OPERE DI “PENE” PER DONNE DI CHIESA (parte 2)
rilasciato 08.05.2017 in categoria sesso raccontoNon sono mai stato appassionato di feste paesane e relative processioni (come ho scritto nella prima parte di questo racconto, seguo solo le messe che le anticipano per individuare in chiesa le donne anziane che potrebbero fare per me). Ma stavolta ero molto eccitato dal pensiero di assistere a quella processione del santo patrono in compagnia di quelle due signore ultrasettantenni. Credetemi: anche se non avessi fatto sesso con loro, sarei stato ugualmente appagato dalla loro amicizia, tale e tanto è per me l’affetto che nutro per le donne anziane (al limite, arrivato a casa, mi sarei segato pensando a loro…).
Comunque, come concordato telefonicamente con la signora Leda, arrivai a casa di quest’ultima intorno alle cinque del pomeriggio, ossia un paio d’ore prima che passasse la processione. Trovai lì anche la sua amica Pina. Ambedue mi si presentarono con un “look” più giovanile rispetto a quando le avevo avvistate in chiesa nelle sere precedenti. E si erano anche fatte tingere i capelli con colorazioni marrone-nerastre, ed anziché indossare le solite giacche e gonne di panno (tipiche delle donne sciatte ed avanti negli anni), vestivano con camicie e leggerissime gonne colorate e fiorate, dalle quali si intravedevano le rispettive mutande e, quindi, la conformazione dei loro glutei.
Non appena entrai dalla porta mi abbracciarono e baciarono molto affettuosamente, ringraziandomi per aver accolto l’invito ad assistere alla processione. Io, nel frattempo, le accarezzavo sul collo (dietro le orecchie) che so essere una zona particolarmente sensibile (quasi erogena) per le donne. Quindi mi fecero sedere in mezzo a loro su un divano. E cominciò la seguente discussione:
– LEDA: «Carissimo, intanto diamoci del “tu” perché siamo veramente onorate della tua presenza qui questo pomeriggio.
In te abbiamo conosciuto un giovane veramente in gamba, perché non è da tutti prendersi cura, facendole attraversare la strada, di due vecchiotte come me e la Pina».
– IO: «Ma quali “vecchiotte”!… Siete due donne con la “D” maiuscola, che ancora avete tanto da dare…».
– LEDA: «Ma forse sei tu che puoi dare tanto a noi. Da quando ti abbiamo conosciuto, apprezzando la tua signorilità, io e Pina abbiamo pensato di darti un incarico, ovviamente retribuito.
Sai com’è: siamo anzianotte e non guidiamo la macchina, ed almeno una volta al mese avremmo bisogno che qualcuno ci portasse alla Posta a prendere la pensione, al supermercato a fare la spesa o in qualche ufficio per il disbrigo di eventuali pratiche. E’ da tempo che pensiamo ad un “badante-assistente” per noi. Tu, anche se a quanto ci hai detto sei un impiegato, saresti disposto a farlo nel tempo libero dal tuo lavoro? Saresti il nostro accompagnatore, ovviamente pagandoti i soldi della benzina per venire qui e quelli per il tempo che ci dedichi.
Accetti questa nostra proposta?».
IO: «Ma certamente! Però mi “offendete” quando mi parlate di soldi e retribuzioni varie: io vi ritengo già due grandi amiche, e tra amici, specie se “cattolici”, si fa tutto spassionatamente, senza chiedere nulla in cambio. Chiamatemi quando volete per qualsivoglia esigenza ed io, nei limiti del possibile, sarò a vostra completa disposizione».
A questo punto Leda, in segno di gratitudine e nella sua esuberanza di donna emiliana, aprì le braccia e mi si gettò addosso, arrivando a baciarmi sulle labbra.
Al che io aprii la bocca e diedi inizio ad un bacio francese (ossia lingua contro lingua), mentre la sua amica Pina ci guardava sorridente, quasi a voler deridere la sua amica ultrasettantenne che si stava facendo conquistare da un uomo molto più giovane.
– LEDA: «Oh… Che bella sensazione! Pina: accendi il registratore e metti in sottofondo la cassetta con le canzoni di Nilla Pizzi e Luciano Tajoli. Ci vuole un po’ di atmosfera qui…».
Pina eseguì l’ordine immediatamente, e presto si diffusero nella stanza le musiche e le parole di motivi Anni Cinquanta quali “Vola colomba”, “Grazie dei fiori”, “Balocchi e profumi”, “Vecchio scarpone” e di altri brani ancora che avevano contrassegnato la gioventù delle due anziane signore, le quali si accingevano a vivere una nuova… gioventù.
