Così, iniziò con un gioco troppo aud
rilasciato 12.11.2015 in categoria sesso raccontoPan mia moglie , una bella signora nonostante i suoi anni quasi vicini ai cinquanta. Mora , occhi chiari un fisico ancora ben tenuto con un bel culo ancora sodo e due gambe meravigliose che da sempre si ostinava a nascondere in abiti che se la facevano sembrare iù muffa, d’altra parte ne aumentavano la sua desiderabilità. Era così forse per il lavoro che faceva, insegnante di lettere ad un liceo classico in una quinta classe piena di ripetenti che nessuno aveva voluto in carico , ma che lei era riuscita a gestire con pugno fermo.
Da tanto tempo avrei voluto vederla almeno, una volta, vestita in modo provocante, ma il suo guardaroba, estremamente sobrio, tailleur seri, gonne sotto il ginocchio, pantaloni sembrava non subire nessuna modifica. Tanto meno la lingerie. Quando le chiedevo di comprarsi qualche abitino un po’ sexy, lei sorrideva e cambiava discorso. Figurarsi di indossare almeno per noi qualche completino sexy. Così, come chissà quanti altri mariti pieni di voglie trascurate, presi la decisione. Le regalai un miniabito bianco da portare senza reggiseno : si allacciava con un nodo intorno al collo e lasciava la schiena completamente scoperta.
Non pago cercai anche un intimo particolare, un tanga, che le avrebbe lasciato nudo sotto il vestito quel suo meraviglioso culo, un reggicalze e delle calze nere velate con una riga nera per accentuare l’armonia delle sue bellissime gambe. Per completare un paio di sandali bianchi, contrastanti con il nero delle calze, che si allacciavano con un cinturino attorno alla caviglia e con dei tacchi a spillo vertiginosi. Sarebbe stato un bel cambiamento per una come lei che aveva sempre indossato collant ritenendo calze e reggicalze volgari.
L’abito mi sembrò troppo corto e mi chiesi se sarebbe arrivato a coprirle il bordo delle calze, ma ormai non c’era tempo per cambiare. Le lasciai il pacco ben confezionato in camera, uscii prima che arrivasse. La avvisai sul cellulare di un mio regalo. Mi sembrava entusisata, di certo non si immaginava cosa le avessi preparato.
Quando la raggiunsi tra il curioso e l’eccitato, ero profondamente scettico , pensavo che non avrebbe fatto niente.
Invece la trovai a dir poco fantastica: aveva indossato il vestitino, corto come mai ne aveva portato uno, annodato attorno al collo le lasciava la schiena completamente nuda e un abbondante visione delle tette.
I sandali con i tacchi a spillo le slanciavano le gambe divinamente. Il bianco dell’abito e dei sandali si contrastava in maniera violenta col il nero delle calze, direi sfacciato, volgare oltretutto i laccetti del reggicalze erano ben evidenti con il loro rilievo e l’abito le fasciava culo e tette disegnandone le linee il solco dei glutei segnato dal perizoma e la rotondità delle tette che quasi straboccavano ed i capezzoli ben disegnati.
Era eccitante vederla in una tenuta così sexy. “Ti piace il mio culo?”, mi disse, lasciandomi allibito usando un vocabolario che non le avevo mai sentito usare. Poi sempre con lo stesso tono mi chiese di esprimere un paragone con chissà quale modella avessi citato in passato o il ricordo di un nostro amico che descriveva i culi delle ragazze creole. La abbracciai e mi strusciai contro di lei. La sentivo fremere. Osai di più e le chiesi di uscire a cena vestita così.
“ma sei impazzito? Ho giocato con te perché ho capito quanto poco sensuale fossi diventata, ma da li ad uscire ce ne passa, e poi mi vergognerei”. Mi fece osservare come l’orlo della gonna arrivasse appena a coprire il bordo delle calze. Insistetti protestò un po’ ma alla fine accettò a condizione di trovare un posto dove non avrebbe potuto essere riconosciuta “A condizione di tenere almeno un giacchino, ho la schiena praticamente nuda e le tette – se le strinse tra le mani – quasi mi escono”.
Le concessi il giacchino.
Ero a mille. Aprii la porta e girandomi la vidi indossare uno spolverino.
“per coprire il vestito, non vorrai che corra il rischio che mi veda qualcuno?” Annuii.
Uscimmo dal nostro palazzo anonimamente, Pan aveva indossato uno spolverino e teneva i sandali con i tacchi a spillo in una busta che indossò solo una volta salita in auto.
Prima di avviare l’auto la guardai come se avesse dimenticato qualcosa.
Mi sorrise e si tolse subito lo spolverino. Notai che si era messa un giacchino chiuso con una spilla che in questo modo nascondeva il suo profondo decolté. Solo un marito innamorato può immaginare quanto sia eccitante uscire a cena con una moglie trasformata in un’incantevole “femme fatale” ma se doveva essere sexy lo doveva essere fino in fondo. Le accarezzai una coscia e la mia mano continuava a correre verso l’alto fino alla fine della calza per scivolare sulla sua pelle vellutata e poi sotto sul suo sesso.
Era caldo, ricco di umori. “mi fai impazzire, sei l’unica persona al mondo che riuscirebbe a portarmi a cene vestita in questo modo. ” Mi sussurrò. Mi fermai , le accerezzai il collo e raggiunsi la spilla che con un gesto deciso le staccai “Va bene il giacchino, ma questa mi sembra che non c’entri molto”. “ma –balbettò- così si vede che non porto il reggiseno”.
Sorrisi e non dissi altro. Lei si accese una sigaretta nervosamente e forse un po’ tesa.
Raggiungemmo la nostra meta una città diversa da quella dove abitiamo. Avevo l’indirizzo di un ristorantino che faceva al caso nostro e per accentuare l’anonimato, ma più che altro per vederla camminare in quella sua tenuta inusuale per le sue abitudini, scelsi di fare l’ultimo tratto con un taxi. Cercò lo spolverino, la presi per mano e la feci scendere. Le dissi che era bellissima. Cercò ancora delle scuse per farsi ridare lo spolverino.
