Mio cugino Luca – Versione femminile di “Mia
rilasciato 05.12.2014 in categoria sesso raccontoMio Cugino Luca
Versione al femminile di “Mia Cugina Lucia”
(parte 1)
Ogni estate da quando ero piccola, per un periodo di circa due mesi, dalla fine delle scuole sino alla prima decina di giorni del mese di agosto, la nostra famiglia si allargava poiché il mio cuginetto Luca veniva a vivere praticamente con noi. I suoi genitori lavoravano entrambi e rincasavano tardi la sera. Mia madre disse quindi a loro di lasciare con noi Luca per non farlo annoiare a casa con qualche baby-sitter.
Noi in famiglia eravamo in quattro, mamma, papà, mio fratello maggiore Giorgio ed io, Lucia.
Quando eravamo piccoli, Luca passava molto tempo con Giorgio che lo usava come “mascotte” con i suoi amici; io giocavo spesso sola con la mia troupe di bambole.
Con il passare degli anni Giorgio diventò sempre più assente, usciva con i suoi amici, lasciando così Luca a mio carico.
Lui avrebbe voluto giocare con macchine e piste, soldatini ed altro, mentre io proprio non ne avevo voglia.
Decisi di coinvolgerlo nel mio mondo di fantasia, attrezzandolo con un bambolo improvvisato a cui avevo indossato improbabili vestiti maschili! Ecco, giochiamo insieme!
Luca era un ragazzino molto carino, ben educato e di buon comando. Fu per me facile inserirlo nei miei giochi infantili con il ruolo del tuttofare, il “servetto di corte” delle mie “amiche principesse”; mi divertiva maltrattarlo un po’ e quindi spesso inventavo faticose ed imbarazzanti punizioni a carico del suo bambolo.
Fino ad allora nel gioco delle mie bambole non erano presenti figure maschili; giocando con Luca qualcosa di quel gioco cambiò. Cominciai a giocare con una certa malizia. Un maschietto in mezzo a tutte quelle donne accendeva dentro me degli strani pensieri, delle strane fantasie. Inizialmente troppo piccola per definire cosa mi eccitava, con il tempo cominciai ad avere le cose più chiare; quel bambolo dominato da quelle fantomatiche principesse era veramente una situazione stuzzicante.
Da qui l’idea di dare punizioni a sfondo “erotico” al bambolo; col passare del tempo, cominciai a portarmi di nascosto nel letto la sera quel bambolo, per potermelo mettere in mezzo alle gambe e strusciarmelo, come fosse la punizione serale. Provavo piacere!
Casa mia non era particolarmente grande; al piano terreno c'era un grosso locale con camino che fungeva da soggiorno e cucina, al primo piano la camera dei miei zii con un bagno ed a fianco una cambretta con un piccolo servizio igienico dove dormiva la nonna, al piano superiore una mansardina che era la camera mia e di mio fratello.
Per molti anni, quando Luca veniva a stare da noi nel periodo estivo, la mamma sistemava ai piedi del nostro letto una brandina per lui. Poi, dopo la morte della nonna, mio fratello si traferì nella sua camera lasciando tutta per me la mansarda con il grosso lettone che condividevo poi con Luca durante l’estate.
Quell’estate che cominciai a portarmi il bambolo a letto la sera, già condividevo il letto con Luca.
Aspettavo che si addormentasse per poi potermi strusciare quel bambolotto; ripensavo alle situazioni che per gioco avevamo creato durante la giornata, alle punizioni inflitte a bambolo, all’umiliazione di averlo fatto stare per ore a baciare i piedi delle mie bambole e addirittura a fargli baciare il sedere.
Crescendo, ovviamente, il gioco delle bambole fu abbandonato. Ormai ragazza, dovevo occuparmi delle faccende domestiche (in quanto mia mamma lavorava) e quindi il tempo per giocare con Luca era venuto meno.
A parte qualche bagno pomeridiano al fiume, il resto della giornata era scandito da mille compiti. Lui mi stava sempre dietro, povero cuginetto, dove andavo io lui mi seguiva; facevo i letti, facevo la polvere nelle camere, preparavo il pranzo, lavavo i piatti e lui era sempre lì con me! Così mi inventai il gioco dei ruoli; di fatto, il “bambolo” era Luca e la bambola “principessa” ero io!
