– Rosso –
rilasciato 21.05.2013 in categoria sesso racconto-E questo bacio selvaggio?
-Non lo so. Veniva da sé, l’ho solo seguito.
Invece lo so benissimo, perché abbiamo danzato con quel bacio. Danzato Wicked Game (*titolo di una canzone) e “stregate” lo eravamo anche noi in quel momento, volevamo solo soffocarci di desiderio, consapevoli che al mattino tutto sarebbe svanito. Così ogni gesto è guidato da qualcosa di intenso e privo di limiti, come se fossimo in preda agli effetti di qualche magico elisir.
Probabilmente è stato solo l'aver fumato tra le lenzuola rosse, rosse come i tuoi capelli, rosse come le rose che compongono la fantasia stampata sul cotone ripetendo decine e decine di petali che si schiudono come te (e me), avvolgenti e dolci, al sapore di miele, al profumo che decidi tu. Balsamo, marmellata, sabbia scaldata, pelle rosata e profonda.
Tra quelle rose le tue mani mi scrutano, sento bene che sei in bilico tra la paura di sbagliare qualcosa e la certezza di stare eseguendo gesti desiderati ed immaginati tante volte.
E’ la prima volta che vieni a letto con una donna anche se non hai titubato un attimo nel dirmi:
– Vieni su nella mia stanza.
Eravamo fuori da un bar, il nostro appuntamento al buio era andato bene. Bellissima, ti avevo consumata con lo sguardo e cercavo di capire se le confidenze che stavi condividendo con me davanti a quel drink erano solo fantasie alla ricerca di un’amica o eri pronta per farti spogliare poco alla volta come già nella mia mente stava succedendo fin dal secondo sorso di Guinness.
Parlo troppo a volte.
– Vieni su a casa mia.
– Ti seguo, non me lo aspettavo stasera sai?… Fammi strada.
Sono così affascinata da quello che osservo che, irretita, non posso fare altro che godere delle tue esplorazioni; e quando, dopo, mi stringi ad occhi chiusi per portarti dentro il profumo del nostro amplesso, ti guardo. Ti studio perché sono curiosa di trovare il tuo punto debole, quello stesso che hai scoperchiato in me senza chiedere permesso.
Ti ho lasciata guidare fin dall’inizio, hai preso confidenza, sei rilassata. Stesa su di te lascio che la luce fioca sfiori la tua pelle chiara ed io la imito, quella luce, con le labbra. La tua testa è adagiata sul cuscino dei capelli, ti guardo dal basso protetta dall’ombra dei tuoi seni perfetti, con le areole rosa come confetti da succhiare delicatamente, dolci e chiari come mandorle. I fianchi sono lisci come la seta, li tasto con la sensibilità tra il naso ed il labbro superiore mentre con una mano stringo la tua coscia sinistra, affondo le dita, sei forte: nuoti, corri, forte come una donna decisa.
Il mio viso è ancora rapito dalla sensazione della pelle del tuo ventre, so che non sarà una tortura se indugiando non scenderò ancora, la strada la precorreranno le mie le dita, termometro perfetto per capire che la situazione ti piace molto. E’ quasi imbarazzante il momento in cui mostri tutta la tua eccitazione al tatto di un’altra donna, vero? Affondo con lentezza esasperante, la stessa lentezza con cui allarghi le cosce e permetti alla mia testa di insinuarsi nei tuoi angoli più caldi.
Vicino alle dita. Con le labbra, la lingua affonda in ogni soffice piega che incontra, interpretando i movimenti al suono dei tuoi respiri. E’ come suonare un violino. Le donne sono violini, l’ho sempre pensato. Siamo violini.
Quando vieni tra i miei baci, attorcigliandoti i miei capelli tra le dita, non ti scomponi, nemmeno in quell’attimo: il tuo gemito è profondo e sicuro, ti inarchi appena, mi allontani subito. A quel punto, cercando dalle labbra gesti di dolcezza ecco Wicked Game.
Hai abbassato la guardia anche tu: non l’hai pronunciato, lo hai fatto solo sapere la mio sguardo “amanti perfette” hai detto. Un bacio selvaggio.
Poi, su “nobody loves no one”, ci possiamo rivestire.
E’ stata la tua prima volta.
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