“ se mi vede qualcuno che mi conosce?”. Le risposi che non avrebbe avuto nullo da nascondere tanto era stupenda e che non avrebbe mai più dovuto nascondere la sua bellezza dietro abiti che non le facessero onore. “Anzi – la presi per le spalle e cercai di toglierle il giacchino – anche questo non serve”. Protestò, se lo strinse a se. Ero deciso a non dargliela vinta, finchè Pan cedette. Gettai il giacchino sul sedile dell’auto e chiusi.
“spero che il ristorante non sia molto lontano,mi sento nuda”. Quando le dissi che avremmo dovuto prendere anche un taxi ebbe un moto di stizza. Voleva ritornare a casa. “Io vado a cena tu fai come vuoi” mi girai e mi avviai lungo la strada. Mi raggiunse subito, anche perché un paio di ragazzotti si erano fermati a guardare la scena o meglio ad ammirare la mise di Pan. “sei uno stronzo, hai visto quelli come mi hanno guardata” disse tirandosi la gonna per l’orlo verso il basso.
Mentre noi camminavamo i due dietro ci seguivano ammirando lo spettacolo che Pan sta offrendo. “Sono ancora li dietro – mi disse stingendomi il braccio – che hanno da guardare, si vede qualcosa?”. La lasciai e le chiesi di camminare davanti a me sola”sei ammattito vero?”
Le risposi che era l’unico modo per vedere se stava dando spettacolo. Le dissi che non avrebbe dovuto preoccuparsi, quando invece la gonna ad ogni passo lasciava in mostra il filo delle calze ed il culo sotto il bianco del vestito si modellava quasi come se non avesse indosso nulla.
Arrivammo al parcheggio dei taxi. Anche lo sguardo del taxista sembrava esprimere lo stesso parere. Il suo finalmente era solo il segno del suo disagio. Salita sul taxi lei stirò verso il basso il bordo della gonna che si era arricciato scoprendo il bordo delle calze. Mi chiese di ritornare , ora si vergognava di essere uscita così e si sentiva nuda. Di fatto sotto l’abito indossava solo un minuscolo perizoma. Furtivamente senza che il taxista si accorgesse di nulla, vincendo una minima resistenza, le infilai la mano sotto la gonna, sfiorando le calze e poi le cosce nude fino sulla stoffa del perizoma.
La sentii forse ancora più calda ed eccitata; Pan strinse le gambe “..non ora..”. Eravamo quasi davanti al ristorante. Mi chiese di nuovo di tornare. Il taxista ci indicò la fine della corsa. Scesi. Aprii la portiera a Pan e le porsi la mano per scendere. Scese dal taxi non riuscendo a trattenere l’orlo della gonna che le scoprì le cosce nude sopra il pizzo delle calze esponendosi allo sguardo indiscreto del taxista. Entrammo nel ristorante; attraversò il salone; i suoi tacchi a spillo valorizzavano le gambe generosamente scoperte dalla minigonna ed il culo ondeggiava facendo voltare molti avventori; schiena scoperta e tette straboccanti ed i laccetti del reggicalze che si disegnavano sotto il vestito la rendevano sexy e desiderabile.
Alcuni sorrisettidegli avventori. La vidi arrossire. Alla luce interna mi sembrò decisamente volgare e chi la guardava forse immaginava che potesse essere solo una puttana. Mi sentii in colpa, forse avevo esagerato. Sedendosi il suo imbarazzo crebbe accorgendosi di non poter evitare alla gonna di risalire e lasciare ben intravedere il bordo delle calze; cercò di coprirsi con la tovaglia ma non fu sufficiente per cui usò un tovagliolo aperto sulle ginocchia. In un tavolo di fronte c’era un gruppo di orientali che, sorridendo e parlottando, gettavano in continuazione delle occhiate verso Pan.
Le presi una mano, stava tremando. Mi disse che si stava vergognando a morte che le stavo facendo fare la figura della puttana “.. la mia puttana per una notte…” mi trattenni ma solo per un secondo. Non avevo mai usato un linguaggio così crudo con lei, ma non reagì , sorrisi e ripresi “non mi dici sempre che per me faresti qualunque cosa?”.
Pan mi sorrise a sua volta e lo interpretai come un incoraggiamento.
“Tanto per cominciare potresti toglierti il tovagliolo dalle gambe, così potrò guardartele per tutta la sera”.
“non posso, mi si vedono le calze, mi sento già estremamente a disagio”.
Non insistetti. Alla seconda portata, e dopo qualche bicchiere di vino, ritentai.
“sei proprio un porco” Pan abbassò una mano e portò il tovagliolo sulla tavola lasciando in questo modo in mostra le sue cosce nude sopra l’orlo delle calze.
Nel locale erano restati solo il gruppo degli orientali che stavano ormai indirizzando tutta la loro attenzione verso le gambe di Pan. Le porsi il tovagliolo pensando di interrompere la sua esibizione, ma lei si spinse oltre ” Dici che le mie gambe piacciono anche a loro ? del resto anche a te piace guardarmi ” tentò un’ennesima provocazione che non mi lasciai sfuggire “guarda che non sono geloso, ho sempre pensato che nascondere le tue grazie , come dici tu, sia solo un peccato, anzi se le accavalli li farai ancora più contenti”.
“non credi ne sia capace?” Spostò di poco indietro la sedia e dal suo movimento capii che lo stava facendo, ma l’arrivo del cameriere la fece ricomporre immediatamente. Anzichè il cameriere era però Alfredo, il proprietario del locale, che molto garbatamente si complimentò per la bellezza di Pan facendola quasi arrossire poi, senza ritegno, disse che quei clienti erano giapponesi che gestivano un locale della città. Da lui stavano festeggiando il compleanno di uno di loro che era restato colpito dalla sensualità di Pan e che sarebbe stato felice se accettasse di essere lei a portare la torta con le candeline al loro tavolo.