Ovviamente, riprendendo la vecchia regola, a carico del maschietto non potevano mancare umiliazioni e punizioni!
Quindi, con qualsiasi pretesto, mettevo il “bambolo” in punizione, imponendogli di farmi qualcosa di “strano”, tipo leccarmi i piedi oppure tenermi la mano sul sedere mentre facevo qualche mestiere.
La cosa era veramente intrigante e Luca si prestava bene a questi giochi, si divertiva.
Dal mio canto cominciavo ad avere curiosità sessuale, desiderio, voglia. Non avevo mai avuto esperienze personali con altri e quindi il mio corpo era fortemente desideroso di contatti umani. Molte delle mie amiche avevano condiviso tra loro qualche gioco erotico e non mancavano mai di raccontarmelo. Spesso mi invitavano ad andar da loro a passare qualche pomeriggio estivo ma purtroppo io non potevo muovermi da casa.
Tra mille cose dovevo anche badare a Luca.
In fin dei conti i miei giochetti a sfondo erotico già li facevo.
Anche con il passare degli anni io e Luca continuammo con i nostri giochi di ruolo, inventando dei personaggi e delle scenette che alla fine portavano Luca a toccarmi in qualche modo!
Ne abbiamo fatte a decine di scenette, sempre diverse; me le immaginavo la sera nel letto, mentre mi strusciavo con il cuscino in mezzo alle gambe, e le attuavo alla prima occasione! Ad esempio giocavamo alla “Rapina” dove io ladra venivo fermata da Luca, nelle vesti di un poliziotto, che per cercare la refurtiva doveva portarmi in qualche angolo della casa nascosto e perquisirmi tutta, in ogni parte del corpo, palpeggiando per bene ogni centimetro della mia pelle, al “Cane e Padrona”, dove io stavo seduta alla mia scrivania e Luca rannicchiato sotto con la faccia in mezzo alle mie gambe come un cane (mi eccitava sentire il suo alito caldo sulle mie mutandine), oppure alla “Guardia del Corpo”, dove Luca doveva seguirmi e farmi da guardiano, massaggiatore, leccatore di piedi (mentre cercavo invano di studiare).
Questi giochi erano veramente carini, stimolavano incredibilmente la mia fantasia e non solo!
Anche Luca era sempre più interessato a questi giochi. spesso notavo nei suoi pantaloni un rigonfiamento. Mi incuriosiva e stuzzicava vedere Luca arrapato.
A volte la mia coscienza si faceva sentire, portandomi a pensare quanto sbagliato fosse comportarsi così con mio cugino; se qualcuno ci avesse visto o fosse venuto a conoscenza di tutto ciò, io per la vergogna sarei sprofondata fino al centro della terra!
Ma alla fine, tutto questo, era più forte di me! Nei caldi pomeriggi estivi le tentazioni erano così forti che ogni tanto cedevo, facendomi soprassedere dall’eccitazione che quei “giochi” generavano.
Una sera, dopo un pomeriggio intenso di provocazioni, decisi di andare un po’ oltre ed imposi a Luca, come gioco-punizione, di abbassarsi i pantaloni e strusciarsi con un movimento ondulante sopra il mio pube; io ritta in piedi con le mani sui suoi fianchi lo guidavo nel movimento, mentre sottovoce lo insultavo e minacciavo, giusto per enfatizzare il gioco e distrarre l’attenzione dalla realtà di ciò che stavamo facendo.
Nella penombra dell’angolo della camera dove ci eravamo appartati, intravedevo la sagoma del suo pene! Cazzo, era ben dotato il cuginetto.
Lo sentivo duro, caldo e ben sagomato, che premeva contro il mio monte di venere, stimolando il mio clitoride; ci stavamo masturbando!
Era una sensazione bellissima.
Mi stavo gustando i mille brividi che generava il mio corpo quando ad un tratto sentii il suo membro pulsare a più non posso accompagnato da uno stano calore che mi inumidiva; Luca, a testa bassa, pallido e spaventato che tremolava sulle gambe.
Cazzo l’ho fatto venire!
