La mia prima milf (2° parte)

Eccoci al secondo incontro con la MILF che mi svezzò qualche anno fa.
Ricapitoliamo: EVA, all'epoca 36 anni ed una bimba di 7-8, separata, sta cercando casa e si rivolge a me, ragazzo 23enne agente immobiliare.
Dopo il primo appuntamento in cantiere narrato nel post precedente decidiamo di incontrarci a casa sua per una valutazione del suo alloggio.
Fissiamo per le 19. 30, deve rientrare da lavoro, meglio così penso: ultimo appuntamento della giornata, posso prendermela con calma e fare anche due chiacchere in più, a parte il discorso estetico mi era sembrata da subito una donna piacevole e spigliata.

La aspetto davanti al portoncino della scala, è leggermente in ritardo ma saprà farsi perdonare appena scesa dalla macchina: mi parcheggia praticamente davanti, apre la portiera ed ho subito modo di vedere il solito tacco 12, con la solita gamba affusolata e felina che sbuca dalla portiera, avvolta in un collant nero con la solita, eccitantissima balza in pizzo che fa capolino stavolta da un tailleur gessato con un generoso spacco laterale. A completare il quadro ecco i capelli raccolti sulla nuca ed un paio di occhiali da vista ad incorniciarle il volto, donandole un'aria sofisticata.

Il suo sguardo però era visibilmente spento, nello scusarsi del lieve ritardo mi racconta di una giornata molto stancante e ci avviamo all'appartamento.
Entro e cominciamo subito il tour, noto nel soggiorno un tapis roulant: ecco come fa a tenersi in forma! Poi passiamo alla cucina, alla camera della bimba, ai due bagni e… TA-DAH! Camera sua, uno di quei bei cameroni anni 70, da 20 e passa metri quadri, ed ecco che l'occhio nel suo vagare incrocia una mensola piena di libri ed un titolo subito mi colpisce: MEGLIO DIETRO.

Sogghigno tra me e me e passo involontariamente al libro a fianco: COME FARE DEL BENE AGLI UOMINI. Altra risatina interiore prima di scorgere KAMASUTRA e SESSO TANTRICO… Oh mamma, chissà come li mette in pratica mi chiedo! Beh, ancora non immaginavo come avrei avuto modo di scoprirlo.
Finito il tour ci accomodiamo in cucina, attorno al tavolo in modo da poter stendere i progetti della casa vista il giorno prima e discutere i termini di vendita del suo appartamento.

Eva è visibilmente stanca, mi offre un bicchiere d'acqua che accetto volentieri vista l'arsura di quella giornata, mi porge il bicchiere che inizio subito a sorseggiare e mi dice: – Sai, ho sentito subito una sintonia particolare con te, sono contenta di aver modo di incontrarti.
Arrossisco leggermente (credo), ringrazio e cerco di riportare il discorso sul piano lavorativo ma in realtà avrei semplicemente voluto dirle quanto mi ha eccitato fin dal primo incontro.

Non me ne da il tempo, avvicina la sedia alla mia, si appoggia con un braccio sul tavolo e mi fissa intensamente.

….

… Che cavolo faccio ora???

Si avvicina e mi sussurra: – Potremmo continuare il discorso casa… DOPO?
DOPO cosa, mi verrebbe da chiederle, ma semplicemente sorrido, acconsento e… Mi avvicino anch'io. Sentivo una forza magnetica attrarmi verso le sue labbra, appena evidenziate da un filo di lucidalabbra che le rendeva turgide ed invitanti.

E' un attimo, mi ritrovo attaccato al suo labbro superiore con una mano ad accarezzare la sua nuca scoperta; qualche secondo e mi allontano, trovandola ancora ferma esitante in quella posizione con gli occhi socchiusi ed ho modo di assistere al formarsi di un leggero sorriso molto compiaciuto sulla quelle labbra morbide e profumate di cui avevo appena fatto conoscenza.

– Hm! Fa caldo, non ho ancora bevuto, scusa! – E così dicendomi si alza e si serve un bicchiere d'acqua fresca.

Appena il tempo di richiudere la bottiglia e la vedo crollare a terra, sul tappetino della cucina.

– OH PORCA! EVA? EVAAA???? – Mi alzo e d'istinto cerco di sollevarla, ma è completamente senza forze, probabilmente ha avuto un calo di pressione quando si è alzata ed ora non c'è verso di tirarla su.

Mi faccio forza, per fortuna lavoravo sodo in sala pesi già da qualche anno e riesco a tirarmela in braccio anche a peso morto.

