desiderio di entrambe di concludere la serata e di ritirarsi per la notte. Sorseggiando la mia ennesima coppa di champagne, le udii lamentarsi delle scarpe con il tacco alto, e della tortura alla quale, da ore, stavano sottoponendo i loro piedi. Risero e scherzarono sull’argomento, trovandosi perfettamente d’accordo sul fatto che tutte le donne avrebbero sopportato qualunque supplizio pur di apparire belle ed affascinanti.
Mentre le ascoltavo parlare, il profumo di Barbara, un profumo delicato ma intenso e raffinato, mi riempì meravigliosamente le narici. Era un profumo a me sconosciuto, completamente diverso da quello della mia donna, ma perfettamente adatto per quella meravigliosa creatura dalla pelle così eroticamente scura. Approfittai di quell’insperata occasione per osservarla meglio e per apprezzare, ancora più nel dettaglio, il suo fascino travolgente. Di qualche anno più grande di noi (e quindi non lontana dalla quarantina), Barbara era una donna di un sex-appeal incredibile: labbra morbide, occhi neri e penetranti, denti candidi e perfetti, seno abbondante, curve da capogiro, fasciata come un guanto nel suo abito bianco, Barbara appariva come l’incarnazione della femminilità, la seduzione nella sua massima e più affascinante espressione.
E mentre la valutavo, pensieri non propriamente leciti iniziavano a passarmi nella mente: mi ritrovavo, con sempre maggiore frequenza, ad osservarle le spalle nude ed il lungo collo, o ad immaginare su quali parti del mio corpo avrei desiderato sentire le sue morbide labbra. Di certo ne avrei parlato ad Ourania di questi miei pensieri, quella notte stessa, mentre facevamo l’amore, sapendo che la sua reazione non mi avrebbe di certo deluso. Ci saremmo eccitati pensando a quella donna, immaginando magari d’averla nel letto con noi: d’altronde, dopo tutte le fantasie che con Ourania avevo costruito, vagheggiando la presenza di un secondo uomo nel nostro letto, per una sera mi sarei preso anch’io il mio sogno erotico personale: e lei non avrebbe sicuramente avuto nulla in contrario.
Anzi. Ne sarebbe stata felice. M’inserii educatamente anch’io nelle loro chiacchiere, facendo qualche battuta, e strappando sorrisi di divertimento alle due donne, ma l’urgenza di scendere in cabina con Ourania mi era divenuta veramente pressante, turbato e sessualmente eccitato, inutile negarlo, anche dalla vicinanza di Barbara. Lo so, detto così il mio non sembra certamente un comportamento signorile nei confronti di Ourania: al contrario, appare come un’assoluta mancanza di rispetto nei riguardi di quella che era allora la mia compagna.
Ma la verità era che quella strepitosa donna di colore mi aveva fatto letteralmente girare la testa. E le abbondanti libagioni della festa, ad essere onesti fino in fondo, c’entravano solo in minima parte. Fu per questa ragione che cercai un motivo qualunque per trascinare via Ourania e togliermi da quella situazione che si stava facendo, minuto dopo minuto, sempre più imbarazzante. Ma nel preciso istante in cui mi accingevo a salutare Barbara e ad allontanarmi con Ourania, lei mi prevenne, andando però nella direzione diametralmente opposta a quella dove sarei voluto andare io, e gettandomi in uno stato quasi doloroso di aspettativa e di dubbio.
– Senti, Barbara… perché non scendi in cabina da noi… ci beviamo un ultimo bicchiere prima di andare a dormire… ho visto che il frigo-bar è veramente ben fornito… -Imprecai mentalmente. Ma che diavolo le passava per la testa ? Che bisogno c’era di attardarsi ancora in chiacchiere di nessun conto ?Ve lo giuro: sperai ardentemente che quella meraviglia di donna rifiutasse l’invito di Ourania, che adducesse qualche scusa per sganciarsi da noi. Non mi andava di sentirmi ancora più provocato dalla sua presenza.
Ero sicuro che non avrei potuto nascondere il mio stato di crescente eccitazione ancora per molto. – Non vorrei disturbare… ma se per voi va bene… mi farebbe piacere… – rispose Barbara, cercando con lo sguardo anche la mia approvazione all’invito appena ricevuto. Guardai Ourania negli occhi, quasi a volerla rimproverare per l’iniziativa che aveva preso, e che mi avrebbe obbligato a ritardare il momento in cui avrei potuto fare l’amore con lei, e… e restai senza fiato.
Perché lo lessi con estrema chiarezza nei suoi occhi. Non vi erano dubbi, al riguardo. Ourania me la stava offrendo, mi stava regalando Barbara, e senza alcun imbarazzo. Mi stava donando la possibilità di andare a letto con quella conturbante donna dalla pelle così scura e favolosa. Forse più eccitata di me, Ourania desiderava che mi scopassi Barbara, quella donna che, di fatto, avevamo incontrato soltanto da pochi minuti. Ripensandoci, e conoscendo Ourania, non mi sarei dovuto meravigliare troppo del suo atteggiamento e dell’iniziativa che prese quella sera.
Ma, in quel momento, e nel modo più assoluto, non riuscii a capire più nulla. Ero letteralmente in balia degli eventi, in una situazione che mai mi era capitato di vivere. Sorrisi (probabilmente come un idiota, anzi, senza il probabilmente) confermando a Barbara l’invito che aveva appena ricevuto dalla mia compagna. Continuando a chiacchierare del più e del meno (e visto il mio stato di sbalordimento di quei momenti non saprei proprio dirvi di quali argomenti), ci avviammo lentamente verso le scale che conducevano al piano inferiore della nave, dove erano situati gli alloggi per gli ospiti.
La cabina a noi assegnata era, di fatto, una vera e propria lussuosa camera d’albergo. Spaziosa, per quanto può esserlo un ambiente su un’imbarcazione, era arredata con estremo gusto: un gran letto matrimoniale, moderno ed essenziale, sulla destra rispetto all’ingresso, un basso mobile, con il frigo-bar, sormontato da un largo specchio sulla sinistra, e, sotto il grande oblò rettangolare, che si affacciava a non più di tre metri dal pelo dell’acqua, un comodo divano a due posti e un tavolinetto di fronte.
Accanto allo specchio, in una nicchia appositamente creata, era posizionato un piccolo televisore. Tutto l’arredo era saldamente imbullonato al pavimento, onde evitare che il mobilio si spostasse in caso di mare agitato. Una porta, subito alla destra di quella d’ingresso, si apriva su un bagno, piccolo, ma perfettamente attrezzato e fornito di ogni comodità. Entrammo tutti e tre, richiudendo la porta dietro di noi ed accendendo le luci, e, mentre Ourania e Barbara continuavano a parlare come fossero vecchie amiche, io mi diressi verso il frigo-bar, per preparare i bicchieri con le bevande.
In piedi, di fronte alle due donne, sedute comodamente sul divano, sorseggiando quella che speravo fosse l’ultima coppa di champagne della serata, le osservavo attentamente. Ourania era semplicemente raggiante: le guance lievemente arrossate, guardava Barbara e, di tanto in tanto, incrociava i miei occhi, con uno sguardo malizioso ma estremamente eloquente, e che mi metteva sempre più in imbarazzo. Barbara, per contro, completamente a suo agio in quella situazione, sorrideva e parlava, il bianco e corto vestito che le lasciava scoperte le splendide cosce, nude e vellutate.
Solo allora notai di come la sua pelle scura rilucesse invitante al chiarore delle lampade: evidentemente si era cosparsa di qualche olio per il corpo prima di presentarsi alla festa, olio che solo parzialmente era stato assorbito dalla sua pelle. Vederle così vicine, così belle e sensuali, contribuì a far salire ancor di più il termometro della mia incontenibile eccitazione, e a far vorticare tutti quegli ormoni che, sempre maggiormente impazziti, si agitavano senza tregua nel mio corpo.