Era evidente che c’era da parte di tutti la voglia di vedersela sfilare più da vicino e sinceramente il fatto che tutti se la stessero mangiando con gli occhi mi eccitava. Pan non sapeva cosa dire, Alfredo mi guardò “Sempre che voi non abbiate nulla in contrario che vi rubi per qualche minuto la vostra accompagnatrice”
Restai di stucco. Alfredo aveva scambiato mia moglie per una puttana e come dargli torto.
Pan strabuzzò gli occhi.
Non potei fare altro che controbattere.
“Forse c’è un equivoco, è mia moglie”
Alfredo si scusò, ma allo stesso tempo si lasciò andare ad elogi sul suo fascino.
“non è da tutte , se mi permette, vestirsi in modo così appariscente né per un marito permettere a sua moglie di andare in giro come una call-girl, a meno che …. – si interruppe – e comunque se vostra moglie volesse far contenti quei signori, io la aspetto per qualche minuto in cucina.
E se ne andò
“Mi ha preso per una puttana, ti rendi conto e tu non hai fatto niente per difendermi”
Le risposi che in fondo non era stato maleducato, che si era pure scusato e profuso in complimenti e che non ci trovavo niente di male nella sua proposta.
“Così tu mi lasceresti passare davanti a quei signori vestita in questo modo, con questo decolté che mi lascia quasi in bella vista le tette?”
“e che c’è di male? Sei una bella donna e chi resisterebbe alla tua sensualità, l’estate scorsa a Majorca non ti sei messa anche in topless? E su quella spiaggia deserta non ti eri accorta che qualcuno aveva apprezzato il bel panorama che offrivi? credo che potresti tranquillamente accettare la proposta di Alfredo”
“E cosa dovrei fare?”
“Solo portare la torta al loro tavolo, anzi passagli davanti camminando sensualmente.
”
Il mio cuore accelerò stimolato da quello che ero riuscito a dirle, un mix di eccitazione curiosità e timore per quello che le avevo chiesto. Quale sarebbe stata la sua reazione ora? Sarà stato l’ambiente anonimo, l’alcool che la stava disinibendo, fatto sta che Pan senza dire nulla si alzò restando di fianco a me senza che la potessero vedere. Era uno spettacolo; scarpe col tacco a spillo, gambe velate dalle calze che oltre a mostrare l'attaccatura del reggicalze lasciavano scoperti alcuni centimetri di coscia nuda che la gonna non riusciva a coprire.
Si girò esibendo solo per me il suo sedere rotondo coperto solo dal minuscolo perizoma. Mi sembrava di scoppiare. Si abbassò l’orlo della gonna e si avviò verso Alfredo, ancheggiando più di quanto non avesse fatto fino a quel momento. Era uno spettacolo, le due tette disegnate sotto la sottile stoffa dell’abitino sembravano esplodere vergognosamente,le gambe sembravano non finire ed in quel modo sensuale attraversò tutta la sala.
Poco dopo uscì tenendo una grossa torta con delle candeline.
Pan stava per andare verso il tavolo. Alfredo la fermò trattenendola per i fianchi mentre un cameriere accese le candeline. Abbassarono le luci nel locale. Alfredo la tratteneva ancora per i fianchi, io la guardavo a pochi metri da lei. Ebbi un sussulto per quello che stava succedendo. Alfredo con movimenti impercettibili tenendo le mani su fianchi di Pan le aveva fatto risalire l’orlo della gonna così che si vedessero bene calze e reggicalze ma quel che era peggio arrivava a scoprirle parte del suo sedere.
La lasciò e mentre cantavano “happy birthday” lei si avvicinò al tavolo. Appoggiata la torta sul tavolo, Alfredo la invitò a spingerla più avanti, ma, così facendo finì col flettere il troppo il busto, lasciando al giapponese che l’aveva davanti la magnifica visione sulle sue tette ma a quelli che erano restati dietro, la rotondità del suo culo ormai completamente scoperto. Restai quasi indignato ma ancor più scioccato, per il fatto che in quella posizione qualcuno riuscì anche ad immortalarla nella classica foto ricordo.
Riaccesero le luci e tutti la videro con le gambe generosamente scoperte; raccolse un’ovazione e solo allora si rese conto del suo stato. Si abbassò l’orlo della gonna e corse da me tra i fischi dei presenti.
“ Mi sono sentita sprofondare dalla vergogna in mezzo a quella sala” disse Pan. “Mi sono sentita – abbassò gli occhi e dopo un attimo di esitazione riprese- una puttana” disse con un filo di voce.
E visto che se la prendeva con me le risposi “ e tu ti sei fatta trattare come una puttana senza ribellarti ad uno sconosciuto che ti sollevava la gonna ” Non parlava,le presi la mano e la sentivo nuovamente fremere. Lei si era eccitata di questo suo esibizionismo fino ad allora sconosciuto ed io altrettanto nel vederla così sexy. Senza che né io né Pan parlassimo Alfredo tornò da noi “è sempre piacevole ammirare una bella donna che si lascia guardare ” passò vicino a Pan e allontanandosi Alfredo le sfiorò il collo con la mano “torno fra poco”.
Eravamo restati ammutoliti. Le frasi di quello sconosciuto mi rimbombavano nella testa e tanto mi ingelosiva, tanto mi eccitava l’idea di vedere mia moglie al centro delle sue attenzioni. Ripeteva “che figura, che figura, sei pazzo, non ti dovevo ascoltare, per chi mi ha presa ? penserà veramente che sono una puttana….. ti rendi conto…..andiamocene “
“Aspettiamo che ritorni ”. Le appoggiai una mano sulla coscia scivolando sul bordo della calza. Pan era ansimante.
