iniziato dalla prof
rilasciato 30.05.2013 in categoria sesso raccontoEro all'ultimo anno di liceo, avevo 18 anni ma non avevo ancora fatto l’amore con una donna. Le ragazze con cui ero stato si facevano palpare e baciare ma niente più, così dovevo terminare da solo; comunque erano tutte stupidine che si facevano corteggiare ma poi al dunque si ritraevano. Cominciavo ad interessarmi alle donne più grandi di me, che mi eccitavano più delle ragazze della mia età.
Il giorno cruciale in cui persi la mia verginità fu alla fine dell’anno scolastico, in una domenica di fine maggio organizzammo una festa d’addio in un ristorante al mare con tutta la classe e i professori.
Tra le varie professoresse, alcune carine, altre racchie, ho sempre avuto un buon rapporto con la prof di Inglese, Carla, una cinquantenne di corporatura normale, capelli corti, grandi occhiali e dalla battuta pronta; non era sposata e viveva da sola in un appartamento poco distante da casa mia, tutti facevamo battute su quanto doveva essere noiosa la sua vita, a me intrigava perché mi faceva sempre battute quando mi vedeva insieme ad altre ragazze.
Quel giorno venne al ristorante con una maglietta leggera grigio chiaro, un po’ scollata e una gonna nera che le arrivava al ginocchio, raramente faceva vedere le gambe, preferiva pantaloni o jeans; indossava collant velatissimi e chiari, infatti la sera prima aveva piovuto e il tempo non era del tutto sereno, ai piedi indossava scarpe con tacco medio, aperte davanti e sulla pianta, in pratica coprivano solo il tallone.
Nonostante le mie compagne di classe fossero anche loro in minigonna o fuseaux, io non avevo occhi che per lei; infatti quando mi propose con una delle sue battute ironiche di sedermi vicino a lei, non me lo feci ripetere, ogni tanto con la scusa di ascoltare quello che dicevano i professori seduti alla sua destra, mi voltavo interamente verso di lei e le sbirciavo quello che la gonna un po’ alzata mi faceva intravedere.
Neanche la supplente di Storia dell’Arte, una morettina di circa 30 anni, gran figa davvero, mi eccitò quanto la mia prof di Inglese, e non riuscivo a capire perché! I miei amici sbavavano dietro a lei e quando restavamo da soli, facevano commenti pesanti sul suo culo meraviglioso fasciato in un paio di jeans stretti.
Il pranzo terminò con un bel brindisi e una torta a forma di pergamena; alle 17 eravamo pronti per tornare in città; eravamo organizzati con le macchine, tra professori e studenti già patentati bastavano per tutti, per il ritorno la professoressa di inglese mi chiese se volevo andare con lei visto che vivevamo nella stessa zona.
Io accettai, pensando di poter continuare a sbirciare le sue gambe, ma non pensavo che saremmo stati soli in macchina.
Una volta in macchina iniziammo a chiacchierare, ma mentre lei guardava la strada io ammiravo le sue ginocchia velate, mi faceva battute chiedendomi quale delle mie compagne mi piaceva di più e cose del genere. Ad un certo punto mi disse:
“Ho visto come guardate la supplente, certo che è una bella ragazza!”
“Sì,” risposi tenendole il gioco “però dovrebbe indossare una gonna invece dei jeans.
“Ah! Volevi guardarle le gambe! Che briccone!”
“Deve avere proprio delle belle gambe” aggiunsi, non potevo immaginare la domanda che mi fece:
“E le mie ti piacciono?” sentii un brivido sulla schiena, e tentai il tutto per tutto.
“Per quello che posso vedere sì. ”
“Davvero?” rispose voltandosi per un attimo verso di me, sorrideva maliziosa, forse anche lusingata.
“Certo, lei ha della gambe bellissime, e le sue ginocchia sono molto…” e adesso che le dico?
“Molto cosa?”
“Molto sexy” dissi con la voce un po’ tremante, lei si mise a ridere, non si aspettava la mia risposta.
“Grazie del complimento, nessuno ha mai detto che ho gambe sexy. ”
“Sono felice di essere stato il primo allora. ” Avevo deciso di flirtare con lei senza pensare a cosa poteva succedere.
“Ma sono meglio o peggio della supplente?” aggiunse lei civettuola
“Mah non lo so, dovrei vederle…” risposi vago intendendo le gambe della supplente, lei invece fraintese, fortunatamente per me!
“Se vuoi guardale, fai pure…” restai per un attimo perplesso, poi lei aggiunse con un sorriso: “Accomodati” ero emozionantissimo, però andai avanti con quel gioco e posai la mano sul suo ginocchio, il contatto con il nylon mi eccitò moltissimo, sentivo il cazzo dentro i jeans che si gonfiava sempre più.
Accarezzavo il ginocchio mentre la prof guidava tenendo un’andatura costante, così da non dover cambiare marcia.
Presi coraggio e andai più su con la mano, scostando il lembo della gonna, arrivai a palparle la coscia e la trovai soda e morbida sotto la mia mano, setosa ed eccitante, l’erezione cominciava a darmi fastidio, non riuscivo a stare fermo sul mio posto, anche la prof sembrava avvampare in viso e la vidi abbastanza emozionata dal mio massaggio, sebbene tenesse sempre lo sguardo sulla strada.
“Fermati altrimenti andiamo a sbattere…” disse con un fil di voce, intanto eravamo arrivati ad un bivio, mise la freccia e ci dirigemmo verso il mare, pensai che voleva appartarsi con me e io ero pronto a tutto. Svoltò per una via che lambisce il lungomare e finì davanti ad una villetta ad un piano.