Non fui certamente sorpreso di avvertire una turgida erezione salirmi incontrollabile, e premere nei pantaloni in maniera francamente imbarazzante. Passò qualche minuto e, quando la conversazione ebbe un attimo di pausa, Ourania, alzandosi dal divano, chiese a Barbara di scusarla per qualche istante, perchè desiderava andare a rinfrescarsi in bagno dopo la lunga serata. A quelle parole, quell’incantevole donna di colore che ci stava facendo compagnia fece l’atto di alzarsi, annunciandoci che anche lei era stanca, e che non voleva approfittare oltre della nostra cortesia, costringendoci a tirare così tardi.
Ma Ourania, dicendole subito che per noi era un piacere averla come nostra ospite, la convinse ad aspettare ancora qualche minuto, ricordandole che tanto la mattina successiva avremmo potuto dormire tutti fino a tardi, e che lei sarebbe ritornata al più presto, per l’ennesima chiacchiera ed un ultimo bicchiere. Alle parole di Ourania, Barbara, visibilmente contenta, si rimise quindi seduta sul divano, mentre la mia ragazza si chiudeva nel bagno della nostra cabina, non prima di avermi lanciato un sorriso complice ed intrigante.
Il suo gioco mi era ora più che chiaro: voleva che fossi proprio io a fare il primo passo con Barbara, che sondassi con lei il terreno per arrivare a capire fin dove ci saremmo potuti spingere quella notte. Dovevo essere molto cauto, naturalmente, perché la situazione avrebbe potuto crearmi non pochi problemi con Mavros e Sonia: se la donna si fosse andata a lamentare con loro del mio comportamento villano, io non ci avrei fatto di certo una gran bella figura.
Anche se suo intimo amico, ero pur sempre un ospite di Mavros, ed un mio comportamento, certamente censurabile e per di più con un’amica della moglie, avrebbe potuto metterlo in grave difficoltà ed imbarazzo. Ma la possibilità, anche se ancora solo teorica, di riuscire a portarmi a letto Barbara, mi fece rapidamente superare ogni dubbio: sia pure con estremo tatto, e procedendo con la massima attenzione, non mi sarei lasciato di certo sfuggire quell’occasione così unica ed irripetibile.
Era evidente che tutta l’eccitazione di quei momenti mi aveva tolto la capacità di valutare correttamente le situazioni, perché mi sarei dovuto accorgere da subito che i miei timori erano del tutto infondati: quando Barbara aveva accettato l’invito di Ourania, lei aveva già intuito come la serata sarebbe andata a finire. Ed era scesa in cabina con noi proprio perché desiderava che finisse in quel modo. – E’ bellissima la tua ragazza – mi disse Barbara, guardandomi da sopra l’orlo del bicchiere, con uno sguardo assolutamente indecifrabile – sei un uomo fortunato… non a tutti capita d’incontrare una donna così affascinante… -Sia pure con le dovute attenzioni, ma questo era proprio il momento di provare a vedere fin dove mi sarei potuto spingere.
– Sì… è vero… ci troviamo benissimo insieme… – le risposi, andandomi a sedere accanto a lei, nel posto lasciato libero da Ourania – …e poi… andiamo molto d’accordo… di solito desideriamo le stesse cose… – Mi fermai, e lasciai che le mie parole aleggiassero nell’aria della cabina, resa piacevolmente fresca dal condizionatore. Per un attimo Barbara rimase pensierosa: poi voltò lo sguardo verso di me e mi sorrise, le sopracciglia sottili lievemente arcuate, in una espressione di malcelata curiosità.
Aveva perfettamente capito il senso delle mie parole, ma si divertiva a provocarmi, a stuzzicarmi, per vedere quando sarebbe giunto il momento in cui io avessi messo le carte in tavola in modo ancora più esplicito e definitivo. Non era più il tempo d’indugiare. Appoggiai il mio bicchiere sul basso tavolino davanti al divano, e le presi il suo dalla mano, posandolo accanto al mio. La vista delle snelle dita scure di Barbara, ornate d’anelli d’oro, e dalle lunghe unghie laccate di rosa, furono il detonatore che provocò la definitiva esplosione dei miei sensi: le passai gentilmente la mano dietro la nuca e l’attirai a me, unendo la mia bocca alla sua.
E lei non oppose alcuna resistenza. Dai suoi occhi avevo finalmente intuito che non aspettava altro anche lei. Le sue labbra si schiusero, senza nemmeno un attimo d’incertezza, e la mia lingua le saettò in bocca, esplorandola ed assaporandola. Ci baciammo a lungo, con trasporto, il suo profumo che, inebriandomi, quasi mi stordiva. Quando, ormai senza fiato, le nostre labbra si staccarono, rimanemmo per lunghi secondi a fissarci, senza dire una sola parola, mentre dal bagno ci giungeva chiaramente lo scorrere dell’acqua della doccia che Ourania si stava facendo.
– Fra poco tornerà Ourania… – mi disse Barbara, le sue pupille ancora fisse nelle mie. La sua bellezza, sicuramente accentuata dall’eccitazione di quegli istanti, era a dir poco straordinaria. Sentivo di desiderarla con tutta l’anima. Era il momento di rischiare il tutto per tutto, di premere sull’acceleratore e sperare che la serata si concludesse nel modo in cui Ourania ed io avevamo sognato. – Sarà ancora più bello, insieme a lei… – le risposi, sostenendo il suo sguardo e scrutando ansioso le sue reazioni.
Barbara si morse delicatamente il labbro inferiore, in un evidentissimo segno d’eccitazione; senza aspettare oltre, mi accostai ancor di più a lei e le posai le mani sulle sue spalle nude, prendendo a farle scivolare lentamente le sottili spalline dell’abito bianco che indossava. Quindi presi le sue mani tra le mie e feci alzare la donna. In piedi, davanti al divano, il vestito di Barbara scivolò in terra, seguito subito dopo dal reggiseno di pizzo, rivelandomi le forme di quel corpo che avevo desiderato con tutto me stesso per l’intera serata.
Il seno, grande e sodo, dai duri e sporgenti capezzoli quasi neri, turgidi ed eccitati allo spasimo, il ventre piatto, i fianchi morbidi, gli slip bianchi, traforati, a rivelare un piccolo triangolo di peli scuri sul pube, le gambe dritte ed affusolate, di quel bronzeo ed invitante colore, i sandali dagli alti tacchi, i piedi eleganti e dalle unghie laccate di rosa intenso, del medesimo smalto applicato a quelle delle mani. La strinsi tra le braccia, facendo scorrere le mie mani sulla sua schiena nuda, e cercando nuovamente la sua bocca, mentre l’acqua della doccia, nel bagno attiguo, continuava a scorrere senza interruzione.
Le sue mani, esperte e delicate, mi tolsero la giacca e la cravatta, e quindi mi sbottonarono sensualmente la camicia. Quando il mio petto fu nudo, le sue dita mi passarono sulla pelle, le unghie quasi a graffiarmi per la frenesia erotica di quei momenti. M’inginocchiai davanti a quella donna meravigliosa e le sfilai con i denti e con le labbra gli slip, baciandole la scura peluria che contornava quella gemma preziosa che nascondeva tra le gambe.
Completamente nuda, ma ancora con ai piedi gli argentati sandali dal tacco altissimo, condussi Barbara verso il letto, facendola sdraiare e liberandomi velocemente degli ultimi indumenti che ancora mi ricoprivano. Nudi entrambi, distesi sulle candide lenzuola, la baciai, saziandomi delle sue morbide labbra, e poi iniziai a farle scorrere la bocca sul collo e sulla gola. Barbara rabbrividì a quel contatto: le sue dita mi s’infilarono tra i capelli, mentre i suoi sospiri di passione a stento contenuta si facevano sempre più intensi.