Quasi spaventati, ci ricomponemmo velocemente e cercammo di fare altro, evitando di ritornare sull’accaduto.
Un conto era godere con una fantasia, un altro era godere con lui, nella realtà! Mi sentivo come se avessi fatto una cosa gravissima, un peccato enorme, con mio cugino!
Mi ripromisi di lasciar perdere tutto, questi giochini con Luca dovevano finire; lui invece continuava a cercarmi insistentemente. Ormai stavamo andando oltre al gioco, quelle situazioni si evolvevano e diventavano difficili da vestire come innocenti passatempi.
Nell’estate successiva, pur giurandomi di non creare più certe circostanze, qualche volta non riuscii a resistere, lasciandomi così trasportare in quelle assurde scenette improvvisate; la voglia di assaporarci era enorme.
Nonostante avessi cominciato ad avere qualche approccio con altri ragazzi, i giochi con Luca mi eccitavano troppo. Lui lasciava sempre a me l’iniziativa, ero io che dovevo creare le sceneggiature, dovevo gestirle ed infine elaborare qualche “punizione”. La sensazione di dominio che provavo in queste fantasiose e ridicole circostanze mi piaceva maledettamente, mi eccitava! Purtroppo ero anche cosciente che nel mio futuro tutto questo non sarebbe più potuto accadere, poiché erano e sarebbero rimasti sempre degli stupidi giochi infantili che non avrei mai più potuto fare con nessuno.
Come avrei fatto a chiedere ad un mio ipotetico e futuro marito di fare il “bambolo” con conseguenti punizioni? Magari lui ingegnere o dirigente o capocantiere o chicchessia? Ma dai, oltre a sentirmi scema solo a pensarlo, quello mi avrebbe rinchiuso in qualche ospedale psichiatrico!
Meno male che il periodo invernale ci allontanava permettendo entrambi di tornare alla quotidianità ma soprattutto alla realtà.
Quando cominciai ad avere qualche fidanzato il rapporto di giochi con Luca finì definitivamente, anche se ogni volta che ci vedevamo percepivo nel suo sguardo un desiderio irrefrenabile.
Durante l’inverno capitava di ritrovarci con i miei zii per il pranzo domenicale.
Io passavo quelle giornate a chiacchierare con Luca; mi divertiva raccontargli delle mie esperienze sessuali, dei miei fidanzati. Lo vedevo sempre così arrapato, desideroso di riprovare a giocare con me e la cosa mi eccitava molto. Vedevo il suo contegno, rispettoso del grado di parentela che ci univa ma io sentivo i suoi ormoni pulsare dentro la sua testa.
Cercavamo di fare i cugini amici ma sapevo che non era così, sia per lui che per me. Luca era un bel ragazzo, fisico atletico e curato; non potevo far a meno di guardare il suo pacco enorme, pieno, ben delineato e soffocato dentro a quei jeans. Era moro, con i capelli mossi; la sua bocca era carnosa e grande. Le sue mani avevano delle venature in rilievo, non eccessive, che lasciavano immaginare potenza, forza.
Molto mascoline. Le sue dita erano lunghe e tornite. Il suo culo era fantastico, pieno, sodo e rotondo.
Mentre lui cercava di replicare ai miei racconti inventando balle gigantesche circa le mille ragazze che si era fatto, mi gustavo il profumo di sesso che continuava ad emanare. Una soluzione chimica che mi prendeva il cervello. Adoravo il suo odore, aveva un non so cosa che mi metteva a mio agio, un odore caldo intenso, famigliare.
Quando rincasavamo da quelle domeniche, la sera nel mio letto, mi masturbavo pensando a lui, alle sue mani, al suo culo ed ai nostri assurdi giochini.
Gli anni erano passati e Luca continuava a frequentare la nostra casa nel periodo estivo. Veniva a pranzo e poi ritornava per cena. La sera spesso si intratteneva con mio papà in veranda ascoltando i suoi mille racconti di gioventù. Io, fin che potevo, restavo in loro compagnia ma spesso uscivo con qualche ragazzo di turno piuttosto che con le amiche.
Un po’ mi dispiaceva lascialo lì, ma fuori sentivo la vita che mi chiamava!