Ero tanto eccitato che stavo perdendo di vista la realtà. “In fondo,non negare, ti è piaciuto, ti sei sentita una star” Pan si ammutolì vedendo Alfredo ritornare da noi.
“Vostra moglie è stata magnifica, ma penso che potrebbe essere ancor più provocante” disse sorridendo. Cosa poteva fare più di così? Ci guardammo interdetti.
“Sono sicuro che dovreste lasciarvi ammirare ancora di più. Sareste una cameriera perfetta per il mio locale e magari potreste trasformarvi in un’eccitante cameriera sexy – le disse ”
“Per tutta la sera hanno potuto seguire le tue esibizioni al tavolo – aveva preso a darle del tu – non vedo perché non offrirci qualcosa di più da vedere andando a servire al loro tavolo”
Pan teneva gli occhi bassi pieni ora di vergogna che si era sostituita alla sua impertinenza giocata tra noi due.
Cercai di protestare poco convinto
“ vi sdegnate per una proposta un po’ osée? E prima cosa avete fatto?”
Eravamo allibiti. “saresti una cameriera incantevole” riprese Alfredo” che si alzò dirigendosi verso il tavolo dei nostri spettatori. Subito dopo passò davanti a noi seguito dai giapponesi che guardavano Pan come se la stessero spogliando con gli occhi. Scomparvero salendo sul soppalco lungo una scala a chiocciola. Li sentivamo vociare, ridere. Con un filo di voce Pan mi chiese ancora di andarcene.
“Sai – le dissi, non sapevo cosa mi stesse prendendo ma ormai decisi di passare ogni limite- non saresti male come cameriera sexy , quel diavolo di un proprietario ha ragione. ”
“vorresti davvero che servissi al loro tavolo per tutta una sera? Mi vengono i brividi al solo pensiero… ”
Le infilai ancora una mano sotto la gonna. La sentii eccitata
“Fermati, mi stai eccitando troppo – disse Pan con un filo di voce
“mi piace eccitarti, pensarti esibita così impudicamente” ripresi io.
“Ma sei perverso a pensare di mostrare la tua mogliettina seminuda a degli estranei”
“Sarò anche perverso e tu cosa mi dici allora, non ti sei tirata indietro e hai lasciato che ti scoprisse il culo e non dirmi che non te ne eri accorta. ”.
Un attimo di silenzio “Non avrei dovuto… ma, più mi vergognavo più trovavo la cosa eccitante, non ho mai osato portare abiti osé ed ora invece….
sei tu,mi sono sentita tua più che mai, in fondo sei stato tu ad offrirmi ed in quel momento mi sono sentita completamente tua, l’ho fatto perchè eri tu che mi comandavi..che mi volevi così discinta. Ma c’è un limite , non puoi pensare che mi metta anche a servire al loro tavolo”
“perché no, in fondo l’hai già fatto” le risposi.
“Andiamo a casa e giochiamo coì tra di noi. Dimmi cosa vorresti faccia?”
Quella sua disponibilità mi stava eccitando enormemente.
Le piaceva essere ammirata. Ero a dir poco sorpreso. Sentivo una sorta di euforia trasgressiva : “credo che d’ora in poi ti porterò sempre a cena con abiti sempre più sexy,te lo dicevo che sei troppo eccitante quando ti scopri e ne hai di cose da scoprire. E’ un insulto alla bellezza nascondere le tue gambe e non usare dei decolté così profondi”.
Pan era eccitata, i suoi occhi lucidi e ansimante mi sussurrò “ va bene, lo faremo, ma ora andiamo a casa…” Non completò il discorso che la voce di Alfredo ci interruppe.
Seguito da uno del gruppo ridiscese accompagnandolo in un’altra direzione per poi tornare da noi.
“Ormai nel locale ci siamo solo noi. Ho lasciato il signore a scegliere i vini, ma ritorniamo a noi, allora cosa avete deciso?”
Visto che Pan aveva deciso di giocare , ma a casa, volli tastare il terreno e caprie cosa sarebbe successo se avessimo accondisceso alle sue richieste “…. Volevo sapere se …. Noi avremmo pensato…” – non riuscivo ad articolare un discorso Alfredo mi anticipò “avete cambiato idea.
” disse secco.
Titubante ripresi il discorso “ no, è che saremmo stati curiosi di sapere cosa avrebbe dovuto fare di preciso”
Pan teneva gli occhi abbassati.
Alfredo le alzò il mento “io credo che saresti magnifica, ma se non volete nessuno può imporvelo”
Presi Pan per una mano, mi sentivo elettrizzato. Mi chiesi se fossi veramente sicuro di quello che stavo per chiedere “ beh se siete ancora disponibile mia moglie è disposta a servire ai tavoli dei vostri clienti ….
”
Sentii Pan sussultare e stringermi forte la mano.
“Direi che è un’ottima scelta – mi rubò il seguito del discorso- ma come vi ho detto penso che dovrà spingersi un po’ più in là, sa i miei clienti sono …. diciamo: esigenti del resto guardate quanto impiega a scegliere uno champagne ”
Restammo in silenzio. Il cuore mi batteva mi vergognavo e nello stesso tempo ero paurosamente eccitato. Strinsi la mano a Pan sapendo che il gioco stava diventando perversamente eccitante.
”vorrei essere chiaro – riprese Alfredo parlando a Pan- se ora se accetti di restare ti dovrai preparare come una perfetta cameriera sexy senza sottrarti a nessuna delle mie condizioni. ”
Nessuno di noi parlava.
“allora siamo d’accordo?” Pan abbassò gli occhi ed io annuii.
Alfredo si alzò e ci disse di aspettarlo.
“Io non volevo, perché l’hai fatto?”
Le risposi che anche lei avrebbe potuto opporsi e non l’aveva fatto
“Non stiamo esagerando?” mi disse “ e poi quali condizioni sono?”