Dal bagno, ora, non ci giungeva più il rumore dell’acqua della doccia. Entrambi stavamo aspettando il ritorno di Ourania: solo quando lei fosse giunta i nostri sensi si sarebbero liberati definitivamente, regalandoci tutta la lussuria e la sensualità che quelle ultime ore della notte ci stavano ora promettendo. Le circondai con la mano il seno destro, dalla pelle meravigliosamente morbida ed elastica, e quando con i denti le strinsi delicatamente il capezzolo, sentii il suo respiro farsi ansimante.
E fu proprio in quell’istante che la porta del bagno venne aperta. Ourania si avvicinò al letto, i capelli ancora umidi per la doccia appena fatta. Avvolta in un largo telo da bagno azzurro, che la fasciava dal seno a poco sopra le ginocchia, rimase, per alcuni istanti, assolutamente immobile ai piedi del letto, osservando i nostri corpi nudi, e percorrendo con gli occhi, già carichi di desiderio, la scura e sensuale pelle di Barbara.
L’atmosfera si era fatta così carica d’erotismo che il respiro mi si era strozzato in gola: quello era il momento che aspettavo, l’inizio di quell’orgia di sesso che ci avrebbe accompagnato nelle ore successive. Quindi, con movimenti lenti e carichi di straordinaria sensualità, Ourania aprì il telo che l’avvolgeva, mostrandoci il suo corpo nudo e favolosamente eccitante. Lo sguardo sempre fisso su di noi, fece alcuni passi all’indietro, e andò a spegnere l’illuminazione centrale nella cabina.
Per qualche secondo, fino a quando gli occhi non si abituarono all’improvvisa oscurità, mi sembrò di non vedere più nulla: poi, lentamente, quella sensazione passò, visto che dal largo oblò della cabina filtravano le deboli luci del porto di Rodi ed la lattea luminosità della luna. La pelle bronzea del corpo di Barbara sembrò riflettere quel chiarore, assumendo una tonalità indescrivibile: sembrava brillare, rifulgere magnificamente di quel tenue bagliore che veniva dall’esterno. Ourania si riavvicinò al letto, sdraiandosi accanto a Barbara, cercando la sua bocca e carezzandole, in modo lento e suadente, il ventre teso allo spasimo.
La donna di colore rispose subito al suo bacio, con un lungo sospiro d’intenso piacere. Ripresi in bocca il capezzolo della nostra amica e, con Ourania, iniziammo a farla impazzire sotto l’azione incessante delle nostre labbra e delle nostre lingue. Fu una notte lunga e fantastica, della quale ho un ricordo straordinario, vivido e incredibilmente intenso. Barbara fu il centro delle nostre frenetiche attenzioni: la facemmo godere in ogni modo possibile ed immaginabile. Ed in lei trovammo una partner eccezionale, come mai avremmo pensato potesse accadere: calda, eccitata, sensuale e sessualmente così disinibita da consentirci di trasformare in realtà ogni nostro più recondito desiderio.
Non mi è facile raccontare, in modo freddo e distaccalo, tutto quello che accadde in quella notte, e la narrazione di quelle ore sarà per forza di cose un pò confusa e approssimativa. Perdonatemi sin d’ora, ma ancora oggi il pensiero di Barbara ed Ourania mi fa perdere la lucidità necessaria ad esporre con chiarezza ed in modo esauriente questa storia. Cercherò di fare del mio meglio: avete la mia parola. Barbara era stretta fra noi, fremente di desiderio, la sua magica pelle preda delle nostre mani.
La bocca di Ourania aveva lasciato le labbra della donna che era ospite nel nostro letto, ed era discesa dapprima sul collo, e quindi sull’altro seno. In coppia, lei ed io, le titillammo i capezzoli, facendoli diventare, secondo dopo secondo, ancora più eretti e duri di quanto non fossero stati fino ad un attimo prima. Poi, sempre insieme, scivolammo con le labbra sulla sua pelle, baciandole e leccandole il ventre e le cosce, mentre le mani di Barbara ci guidavano, spingendo impazienti le nostre teste verso il suo sesso.
Di proposito, e per farla impazzire di voglia ancora maggiormente, ignorammo la fica che ci si apriva invitante, e i cui umori profumati già uscivano in abbondanza, per scendere con le bocche e le mani lungo le gambe della splendida dea che avevamo conquistato. L’interno delle cosce, l’incavo delle ginocchia, i delicati polpacci: ogni centimetro della pelle di Barbara fu esplorato, accarezzato, lambito delicatamente con le lingue. I suoi sospiri, il suo ansimare, il suo godere di quelle nostre straordinarie attenzioni, era un’avvincente ed unica colonna sonora che riempiva il silenzio della cabina.
E ora che la vista si era abituata alla scarsità di luce, quella penombra rendeva ancora più piacevole il momento che stavamo vivendo. In ginocchio sul letto, Ourania ed io prendemmo tra le mani i piedi di Barbara, ancora calzati nei bellissimi sandali argentei: la tensione erotica mi divorava letteralmente, e vedere Ourania dedicare le sue attenzioni ad un’altra donna mi stava portando verso una dimensione di lussuria fino a poco prima inimmaginabile. Feci scorrere la lingua sulla sottile caviglia di Barbara, giocando con i lacci del sandalo, ed iniziando ad allentarli, per sfilarle dal piede la calzatura.
Ourania, nel frattempo, aveva già scoperto l’altro piede, gettando a lato del letto il sandalo: rimasi affascinato a guardarla mentre passava la bocca sul dorso e sulla pianta, indugiando eroticamente sulle dita di quel piede da favola. Mentre anch’io mi accingevo a togliere la calzatura all’altro piede di Barbara, mi venne da pensare che in quel momento stavo avendo la definitiva dimostrazione di come Ourania fosse veramente esperta nel fare del sesso con un’altra donna.
Dopo aver visto il video che la riprendeva insieme a Georgia e Marika, non le avevo chiesto se quella fosse stata la prima volta per lei, o se le era già capitato di avere un rapporto lesbico, se le era già accaduto di finire sotto le lenzuola con una ragazza, magari con una sua amica, o magari con una sconosciuta; ma quello che gli occhi mi trasmettevano, la sua incredibile abilità nel far godere un’altra donna, era molto più di una conferma.
Nel passato di Ourania, la strada che conduceva a Saffo non doveva certamente essere rimasta inesplorata. Vidi la mia donna iniziare a succhiare le dita del piede di Barbara, una ad una, soffermandosi a lungo sull’alluce che, quasi fosse un piccolo cazzo, spariva magicamente nella sua bocca, per poi ricomparire, lucido e bagnato della sua saliva. Il pene che sembrava sul punto di volermi scoppiare, liberai dal sandalo il piede che stringevo tra le mani, osservai con emozione quelle meravigliose unghie laccate di rosa intenso, e presi a farvi scivolare su la lingua, alternando dolci leccate ad intense succhiate.
Copiavo le mosse di Ourania, certo di raddoppiare, in quel modo, il piacere di Barbara: e lei, quasi a conferma di quello che pensavo, si era messa a stuzzicarsi i capezzoli, pizzicandoli e tirandoli, gemendo di piacere, e facendo scivolare, sempre più frequentemente, le mani verso la fica palpitante e desiderosa dell’orgasmo. Continuammo a lungo a giocare con i suoi piedi, così eleganti e sensuali da farmi desiderare di non lasciarli mai più. Di tanto in tanto, Ourania ed io lasciavamo quelle erotiche dita per qualche istante, per baciarci con una passione travolgente e sconosciuta.