Chissà poi cosa pensavo di trovare là fuori.
Per sentirmi meno in colpa nei confronti di Luca, quando me ne andavo, lo baciavo sulla guancia cercando di lasciargli più saliva possibile. Ero certa che gli piaceva e speravo che, mentre nessuno lo guardava, se ne prendesse un po’ per mettersela in bocca, sentire il mio io, la mia predominanza per fantasticare ancora un po’ su di me!
Ci fu un evento che probabilmente cambiò la nostra storia e ci segnò definitivamente.
Un giorno venimmo avvisati che un lontano parente espatriato in Brasile ebbe un grave incidente. Il parente in questione era molto ricco e non aveva alcun discendente diretto; pertanto in caso morte gli aventi diritto avremmo dovuto essere noi con i miei zii. Era una persona che si frequentava poco, nella mia vita l’avrò visto una decina di volte.
Un bell’uomo, alto, corpulento e distinto; a dirla tutta aveva anche un fare da vero porco.
L’ultima volta che lo vidi, circa due anni fa, non esitò a toccarmi il culo più volte con la scusa di sculacciarmi per dirmi quanto ero cresciuta. Non ne ero completamente infastidita da quel gesto, anzi, a dirla tutta mi era piaciuto. Mentre le prime erano piccole pacche sulle natiche, le altre a seguire erano vere e proprie palpate, che schiacciavano il mio leggero vestitino in mezzo alle mie chiappe che prontamente riaggiustavo prima che qualcuno notasse la cosa.
Anche lui lasciava intravedere dai pantaloni eleganti che indossava una feroce mazza; giuro che non ho esitato a farci qualche sporco pensiero durante le mie fantasie sessuali! Nella più ricorrente eravamo in camera mia e mentre gli facevo vedere le foto di quando ero piccola lui apriva la zip dei suoi pantaloni eleganti, estraeva questo manganello tornito, datato ed esperto, mi alzava la gonnellina del mio vestitino, spostava la mutandina e me lo infilava dentro, con me a pecorina appoggiata sulla mia scrivania.
Beh, quella sera tutta la famiglia si radunò a casa mia, zii e Luca compresi. Mentre loro discutevano sul da farsi presi Luca e gli dissi di seguirmi in cucina. Apparecchiammo e ci mettemmo a mangiare tutte le schifezze che trovammo in frigorifero; pane, salame, formaggi, olive. Di tutto.
Poi Luca mi chiese del vino; ne presi una bottiglia. Pasteggiando e chiacchierando ce la bevemmo quasi tutta.
Ad un tratto arrivarono verso di noi mia mamma e mia zia dicendo che avevano deciso di partire immediatamente per andare in Brasile.
Mio zio urlava al telefono con qualche receptionist dell'aeroporto.
Io e Luca ci scambiammo uno sguardo d'intesa esclamando in simultanea un “Ok! Nessun problema!”. Mentre mia mamma si allontanava rincuorata, mia zia rimase lì rigida in piedi a fissare mio cugino fino a quando gli chiese “Tu che intenzioni hai? Posso fidarmi? Noi dovremmo stare via qualche giorno! Cosa vuoi fare? Vieni con noi? Io lasciarti a casa da solo non sono proprio….
” Intervenni rapida e dissi “Ma zia! Luca rimane da noi! Tanto io sono a casa per i prossimi quindici giorni prima di ritornare a Milano per dare l'esame di fisica. Non ti preoccupare! Se non fa' giudizio te lo spedisco giù'!”. Segui una risatina generale dove la mia pareva la più stizzita!
Penso che il colore della mia faccia divenne rosso paonazzo, e per il vino e per la malizia dei pensieri che mi stavano invadendo.
L’idea di avere Luca a casa mi eccitava, mi faceva sentire ancora ragazzina; in più ho subito pensato che forse avrei potuto vedergli ancora quel pacco, oggi più formato dell’ultima volta, oggi più adulto, anche se in mezzo alle gambe di un ragazzo che era sempre un cugino.
Nel giro di un ora e mezza la casa si svuotò, prima dagli zii con le mille raccomandazioni di mia zia, poi dai miei con un altrettanto bagaglio di raccomandazioni, questa volta principalmente rivolte a Giorgio con dispense di incarichi quotidiani e servizi da eseguire per orto, cane e varie!