“Una cameriera deve pur accettare le condizioni di lavoro del suo padrone…” le disse Alfredo comparendo improvvisamente dietro di noi
“ il mio padrone?”
“beh adesso lavori per me “ le disse tenendo tra le mani un grembiulino bianco come quello che le cameriere mettevano per servire ai tavoli, lo porse a Pan e senza tergiversare le chiese di indossarlo.
Pan mi guardava come se aspettasse una mia approvazione.
Sentivo uno stato di perversa eccitazione per la situazione che si era creata.
Pan teneva il grembiulino bianco tra le mani. Alfredo capendo che ormai avrebbe potuto orchestrare la serata forzò la situazione ”dovresti alzarti – si rivolse quasi con melliflua cortesia a Pan- …per indossarlo non puoi fare diversamente”
Pan sorrise quasi forzatamente ma si alzò. Lasciò che Alfredo si riprendesse il grembiulino e con cura lo annodasse alla sua vita e portasse poi la pettorina intorno al suo collo.
“ve la posso rubare un attimo?” Per un attimo fui portato a fermarli ma Alfredo neanche attese la mia risposta.
Le allungò la mano. Pan non si oppose si alzò e lo seguì scomparendo nella sala adiacente. Solo un attimo e mi alzai anch’io per sapere cosa volesse fare a mia moglie. Girando l’angolo la vidi seduta in equilibrio precario su uno sgabello lasciarsi truccare occhi e labbra da Alfredo che si muoveva con l’abilità di un estetista.
I capelli legati a chignon davano al suo viso una sensualità mai vista, ma ancora di più restai turbato nel vederla immobile di fronte a lui con la gonna che era vergognosamente risalita lasciandole scoperte le cosce nude. Pan incrociò il mio sguardo attonito e abbassò gli occhi quasi per pudore. Le labbra erano state trasformate in una viva carnalità , l’ombretto nero agli occhi era molto spinto. Il trucco la rendeva ancor più affascinante, il cambiamento era radicale non c’era più traccia della donna che un’ora prima era entrata con me in quel ristorante per una normalissima cena.
Non mi sapevo capacitare di come era potuto accadere che uno sconosciuto ci avesse trascinato fin li, eppure nessuno parlava aspettando lo svolgersi degli eventi. Alfredo la aiutò a scendere dallo sgabello e la gonna scivolò ancora più su mostrando completamente calze e reggicalze Alfredo commentò che Pan avrebbe offerto uno spettacolo eccezionale girando così per il suo locale e sorridendo le indicò di ritornare nell’altra stanza. Pan senza fiatare ad occhi bassi e dopo essersi tirata l’orlo della gonna verso il basso coprendosi le gambe tremante si avviò verso l’altra stanza camminando sui tacchi a spillo con il culo che ondeggiava volgarmente.
Alfredo la fermò. Con un gentile “posso” che non trovò la nostra opposizione, le prese tra le mani il bordo superiore della gonna e lo portò più verso l'alto scoprendo maggiormente le gambe fino all’orlo delle calze lasciando vedere la pelle nuda “due gambe così belle è un peccato coprirle – e aggiunse – così mi sembrate una perfetta cameriera sexy, del resto non avevate nascosto di meno prima”. Pan mi guardò,era innegabile che entrambi ci stavamo eccitando per quella proposta troppo azzardata, ma viste come erano andate le cose nessuno di noi propose di fermarsi.
Guardavo Pan in quei pochi centimetri di stoffa Avrei voluto prenderla per mano e scappare. Il cuore mi batteva mi vergognavo e nello stesso tempo ero paurosamente eccitato. Pan era immobile e lei pure sembrava eccitata.
Il proprietario accarezzò la sua schiena nuda “se vuoi fare la cameriera sexy – usò questo termine in modo autoritario – devi andare fino in fondo” Le appoggiò le mani sul collo sistemandole il grembiulino, scivolò sulla schiena nuda fino al nodo dell’abito che con un mossa rapida sciolse con decisione, scoprendole ancora di più la schiena.
Pan immobile non faceva una piega. “Ma, siete pazzo” sussurrai tra il sorpreso e l’allibito. Mi rispose di non temere e fissò i bordi dei nodi alla pettorina del grembiulino “in questo modo il nodo del grembiule sosterrà l’abito” e poi bianco come l’abito sembrerà tutt’uno” Restai impalato a guardare Pan con la schiena completamente nuda. Non avevo mai provato una tale eccitazione, fiumi di adrenalina scorrevano nelle mie vene facendo battere il cuore all'impazzata.
Lui le fece strada ed io la guardava in quel suo incedere impudico
Con una tensione alle stelle ed un groppo alla gola, con un ultimo senso di pudore ripresi “Non penserete davvero che ….. Questo gioco mi è piaciuto fino ad ora, adesso ci fermiamo”
“Non vorrete fermarvi sul più bello, non siete curioso di sapere come se la cava la nostra cameriera sexy? “
Poi aggiunse che lui mi avrebbe presentato al capo della comitiva dei giapponesi dicendogli che gli avevo portato mia moglie perchè da oggi lavorava da lui come cameriera sexy.
Tuttavia per rendere la cosa più credibile, dopo avermelo presentato, avrei dovuto uscire dal ristorante rientrando, non visto, dalla porta di servizio. La voleva veramente offrire a degli sconosciuti, ma quella nuova affermazione mi fece accapponare la pelle lasciandomi perplesso. Era un gioco o qualcosa di diverso?
Lui le disse di tenersi pronta e quando sarebbe ricomparso con il giapponese, mentre l’avrebbe trattenuto all’inizio della scala, lei avrebbe dovuto raggiungerlo per andare a prendere le coppe di champagne : “voglio che tu mi raggiunga e mi dica :padrone , vado bene così per servire al loro tavolo?”