Barbara era preda di un’eccitazione incontrollabile, e aveva preso a masturbarsi apertamente, stimolandosi il clitoride in punta di dita. Non volevamo, però, che lei venisse in quel modo. Sia io che la mia donna volevamo essere noi la ragione prima dei suoi orgasmi. Per questo motivo, anche se a malincuore, abbandonammo i suoi piedi, e con le labbra risalimmo lungo le gambe: la fica di Barbara era divenuta un richiamo veramente irresistibile. Tornammo a sdraiarci accanto al nostro oggetto del desiderio, stretti, avvinghiati a quel suo scuro e favoloso corpo, io alla sua sinistra, Ourania alla sua destra.
E fu la mano della mia donna a posarsi per prima sul quel sesso che reclamava le nostre carezze ed i nostri baci. Ourania la stava masturbando, massaggiandole il clitoride con rapidi ed esperti movimenti circolari, leccandole eccitata una tetta. Scesi con la bocca lungo il corpo di Barbara fino ad incontrare la mano di Ourania, il suo dito che premeva sul clitoride dell’altra donna, la sua lunga unghia rossa che aggiungeva erotismo ad erotismo: osservai affascinato il movimento di quella mano sulla fica aperta, mentre Barbara gemeva e si contorceva sempre più convulsamente.
Finalmente Ourania spostò la mano, permettendomi di sostituirla con la mia bocca. Passai la lingua sulle labbra esterne della fica di Barbara, stuzzicai lievemente il clitoride sporgente, quindi la penetrai con due dita, padrone di quel lago di dolci umori, incredibilmente bagnato dal piacere. Con la bocca e con la mano portai la ragazza verso il primo di una lunga serie di orgasmi: Barbara fu scossa, travolta da un piacere così intenso che dovette affondare il viso in un cuscino per impedire alle sue grida di essere udite nelle cabine confinanti.
E mentre anche io riprendevo fiato, vidi Ourania aprire il cassetto del comodino accanto al letto ed impugnare il fallo di gomma rosso che spesso usavamo nei nostri giochi erotici notturni: lo avevamo con noi anche quella sera, in quella cabina sulla barca di Mavros, perché avevamo pensato che, dopo la festa, avremmo giocato a lungo fra noi, nemmeno immaginando quello che poi sarebbe effettivamente accaduto. E’ vero che l’idea di portarci a letto una terza persona era presente da tempo nelle nostre fantasie, come vi ho già detto all’inizio di questa storia, ma, visti i desideri di Ourania, pensavamo che, se e quando fosse successo, fra noi ci sarebbe stato un uomo, non certo una donna.
Bella come Barbara, poi… L’idea di penetrare Barbara con quell’oggetto, con quel cazzo in lattice lungo e con una larga cappella, mi proiettò verso una eccitazione travolgente. Ourania tornò accanto a me, appoggiò la sua lingua alla fica della donna, continuando a leccarla come avevo fatto io. Poi, davanti ai miei occhi sconvolti dalla libidine, ed a quelli, resi torbidi dall’attesa, di Barbara, si mise in ginocchio sul letto e si fece scorrere il fallo tra i seni, leccandone ed inumidendone la larga punta.
M’inginocchiai anche io sul letto, accostando il mio cazzo eretto alle labbra dischiuse di Barbara: sentii la sua calda lingua circondarmi la cappella e, quindi, le sue labbra risucchiarmelo profondamente. Ourania, intanto, accoccolata tra quelle gambe dalla pelle marrone e completamente divaricate, così eroticamente rischiarate dalla luce della luna, accostò il finto cazzo rosso alla fica di Barbara, incominciando a penetrarla, affondandolo in lei sempre di più. Sentivo i mugolii di Barbara, la bocca piena del mio cazzo, e sentivo il respiro sempre più corto di Ourania, eccitata oltre ogni limite.
La scopava freneticamente, inserendo a fondo e ritraendo, quasi ad estrarlo, il fallo, ora lucido degli umori della ragazza di colore. Barbara godette violentemente, pompandomi il cazzo, ingoiandolo quasi per intero, stimolandomi l’eiaculazione: venni gridando tutto il mio piacere, allagandole la bocca di tutto quello sperma troppo a lungo trattenuto. E mentre godevo, vidi Ourania penetrarsi con il finto cazzo, e raggiungere immediatamente anche lei il suo orgasmo liberatorio. Ma la lussuria ci aveva ormai travolti, impadronendosi dei nostri corpi e delle nostre menti.
Abbandonato sul letto, lasciai che quelle due bocche mi restituissero l’erezione. Le lingue a scorrere sull’asta, le labbra a scivolare sulla carne, le mani ad accarezzarmi i testicoli… il desiderio tornò in pochi minuti ad essere dirompente. Le due donne si staccarono dal mio cazzo e Barbara vi salì sopra, impalandosi in un unico ed erotico movimento; anche Ourania salì su di me, ponendo la fica sulla mia lingua e, rivolta verso la nostra amica, prese a leccarle le tette, che si agitavano al ritmo della scopata.
Vennero entrambe e contemporaneamente, Barbara sul mio cazzo eretto ed Ourania nella mia bocca. Ora Barbara era carponi sul letto. Ourania, dietro di lei, le mani ad allargarle le natiche perfette e totalmente esposte, le leccava l’ano, umettandolo con la sua saliva. Vicino a lei, di tanto in tanto, le davo il cambio, penetrando con la lingua il cedevole culo di Barbara che, con voce rotta dall’emozione, in un sussurro smorzato dalla tensione, c’incitava ad andare oltre.
Ourania s’infilò un dito nella fica, bagnandolo con i suoi umori, e poi lo introdusse in quel culo strepitoso, perfettamente disegnato e dalla morbida pelle bronzea. La penetrò assecondando il movimento del bacino di Barbara, fino a quando io non accostai il mio cazzo a quel buco impaziente. – Dai…inculala…aprila tutta… – mi disse Ourania, sconvolta da quegli istanti. La baciai teneramente, quasi volessi ringraziarla per quella nottata che mi aveva regalato. Accostai il cazzo al culo di Barbara e, senza alcuno sforzo, scivolai in lei, facendomi strada tra le sue morbide pareti.
Le misi le mani sui fianchi. spingendo sempre più a fondo, entrando in lei, infilandole nell’ano tutta la mia virilità. Barbara mi assecondava, impalandosi completamente e gridando di piacere senza ritegno. Allora Ourania si mise davanti al viso di Barbara, la schiena appoggiata alla testiera del letto, le gambe aperte, la fica spalancata e palpitante. Barbara si abbassò con la bocca e, mentre io la montavo, inculandola violentemente, prese a leccare febbrilmente quel fiore che la mia ragazza le offriva.
Fu un orgasmo che non dimenticherò mai: schizzai tutto lo sperma che mi era rimasto in quel culo da favola, sentendo le vibrazioni dell’orgasmo di Barbara, mentre Ourania esplodeva sulla lingua di quella meravigliosa dea nera… Passarono due mesi da quella notte fantastica. Due mesi, prima che Ourania riuscisse a realizzare quella fantasia di cui era diventata mentalmente schiava: avere due uomini contemporaneamente a sua disposizione. E, quando accadde, tutte le mie remore furono spazzate via.
Amore e MorteRachel chiuse il cancello del piccolo cimitero ebraico, o megliol'accostò. E si buttò dietro le spalle il ricordo del Prof. EnricoLascar, l'insigne entomologo, che le aveva rubato la giovinezzasposandola, e rovinato la vita per sempre. Perché Rachel era un fiore,che appena si schiudeva alle gioie dell'amore, quando fu data in pastoal vecchio. E che vecchio! Di congresso in congresso, di città incittà, con nella mente un solo argomento: quegli schifosissimiinsetti. Un mondo fatto di ronzii, di mosconi tutto pelo, di zampettee pungiglioni, di fiori usati solo per posarcisi sopra, ed in fondomeno apprezzati degli escrementi di una vacca.