Appena l'ho avuta fra le braccia ecco che ha iniziato a riprendersi, o meglio, ha riaperto gli occhi ed, un po' inebetita, mi chiede: – Dove mi porti?
Eh, dove ti porterei… Su quel lettone sarebbe uno spettacolo, ma forse è meglio il divano: più vicino e morbido, ma soprattutto più comodo per alzarle le gambe e farle riprendere la giusta circolazione.
L'adagio sui morbidi cuscinoni in pelle nera, con la testa appoggiata sul bracciolo e qualche cuscino sotto la nuca, e mi sistemo ai suoi piedi sollevandoglieli dalle caviglie ed appoggiandomeli sulle gambe, in modo da poterle massaggiare i polpacci.

Avevo sentito che quello era un buon modo per far riprendere una persona, ed in effetti stava funzionando; in quei lunghi attimi di silenzio stavo rimanendo estasiato dall'accarezzare le sue gambe avvolte nel nylon, quando finalmente mi dà cenno di essersi ristabilita.
– Stai giù. – Le dico
– Oddio, scusa, devo aver avuto un calo di zuccheri… Non ho fatto pranzo e devo aver esaurito l'energia. –
– Non ti preoccupare, per fortuna non è colpa mia quindi! – Cerco di sdrammatizzare.

La invito a stare ancora un attimo tranquilla, scivolo da sotto di lei e mi dirigo in cucina, in cerca del barattolo dello zucchero, per farla ristabilire completamente. Per fortuna faceva bella mostra di sè un portafrutta pieno anche di cioccolatini… EVVAI, andranno benissimo, mi sarei sentito a disagio a ravanarle tutta la cucina in cerca di un barattolo: ne arraffo una manciata e torno da lei sul divano.
Mi siedo accanto a lei, che ora si è portata una mano alla testa e torna a scusarsi per la figura.

– Ti ho detto di non preoccuparti, adesso è meglio se mangi questo. – E le scarto un gianduiotto, glielo avvicino alla bocca e lei lo addenta lentamente, quasi baciandolo…

… MMMMMinchia che CALDO!!! Va beh, forse è meglio che vada a riprendere la valigetta e la lasci lì tranquilla; ma ecco che mi chiede: – Devo togliermi le scarpe, mi sento i piedi gonfi ed indolenziti… – Accenna ad alzarsi e la blocco con un movimento deciso ma delicato: -Ferma o finisci di nuovo a terra! Ci penso io.

– Mi sposto al fondo del divano ed inizio a slacciarle il cinturino che cingeva la caviglia, via una scarpa, lentamente, poi via l'altra ed automaticamente mi viene da massaggiarle i piedi. Avrà sì e no un 36, li trovo tremendamente sexy, ma giuro che in quel momento il mio unico intento era quello di farla ristabilire e rilassare.
Per fortuna non ho nessuno che mi aspetta a cena penso, intanto lei assapora l'altra metà di gianduiotto e nel mentre torna a sorridermi: – Sei davvero dolce, che figura… Come posso ringraziarti? –
Anche lì: non vi dico quante idee! Mi stavo arrapando da matti ma dovevo comunque mantenere un minimo di contegno.

– Ti va di farmi compagnia per cena? – Mi dice.
– Perchè no! Però cucino io, e tu ti riposi ancora un attimo.
Accenna a una risposta del tipo: non voglio che ti disturbi così, ma non le do il tempo di continuare dicendole: E'UN ORDINE!
Sorride di nuovo, mi fa cenno di avvicinarmi e torniamo a baciarci dolcemente. Questa volta ho modo di gustare la sua lingua, il sapore dolce del gianduiotto quasi si perde con il gusto della sua bocca, del lucidalabbra… Sento una sua mano scorrermi sul petto, seguita a ruota dall'altra, dirette al nodo della cravatta che cede dopo una minima indecisione sotto le carezze di quelle mani affusolate e quelle unghie squadrate capaci di regalare brividi a profusione.

Mi sbottona il colletto, passa ad accarezzarmi la testa mentre io continuo avidamente ad assaporare ogni millimetro delle sue labbra, accarezzandole i capelli ancora raccolti e le gambe ora più schiuse e rilassate. Salgo fino a sfiorare il pizzo dei suoi collant, nell'interno coscia, indugio una frazione di secondo e lentamente torno a scorrere fin dietro al ginocchio, rallentando il ritmo ormai incalzante della mia lingua nella sua dolce bocca.
Improvvisamente mi stacco, la fisso un secondo, torno a darle un dolce bacio sulle labbra e le sussurro: – Ho fame anch'io…
Mi alzo lentamente, le sorrido, lei ricambia, torna a socchiudere gli occhi ed io mi dirigo in cucina pensando a cosa inventarmi per rendere quella serata ancora più speciale ed emozionante.

CONTINUA….

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