Alfredo si avvicinò a Pan le appoggiò una mano sul culo senza che lei reagisse e senza ritegno disse “il culo di vostra moglie è stupendo… e un’altra cosa – si rivolse a me-Visto che il culo di vostra moglie con una gonna così corta si intravvede non vedo l’utilità di continuare a tenere un così antiestetico tanga , vi sarei grato se prima di lasciarla venire da me glielo toglieste, il grembiulino è sufficientemente lungo da coprirla anche nei movimenti”
Quello che mi stava proponendo era folle.
Pan restò a guardarmi.
Se ne andò sicuro di se e ci lasciò soli. Dove eravamo finiti? Mi vergognavo ed allo stesso tempo ero eccitato. Cosa avrebbero detto i nostri conoscenti se avessero visto Pan in quel modo seminuda in mezzo a quel ristorante?
Restammo immobili, abbracciati
La sentivo tremare tra le mie braccia. Mi venivano i brividi e nello stesso tempo mi eccitavo appoggiando il mio sesso sul suo culo.
Scivolai con una mano sulle cosce fino a raggiungere la pelle nuda alla fine della calza e scivolare poi sulla stoffa del perizoma. La sua fighetta era calda e le mutandine bagnate.
“ti prego,sono tua moglie, non vorrai continuare davvero ? “
La situazione eccitava entrambi come l’idea di saperla abbandonata nelle mani di un estraneo mandata a servire alla tavola dei giapponesi seminuda.
Le presi l’elastico del tanga
“no ti prego fermati…… mi vergogno, smettila” supplicò Pan con poca convinzione
Le feci scivolare quel minuscolo indumento giù per le gambe.
Ora sotto l’abito era completamente nuda.
Improvvisamente comparve Alfredo accompagnato dal giapponese soffermandosi come ci aveva detto, al fondo della scala ed entrambi gettarono uno sguardo sul minuscolo perizoma ai piedi di Pan
Baciai Pan sul collo e le sussurrai in un orecchio “Vai a servire al tavolo come ti ha chiesto il tuo padrone” Pan tremava, le accarezzai il sesso aumentando ancora di più la tensione e andai verso il proprietario del ristorante.
Mi presentò al giapponese che conosceva bene l’italiano.
“lui è il marito. Mi lascia la moglie perchè la possa trasformare nel modo che sai e poi sarà a vostra completa disposizione”
Quel “completa disposizione” mi gelò, ma ora come si sarebbe potuto tornare indietro?
Iniziammo a recitare la sceneggiata concordata
“ Allora siete d’accordo – disse il mio interlocutore – sapete che la trasformazione di vostra moglie sarà radicale e diventerà a tutti gli effetti la mia serva”
“ d’accordo potrà lavorare come cameriera” dissi
“cameriera e qualunque altra cosa le vorrò chiedere” sorrise allungandomi la mano quasi a sigillare un contratto e mentre mi stringeva la mano ammiccando continuò “ Una cameriera particolare… ed ho visto che l’hai preparata come ti ho chiesto, scosciata e nuda integralmente nuda sotto l’abito, per quel poco che se lo terrà ancora”
Le sue reali intenzioni si stavano poco a poco delineando e la cosa mi turbava facendomi passare dall’eccitazione ad una franca preoccupazione , ma ormai che fare se non restare al gioco? Il giapponese zitto fino a quel momento commentò “gran bella donna- sorrise- è tutta la sera che la stiamo guardando, siete fortunato.
” Poi aggiunse qualcosa che mi turbò, meglio mi creò fastidio accrescendo quel senso di gelosia che fino a quel momento non avevo ancora provato “Se Alfredo saprà fare le cose come si deve, sarò ben felice di tenerla al servizio da me e vedrete che potremo ottenere ed esigere da lei molto di più”. Non riuscii a dire nulla perchè Alfredo mi fece cenno di seguirlo , di fatto accompagnandomi alla porta “.
Mentre la apriva il giapponese mi squadrò. Un brivido mi corse lungo la schiena quando il proprietario si rivolse a lui “Solo un attimo e la vostra gheisha sarà da voi ” e fece un cenno a Pan che ci raggiunse ” padrone , vado bene così per servire al loro tavolo?” disse imbarazzata ma calata in quel gioco.
Alfredo facendole cenno le indicò un vassoio Pan, prese il vassoio e si diresse verso noi.
Era magnifica, tra il bordo della gonna e le calze c'erano almeno cinque centimetri di coscia nuda e il culo si intravedeva mentre camminava quel che bastava per essere indecente.
“tu intanto sali pure e prendi le loro ordinazioni”
Pan si scostò lasciando la strada al giapponese che squadrandole le gambe le fece cenno di precederlo. Pan si fermò guardandoci ed il proprietario sorridendo “su cosa aspetti vai “
Pan senza scampo salì il primo gradino della scala a chiocciola ed i suoi passi successivi svelarono interamente le sue nudità.
A metà scala lui la fece arrestare, chiedendole di aspettare il giapponese che dietro di lei non poteva che gustarsi al meglio quello spettacolo, le gambe fasciate dalle calze nere , il culo completamente nudo e tutto il resto che ad ogni piccolo passo si esponeva vergognosamente.
Sulla soglia della porta Alfredo mi battè la mano sulla spalla “Ma me la racconti giusta? Veramente è tua moglie, non è che veramente una puttana? “
Scossi la testa e cercai di rientrare.
Lui mi fermò “Se è proprio tua moglie non credo sia la prima volta che fai esibire così”.
Gli raccontai come stavano le cose e lui dopo avermi ascoltato “ Se è stato così semplice portarla a comportarsi così ti garantisco che quando tornerai a riprendertela sarai sorpreso” Mi chiuse la porta in faccia senza lasciarmi il tempo di replicare. Guadagnai velocemente il retro del locale. Gettando un’occhiata al piano di sopra vidi una vetrata del locale illuminata e mi accorsi che chiunque dalla strada buttando un occhio li dentro avrebbe visto Pan in quella tenuta indecente.