Al di fuori dell'attività accademica, il professor Lascar era solo unozelante credente nella Torah; Rachel ricordava l'incubo di quei sabatid'autunno, quando neppure si poteva accendere il fuoco, ed era solonoia ed attesa di un tramonto che tardava a venire. Qualche incontro con insigni rabbini, qualche discussione suideliberati di oscuri maestri della legge, qualche vecchia donna inbreve visita: tutto qui la sua vita. Anzi no; fosse stata tuttoqui–..Perché il vecchio in fondo l'aveva comprata, una cavalla dariproduzione; e nelle notti senza amore la prendeva con le manigrifagne che le graffiavano i seni, e la penetrava col suo cazzocirconciso, ferendola nel corpo e nello spirito, senza mai il ricordodi un attimo che fosse di piacere.
Pure, da questi incontri di dolore, Essa fu fecondata, e nacqueroDavid e Sarah, che erano con lei nella visita alla tomba del padre. L'insigne professore, alla vigilia di un congresso che si teneva aRehov Yirmiyahu, presso Tel Aviv, avente come argomento “Il Signoredelle Mosche”, volle prendere l'autobus 18; per sua sfortuna, lo preseanche un fanatico palestinese travestito da kibbutzim. Il resto furono solo pratiche burocratiche per il trasferimento diquel poco che era restato. Rachel tradiva il Professore da molto tempo; Le piacevano i gentili,qual mondo di gente maschile che aveva il cazzo completo, che potevaessere scappellato, ed era per Lei una gioia arrotolare il prepuziodel prescelto del momento, lavarlo con abbondante Infasil, e prenderloin bocca dolcemente, assaporandolo, sentendolo crescere, ed infinefacendolo prillare come il getto della fonte dell'eterna giovinezza.
Ad ogni pompino il tema della rivincita entrava nella sua vita; giàsapeva che le cognate l'avrebbero volentieri lapidata come 2000 annifa, ma Rachel riteneva di essere in credito col destino. I figli però erano venuti bene; David studioso e giocatore di Basket,mentre Sarah aveva i capelli rossi—- I benpensanti dicevano come ReDavide, le carogne immaginavano come il vero padre di sangue. I tre percorrevano ora il cimitero della grande città. Passavano indifferenti tra tombe monumentali e sepolture anonime: orastavano sfilando a lato di un edificio sinistro, un immenso alveare diferetri; nomi, foto e fiori, scale per giungere alla fila superiore,dolore e pie consuetudini si mischiavano in quel tetro luogo.
Sarahleggeva distrattamente i nomi sulle lapidi, quando fu colpita da unoin particolare. La lapide di marmo recava la foto di un giovanedall'espressione allegra, e la scritta dichiarava essere il luogodell'eterno riposo di Paolo Chirio, nato il 28 febbraio 1958 e mortoil 28 febbraio 1988. Sarah disse alla madre: “Guarda quello, nato e morto lo stesso anno!Chissà cosa gli è capitato—-“”Suicida?”, interloquì il fratello. “No, guarda che espressione allegra nella foto, no, non era il tipo dasuicidarsi””Forse un incidente”, replicò Rachel.
“E poi ha vissuto trent'anni,abbastanza per divertirsi. Pensate a Vostro Padre, che è morto inIsraele a 60 anni, in un'esplosione, e che io non ho mai visto riderein vita sua, e forse nemmeno sorridere——“Ora Sarah guardava il marmo; notò lo strano fiore che ornava allapide, una rosa, ma–. Sì, era una rosa nera!”Un satanista?””No, aveva un'espressione buona in vita”E, ad un tratto, Sarah ebbe come un mancamento, e Le parve di vedere,nella nebbia che le offuscava progressivamente lo sguardo, come unsorriso, un ammiccamento nei suoi confronti da parte della foto delgiovane.
Poi tutto si dileguò, ed uscirono veloci dal giardino dipietra. A casa, stanca, la giovane ragazza di addormentò sul far della sera. Il primo sonno di Sarah fu leggero, come il respiro di una notted'estate. Ma poi l'incubo subentrò. Una voce, un viso, un corpo di un giovane simaterializzarono ai piedi del letto. Fu così che Paolo Chirio iniziò araccontare:”Grazie, Sarah, giovane figlia del popolo eletto, di essertiinteressata a me. Mi dai una possibilità, l'unica possibilità che mi èconcessa.
Vedi, a noi anime dannate, ogni cosa è negata: il nostroinferno è il nostro loculo, è la notte senza fine, è lo spazio buioche avvolge le nostre ossa, mentre le nostre facoltà intellettualirestano intatte, per poter gustare il dolore minuto dopo minuto, oradopo ora, giorno dopo giorno, fino all'eternità del tempo. Abbiamo solo una possibilità: possiamo raccontare la nostra storia, masolo a quella persona che s'interesserà di Noi, che avrà avuto pietàdella Nostra Sorte.
Da quando sono morto, nessuno ha avuto pietà di me, se non quella cheha posto la rosa nera nel vaso—-quella che mi ha ucciso, Caterina, il13 dei Tarocchi, la Nera Signora—-chiamala come vuoi. No, non sipresentò come uno scheletro avvolto in un saio francescano; l'avessefatto, non sarei finito così miseramente. Le cose andarono in mododiverso. Lavoravo in banca, sede centrale, ufficio del personale, settoredisciplina. Avevo 25 anni, ero giovane, brillante, arrivista;conquistai tre gradi in tre anni, e certo parevo destinato a scalarele vette del settore, quando commisi uno sbaglio.
Scovai e denunciaiun'assenteista incallita, che avrebbe dovuto lavorare nel settoretroncatura assegni, dove peraltro non aveva neppure la scrivania. Sfortuna volle che tale “risorsa” era l'amante del Capo. Mi trovai pertanto in un piccolo paese della Valsusa, a fare ilcassiere. Un paese di 5. 000 anime, conformista, banale, noioso. Non avevo amici, non avevo parenti, non avevo hobby: per cui, cercavouna donna, che potesse divenire la mia amante. Correvo dietro coneleganza ad ogni signora e signorina che si affacciava allo sportello;lusingavo giovani e vecchie, nella speranza di poter finalmentebagnare il biscottino, ma ogni mio sforzo riusciva vano–.. E, vedi,Sarah, io avevo superato la tempesta ormonale che ti opprime e cheporta la tua manina in mezzo alle tue gambe, per cercare un po' disollievo.
Sapevo stare con una donna, sapevo darle gioia e piacere,per cui agognavo di tornare a giocare con Eros–. Eros e Tanatos vannospesso insieme—-Ma proprio Tanatos dovevo trovare sulla mia strada?La signora Giuria Barella gestiva in paese le pompe funebri “OrchideaNera”. Grande “Phisique du Role”; sempre in nero, gonne nere, maglioni girocollo, scarpe nere con tacchi vertiginosi, collant neri o calze nere,a volte sapientemente smagliate ed eccitanti–. D'estate indossava topscuri, e si laccava di lucido smalto nero le dita delle mani e deipiedi.
Mi alzavo dal box di cassa per guardarle le gambe ed i piedinudi, e le mie pulsioni feticistiche si riversavano in corposeerezioni del mio membro. Avrei pagato tre stipendi per portare i suoipiedi scalzi e laccati sul mio cazzo, per farle un pediluvio disperma. Portava i capelli avvolti a crocchia sulla nuca, sicché lividi sciolti una sola volta, e fu l'ultima. Iniziammo a parlare, ed a scambiarci confidenze in sportello. La signora era sempre sconfinata sul conto, ed aveva bisogno di uncassiere amico.