Verso le dieci quella sera la casa era vuota.
Giorgio in camera sua ad organizzarsi telefonicamente con i suoi amici mentre io e Luca davanti al tv a fare zapping in scena muta.
Dopo circa mezz’ora Giorgio scese in salotto comunicandoci che lui sarebbe uscito, di non aspettarlo svegli poiché avrebbe fatto molto tardi! Forse non sarebbe neanche rincasato poiché aveva un addio al celibato da festeggiare! Partirono ulteriori raccomandazioni inutili e poi se ne andò. Via il gatto i topi ballano!
Quindi restammo soli io e Luca, seduti sul divano.
Io ero seduta con le gambe ranicchiate quando Luca si tolse le scarpe e si rannicchiò sull’altra sponda del divano. Passarono pochi istanti e ci ritrovammo a strusciarci i piedi. Finalmente, ancora insieme. “No. Non ancora. Basta” pensai. Mi misi a parlare a più non posso per distrarre i miei erotici pensieri, soprattutto su cosa potesse accadere dopo andando a letto. Dovevo restare calma.
Desideravo ardentemente di vedere il suo pacco, ma non sfacciatamente, non esplicitamente; niente giochi!
Quindi, per calmarmi e prendere tempo iniziai un discorso sulla stupidità maschile.
Anche se facevo di tutto per trattenermi sentivo di non riuscire a gestire la mia eccitazione; cominciai a dondolare le mie gambe e notai subito lo sguardo curioso di Luca che cercava di penetrare sotto la mia gonna. Lo aiutai allargandole sempre più. Cazzo, mi sentivo già le mutande fradice. Allora allungai le mie gambe e gli misi i piedi in mano, quasi chiedendogli di massaggiarmeli; bravo cuginetto, hai capito al volo! Luca mi prese i piedi e cominciò un sensuale massaggio.
In quei movimenti Luca trasmetteva tutta la sua voglia, la sua eccitazione, le sue mani calde trasmettevano ai miei piedi la voglia di sesso che aveva. Con una impacciata indifferenza cercava di strofinare il mio piede verso il suo membro; lo lasciai fare, anzi cercavo anch’io in qualche modo di toccarglielo bene con il mio piedino ma i pantaloni impedivano tutta la sensibilità.
Verso mezzanotte gli dissi che potevamo anche andare a dormire e lui annuì.
Ora potevo giusto giocarmi bene la fase in cui si sarebbe spogliato per poter finalmente vedere il suo pacco! Ero erosa dalla curiosità; avevo la figa gocciolante, le fantasie erotiche pronte per la notte, mi mancava solo di poterglielo vedere!
Arrivati in camera gli preparai al volo la branda e notai subito il suo disappunto. “Eh, caro mio” pensai “da buon servo tu dormirai ai miei piedi”!
Ecco, in qualche modo mi sembrava di esser ritornata in qualche nostro gioco infantile! Mi sentivo già la padrona! Ero in fibrillazione! “Scherzare un po’ non sarà poi così peccaminoso” pensai.
Mi spogliai per andare in bagno a lavarmi. Chiusi dietro me la porta ed ebbi quella certa sensazione di essere spiata dal buco della serratura. Già ero eccitata come un adolescente prima, adesso stavo quasi dando di testa; nel dubbio di esser spiata da Luca, lavandomi cercai di mettere in mostra il più possibile senza esagerare, giusto per stuzzicarlo.
Quando uscii trovai il cuginetto roccambolante, mezzo svestito e con la sua maglietta in mano che immediatamente utilizzo per coprirsi il pacco; “Peccato cuginetto, troppo tardi,” mi dissi.
Uscendo dal bagno, appena aprii quella porta, il mio sguardo si era diretto immediatamente sul suo pacco, che era enorme, bello gonfio con la sua verga soffocata dalla mutanda bianca che lo delineava e lo disegnava perfettamente. Aveva un cazzo bello grosso e…duro; non avevo dubbi che anche il cuginetto era eccitato, almeno tanto quanto me!
Mi chiese un cambio di intimo ed io lo avevo pronto a portata di mano. Era di mio fratello Giorgio.