La porta sul retro era chiusa. Corsi nuovamente davanti ma anche la serranda del locale era stata abbassata. Raggiunsi la sola finestra aperta ancora accessibile.
Si sentì un accenno di battimano un attimo di silenzio seguito da un «ooohh» di approvazione. Nella mente avevo un turbinio di pensieri. Me la immaginavo con le loro mani che la frugavano dappertutto…oppure obbligata a cedere a tutti finendo posseduta da ciascuno di loro…. trascorsi in compagnia di questi pensieri una tempo che sembrava non avere più fine e quando ritornai alla vetrata non si vedeva nulla.
Avevo le orecchie tese, cercando qualche parola, ma non mi era possibile, la musica di sottofondo, la distanza e il parlare piano me lo impedivano. L'unica cosa che percepivo era qualche risatina. Cosa facevano? Seguirono i minuti più lunghi della serata, l'ansia e i ripensamenti di quello che avevo fatto. Bussai alla porta, ma non mi aprì nessuno, così restai ad origliare dalla finestra socchiusa. Allungai la mano attraverso la grata e aprii completamente la finestra.
La chiamai a bassa voce. Niente. Mi sembrava di impazzire, l'attesa era estenuante ed eccitante al tempo stesso,poi finalmente dopo un quarto d'ora riapparve.
Vederla ricomparire ancora con quel vestitino ora raccolto dal grembiule era uno spettacolo estremamente eccitante e nello stesso tempo mi tranquillizzò: Pan restava ferma immobile in mezzo alla stanza. La chiamai nello stesso momento in cui arrivava anche Alfredo. Pan non si mosse fissandomi. Alfredo mi sorrise “è perfetta” si lasciò sfuggire soddisfatto.
Si rifiutò però di farmi entrare perché solo in quel modo tutto sarebbe stato più credibile. Io e Pan ci guardammo. Lui ordinò a Pan di andare a servire dell’altro champagne e ci lasciò a guardarci dai lati opposti della finestra mentre si assentava affannato.
“cosa è successo? ” le chiesi geloso ma anche curioso.
“mi hanno trattata come una … una … puttana. Hanno fatto degli apprezzamenti volgari” Pan teneva gli occhi bassi pieni ora di vergogna.
Alfredo ci interruppe “Non mi sembra niente di sorprendente, del resto avete lasciato che tutta la sera vostra moglie si esibisse seminuda in un locale senza che nessuno l’avesse spinta a farlo e tutti hanno pensato che fosse una puttana con il suo cliente. Quindi cosa avete da lamentarvi”
Lo pregai di lasciarmi entrare a riprendere mia moglie e tornarcene a casa.
“Ora no, è stata magnifica, e mi hanno quasi convinto a cedergliela per servire nel loro night club.
Sai, la vedrei bene girare tra i tavoli di un vero locale notturno, tra la gente, mezza nuda , non come da me per feste private come questa”
PAn cercò di protestare “ma io non voglio”
“Ti piacerà vedrai, sono convinto che ti piacerà molto” le ripetè convinto “questa sera non volevi neppure servire i giapponesi e guardati come sei ridotta”
Sentendo come la stava trattando gli dissi che il gioco era già andato oltre.
“Abbiamo appena iniziato, guarda” e le infilò la mano sotto la gonna.
“Cosa fa , come si permette” gli gridai.
Pan era immobile.
“ma guarda come si presenta una vera cameriera sexy” e così dicendo le sfilò i lembi dell’abito da sotto la pettorina del grembiule, così che scoprì prima una tetta e poi l’altra lasciandole coperte solo dalla pettorina del grembiulino ma in modo che guardandola di lato restassero ben in vista lasciando che la la parte inferiroe del vestito scivolasse difatto allungando l’orlo della gonna.
Mi sorrise. “Mi sembra così vada meglio”.
Le tirò una manata sul culo “ora puoi ritornare da loro”
Gli dissi che era pazzo che non poteva rimandarla di la in quel modo. Mi guardò e disse che infondo avevo ragione come potevo aspettarmi che uscisse così. Sorrise e le sfilò l’abito dai piedi. Il sedere nudo risaltava ancora di più ed i laccetti del reggicalze risaltavano dai lati del grembiulino che le copriva mezza coscia.. Disse che era perfetta e la spinse verso l’altra stanza dove si erano riuniti i giapponesi.
Pan tremava mi guardò abbassando gli occhi. Ero allibito. “Come cameriera sexy è perfetta, non vi pare – e la strattonò poco più lontano dalla finestra dove ero restato a vedere la scena.
Lo minacciai di andare alla polizia, si prese gioco di me dicendo se immaginavo cosa sarebbe successo. Lo supplicai di smettere.
Pan era impotente nelle sue mani. Ora indossava solo il grembiule da cameriera che le copriva il suo sesso ma saliva con la pettorina sulle tette.
Le chiese di fare il giro della stanza passando davanti alla finestra dove c’ero io. Pan iniziò a camminare. Alfredo la invitò a camminare mettendo un piede davanti all’altro. Così facendo finì con sculettare in modo osceno. Ad ogni passo la pettorina del grembiulino oscillava come una tendina scoprendo i capezzoli e mettendo ben in mostra il suo sesso : era uno spettacolo eccitante e perverso.
“adesso è pronta e la posso portare di la ,e non credo che potrà rifiutare nulla di quanto le verrà chiesto,”
“Siete pazzo, fermatevi, Pan fermati.
” Lei non diceva nulla. Lui si avvicinò alla finestra e prima di chiuderla mi disse di andare su di un’altra finestra che mi avrebbe lasciato socchiusa per lasciarmi godere dello spettacolo che stava per offrire ai giapponesi.
Corsi dall’altra parte.