Le sue confidenze erano sul suo mestiere; mi raccontava particolari sucome era riuscita a far scendere il corpo di una giovane che si eraimpiccata in un granaio del paese, di come la corda avesse abraso ilsuo collo, di come il suo corpo irrigidito si fosse infranto sullaterra come un cristallo spaccato; ed altre avventure di tal genere, sucome ricomporre pezzi di corpo scagliati dal locomotore del treno nelraggio di cento metri, di come far sorridere la smorfia di un vecchiocanceroso soffocato dal cancro in gola, insomma di come trattare con imorti.
La signora non aveva famiglia, ed i suoi becchini erano lavoratoriprecari, pagati a lungo termine. Nessuno la frequentava, e quelli che la vedevano si segnavanonascostamente. Iniziai ad informarmi in agenzia su quanti anni potesse avere, icolleghi più anziani dicevano che l'avevano sempre vista così, che erauna donna senza tempo. Indagai l'anagrafe di sistema: nominativo cancellato. Il direttore mi disse che era perché il conto, alcuni anni prima, erastato trasferito al legale. Telefonai al legale: anagrafe inesistente, perché il conto era statorimesso in bonisInsomma, niente anagrafe.
Chiesi ai vecchi del paese: mi mandarono al Diavolo. Chiesi a tutti i Barella del paese: Giulia non era parente di nessunodi loro. Un giorno si presentò da me disperata, alla cassa, con un urgentebisogno di liquidi. Aveva un assegno postdatato. In barba alle regole glielo pagai, e vinsi un invito in bottega. Ilmio ultimo invito. Casse da morto aperte, odore di legno verniciato; ma nessun falegnamein zona, nessun collaboratore presente: quel giorno non vedeva alcunfunerale gestito dall'Orchidea Nera.
Gonna sotto il ginocchio, classica, ai piedi zoccoli di legno; topnero e rossetto per le labbra di un rosso vivido, capelli neri legati,viso magro, zigomo alti; ci sedemmo ad un tavolo. La signora si miscelò un Bloody Mary, come una barman esperta; e vennesubito al dunque:”Ti devo un piacere, ed ho visto come mi guardi in banca–. Dunque lovuoi fare con me! Perché? Non sono bella! Non sono buona! Forse sonosolo giusta, ma cosa ti fa pensare che sia giusta per Te?””No, sei bellissima, sei vittima dei pregiudizi della gente–..Dovrestiavere legioni di spasimanti—-.
“”E chi ti dice che non li abbia? Tutti sono passati da me, prima opoi”;rise, ed il suo riso mi gelò il sangue. “Comunque ho gusti un po' particolari—-. E se accetti lo faremo ladentro”, e mi additò una bara in mogano, con il coperchio sollevato. Era un po' il genere della necrofilia, ma visto il mestiere, si potevacapire. Mi combinò un “Whisky on the Rocks” che mi stese; nell'aria odored'incenso, come in un cerimoniale.
Poi tutto prese a correre. Io eronudo, lei no; armeggiava sul mio pene eretto con una cera, una ceranera, e quindi mi sembrò di avere il cazzo d'ebano. Mi sdraiai nella cassa, e Lei mi fu sopra; le mani sembravano artiglid'arpia, i seni nudi avevano perso la floridezza che il top lasciavaintravedere, ed erano grinzosi, secchi, smunti. Sollevò la gonna, e si fece impalare dalla mia colonna nera; dentro alsuo sesso, lava vulcanica, fuoco, calore che brucia e non consuma.
Si sbatteva selvaggiamente su di me, e sorrideva, ed il suo sorrisoera un ghigno—-. Venni, venni forte, e non provai alcun piacere. Poi mi sembrò che il cuore mi andasse in gola, una tremenda aritmia mifaceva mancare l'aria, cercai di sollevarmi ma—-. le lancettedell'orologio si erano fermate. E qui si ferma la mia storia. Addio, piccola Sarah, cerca la luce negli occhi del prossimo, cerca lagioia, ceca la felicità. A proposito, tuo Padre: sapessi quante nuove specie di insetti hatrovato in Paradiso—-..E ricorda: l'amore con la Morte non conviene! Sesso selvaggio in auto… da un po’ di tempo pensare a Francesca che faceva sesso con degli sconosciuti mi attizzava moltissimo.
Lei ormai di cazzi che non fossero il mio ne aveva provati almeno due e quindi pensavo che fosse una fantasia non così lontana dal poter essere realizzata. Così cercai di documentarmi un po’ sul mondo dei guardoni perché questa era una delle perversioni che da sempre mi eccitavano di più. Scoprii grazie al web che è un mondo, con luoghi perfettamente mappati, varie categorie e codici di comunicazione ben definiti. Io e Francesca saremmo sicuramente rientrati nella categoria di coppie esibizioniste, anche se in realtà a me quello che interessava maggiormente era poter mostrare Francesca.
Trovai diversi posti in Lombardia e mi creai una piccola banca dati. “Sabato prossimo dobbiamo accompagnarli a Pizzighettone, sull’Adda” mi disse una sera Francesca. “Ok, ma poi tornano da soli?”“Si, ritornano alla sera alle 18,30 alla stazione di Monza”L’Adda è un fiume molto lungo che attraversa tanti paesi in uno scenario naturalisticamente in alcune zone ancora molto bello. Ma a me, in quel momento, interessava per un altro motivo. Lungo l’Adda c’erano un sacco di posti per esibizionisti e guardoni.
A circa 15 km da dove avremmo dovuto lasciare i ragazzi c’era un posto frequentato da guardoni. Nei dati che avevo raccolto veniva descritto come frequentato prevalentemente da guardoni anziani e durante le ore del giorno. Perfetto per i miei gusti. “Ciao Ragazzi, ci vediamo questa sera” disse Francesca risalendo in macchina dopo aver lasciato i ragazzi insieme ai loro compagni scout. Partimmo. “Visto che non abbiamo niente da fare ti porto in un posto che spero ti piaccia” dissi a Francesca imboccando la statale.
“Si, dai, non ho voglia di tornare a casa”Dopo dieci minuti svoltai in una strada secondaria che entrava nei boschi. “Ma dove andiamo?”“Sul fiume, ci ero venuto quando ero studente”. Ad un certo punto, una strada sterrata sulla sinistra indicava su un cartello scritto a mano “Spiaggia”. Appesi al cartello c’erano dei lustrini rossi. Svoltai nella strada sterrata ed andai avanti per quasi un kilometro. Superammo due anziani in bicicletta che andavano nella nostra direzione.
Al portapacchi delle bici avevano legati dei lustrini rossi come quelli del cartello che avevamo passato poco prima. Dopo un altro kilometro mi fermai sulla destra un po’ fuori dalla carreggiata. “Siamo arrivati?”“No” risposi scendendo dalla macchina. Andai dietro ad aprire il portabagagli. Francesca mi raggiunse. “E perché allora ti sei fermato?“Perché devi cambiarti” risposi tranquillo. “Mettiti questi” le dissi allungandole una borsa che avevo preso dal portabagagli. Francesca l’aprì e sbiancò leggermente. Dentro c’erano dei sandali con un lungo tacco a spillo, una minigonna, un reggiseno di pizzo ed una canottiera ricamata molto scollata.
Il meccanismo del nostro solito gioco era shittato. Francesca aveva premuto l’interruttore OFF della sua coscienza e si era collegata alla mia volontà. “Ma mi devo cambiare qui?” mi chiese prima di iniziare. “Si, non vedi che non passa nessuno”. “E se arrivano quei due vecchietti che abbiamo superato prima?”“Non credo” risposi con tono sufficiente. “Al massimo si fermeranno per rifarsi gli occhi” aggiunsi sorridendo. Francesca cominciò a levarsi la maglietta ed i jeans rimanendo in slip e reggiseno.