Nel frattempo Leda, capite le mie intenzioni, cominciava a denudarsi, mostrandomi il suo corpo in tutta la sua “lardura”.
LEDA: «Che il mio defunto marito mi perdoni, ma non posso resistere! E tu, Pina, non mi lasciare sola…».
Al che Pina, ossequiosa come sempre verso la sua amica, cominciò anche lei a denudarsi e ad avvicinarsi alla mia bocca per baciarmi, mentre io cominciavo ad infilare il mio cazzo nella figa di Leda, facendomi breccia tra il grasso della sua pancia cadente. Nel frattempo, con le dita di una mano, solleticavo la vagina e l’ano di Pina, la quale emetteva gemiti di piacere.
Ad un certo punto volevo vedere in tutta la loro opulenza gli apparati ano-vaginali delle due vecchie signore e, quindi, ordinai loro di mettersi nella posizione “a pecorina”. Avevo appena cominciato a leccar loro i rispettivi buchi del culo, quando uno sparo annunciò l’approssimarsi della processione del santo patrono nelle adiacenze di quel quartiere.
LEDA: «Oh che bello!… Ma la processione vorrei anche vederla».
IO: «Non ti preoccupare: possiamo fare entrambe le cose…».
Notai che nella stanza, oltre al balcone principale, c’era anche una finestra con la persiana, che consentiva di affacciarsi senza che dalla strada si vedesse la parte inferiore del corpo.
IO: «Leda e Pina: per guardare la processione affacciatevi alla finestra, ed al resto ci penserò io…».
Una volta che furono prone sul davanzale, abbassai loro le mutande per “trastullare” i loro culi con la mia lingua, senza che nessuno potesse vedere niente dalla strada.
LEDA: «Grande Santo: che miracolo ci hai fatto!…».
PINA: «Eh sì…: grande Santo! Che goduria!…».
Quella finestra, comunque, era abbastanza alta e, pertanto, non consentiva alla gente in processione di vedere cosa stesse avvenendo sotto le gambe delle due signore. Così mi uscii il cazzo ed iniziai a penetrarglielo “alla pecorina” nelle rispettive fighe. E quando (dopo un paio di minuti, perché si tratta di una processione abbastanza lunga) arrivò la banda, a Leda cominciai a metterlo in culo a tempo di musica.
Sapeste che goduria stantuffare quell’ano seguendo il ritmo della marcetta eseguita dalla banda musicale! Particolarmente eccitante il suono del trombone: sembrava fatto apposta per il culone di Leda, come se ogni nota (pro… pro… pro… pro…) fosse un possente peto “scaricato” dal suo possente sfintere sul mio cazzo.
Pina, invece, del cazzo in culo non ne voleva sapere».
PINA: «Ti prego… Lì no perché non l’ho mai fatto. Caso mai me lo insegni con calma dopo la processione».
Sicuramente anche negli anni precedenti le due anziane signore avevano assistito a quella processione con grande devozione, ma stavolta, chi dalla strada le ha guardate in faccia al passare del fercolo, avrà notato in loro un particolare “trasporto”… Quel santo protettore, insomma, aveva concesso loro una vera e propria “grazia”».
LEDA: «Oh Dio… E’ stato fantastico! Il santo in processione… gli spari… la banda e… questo bel giovane che mi ha fatto tornare… giovane! Anche alla buonanima di mio marito piaceva mettermela in culo».
PINA: Io, invece, non l’ho fatto mai. Ma come ho detto al nostro amico, vorrei provare».
LEDA: «E che ci aspetti?! Si tratta di abituare il buchetto con un graduale allenamento. Alla fine si prova lo stesso piacere di quando si sente il bisogno di fare la cacca. Solo che in questo caso anziché una fuoriuscita c’è una… entrata. E non certo di uno “stronzo”, bensì di un bell’“arnese” come quello del nostro giovane amico: che Dio e San (…) lo benedicano! Allora dai: comincia a slargare l’ano alla Pina…».
Alla Pina avevo già iniziato a leccare il buco del culo prima della processione, ma mi rendevo conto che ciò non era sufficiente per garantirle un’agevole penetrazione anale. Così mi inumidii con la salive il pollice ed iniziai a stantuffarglielo gradualmente. E lei mi diceva. “Che bello!… Che bello!…».
IO: «Dimmi quando ti fa male».
PINA: «Sino a questo momento no».
IO: «Posso andare più in fondo?».
PINA: «Certo!…».
Ad un certo punto Pina emise un grido di dolore. Capii, dunque, sino a che punto il mio cazzo poteva spingersi nel culo di questa anziana signora per farle provare piacere senza sofferenza.
(continua).
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