“Questa villetta è mia. ” Mi disse senza neanche guardarmi, prese dalla borsa un telecomando ed aprì il cancello, entrammo dentro e spense il motore, scendemmo insieme e la seguii mentre apriva il portone, richiusi mentre lei accendeva la luce in un salotto, le fui subito dietro e la abbracciai baciandola sul collo, lei ebbe un gemito, io le stringevo la vita e lei sempre in un filo di voce mi disse: “Andiamo sopra” lei si diresse verso la scala interna, io la seguivo, a metà scala tornai ad aggrapparmi a lei baciandola nuovamente sul collo e stringendole una tetta.
“Dai, andiamo su, diavoletto!” Disse lei sorridendo. Una volta sopra entrammo nella prima stanza sulla destra, c’era un letto matrimoniale basso con un lenzuolo sopra e due cuscini, un comodino e un armadio, niente più, la prof andò ad aprire leggermente le imposte per far entrare un po’ di luce, io intanto mi tolsi la maglietta e le scarpe da ginnastica.
La abbrancai e le sfilai la maglia, lei quindi si tolse il reggiseno mostrandomi due belle tette sode, nonostante l’età, iniziai a ciucciarle come un forsennato mentre lei emetteva gemiti di approvazione, con le mani le alzai la gonna e le presi in mano il suo bel culo coperto dal collant, che eccitazione! Lei mi premeva la testa sul seno, dicendomi che mi voleva, che voleva sentire il mio cazzo tutto dentro, così io alzai la faccia e la baciai infilandole la lingua più dentro che potessi, intanto mi aggrappavo alle sue natiche spingendo il cazzo duro e gonfio contro il suo ventre.
Così stretti cademmo sul letto, le abbassai i collant e le mutandine, alla vista della figa nera e pelosa non resistetti più, mi sfilai i jeans e le mostrai il cazzo enorme che stava per esplodere.
“È questo che vuoi vero?” dissi brandendo la mia spada
“Sì, lo voglio tutto!” disse lei afferrandolo con una mano, iniziò a farmi una sega avvicinandosi con la lingua alla cappella, diede solo poche leccate perché non resistetti e sborrai copiosamente sulla sua faccia.
Non si aspettava quella sborrata e i miei schizzi la coprirono tutta.
“Sei stato troppo veloce…” Disse con un molto dispiacere, avrebbe preferito un altro esito al nostro incontro, io le presi la sborra con le dita e glie le infilai in bocca, lei succhiò le mie dita avidamente e ingoiò la sborra senza dire niente.
“Fammelo indurire ancora, ci vorrà poco. ” La esortai prendendole una mano e posandola sul mio cazzo, lei lo prese e lo portò alla bocca, ripulendolo dalla crema, quindi iniziò a succhiarlo, e in pochi minuti l’avevo di nuovo duro.
“Questa volta ti riempio tutta!” le dissi facendola sdraiare di schiena, le alzai le gambe portandomele sulle spalle e premendo la cappella sul buchetto la penetrai dolcemente ma con decisione. Lei iniziò a mugugnare di piacere, ben presto l’andatura accelerò, intanto le leccavo i piedi coperti dal nylon e questo non faceva che mantenere duro il mio cazzo dentro di lei, mi abbassai su di lei, e la baciai con foga, la nostre lingue si mischiavano turbinando.
“Ti sborro dentro. ” Le dissi.
“Sono da poco in menopausa…” rispose, non me lo feci ripetere due volte e aumentai l’andatura, aveva gli occhi chiusi e godeva come una matta.
“Vengo!” Gridai dando un colpo secco ed eruttando la mia lava nella sua caverna, anche lei emise un grido soffocato, era sconquassata da quella scopata si dimenava come un’ossessa mentre io restavo con il cazzo dentro di lei per svuotarmi completamente.
Siamo restati a letto un’altra oretta, baciandoci come fidanzatini, poi al tramonto decidemmo di tornare in città.
Un paio di giorni dopo ci incontrammo a scuola e io provai ad attaccare bottone e parlare del nostro incontro, ma eravamo sempre circondati da altri studenti. Quel pomeriggio la chiamai a casa, avevo trovato il numero sull’elenco, parlammo un sacco e provai a convincerla per rivederci, ma lei si era come pentita di quello che aveva fatto.
Non facemmo più sesso, l’unica volta in cui ci vedemmo da soli fu dopo l’esame di maturità, il giorno che andai a ritirare il diploma, eravamo nel cortile davanti alla scuola, lei stava aprendo la portiera della sua auto, le dissi che sarei andato in un’altra città per studiare, lei fece un cenno con la testa, mi chiese se volessi un passaggio e accettai.
Non dicemmo niente per tutto il tragitto, intanto si era messo a piovere, un improvviso acquazzone estivo.
“Lasciami qui. ” Le dissi poco distante da casa. “Passo a comprare il giornale”
“Addio allora” mi disse dopo aver accostato, ci guardammo, le afferrai la testa con una mano e la attirai a me, ci demmo un bacio lungo e intenso, con i vetri coperti di acqua nessuno poteva vederci, le misi una mano sotto la gonna, strinsi le sue cosce tra le mani e provai a salire verso la figa, ma la sua mano mi fermò.
“Basta così, è meglio. ” Non dicemmo nient’altro, scesi e corsi verso il giornalaio, entrai dentro tutto zuppo e intanto vedevo la sua auto andare via.
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