Da lontano sentimmo dei rumori che si avvicinavano. Sembravano delle biciclette. “Arriva qualcuno” disse allarmata. “Non importa, tu vai pure avanti…”Da lontano vedemmo arrivare i due vecchietti in bicicletta. Francesca era in piedi con addosso solo l’intimo che aveva indossato quella mattina. Si slacciò il reggiseno “casto” e si infilò velocemente quello di pizzo nero che le avevo preparato io. Ma ormai i due vecchietti ci avevano raggiunto. “Scusate” gli urlai. E loro si fermarono in mezzo alla stradina sterrata guardando me ma soprattutto Francesca.
“Sapete dirmi se c’è un posto dove posteggiare la macchina” chiesi mentre toglievo dalla tasca dei lustrini rossi e li legavo allo specchietto retrovisore. I due si guardarono sorridendo. “Avanti trecento metri c’è uno spiazzo sulla destra” risposero. “Molte grazie” dissi loro mentre questi si accingevano a ripartire. Francesca intanto si era infilata la maglietta e la minigonna e mi scrutava con aria interrogativa. Si sedette sul portellino del portabagagli infilandosi i sandali. Mentre la guardavo finire le chiesi “Hai tolto le mutande?”“No” mi rispose stupita.
“Toglile” le dissi avviandomi per risalire in macchina. Dallo specchietto vidi Francesca che si calava le mutande da sotto la gonna e le sfilava dalle gambe sollevando un piede alla volta. Poi risalì in macchina anche lei e ripartimmo. “Cosa hai in mente?” Mi chiese preoccupata. “Porta pazienza e vedrai”. Arrivammo al piccolo piazzale al lato della strada e ci fermammo al limitare del bosco. Un innumerevole numero di sentierini partiva e si inoltrava nella selva.
“Siamo arrivati” le dissi voltandomi verso di lei baciandola sulla bocca. Lei ricambiò perplessa. Cominciai a palparle le tette e, infilandole una mano sotto la gonna, a toccarle la figa. “Ma dai, Davide!, qui in macchina?” si lamentò. “Fidati! è meglio non scendere” le risposi mentre con la coda dell’occhio vidi uscire dal bosco i due vecchietti incontrati poco prima. Lei non se ne accorse perché era voltata verso di me ed i due si stavano avvicinando al lato del passeggero.
“Dai, solleva la gonna” le dissi. Lei si appoggiò allo schienale e spingendo sulle gambe per sollevare il sedere dalla seduta, si sollevò la gonna fino alla pancia. Quasi contemporaneamente si accorse delle figure che ormai si trovavano a pochi centimetri dal finestrino. Urlò: “Oh mamma!, che spavento”Subito si abbassò la gonna per coprire la figa depilata. I due guardavano con insistenza dentro la macchina. “Ma cosa vogliono?”Mi chiese quasi terrorizzata. “Guardarti” risposi io tranquillo.
“Oh mamma miaaaaa…” rispose lei con tono che dalla paura stava passando all’esasperazione. “ E quindi?” Domandai io. “E quindi cosa?” mi rispose lei. “E quindi, se sono qui per guardarti fatti guardare” risposi serafico. Francesca colse perfettamente la situazione in cui l’avevo accompagnata e, ubbidiente, cominciò ad agire di conseguenza. Tornò a sollevare la gonna in modo da lasciare completamente nuda la parte inferiore del suo corpo. Allargò le gambe in modo che la fessura del pube fosse bene in mostra e poi, portando le mani ai seni, li fece uscire dalle coppe del reggiseno e fuori dalla scollatura della canottiera.
Gli uomini di fuori tirarono fuori i piselli semiflosci, avvicinandoli fino quasi a toccare il finestrino. “Ecco, hanno già tirato fuori i piselli” le dissi. “Devi guardarglieli come se desiderassi prenderli in bocca, così si eccitano di più”. Francesca si voltò verso il finestrino cominciando a fissare i due cazzi che si stavano ingrossando con sguardo perplesso ma in un certo modo interessato. Le misi una mano tra le gambe allargandogliele il più possibile.
“Dai, fagli vedere come sei porca” le suggerii mentre il dito che le avevo infilato in figa la massaggiava da dentro. Lei si sollevò una tetta portandola il più possibile verso la bocca e comincio a leccarsi il capezzolo con la punta della lingua. Questo divenne subito grosso e duro come un sasso. I cazzi dei due guardoni erano ormai in piena erezione e loro si stavano segando con le grosse cappelle rosse appoggiate al finestrino.
“Continua tu” le dissi togliendole il dito dalla figa che era già bagnata. Lei cominciò a masturbarsi lentamente e ad emettere i primi gemiti di piacere. Istintivamente abbassai di qualche centimetro il finestrino di Francesca in modo che potessero sentire i suoi mugolii anche i guardoni che stavano fuori. “Sei impazzito?” mi chiese spaventatissima. “Solo due centimetri per farli sentire” le risposi subito. “Continua…”Lei riprese a masturbarsi. Dal bosco uscirono altre tre persone. Due sempre anziani, ma anche un giovane alto e magro dall’aspetto un po’ trasandato.
Si avvicinarono anche loro. “Ma quanti sono” mi disse distogliendo per un attimo lo sguardo dai cazzi appoggiati al finestrino. “Boh” risposi guardando che ne stavano uscendo altri tre da un sentiero più lontano ma tutti diretti verso la nostra macchina. I gemiti di Francesca stavano aumentando e la macchina era circondata da uomini con i cazzi di fuori. I primi due che si erano avvicinati ad un certo punto cominciarono a sborrare quasi simultaneamente schizzando il finestrino della macchina all’altezza del viso di Francesca.
“Ma stanno venendo sulla macchina” mi disse lei innocentemente. “Lascia fare” risposi, “…vuol dire che sei stata brava”. Le dissi. I due si allontanarono lasciando il posto agli altri sei. I tre che si avvicinarono di più erano il tipo alto e giovane e i due anziani arrivati per ultimi. Il giovane aveva un cazzetto molto piccolo, più del mio e trovai la cosa molto consolatoria. Ma l’anziano più basso, oltre ad una pancia pronunciata, aveva un cazzo di considerevoli dimensioni: non lunghissimo ma con una circonferenza dell’asta fuori dal comune.
La sua mano tozza, probabilmente di contadino, non riusciva a circondare completamente l’asta del cazzo mentre se lo segava lentamente. Senza preannunciare nulla a Francesca abbassai di altri dieci centimetri il finestrino, di modo che ci potesse passare un braccio. Francesca, continuando a masturbarsi, si girò nuovamente verso di me con aria spaventata. “Lascia fare” le dissi. Al massimo possono mettere dentro una mano per provare a toccarti una tetta’. Lei si girò di nuovo verso il finestrino proprio mentre il braccio del ragazzo alto si stava infilando dall’alto con la mano diretta ad una tetta di Francesca.
L’afferrò stringendo le dita e cominciò a massaggiarla goffamente. “Davide…” mi disse lei. “Lascialo fare” le dissi perentorio. Uno degli anziani aveva infilato il cazzo nello spazio lasciato dal finestrino semi abbassato, vicino allo specchio retrovisore, e se lo menava sperando che Francesca lo toccasse. Cominciò a spruzzare sperma che cadde in parte sulle gambe nude di Francesca in parte sul tappetino. Anche il ragazzo alto che stava massaggiando le tette di Francesca tirandole i capezzoli quasi a volerglieli strappare venne inondando il finestrino di una enorme colata di sperma bianco.