Entrò in bagno e si chiuse dentro.
Non ricordo l’ultima volta che mi sono sentita così eccitata. Neanche quando ebbi il mio primo rapporto sessuale completo. Questa era una sensazione magica.
Intanto gli preparai la branda con lenzuola fresche e pulite. Non resistetti alla tentazione di mettergli come cuscino quello che uso io la notte, non quello che uso per appoggiarci la testa, l’altro, quello che tutte le notti tenevo stretto tra le gambe, quello che probabilmente raccoglieva tutti i miei umori che emanavo nel sonno durante i miei sogni erotici, quello che spesso usavo per strusciarmi e masturbarmi la sera prima di prender sonno.
L’idea che Luca dovesse appoggiarci la faccia, la sua bocca, respirare per tutta notte quei profumi, mi estasiava! Io padrona e tu schiavo!
Quando Luca uscì dal bagno, coprendosi goffamente il pacco con la maglietta, si accomodò nella branda; io seduta sul mio lettone lo stavo aspettando per poter poi spegnere la luce. Quella notte lasciai le persiane aperte per poter far filtrare più luce possibile, una luce fioca che rendeva l’atmosfera della camera intrigante.
Cominciammo a parlare, entrambi seduti sui nostri letti; di lui seduto in quella brandina, molto più bassa del mio letto, scorgevo la sua testa e le spalle; non vedevo altro. Pazienza, non esageriamo. Ero seduta in modo tale che intravedesse tra le mie gambe che appositamente lasciavo leggermente divaricate. Parlammo per un’oretta circa; poi mi congedai dicendogli che ero stanchissima. Avevo una voglia tremenda di toccarmi e pertanto aspettai che si addormentasse.
Mi misi a pancia sotto, come al solito, riordinai le mie fantasie e cominciai a fantasticare.
Quando pensai che ormai Luca dormisse, cominciai a toccarmela. Non c'è la facevo più, ero bagnatissima ed il mio clitoride non vedeva l’ora di essere solleticato.
Ah, che goduria! L’idea perversa di avere Luca ai miei piedi mentre mi stavo masturbando era impagabile. Mi toccavo piano, per godermi tutti i brividi e le piccole scariche elettriche che mi invadevano ad ogni cerchio che descrivevo intorno al mio clitoride; non volevo venire tanto velocemente, avevo troppe fantasie ed immagini nella mia testa che volevo godermi.
Cercavo di ansimare in modo silenzioso; non riesco a trattenermi, se debbo godere debbo ansimare!
Speriamo che Luca non senta e stia dormendo. E se così non fosse? Il solo pensiero mi stava eccitando ancora di più, dovevo calmarmi e godere piano di tutto quello che stavo provando.
Ad occhi chiusi, immersa nelle mie fantasie erotiche, ad un tratto qualcosa mi raggelò! Mi sentii leccare i piedi. Mio dio, Luca! Non dormiva affatto lo stronzetto, mi aveva curato, mi aveva aspettato, ed ora? Cosa faccio? Pensai velocemente a mille ipotesi e mille reazioni…ma ero comunque così eccitata anche per quello che stava accadendo che decisi di non fare nulla, anzi continuai a masturbarmi godendo anche di questa nuova situazione.
Non volevo aprire gli occhi, non volevo reagire, volevo solo godere. Quella fantastica bocca mi stava succhiando ogni poro dei miei piedi.
Ad un tratto senti la bocca e la lingua di Luca che risalivano le mie gambe. Oddio, non si vuole fermare! Ero troppo presa ed eccitata per fare qualcosa di logico, razionale e sensato. Mi girai a pancia sopra e non feci in tempo ad allargare leggermente le gambe che la faccia di Luca si era già infilata nel mezzo; mi sentii leccare il clitoride.
Wow, ci sa’ fare! Disarmata, nel quasi buio della stanza, decisi di abbandonarmi a lui. Alla fine gli presi la testa per i capelli e lo spinsi dentro me, quasi a soffocare sui miei genitali. Nella mia testa non esisteva più alcun pensiero, solo la mia voce che gridava “Leccami, leccami tutta, piccolo schiavo, fammi godere, siii, dai, sii…siiiii…. ”! Un’ondata di calore mi invase, dalla punta dei piedi sino all’ultimo capello della mia testa! Mi sentivo contrarre tutta, le pulsazioni stavano schiacciando il mio stomaco! Ci misi un attimo a fermare questo subbuglio, sembrava incessante.