La finestra era chiusa. Mi sembrava di impazzire. Sentii degli applausi. La finestra si socchiuse, gettai lo sguardo attonito; luci soffuse, Pan era ferma in piedi in mezzo alla stanza. Alfredo la raggiunse e prima che lei potesse rendersene conto le disfò il nodo del grembiulino.
Un applauso generale accolse la sua splendente nudità esaltata dal solo intimo di calze nere e tacchi a spillo. Tenendola per mano la spinse in mezzo alla sala facendola sfilare come in una passerella lasciando che tutti potessero accarezzare quella preda nuda che veniva offerta. Ora i presenti senza scrupoli facevano scivolare le loro mani senza ritegno su quelle meravigliose curve. Quella scena improvvisamente si illuminò di flash intermittenti e non fu difficile capire che Alfredo la stava fotografando mentre nuda era alla merce di quei tipi.
Poi improvvisamente si arrestò tutto. I giapponesi si ricomposero e quasi incurante di Pan ferma nuda in mezzo alla stanza discussero con Alfredo. Non capivo nulla, ma fu tutto chiaro quando lui passò, a quello che sembrava il boss, un foglio che srotolò sul tavolo. Alfredo prese Pan per mano la spinse vicino al tavolo
“leggilo è il contratto con il signor Sushimi”
Pan leggendolo sbiancava coprendosi come poteva le sue nudità.
“ firmandolo accetterai di lavorare come cameriera sexy nel suo night club, ma prima ti dovrò insegnare io qualche cosa”
“Non mi era mai capitato di trovare una signora per bene che in così poco tempo imparasse ad ubbidirmi.
E poi anche tuo marito ha accettato tutto sapendo che non avresti più potuto scegliere e che avresti dovuto seguire senza ribellarti tutti i miei ordini. Ora ti dovrò insegnare come ti dovrai comportare nel locale di Sushimi”
Pan non parlava.
“adesso -riprese Alfredo – accompagnali all’uscita”.
Pan ubbidiente, nella sua completa nudità, resa ancor più eccitante dal trovarsi con indosso solo calze e reggicalze sfilò dinnanzi a loro
Compostamente i giapponesi salutarono ed uscirono dal locale.
Solo Sushimi restò nel ristorante le sfiorò una tetta. “Sei uno stupendo fior di loto sarai la perla del mio locale, ovviamente dopo che Alfredo ti avrà preparato adeguatamente. ”
Pan taceva e del resto se era arrivata fino al punto di restare nuda difronte a degli sconosciuti cosa avrebbe potuto obiettare?
Riuscii ancora a sentire
“Sei molto eccitante e bella. Non è giusto che solo noi si possa godere del tuo corpo, quindi da brava….. “
Non disse altro socchiuse la porta che dava sulla strada.
Pan si teneva nascosta dietro la porta semisocchiusa.
Alfredo salutò, si scostò lasciandola sola con Sushimi e venne verso il retro dove ammutolito aspettavo lo svolgersi degli eventi. Alfredo mi raggiunse e aprì la porta da dietro il locale per farmi entrare; sorrideva soddisfatto. Feci per precipitarmi nell’altra stanza, ma lui mi fermò
Gli dissi di smetterla, che sino a quel punto avevamo giocato e che non saremmo andati oltre “l’abbiamo preparata così bene che sarebbe un peccato fermarsi, non vi pare? E poi nessuno la sta obbligando, guardate voi stesso”
Vidi Sushimi appoggiare la mano sul culo di Pan che non reagì.
Il seguito divenne ancor più sconvolgente ed eccitante al tempo stesso.
Sushimi le stava parlando ma non riuscivo a capire le parole. Spalancò la porta ,cingeva Pan per la vita tenendole una mano sul culo, e lei senza fiatare ad occhi bassi passivamente si lasciò trascinare verso l’esterno. La sua sottomissione era estremamente eccitante. Per quanto fosse tardi la strada avrebbe potuto essere ancora ben frequentata. Sapeva di offrire uno spettacolo indecoroso, ma in fondo non aveva fatto nulla per evitarlo.
La guardai esterrefatto scendere barcollando quei due gradini. Mia moglie era li su un marciapiede in una tenuta non certo da signora per bene.
Potevo aspettarmi qualcosa di diverso? Potevo solo immaginare la vergogna che provava o il malsano piacere che la stava percorrendo. Pan si fermò girandosi verso Sushimi, forse incominciando a realizzare quanto quella perversione la stesse trascinando su una strada che non avrebbe mai immaginato. Ormai non aveva scelta. Sushimi chiuse la porta.
Alfredo mi accompagnò alla finestra;per un attimo non vidi nulla poi comparve Sushimi e Pan nuda al suo fianco senza ribellarsi passeggiare nuda lungo il viale davanti al ristorante. La guardavo allibito per quella sua sottomissione attraversando la strada, lui la spinse davanti a se e senza opporsi prese a camminare lasciando che il movimento su quei tacchi a spillo le facesse ondeggiare sensualmente il culo. Raggiunsero la loro auto dove Pan, senza la minima opposizione, vi salì prima di Sushimi accomodandosi quindi tra i due giapponesi.
L’auto ripartì.
Restai di sasso. Inveii contro Alfred. Dove la stavano portando, cosa le avrebbero fatto?
“sushimi credo le voglia spiegare qualcosa, del resto io sarò solo il suo mentore, ormai tua moglie appartiene a Sushimi.
“Che cosa stai dicendo, stai farneticando”.
Non ricordo cosa ci raccontammo, ero confuso, agitato e non mi sapevo ancora capacitare di cosa stesse succedendo.
Passarono alcuni minuti ed un colpo di claxon mi scosse.
Alfred aprì la porta del ristorante. Dall’altro lato della strada dall’auto in sosta Pan venne fatta scendere.
Corsi verso di lei abbracciandola correndo con le mani su quel corpo nudo così eccitante, riportandola barcollante all’interno del ristorante.
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