“Ma che schifo…” provò a dire Francesca. “Tu non ti preoccupare. Ci penso io a pulire”. Decisi che era il momento di abbassare completamente il finestrino. In un attimo, all’uomo con il cazzo grosso si affiancarono gli altri due rimasti. L’uomo appoggiò le palle sulla portiera facendo entrare il cazzo nella macchina. Un altro, grasso e tarchiato, con due grossi baffoni da tricheco allungò il braccio nella macchina per arrivare con la mano tra le gambe di Francesca.
Senza troppi convenevoli ha spostato la mano di Francesca per poter infilare due sue tozze dita nella figa sbrodolante. Ha cominciato poi a stantuffarla bruscamente stingendole il clitoride con il pollice. Francesca era frastornata ma in preda ad una eccitazione irrefrenabile. “Sega quel cazzo enorme” le dissi. E lei sollevò la mano destra fino ad afferrare la grossa asta che l’uomo aveva lasciato libera sentendo il mio ordine. Il terzo uomo aveva infilato la testa in macchina e si era abbassato sui seni di Francesca succhiandole i capezzoli.
Poco dopo si sollevò facendo entrare l’uccello in macchina e dopo pochi colpi dati sull’asta cominciò a schizzare addosso a Francesca imbrattandole la faccia ed i seni. Anche il cazzo enorme cominciò a sputare sperma, ma la mano di Francesca continuò a segarlo fino a quando dalla cappella gocciolavano sul sedile le ultime gocce. Francesca si stava pulendo lo sperma dal mento quando anche l’ultimo uomo si mise a sborrare verso la figa fradicia e slargata dal lungo massaggio delle sue dita.
Dopo essersi svuotati i coglioni si ritirarono tutti e li osservammo mentre si avvicinavano ad un’altra macchina che era posteggiata vicino a noi con le quattro frecce accese. Nell’eccitazione di quei momenti non ci eravamo nemmeno accorti che fosse arrivata. Mentre aiutava Francesca a pulirsi dallo sperma che aveva su varie parti del corpo, guardavamo cosa stesse succedendo nella macchina vicino. Era attorniata di uomini anziani come lo eravamo prima noi. Ma la portiera posteriore era completamente aperta e dentro c’era una donna bionda, sulla cinquantina, che si faceva scopare alla pecorina dal ragazzo alto che prima aveva sborrato sul nostro finestrino.
“Guarda… la stanno scopando tutti” mi disse incredula Francesca. “E senza nessuna protezione” aggiunse. “Si” confermai. Intanto tre ragazzoni sui vent’anni si erano avvicinati alla nostra macchina. Avevano tutti e tre già tirato fuori gli uccelli turgidi e se li accarezzavano lentamente mostrandoli orgogliosi a Francesca. Ed uno di loro ne aveva ben donde: il cazzo era veramente uno spettacolo, lungo, grosso e incurvato verso l’alto. “Togliti tutto, tranne le scarpe e poi scendi così ti possono guardare meglio” le dissi deciso.
Lei, guardandomi fisso negli occhi con un’espressione tra lo spaventato e l’incazzato, mi disse: “non ci penso nemmeno”. “Scendi, dai…”Non ribatte oltre, si tolse lentamente tutto ciò che indossava e poi mise la mano sulla maniglia ed aprì la portiera. Scese dalla macchina e si mise in piedi guardando i tre ragazzi. Questi le si fecero tutti intorno e cominciarono a palparla dappertutto. C’era chi si occupava delle tette, chi preferiva toccarle le chiappe e chi le massaggiava la passera.
Un ragazzo si era appoggiato con la cappella appena sopra la figa di Francesca e si segava come un matto. Dopo pochi istanti cominciò a sborrarle sulla pancia e lo sperma colò verso il basso infilandosi tra le grandi labbra della vulva aperta. “Prendimelo in bocca!” le un altro dei ragazzi. Francesca si voltò verso di me per vedere cosa stessi facendo e mi vide con il cazzo di fuori che mi segava con gusto.
Si accovacciò sulle gambe e prese in mano il cazzo del giovane. Aprì la bocca e cominciò a succhiarlo. Il giovane mugolava dal piacere e Francesca, mentre succhiava la cappella, segava velocemente l’asta del cazzo. “oh, vengo, vengo…” cominciò a dire il giovane. Francesca fece appena in tempo a togliersi il cazzo dalla bocca che dalla grossa cappella rossa cominciarono a schizzare cladi fiotti di sperma che la colpirono sulle labbra e sul mento.
Prima che finisse di sborrare Francesca che ancora gli teneva il cazzo ben stretto in una mano, lo indirizzò verso le sue tette e gli ultimi schizzi le caddero su entrambi i seni. Mentre Francesca si rialzava il ragazzo con il cazzo più grosso cercava di infilarglielo tra le gambe da dietro. Francesca si mosse in modo da impedirglielo. “Francesca!” le dissi chiamandola. “Cosa?” mi rispose mentre si puliva la bocca dallo sperma che le stava colando sul mento.
“Vieni qui…” le dissi quasi sottovoce. Lei si abbassò entrando con la testa nell’abitacolo ed appoggiandosi con le braccia sul sedile per sentire cosa volessi. Il suo stupendo sedere era rimasto fuori dando bella mostra ai due ragazzi. Il ragazzo che prima aveva cercato di montarla da dietro si era già fatto sotto e premeva il grosso cazzo nella fessura delle sue chiappe. “Volevo dirti…” le dissi tergiversando“Cosa devi dirmi?” mi rispose scocciata mentre sentiva il cazzo premere tra le natiche cercando il pertugio per la vagina.
“Volevo dirti che se allarghi un po’ le gambe quel povero ragazzo farebbe meno fatica”Le dissi sorridendo serafico. Lei non mi rispose ma divaricò leggermente le gambe. Il ragazzo riuscì a spingerlo bene tra le gambe ed in un attimo la grossa cappella trovò l’ingresso della vagina. Osservai l’espressione estasiata di Francesca mentre l’enorme asta ricurva le penetrava la figa. Dopo esserle entrato completamente dentro con un unico movimento, il ragazzo l’afferrò per i fianchi e cominciò a scoparla con foga incredibile.
Vedevo il viso di Francesca trasformato dalle smorfie di piacere, i suoi gemiti riempivano l’abitacolo mentre le sue enormi mammelle dondolavano al ritmo dei colpi di cazzo. Urlava così forte che i guardoni liberi che stavano attorno si accalcarono dietro a Francesca per guardare. Delle mani si infilarono sotto di lei toccandole i seni, altre le accarezzavano le gambe dalle caviglie risalendo fino alle cosce, altri tentavano di tintillarle il clitoride mentre il cazzo del ragazzo andava avanti ed indietro.
Francesca ebbe un violentissimo orgasmo esattamente nel momento in cui il ragazzo la stava riempiendo di decilitri di sperma caldo e denso. Appena questi le sfilò il cazzo dalla vagina un altro guardone si fece sotto e le strusciò il cazzo sotto la pancia fino a trovare l’ingresso aperto e grondante di sperma. Cominciò anche lui, esattamente come aveva fatto chi lo aveva preceduto, a chiavarla il più velocemente possibile. Sembrava che Francesca stesse provando un orgasmo senza fine.
Anche questo le venne dentro e dopo di lui altri quattro si alternarono scopandola da dietro con tutte le loro forze. “Basta, non ne posso più…” mi disse ad un certo punto. “OK, Sali in macchina” le risposi. Lei entrò e chiuse la porta. Misi in moto e partimmo lentamente. Nello specchietto vedevo un manipolo di uomini con il cazzo di fuori che guardavano la macchina allontanarsi con aria delusa. Ci fermammo poco più avanti.
Francesca scese dalla macchina per vestirsi. Al centro del sedile c’era una grossa macchia bagnata, creata dallo sperma di almeno sette uomini che lo avevano depositato dentro alla figa di Francesca.
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