Intanto Luca si era portato con la testa sulla mia pancia e continuando a leccarmi arrivò mai miei capezzoli. Ogni passata di lingua era una stilettata dentro il mio corpo. Avevo voglia, voglia ancora, volevo essere invasa piena, volevo… essere scopata! Lui si mise a strusciarsi sopra il mio pube ma questo non bastava, questa volta non bastava davvero. Ormai eravamo grandi è quel gioco non bastava più!
Lo aiutai a sfilarsi le mutande e finalmente sentii nella mia mano quella verga piena, calda, con un enorme cappellone, ancor più generoso di quanto me lo fossi immaginato.
Accompagnai questa verga verso le labbra della mia figa, volevo massaggiarla un po' con quella calda cappella; senza neanche avere il tempo di riflettere il suo cazzo era già scivolato dentro di me. Ero così eccitata e dilatata che quell’enorme fallo mi aveva penetrato con una facilità estrema. Sentivo finalmente il calore della sua carne che stimolava tutti i miei ricettori vaginali. Sentii un fremito; vidi Luca alzarsi leggermente da me per evacuare una quantità di liquido seminale sul mio ventre che non avevo mai visto prima! “Urka, cuginetto, ma sei una fabbrica di sperma!” pensai.
Rimase fermo qualche istante, ma percepivo che non era finita. Lo incoraggiai e gli dissi di prendermi tutta! Avevo una calore in corpo micidiale, una voglia di essere presa e sfondata, un eccitazione che doveva essere soddisfatta, subito!
Sentivo che Luca era abbastanza impacciato e così decisi di guidarlo un po'. Mi ripenetrò mentre io lo tenevo per i fianchi, guidandolo ma soprattutto dandogli il ritmo; un ritmo che partiva piano per aumentare poco alla volta, facendomi sentire la profonda penetrazione ma dandomi anche il tempo di gustarmela.
Era fantastico, aveva il cazzo della misura giusta…. uff, perché lui deve essere per forza mio cugino? Allontanai immediatamente questo pensiero per continuare a godermi la sua penetrazione. Wow, che brividi, che sapore, che profumo si sesso, quello buono che avevo assaporato sempre e solo con Luca. Mentre lo tenevo per la vita le mie mani e le mie unghie cominciarono ad assaporare quel bel culo; lo stringevo, lo allargavo, lo infilzavo con le dita, lo spingevo verso me.
Poi mi girai a pancia sotto; volevo sentirmi inforcata sentendo la sua presenza da dietro. Luca aveva cominciato a prendere confidenza per cui il suo ritmo, era in netto miglioramento. Intanto nella mia testa echeggiava la mia silenziosa voce “Ohh, siiiii, come godooo!” Cazzo mi sento una vera stronza, puttanella, troia… E non devo rendere conto a nessuno…questo rimarrà per sempre un segreto.
La mia eccitazione era ancora al limite dell’esplosione quando decisa mi girai, lo spinsi con la schiena sul letto, presi questa bella verga e me la infilai senza ritegno! A quel punto cominciai a cavalcare quel generoso cazzo che mi stava arrivando allo stomaco e, strusciando per bene il mio clitoride sul suo pube scoppiai in un secondo orgasmo senza precedenti!
Mi accascia sfinita.
Non avevo più pensieri, parole…..mi sentivo appagata, sazia. Non mi ero mai sentita così prima di quel momento. Sentivo che Luca ancora mi leccava, faceva ma ero in uno stato di estasi che non riuscivo neanche a capire cosa stesse ancora succedendo. Lasciai fare. Sentii solo ad un tratto che si stava masturbando con i miei piedi fino a quando mi sentii inondare polpacci caviglie e dita della suo caldo liquido seminale. Credo che in quel momento svenni, dal sonno, dallo svuotamento o non so che altro.
Dormii un sonno profondo e pieno, come mai mi era capitato.
(Continua).
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